23 November, 2024
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Dinamo Banco di Sardegna 3

Non c’è stata storia, tra Grissin Bon Reggio Emilia e Dinamo Banco di Sardegna Sassari, in gara 1 della finale scudetto 2015. La squadra di Massimiliano Menetti s’è imposta nettamente, con il punteggio di 82 a 63, primo tempo 52 a 32, dominando dall’inizio alla fine.
Se in gara 5 e in gara 6 della semifinale con l’EA7 Emporio Armani, la Dinamo aveva avuto black out pesantissimi nel terzo quarto, oggi a segnare il solco decisivo tra Grissin Bon e Dinamo, è stato il secondo quarto, chiuso dagli emiliani sul 29 a 14, dopo il +5, 23 a 18, del primo quarto,
Sul rendimento della squadra di Meo Sacchetti ha pesato notevolmente, sia tecnicamente sia psicologicamente, l’assenza dello squalificato Shane Lawal, ma forse è stata ancora più decisiva una flessione mentale, dopo la grande impresa compiuta in gara 7 di semifinale al Forum di Assago con l’eliminazione dei campioni d’Italia di Luca Banchi.
La Dinamo è partita bene, 5 a 2 con una “bomba” da tre punti di David Logan al 2′ e punteggio in equilibrio fino al 7′, 10 a 10. Da lì gli emiliani hanno preso il volo con un parziale di 8 a 0, 18 a 10, e dopo una timida reazione sassarese, hanno chiuso il quarto avanti di 5 punti: 23 a 18.
Il secondo quarto, come già evidenziato, non avuto storia. Due canestri di Jerome Dyson e Rakim Sanders hanno portato la Dinamo a -3, 25 a 22, ma poi la Dinamo ha infilato una serie di errori dai 6,75, con Sosa, Brooks, Logan e ancora Edgar Sosa e David Logan e la Grissin Bon è volata via a + 20 a metà gara, 52 a 32, con Riccardo Cervi, Andrea Cinciarini e Achille Polonara in evidenza.
In avvio di terzo quarto, il vantaggio emiliano si è ulteriormenre dilatato, arrivando a +24 al 24′, 58 a 34, e una reazione prima dell’ultimo intervallo breve ha fissato il punteggio sul +18: 64 a 46.
Dell’ultimo quarto la Grissin Bon ha gestito il vantaggio, la Dinamo ha raggiunto il -12 a 3 minuti dalla fine, 73 a 61, ma poi ha ripreso a sbagliare tanto e Achille Polonara, Ojars Silins e Amedeo Della Valle hanno fissato il risultato finale sull’82 a 63.
Il miglior realizzatore della Grissin Bon è stato Achille Polonara, autore di 18 punti, seguito da Rimantas Kaukenas (13), Darius Lavrinovic (12) e Ojars Silins (10); nella Dinamo, su tutti Rakim Sanders, 19 punti, davanti a Jeff Brooks (10). La differenza tra le due squadre l’hanno fatta le percentuali al tiro: 20 su 32 da due punti, 10 su 25 da tre punti e 12 su 15 ai tiri liberi per la Grissin Bon; 18 su 41 sa due punti, 5 su 24 da tre punti e 12 su 20 ai tiri liberi.
La Dinamo deve dimenticare subito la batosta subita e preparare al meglio gara 2, in programma martedì sera ancora al Palabigi di Reggio Emilia. Tornerà disponibile Shane Lawal, l’uomo decisivo della semifinale con l’Olimpia Milano. Per conquistare lo scudetto, alla Dinamo occorrerà centrare almeno un successo esterno, perché Reggio Emilia, in virtù del miglior piazzamento nella “regular season”, 3^ contro 5^, avrebbe il vantaggio del fattore campo in un’eventuale gara 7. Non sarà certamente un’impresa facile, sia per la forza dell’organico a disposizione di Massimiliano Menetti, sia per i precedenti tra le due squadre che non hanno mai visto la Dinamo vincente sul parquet del Palabigi in campionato.

E’ in programma questa sera, alle 20.45, sul parquet del Palabigi di Reggio Emilia, gara 1 della finale per l’assegnazione dello scudetto del basket 2014/2015, tra Grissin Bon Regio Emilia e Dinamo Banco di Sardegna Sassari. Si tratta della finale più sorprendente degli ultimi anni, nella quale non ci sono EA7 Emporio Armani Milano e Umana Reyer Venezia, le due squadre che hanno dominato la “regular season”, eliminate in semifinale rispettivamente da Dinamo e Grissin Bon, entrambe in 7 partite.

