Dalle marmellate della nonnina di Fonni alla pasta biologica che sta conquistando l’Europa: storie di prodotti sardi richiesti dai consumatori più esigenti del mondo.
Lo scrive anche l’ultimo libro di marketing: non si vendono solo prodotti, si vendono storie. Le storie, pertanto, sono le vere protagoniste del Food Festival di Porto Cervo, la vetrina per i prodotti sardi che puntano a imporsi sui mercati locali e internazionali. Storie di produttori e piccole eccellenze nostrane che nascono nelle terre remote della Sardegna e qualche volta riescono a imporsi addirittura nelle tavole della globalizzazione.
Storie come quella della famiglia Serusi di Fonni, quelli delle “marmellate”, da più di dieci anni uno dei fiori all’occhiello delle colazioni degli hotel esclusivi che la Starwood gestisce per conto della proprietà del Qatar. Da Fonni ai clienti di tutto il mondo. «Abbiamo otto ettari di frutteti e a un certo punto abbiamo pensato di produrre marmellate e confetture biologiche – racconta la signora Giovanna, madre e anima dell’azienda – le facciamo con mele, pere, fichi, fragole e tante altre ancora». Pare che quella al peperoncino riscuota successi imprevisti, visto che di solito il peperoncino é associato al salato. Ma spesso queste piccole grandi imprese familiari devono confrontarsi con lo scetticismo degli stessi concittadini o di una parte di essi, di chi pensa che uno sia un po’ folle lanciarsi in imprese commerciali che possono essere percepite come rischiose e complicate. «Una volta una mia vicina di casa mi ha visto raccogliere le more e mi ha chiesto se non avessi niente altro da fare. Ma noi raccogliamo la frutta di stagione, usiamo solo frutta fresca, con poco zucchero e senza conservanti né condensati».
E, per la cronaca, la frutta si raccoglie ancora dagli alberi a mano. Come il formaggio caprino, il quale viene lavorato seguendo scrupolosamente la qualità artigianale nella lavorazione. Ne sanno qualcosa Danilo Farina e la moglie Daria Cambedda, dell’azienda Mannalita di Oliena. Danilo era il manager di un’azienda alimentare, si è licenziato e ha deciso di proseguire il suo percorso di vita facendo la strada inversa della filiera: tornando alle origini del prodotto. Partendo dalle capre si produce così un formaggio caprino di qualità abbinato con zafferano, erba cipollina, noci, pepe rosa e altro ancora. Anche qui all’inizio c’era la solita immarcescibile diffidenza. «Non nascevamo come allevatori – raccontano i titolari dell’azienda – e quando andavamo a comprare le capre ci guardavano straniti e ci dicevano di lasciar perdere, che non era roba per noi. Oggi quegli stessi allevatori ci vengono a trovare per chiederci qualche segreto sulla lavorazione del formaggio«.
Capita anche che la pasta sarda cerchi nuove strade per confrontarsi col mondo e fare il grande salto. É la storia di Silvio Carta e della sua Artinpasta, che nasce in Ogliastra 12 anni fa; Carta capisce che la pasta fresca, per ovvie ragioni, ha campo limitato e che esportare é il futuro. Così nasce l’idea di usare il grano duro della sua terra ma anche una speciale farina Kamut proveniente dall’ America per produrre una pasta biologica che vende in tutta Europa: dalla Svizzera alla Gran Bretagna, passando per Austria e Germania. «Da piccolo andavo con mio padre al mulino di Urzulei e ricordo quell’odore quando si aprivano i sacchi di grano duro – racconta il signor Carta – ebbene, dopo tanti anni ho riscoperto quella fragranza in un ben preciso tipo di farina che occupa un settore commerciale di nicchia. Ho deciso, così, di produrre pasta solo con quella farina». Piccole storie di un commercio che punta sull’eccellenza per abbattere diffidenza e confini geografici. Quello che é lo spirito, in fondo, anche del Food Festival di Porto Cervo, la rassegna del cibo che quest’anno taglia il traguardo della settima edizione e propone ancora una volta numeri di tutto rispetto: 34 produttori, dei quali almeno venti provenienti dall’Isola. Si parla dunque di eccellenze sarde che puntano ai mercati internazionali partendo dal richiamo dell’evento organizzato dalla Starwood, che gestisce gli alberghi della Costa Smeralda di proprietà del Qatar.
L’evento è stato anticipato alla prima settimana di giugno, dopo che per le prime sei edizioni si svolgeva a settembre, in modo da consentire ai produttori di poter acquisire clienti sfruttando la stagione in corso. Un modo per incrementare il giro di affari in vista dell’imminente stagione turistica. «Per noi è certamente una grande opportunità – spiega Maddalena Caddeo della Ittica Cabras – tutti mi chiedono la differenza tra la nostra bottarga e quella degli altri: io rispondo sempre che il nostro prodotto è artigianale». Ecco che anche la bottarga, che nasce dalle uova di muggine e rappresenta uno dei piatti più internazionali, trova il suo valore aggiunto nella tradizione. «Uno dei nostri prodotti, la bottarga “La Bella di Cabras”, nasce da un omaggio a mia suocera, che si chiama Rosa e il cui padre, nonno Amadu, il fondatore dell’azienda, si chiamava Salvatore – racconta Maddalena Caddeo, moglie del nipote della maestra della bottarga made in Cabras – esattamente come i personaggi del libro omonimo di Enrico Costa, che abbiamo voluto citare». Un’altra storia che crea quella economia cosiddetta “immateriale”, che non si vede accanto al cibo che si mangia, ma che in fondo accompagna ogni cosa che arriva sulla tavola nel mondo globalizzato. E che alla fine fa la differenza.