La Conferenza permanente Regione-Enti locali ha condiviso la proposta del testo di emendamento a favore di Province e Comuni.
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La Conferenza permanente Regione-Enti locali, presieduta dall’assessore Cristiano Erriu, stamane ha discusso del ricco ordine del giorno imperniato sui provvedimenti correttivi per garantire la sopravvivenza delle Amministrazioni locali in questa fase di transizione, in vista della legge di riordino. In applicazione del D.L. n. 78/2015, che dà precise indicazioni sulla spesa dei fondi relativi al Patto di stabilità, la Conferenza ha stabilito i criteri di riduzione del saldo obiettivo dello stesso Patto tra i Comuni della Sardegna.
Sulle società in house delle Province sarde, l’assessorato regionale degli Enti locali ha effettuato una ricognizione per conoscere il reale fabbisogno delle otto Amministrazioni, non coperto da entrate di bilancio in seguito ai tagli imposti dalle ultime manovre finanziarie dello Stato. Il fabbisogno è stato quantificato in circa 4 milioni di euro, nei quali è compresa la copertura finanziaria dei contratti di lavoro flessibili della Provincia di Cagliari sino al 31 dicembre 2015. La Conferenza permanente ha condiviso la proposta del testo di emendamento che sarà presentato al più presto in Consiglio regionale.
Il tavolo ha discusso anche di alcune modifiche alla legge regionale n. 6/2012, che fissa i criteri di trasferimento delle risorse del Fondo Unico.
«L’obiettivo che si vuole raggiungere – spiega l’assessore Erriu – è quello di dare un po’ di ristoro agli enti locali della Sardegna, sottoposti alle regole del ‘bilancio armonizzato’ come tutte le pubbliche amministrazioni, e svincolare così il pagamento del Fondo Unico dai rigidi criteri stabiliti dalla precedente normativa. Nella proposta di emendamento, il pagamento del Fondo Unico è lasciato all’accordo tra Regione ed Enti locali che dovrà essere raggiunto in sede di Conferenza permanente. In questo modo sarà possibile venire incontro ai Comuni, che spesso hanno oggettive difficoltà di cassa e di spesa causate dalla eccessiva rigidità delle norme sui bilanci.»
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