La Dinamo affronta la nuova squadra del grande ex Drake Diener, passato da Sassari a Reggio Emilia la scorsa estate, che in campo non ci sarà in tutta la serie, perché messo fuori causa da un grave infortunio, una lesione di secondo grado al gluteo della gamba destra, rimediato in gara 5 della semifinale con l’Umana Reyer.

Il grande spettacolo delle finali avrà inizio a Reggio Emilia (si giocherà ogni due giorni, le prime due volte a Reggio Emilia, le successive due a Sassari ed eventualmente la quinta a Reggio Emilia, la sesta a Sassari e la settima ancora a Reggio Emilia), dove questa sera il coach sassarese Meo Sacchetti non potrà disporre il giocatore più in forma, Shane Lawal (sul quale pare abbia messo gli occhi addosso il Barcellona), squalificato per una giornata (la squalifica subita era inizialmente di due giornate ma è stata poi ridotta a seguito di un ricorso della società sassarese). Come è già avvenuto prima con la Dolomiti Energia Trento, poi con i campioni d’Italia dell’EA7 Emporio Armani Milano, la Dinamo Banco di Sardegna affronta la sfida con l’handicap di dover giocare l’eventuale “bella” di gara 7 in trasferta, a causa del peggior piazzamento ottenuto al termine della “regular season” (quinta contro terza). E, dopo aver superato prima lo scoglio Trento, poi quello ben più arduo di Milano, Sassari non ha alcuna intenzione di fermarsi ed è certa di centrare il tris che varrebbe il primo scudetto della sua storia, il “triplete” di una stagione straordinaria e forse irripetibile che l’ha già vista imporsi prima nella Supercoppa, contro Milano, poi in Coppa Italia – seconda consecutiva -, ancora contro Milano.

Il bilancio stagionale tra le due squadre vede in vantaggio la Dinamo per due vittorie a una. Nella semifinale di Coppa Italia, disputata il 21 febbraio a Desio, la Dinamo ha vinto per 77 a 65, approdando in finale, poi vinta contro l’EA7 Milano. In campionato hanno vinto una volta a testa.

E’ la prima volta che la finale scudetto vede protagoniste due squadre che non hanno mai vinto uno scudetto. La finale scudetto vedrà in campo giocatori di 11 nazioni diverse: almeno 10 italiani: (Cinciarini, Polonara, Della Valle, Pini, Cervi per la Grissin Bon; Formenti, Devecchi, Chessa, Sacchetti e Vanuzzo; 3 americani: Brooks, Sanders e Dyson, tutti per la Dinamo, in quanto Diener è infortunato; 2 lituani: Lavrinovic e Kaukenas per la Grissin Bon; 1 lettone: Silins per la Grissin Bon; 1 giocatore dello Zimbabwe, Chikoko, per la Grissin Bon; 1 ceco, Pechacek, per la Grissin Bon 1 nigeriano: Lawal, per la Dinamo; 1 polacco: Logan, per la Dinamo; 1 dominicano: Sosa, per la Dinamo; 1 camerunense, Kadji, per la Dinamo; e, infine, 1 senegalese: Mbodj, per la Dinamo.

Dinamo Banco di Sardegna 3

Dopo le delusioni di Cagliari, Zdenek Zeman ricomincia da Lugano. Il 68enne tecnico ceco ha firmato il contratto che lo porterà nella Super League svizzera, pare (la scadenza non è stata ufficializzata ma è assai probabile, visti anche i numerosi precedenti, che la firma sia stata posta per un anno) per una sola stagione. Per Zeman non è la prima esperienza (alla fine del secolo scorso guidò il Fenerbahçe, a Istanbul, in Turchia, nel 2008 la Stella Rossa di Belgrado, in Jugoslavia, in entrambi i casi senza molta fortuna) ma un campionato con minori pressioni qual è quello svizzero, potrebbe essergli congeniale per riuscire ad esprimere il meglio di sé.

Zdenek Zeman 3

Parenti ed amici, tra i quali tanti ex compagni delle squadre in cui ha militato da calciatore, soprattutto del Carbonia, e medici ed operatori dell’Ospedale Brotzu e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria, dove ha ricoperto per tantissimi anni l’incarico di direttore sanitario, hanno dato l’estremo saluto, questa mattina, all’ospedale Brotzu di Cagliari, a Roberto Sequi, spentosi ieri all’età di 58 anni, vittima di un male incurabile. Roberto Sequi è stato accompagnato in questo suo ultimo viaggio proprio dall’ospedale Brotzu, dove ha concluso la sua carriera professionale da direttore sanitario dell’Azienda (la cerimonia funebre si è svolta nella Cappella dell’ospedale). E’ ricordato da tutti per quanto ha fatto nella lunga carriera sportiva da calciatore, in quella assai più lunga professionale da medico e dirigente sanitario e per le straordinarie qualità che ne hanno fatto, soprattutto, un grande uomo.

