22 December, 2024
HomePoliticaAchille Occhetto: «Il “Partito della nazione” è un’autentica corbelleria, in quanto il partito per definizione è una parte, mentre la Nazione è di tutti».

Achille Occhetto: «Il “Partito della nazione” è un’autentica corbelleria, in quanto il partito per definizione è una parte, mentre la Nazione è di tutti».

Si è svolta venerdì sera nella sala Ausi della Grande Miniera di Serbariu, la presentazione del libro autobiografico di Achille Occhetto “La gioiosa macchina da Guerra” Casa Editrice EIR.
Il racconto di un pezzo di secolo con protagonisti il PCI e lui, il suo ultimo segretario.

Achille Occhetto, ospite del  circolo Zorba il Gatto Sel Sulcis Iglesiente, ha raccontato con grande partecipazione la lunga storia del partito ma, nonostante il libro sia stato pubblicato ad inizio 2013, non ha mancato di sottolineare le sue opinioni sulla svolta successiva, caratterizzata dall’avvento di Matteo Renzi. Al termine della presentazione si è svolto un dibattito su quello che è la sinistra oggi.

I lavori sono stati coordinati da Matteo Sestu, consigliere comunale a Carbonia e coordinatore federale di Sinistra Ecologia Libertà Sulcis Iglesiente. Presente anche il coordinatore regionale nonché consigliere regionale Luca Pizzuto.

Prima dell’inizio della presentazione, il sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti, ha portato ad Achille Occhetto il saluto dell’Amministrazione comunale e quello di tutta la città. Al suo fianco l’assessore dei Lavori pubblici Franco Manca. Tra i tanti intervenuti, l’ex sindaco di Carbonia, Antonio Saba.

Nel libro Achille Occhetto ha ricostruito esperienze di vita vissuta all’interno del PCI, di cui è stato l’ultimo segretario, la svolta della Bolognina e poi i primi anni di vita del PDS. di cui è stato il primo segretario dall’8 febbraio 1991 al 13 giugno 1994, soffermandosi sulla sconfitta subita ad opera di Silvio Berlusconi nel 1994, quando era alla guida della cosiddetta “Gioiosa macchina da Guerra” e perse una battaglia che alla vigilia in tanti avevano dato per vinta ancora prima di combatterla.

Da quell’esperienza ha tratto spunto per il titolo del suo libro, quando ha constatato che, anziché per la svolta della Bolognina, un po’ tutti associavano il suo nome alla “Gioiosa macchina da Guerra” del 1994.

Achille Occhetto ha detto, contrariamente a quanto hanno pensato in tanti, di non sentirsi sconfitto dalla storia politica per quella vicenda, mentre il vero sconfitto, a posteriori, per come si è sviluppata la storia d’Italia nei successivi vent’anni, è stato colui che quelle elezioni le vinse: Silvio Berlusconi.

Sono stati tanti i passaggi interessanti nell’intervento di presentazione del libro, alcuni risalenti all’era del PCI, altri alla stretta attualità targata Matteo Renzi. L’ex segretario ha detto che «alle idee lunghe di Enrico Berlinguer oggi si sono sostituiti i twitter di Matteo Renzi» e non ha avuto bisogno di sottolineare di preferire le prime…

«Il PCI era un Partito ben strutturato, in qualche modo anche una chiesa – ha detto Occhetto – oggi la struttura è costituita da un solo uomo, un leader attorno al quale ruota tutto.»

Ne ha avute ancora per Matteo Renzi, che «parla come se prima di lui non ci fosse stato niente, come se si fosse passati da Enrico Berlinguer direttamente a lui. Roba da analisi psichiatrica».

Achille Occhetto ha ricordato alcune battaglie condotte da giovane, come quando nel 1956, da coordinatore degli universitari del PCI, scrisse il suo primo articolo condannando l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica, che viceversa venne appoggiata dai leader di allora, in testa Palmiro Togliatti; e il suo intervento al 18° Congresso del PCI, nel quale dedicò i primi 14 minuti ai problemi della deforestazione dell’Amazzonia, subendo fortissime critiche e la definizione di matto. Oggi – ha aggiunto – tutti parlano dei problemi ecologici del Pianeta. Ha parlato inoltre dei rapporti del PCI di allora con il PSI, dei suoi rapporti con i socialisti storici la cui concezione della politica era molto distante da quella che sarebbe stata poi quella di Bettino Craxi.

Achille Occhetto ha poi rimarcato le distanze che lo separavano da Massimo D’Alema: «Io proponevo una nuova sinistra, D’Alema la presa del potere». Ha definito il PD (al quale non ha aderito) «una fusione fredda» ed il cosiddetto “Partito della nazione”, di cui tanto si parla e che, secondo molti, sarebbe il vero obiettivo politico di Matteo Renzi, un’«autentica corbelleria», in quanto «il partito per definizione è una parte, mentre la Nazione è di tutti».

Achille Occhetto, dopo l’esperienza da segretario del PDS, è rimasto nel partito fino al 1998, quando sono nati i Democratici di Sinistra, ai quali ha aderito, mentre nel 2007, quando i DS si sono sciolti per dare vita al PD, ha scelto un’altra strada, entrando in Sinistra Democratica, esperienza conclusa nel 2009. Da allora ha lasciato la politica attiva, con alle spalle otto legislature consecutive, sette da deputato e una da senatore (l’ultima, la XIV) e dedica il suo tempo al lavoro di giornalista pubblicista e a scrivere libri.

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Ignazio Locci (FI):
Ammontano a 444 mili

giampaolo.cirronis@gmail.com

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