La Giunta regionale, su proposta dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha approvato il Piano regionale di Prevenzione (Prp). Sono previsti vntiquattro programmi per 6 milioni di euro di investimento nel 2015, 12 milioni per ogni anno nel triennio 2016-2018 (Fondo sanitario regionale).
«La Sardegna ha ora un piano di prevenzione coerente con il nuovo piano nazionale – dice l’assessore della Sanità – e adeguato alle specificità della nostra Regione.»
Il Piano regionale di Prevenzione (Prp) è il quadro strategico pluriennale delle politiche di promozione della salute e di prevenzione, adottato dalla Regione a seguito dell’intesa Stato-Regioni che, nell’approvare il Piano Nazionale di Prevenzione (Pnp) stabilisce che tutte le Regioni elaborino il proprio Piano, declinando le linee guida nazionali in progetti, programmi e metodologie sulla base delle esigenze del territorio.
«Il livello di partecipazione nella fase di pianificazione è stato altissimo – ha sottolineato l’assessore Arru – una equipe multidisciplinare composta da 9 gruppi di lavoro, con circa 150 persone impegnate tra operatori sanitari e socio sanitari appartenenti all’area della Prevenzione umana e veterinaria, dei servizi territoriali e ospedalieri. Ancora, rappresentanti degli assessorati dell’Ambiente, Agricoltura, Pubblica Istruzione e Sport, e agenzie ed Enti come la Polizia Stradale, l’Anci, l’Inail e altri che voglio ringraziare per il proficuo lavoro.»
I principi che guidano il Piano regionale di Prevenzione sono la trasversalità, l’intersettorialità, la sostenibilità, l’evidence based prevention (Ebp), l’equità e il contrasto delle diseguaglianze e la centralità delle persone all’interno delle comunità, la valutazione e il monitoraggio degli interventi oltre alla valutazione del rapporto costo/efficacia.
«Serve un importante cambiamento culturale e organizzativo – ha aggiuno l’assessore Arru – molte attività di prevenzione non sono competenza esclusiva e responsabilità del Dipartimento di prevenzione, ma sono distribuite in tutta l’Azienda sanitaria, con un approccio multidisciplinare e multiprofessionale alla prevenzione. Il contrasto della povertà e delle diseguaglianze rappresenta una delle priorità di intervento in quanto aumentano l’esposizione di rischio a malattie, e dunque alla mortalità.»
Tra i dieci macro obiettivi previsti dal Piano di Prevenzione, cinque sono novità del 2015: gli screening neonatali dei disturbi neurosensoriali, la promozione del benessere mentale nei bambini adolescenti e giovani, la prevenzione delle dipendenze, legata a progetti come “Una scuola in salute”, la riduzione alle esposizioni ambientali potenzialmente dannose e il rafforzamento delle attività di prevenzione in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria. Gli altri cinque punti includono la riduzione delle morbosità, mortalità e disabilità per malattie croniche non trasmissibili (MCNT), la prevenzione degli incidenti stradali e domestici, infortuni e malattie professionali. E l’obiettivo di riduzione della frequenza di malattie infettive e infezioni.
Per ogni obiettivo sono previsti dei programmi significativi, tra i quali “Una scuola in salute”, “Passi d’argento” e “Sicurezza alimentare”, “Una comunità in salute”. Esiste inoltre un programma di sviluppo e potenziamento dei sistemi di sorveglianza e risposta alle emergenze infettive e di quelle trasmissibili tramite vettori animali. I programmi hanno degli obiettivi specifici, azioni da intraprendere, indicatori e valori attesi e un piano di monitoraggio e di valutazione dei risultati.
«Si stima che per ogni milione speso per la prevenzione ci sia un risparmio di tre milioni sul fronte delle cure – ha evidenziato l’Esponente della giunta Pigliaru – si tratta, dunque, di un investimento ad alto valore aggiunto per la nostra Regione.»
I dati elaborati dal gruppo di lavoro preposto mettono in evidenza numeri significativi. La prevalenza dei fumatori nella popolazione sarda è del 27,1%, il valore atteso per il 2018 è meno 5%. La percentuale baseline dei consumatori di alcol a rischio in Sardegna supera il dato nazionale: 19,3% contro il 16,7% nel resto dello Stivale. Il valore regionale atteso è una riduzione del 15%. La Sardegna è invece regione degna di nota per la quantità di frutta e verdura consumata: più di tre porzioni quotidiane per il 55,9% della popolazione, contro il 46,7% delle altre regioni. L’obiettivo è avere un aumento del 10%. Per ciò che concerne l’attività fisica di giovani e meno giovani si punta a un aumento del 30% e del 15% per gli ultrasessantacinquenni.
Il Piano di prevenzione prevede anche la ridefinizione dei percorsi di screening. L’obiettivo entro il 2018 è estendere al 100% l’indagine diagnostica del tumore della cervice uterina, del colon retto e della mammella, e l’uso esclusivo del test Hpv-Dna in tutte le Asl, l’estensione del programma di screening mammografico (+58%), e colorettale (+65%).
Attraverso accordi interistituzionali sarà avviato un programma di sorveglianza epidemiologica salute/ inquinanti ambientali, per realizzare uno studio di esposizione a contaminanti, ai quali determinate popolazioni sono esposte, e definire e adottare atti di indirizzo in tutto il territorio per la gestione coordinata di problematiche sanitarie attribuibili all’inquinamento ambientale.