Nato a Cagliari l’11 febbraio 1957, Roberto Sequi è cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Cagliari, dove, dopo aver fatto tutta la trafila, venne aggregato alla prima squadra ed esordì in serie B con Lauro Toneatto in panchina, nella stagione 1976/77, collezionando una sola presenza. In estate venne ceduto all’Iglesias, dove è stato brillante protagonista di alcuni campionati di serie D.

Al termine del campionato 1979/80, venne ceduto al Carbonia con Mauro Manconi, Guido Accardi, Giampaolo Zaccheddu e Adriano Novellini, diventando insieme a loro e ai nuovi compagni protagonista di un ciclo vincente. Nel campionato di serie D 1980/81, il Carbonia dominò il girone d’andata, per poi crollare in quello di ritorno, sotto la guida del compianto Renzo Cappellaro; l’anno successivo, ritornato in panchina Checco Fele, il Carbonia vinse trionfalmente il campionato Interregionale, approdando in serie C2.

Roberto Sequi, dotato di un buon fisico, faceva leva sull’anticipo, un eccellente colpo di testa, una grande decisione nei contrasti ed un carattere straordinario. Con la maglia del Carbonia ha disputato quattro campionati, in serie D, Interregionale e C2 (2), collezionando complessivamente 107 presenze e 2 reti. Al termine della stagione 1983/84, d’accordo con i dirigenti, lasciò la squadra per dedicarsi con maggiore assiduità agli studi in Medicina, poi conclusi brillantemente, continuando a giocare per alcune stagioni nella San Marco di Cabras, nel campionato Interregionale, guidata da Checco Fele e nei campionati regionali.

Una volta appese le scarpette al chiodo, s’è affermato anche da medico, arrivando a ricoprire per molti anni il ruolo di direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera Brotzu, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria e ancora dell’Azienda Ospedaliera Brotzu.

Alcuni anni fa Roberto Sequi ha iniziato la sua battaglia più difficile, quella con la malattia, per la vita, che ha affrontato con la stessa forza e determinazione sempre mostrate sui campi di calcio e in quelli del lavoro. Ha lottato a lungo, con alti e bassi, ma alla fine, purtroppo, questa volta, s’è dovuto arrendere.

Ciao Roberto

Giampaolo Cirronis

Roberto SequiCarbonia 1982-83 1Carbonia 1980-81 2 Carbonia 1983-84Carbonia 1981-82 7   Roberto Sequi 1 Cirronis–Sequi 1982 Carbonia 1981-82 2 Carbonia 1981-82 1

La società Sarda Affumicati operante a Buggerru loc Sa Colombera, è stata insignita del Premio “Iglesias che produce”, promosso per il 20° anno consecutivo dal Rotary Club iglesiente. La cerimonia si è svolta nella Sala Remo Branca del Municipio di Iglesias.

Si tratta di una società che opera nel settore dell’agro alimentare con grande successo e che esporta il 75% della produzione all’estero.

La Sarda Affumicati è sorta ventidue anni fa, con l’obiettivo di integrare verticalmente l’attività di allevamento di anguille in una vecchia acquacoltura già esistente a Buggerru, lungo le coste sud-occidentali della Sardegna. Con 13 dipendenti, è ormai leader nel settore e da lustro a tutta l’Isola.

 Il Premio, costituito in una targa realizzata dall’artista iglesiente Stefano Cherchi, è stato consegnato dal presidente del Rotary Club Giovanni Cui al titolare dell’azienda, Quirino Coghe, nel corso di una cerimonia alle quale hanno preso parte anche i sindaci di Iglesias, Emilio Gariazzo, e di Buggerru, Silvano Farris.

Contestualmente Quirino Coghe, dopo i ringraziamenti per il premio ricevuto, ha illustrato brevemente le prospettive dell’azienda e le sue possibilità di ulteriore sviluppo.

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L’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari è in lutto per la scomparsa del suo ex direttore sanitario Roberto Sequi. «Ci lascia un grandissimo amicodice il commissario straordinario dell’Aou di Cagliari Giorgio Sorrentinoun grandissimo professionista. Roberto Sequi è stato uno dei migliori direttori sanitari della Sardegna. Insieme abbiamo vissuto anni difficili ma fantastici, al Brotzu e al Policlinico Universitario. Sequi ha contribuito ad aprire la strada ai trapianti d’organo e a trasformare il Brotzu in un grande ospedale. Successivamente ha inaugurato la struttura universitaria di Monserrato. É stato un grande  direttore sanitario e verrà ricordato da tutti con affetto e gratitudine».

