Gianluigi Rubiu (Aps): «Gli interventi sinora adottati sono insufficienti, una nuova legge sull’edilizia fallimentare».
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La crisi dell’edilizia in Sardegna non si ferma. A certificare il declino inarrestabile del settore il rapporto delle associazioni di categoria. Numeri da far paura. Dal 2008 ad oggi sono stati persi 26mila occupati. Nel 2014 hanno cessato l’attività 500 imprese edili. Gli operai sono passati dai 63.005 del 2008 ai 36.521 del primo trimestre di quest’anno. La perdita è stata di 26.484 posti di lavoro (- 42 per cento) contro una media nazionale del – 24,1%, con punte ancora maggiori nel Sulcis Iglesiente.
“E’ un peggioramento incontenibile – denuncia il consigliere regionale Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area popolare -, visto che la Sardegna è tra le regioni in cui si registrano i risultati più negativi”.
Neppure la legge sull’edilizia abitativa, approvata dal Consiglio regionale, è riuscita a invertire la tendenza.
«Un’operazione che, di fatto, è naufragata – conferma Gianluigi Rubiu -. La fotografia dimostra che il comparto è in fase di recessione. Sarebbero necessari, dunque, nuovi interventi per favorire la ripresa e la conquista di nuovi spazi di mercato per le imprese».
Gianluigi Rubiu auspica misure volte al reinserimento dei lavoratori e ad un’accelerata alla spesa. «I vincoli al patto di stabilità producono ancora dei cappi assurdi per le imprese, con una grande fetta del settore che attende ancora il pagamento dei debiti accumulati dalle pubbliche amministrazioni. Occorre inoltre un piano di opere infrastrutturali – conclude Rubiu – che possa dare ossigeno all’edilizia».
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