Ignazio Locci (FI): «L’assessore della Sanità faccia luce sulle quattro Case della Salute previste nel Sulcis Iglesiente».
[bing_translator]
Moderne e funzionali Case della salute, o strutture vuote e senza futuro da accantonare ancor prima del taglio del nastro? Da progetto d’avanguardia per una Sanità funzionale, vicina (in tutti i sensi) ai cittadini, la costruzione di quattro Case della salute nel Sulcis Iglesiente (Sant’Antioco, Carloforte, Giba e Fluminimaggiore) rischia di rivelarsi un buco nell’acqua. Stando alla legge 23 del 2014 (Riforma della Sanità in Sardegna), che recepisce il Patto della Salute (agosto 2014), non vi sono più le condizioni per l’attuazione del progetto: la normativa in questione, infatti, stabilisce che il requisito minimo per l’avvio di una Casa della salute sia un bacino di 30mila abitanti. Condizione, questa, che esclude buona parte delle quattro sedi individuate dal disegno iniziale voluto dalla precedente Giunta regionale (i lavori, ovvero l’ampliamento di ambulatori preesistenti, sono in dirittura d’arrivo).
Il problema sorge oggi perché quando venne varato il progetto delle strutture sanitarie sperimentali (2010), il Patto della salute in vigore in quegli anni richiedeva un bacino di 10mila abitanti, facilmente individuabile in tutti e quattro i casi considerando la vicinanza tra alcuni comuni. Ma ad oggi, se il nuovo requisito necessario può essere soddisfatto nel caso di Sant’Antioco (che servirebbe diversi centri limitrofi raggiungendo la quota di 30mila abitanti), negli altri mancherebbero i parametri richiesti.
Cosa fare, dunque? Domanda più che mai legittima, considerato che attualmente non risulta (quantomeno ufficialmente) alcuna deroga alla normativa in vigore e va da sé che il progetto sia destinato a fallire. E a ogni buon conto, ammesso l’Assessorato regionale alla Sanità sia a conoscenza dello stop imposto dalla disciplina al “progetto Sulcis” e abbia in animo di eluderlo in qualche modo, è lecito chiedere delucidazioni in merito all’attuazione del programma nella sua interezza. Non solo per le quattro del Sulcis, dunque, ma anche per il resto della Sardegna, come – senza allontanarsi – Carbonia e Iglesias, di cui non si sa più nulla. Non fosse altro perché l’assessore Luigi Arru, e con lui il presidente della Giunta, quando ha illustrato la sua idea di riforma del sistema sanitario ha descritto le Case della salute come strutture destinate ad avere un ruolo decisivo nel riordino della Sanità isolana.
Occorre capire, quindi, se qualcuna delle Case sulcitane debba essere sacrificata in barba alle centinaia di migliaia di euro spese per l’ampliamento degli edifici, o se invece l’assessore Arru abbia intenzione di derogare alla disciplina da lui stesso varata. Inoltre, sarebbe opportuno chiarire il ruolo che dovranno avere i medici di base. Esiste un protocollo per l’organizzazione del lavoro nelle strutture? Quale tipologia di personale verrà impiegata? E in che modo? Tutte domande che attendono risposta, mentre l’esponente dell’Esecutivo Pigliaru si pavoneggia con risultati che, in realtà, coincidono con meri tagli ai servizi e alle prestazioni sanitarie.
La riforma della Sanità sta passando al Sulcis Iglesiente un conto salatissimo e non vorremmo che, oltre ai tagli già noti, si aggiungesse anche l’aborto del progetto delle Case della salute. Luigi Arru faccia luce sulla questione e sveli il futuro che spetta alle strutture sulcitane. Che, inutile nasconderlo, stando alla disciplina in vigore non hanno ragione di esistere.
Ignazio Locci
Consigliere regionale Forza Italia Sardegna
NO COMMENTS