«Roberto Sequi – dice ancora Sorrentino – ci consegna in eredità un grande insegnamento: la sanità va guidata mettendosi sempre dalla parte di chi riceve il servizio. Lui lo ha sempre fatto e i suoi grandi risultati sono lì a dimostrarlo.»

Roberto Sequi

Si è spento all’età di 58 anni, vittima di un male incurabile, Roberto Sequi, ex calciatore, medico molto apprezzato e, soprattutto, grande uomo. Nato a Cagliari l’11 febbraio 1957, è cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Cagliari, dove, dopo aver fatto tutta la trafila, venne aggregato alla prima squadra ed esordì in serie B con Lauro Toneatto in panchina, nella stagione 1976/77, collezionando una sola presenza. In estate venne ceduto all’Iglesias, dove è stato brillante protagonista di alcuni campionati di serie D.

Al termine del campionato 1979/80, venne ceduto al Carbonia con Mauro Manconi, Guido Accardi, Giampaolo Zaccheddu e Adriano Novellini, diventando insieme a loro e ai nuovi compagni protagonista di un ciclo vincente. Nel campionato di serie D 1980/81, il Carbonia dominò il girone d’andata, per poi crollare in quello di ritorno, sotto la guida del compianto Renzo Cappellaro; l’anno successivo, ritornato in panchina Checco Fele, il Carbonia vinse trionfalmente il campionato Interregionale, approdando in serie C2.

Roberto Sequi, dotato di un buon fisico, faceva leva sull’anticipo, un eccellente colpo di testa e una grande decisione nei contrasti. Con la maglia del Carbonia ha disputato quattro campionati, in serie D, Interregionale e C2 (2), collezionando complessivamente 107 presenze e 2 reti. Al termine della stagione 1983/84, d’accordo con i dirigenti, lasciò la squadra per dedicarsi con maggiore assiduità agli studi in Medicina, continuando a giocare per alcune stagioni nei campionati regionali.

Una volta appese le scarpette al chiodo, s’è affermato anche da medico, arrivando a ricoprire il ruolo di direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliero Universitaria e dell’Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari.

Alcuni anni fa Roberto Sequi ha iniziato la sua battaglia più difficile, quella con la malattia, per la vita, che ha affrontato con la stessa forza e determinazione sempre mostrate sui campi di calcio e in quelli del lavoro. Ha lottato a lungo, con alti e bassi, ma alla fine, purtroppo, questa volta, s’è dovuto arrendere.

Ciao Roberto

Giampaolo Cirronis

Roberto SequiCarbonia 1980-81 2 Carbonia 1983-84Carbonia 1981-82 7   Roberto Sequi 1 Cirronis–Sequi 1982

 

Il mondo ancora una volta si è dato appuntamento a Expo Milano 2015. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il Commissario Unico delegato del Governo per Expo Milano 2015, Giuseppe Sala, hanno accolto il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, e il presidente della Bolivia, Evo Morales.

La delegazione, composta anche dal Ministro per le Politiche Agricole, Ambientali e Forestali, Maurizio Martina, e dal ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha pranzato sulla terrazza di Palazzo Italia con prodotti tipici dell’enogastronomia  italiana offerti dalla Coldiretti e il famoso riso alla zafferano preparato per l’occasione dallo chef stellato e Ambassador Davide Oldani.

Successivamente, il Premier ha incontrato sempre a Palazzo Italia il presidente del Messico, Enrique Pena Neto, con il quale, insieme a Giuseppe Sala, ha visitato il padiglione centroamericano. «E’ un onore per me visitare l’Esposizione Universale – ha detto Pena Neto -. Sono certo che Expo Milano 2015 risveglierà le coscienze riguardo ad una delle sfide più importanti per l’umanità: l’alimentazione».

Il ministro Boschi, invece, ha visitato insieme al presidente Santos il padiglione della Colombia. «Ogni cittadino italiano, europeo o del mondo che visita il padiglione colombiano – ha sottolineato Santos – prova una sensazione di gioia ed entusiasmo per il nostro Paese, per la sua bellezza, per le sue potenzialità».

Sono stati accolti da danzatori festanti e vestiti in abiti tradizionali il ministro Martina e il presidente Morales, che hanno fatto tappa al cluster dei cereali e dei tuberi, dove hanno visitato il padiglione boliviano, con tanto di taglio del nastro e rottura di un vaso di terracotta, gesto considerato di buon auspicio nella tradizione popolare del Paese sudamericano. «Expo 2015? Muy lindo. L’Esposizione Universale è molto bella»: questo il giudizio lusinghiero di Morales sull’evento, e poi ha aggiunto: «La Bolivia è un esempio di inclusività di popoli, razze e culture, così come Expo è un esempio di come sia possibile sviluppare il concetto di cittadinanza universale. Tutti abbiamo diritto a vivere ovunque nel mondo, tutti abbiamo diritto di vivere come essere umani».

gruguaCasa Modigliani  Tenuta Modigliani Grugua 1875(courtesy R. Andreuccetti) Tenuta Modigliani Grugua - (Foto R. Andreuccetti)

La Scuola Civica d’Arte Contemporanea di Iglesias, dopo aver ripulito un pozzo sacro (Genn’e Mustatzu), domenica 14 giugno realizzerà un’altra azione di guerrilla trekking, creando la segnaletica per arrivare alla tenuta e una bacheca con le informazioni, e riuscendo a far aprire dagli attuali proprietari la casa Modigliani.

Pochi metri prima del bivio per la rinomata spiaggia di Cala Domestica, sulla destra (per chi proviene da Iglesias), c’è una strada bianca con l’indicazione per le miniere di Grugua: anche in questo caso gli avvisi introducono esclusivamente ad itinerari minerari e niente e nessuno ci avverte che questa fertile piana, ricca di acque e circondata dai monti, conserva ruderi di un insediamento di epoca romana e la casa della famiglia Modigliani. Nel 1862 tutta la Valle, chiamata anche Salto di Gessa, divenne appunto proprietà dei Modigliani, Flaminio ed Emanuele, rispettivamente padre e zio del celebre pittore.

Grugua all’epoca era una sorta di terra promessa. Anche oggi, fino alla prima estate la valle è verdissima e ricca di acque sorgive. In estate il giallo dei pascoli è interrotto dal verde delle vigne soprattutto da sughere e da grandi gelsi bianchi che circondano alcuni poderi e case padronali. Una di queste costruzioni è una villa bianco giallastra con le torrette merlate e un’eleganza a metà strada tra il liberty e il falso medio evo di certi stili neogotici otto/novecenteschi. Era la villa dei Modigliani. Dopo anni di abbandono è stata acquistata da due famiglie di Buggerru, i Silesu e gli Andreuccetti. I Modigliani sapevano apprezzare la bellezza e l’utilità della natura, ma poiché il loro mestiere era quello di commerciare in carbone e legna, fecero il deserto attorno alle loro proprietà. I comuni di Fliminimaggiore e di Iglesias ingaggiarono una lotta senza tregua nei confronti dei nuovi feudatari che avevano ottenuto piena libertà di taglio dei boschi appartenuti alla comunità. Ma le proprietà si estendevano  a quanto riportano i documenti dell’Archivio di Stato, fino all’altopiano di Oridda, ai confini tra Domusnovas e Villacidro.

Proprio nell’anno in cui nacque l’artista, il 1884, gli affari della famiglia cominciarono ad andare a rotoli (i Modigliani persero in seguitole proprietà sarde), ma continuarono a lavorare in Sardegna come intermediari: tra il 1896 e il 1901, Amedeo, l’ultimogenito, fu appunto ad Iglesias. Negli stessi anni in cui maturava l’ascesa e la caduta della famiglia, in città aprì l’albergo Leon d’Oro, che divenne la loro residenza commerciale, quando persero la casa di Grugua.

Adolescente, già appassionato di pittura e dotatissimo nel disegno, divenne amico dei giovani Taci, Norma Medea, Anita Clelia e Ezio Caio.

Nel 1898 eseguì un primo schizzo che ritraeva Norma Medea, già gravemente malata. Nello stesso anno, pochi mesi dopo la morte della ragazza, stroncata da una meningite, lo schizzo divenne il “Ritratto di Medea”, perla custodita per quasi un secolo da Carlo Meloni, nipote della scomparsa. Fino a quando le miniere di Monteponi furono attive nella palazzina della direzione era visibile un altro dipinto, ora perduto, chiamato “La farfalla di Modigliani”.

Anche questo progetto è nato nel laboratorio d’arte pubblica e sociale della Scuola ad opera di una delle allieve, Elisabetta Ecca, la quale ha cercato di mettere ordine ai confusi ricordi che ad Iglesias riferivano della permanenza in città del celebre artista livornese. Infatti se nessuna segnaletica ci avvisa a Grugua, nessuna targa è posta a ricordo del soggiorno in città.