E’ stato presentato stamane a Comuni e Province, il primo Piano di gestione del rischio alluvioni in Sardegna.
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Gli assessori dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda e dell’Ambiente Donatella Spano, con il capo della Protezione Civile Graziano Nudda e il direttore generale dell’Agenzia regionale del Distretto Idrografico Roberto Silvano, hanno presentato stamane, agli amministratori locali, il primo Piano di gestione del rischio di alluvioni della Sardegna, approvato il 30 luglio scorso dall’Autorità di Bacino e adottato dalla Giunta.
Il Piano entrerà in vigore a dicembre e sarà aggiornato ogni sei anni.
L’incontro, nel Centro Convegni al Nuraghe Losa di Abbasanta, ha aperto il dibattito pubblico sul Piano che si protrarrà fino al 16 novembre, per poter accogliere eventuali suggerimenti utili al suo miglioramento, prima dell’approvazione definitiva entro il 22 dicembre. Il Piano, sottoposto alla procedura di valutazione ambientale nazionale, si integra e coordina con gli altri vigenti per la mitigazione del rischio idrogeologico, cioè il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) e il Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF) e fornisce agli enti locali gli elementi utili a intervenire sulla mitigazione del rischio idrogeologico. È indirizzato agli amministratori locali, ai tecnici, ai professionisti e in generale a tutti i soggetti che istituzionalmente sono coinvolti nella pianificazione delle attività di prevenzione ed è costituito da elaborati tecnici organizzati in Relazioni di piano; Mappe della pericolosità, Danno Potenziale e Rischio da alluvione; Studio della pericolosità da inondazione costiera; Repertori; Scenari di intervento strategico e coordinato; Atlanti; Manuali.
«La Sardegna è stata infrastrutturata ai tempi della siccità, quando il problema era creare dighe, invasi e condotte e ora si ritrova con piogge frequenti e concentrate in poco tempo e poco spazio. Abbiamo perciò infrastrutture inadeguate da mettere in ordine nel più breve tempo possibile e dobbiamo far funzionare molto bene il Piano di Protezione Civile, cioè proteggere la popolazione dai luoghi rischiosi – dice l’assessore Maninchedda -. Con questo Piano per la prima volta viene concretamente valutato il rischio, viene radiografato l’intero territorio regionale e vengono fornite alle amministrazioni le informazioni e dunque gli strumenti per intervenire. Partendo da una certezza: dobbiamo chiudere le strade pericolose, evacuare gli edifici a rischio, cioè fare politica di Protezione Civile fino a che non troviamo il miliardo e 200 milioni che serve per mettere in sicurezza la Sardegna. Dobbiamo cioè sapere dove i fiumi esondano, quali sono i canali tombati, censiti per la prima volta, quanti sono gli edifici pubblici, prima di tutto scuole e ospedali, in area pericolosa, monitorare i ponti: su queste informazioni vanno adeguati i Piani di Protezione Civile e i Piani Urbanistici.»
«La Regione è a completa disposizione dei Comuni per aiutarli a elaborare piani di prevenzione efficaci a tutela dei cittadini» assicura l’assessore Spano spiegando che «il Piano di gestione del rischio di alluvione si è avvalso degli strumenti della Protezione civile, compresa una sintesi dei contenuti dei piani urgenti di emergenza, come prevede la Direttiva Alluvione. Abbiamo mantenuto tutti gli impegni presi con i sardi per far trovare pronti gli strumenti necessari a diffondere la cultura della sicurezza – sottolinea l’assessore dell’Ambiente -. Da inizio mandato ho lavorato per far recuperare alla Sardegna il ritardo sull’applicazione della direttiva del 2004. Lo scorso ottobre, dopo un decennio di ritardo, è stato attivato il Centro funzionale di Protezione civile. Abbiamo quindi pubblicato il Manuale che contiene le procedure di allertamento del sistema regionale di protezione civile per rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico e costituisce un protocollo operativo per integrare gli interventi dei diversi enti e organismi coinvolti nelle attività di protezione civile.»
L’incontro, nel Centro Convegni al Nuraghe Losa di Abbasanta, ha aperto il dibattito pubblico sul Piano che si protrarrà fino al 16 novembre, per poter accogliere eventuali suggerimenti utili al suo miglioramento, prima dell’approvazione definitiva entro il 22 dicembre. Il Piano, sottoposto alla procedura di valutazione ambientale nazionale, si integra e coordina con gli altri vigenti per la mitigazione del rischio idrogeologico, cioè il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) e il Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF) e fornisce agli enti locali gli elementi utili a intervenire sulla mitigazione del rischio idrogeologico. È indirizzato agli amministratori locali, ai tecnici, ai professionisti e in generale a tutti i soggetti che istituzionalmente sono coinvolti nella pianificazione delle attività di prevenzione ed è costituito da elaborati tecnici organizzati in Relazioni di piano; Mappe della pericolosità, Danno Potenziale e Rischio da alluvione; Studio della pericolosità da inondazione costiera; Repertori; Scenari di intervento strategico e coordinato; Atlanti; Manuali.
«La Sardegna è stata infrastrutturata ai tempi della siccità, quando il problema era creare dighe, invasi e condotte e ora si ritrova con piogge frequenti e concentrate in poco tempo e poco spazio. Abbiamo perciò infrastrutture inadeguate da mettere in ordine nel più breve tempo possibile e dobbiamo far funzionare molto bene il Piano di Protezione Civile, cioè proteggere la popolazione dai luoghi rischiosi – dice l’assessore Maninchedda -. Con questo Piano per la prima volta viene concretamente valutato il rischio, viene radiografato l’intero territorio regionale e vengono fornite alle amministrazioni le informazioni e dunque gli strumenti per intervenire. Partendo da una certezza: dobbiamo chiudere le strade pericolose, evacuare gli edifici a rischio, cioè fare politica di Protezione Civile fino a che non troviamo il miliardo e 200 milioni che serve per mettere in sicurezza la Sardegna. Dobbiamo cioè sapere dove i fiumi esondano, quali sono i canali tombati, censiti per la prima volta, quanti sono gli edifici pubblici, prima di tutto scuole e ospedali, in area pericolosa, monitorare i ponti: su queste informazioni vanno adeguati i Piani di Protezione Civile e i Piani Urbanistici.»
«La Regione è a completa disposizione dei Comuni per aiutarli a elaborare piani di prevenzione efficaci a tutela dei cittadini» assicura l’assessore Spano spiegando che «il Piano di gestione del rischio di alluvione si è avvalso degli strumenti della Protezione civile, compresa una sintesi dei contenuti dei piani urgenti di emergenza, come prevede la Direttiva Alluvione. Abbiamo mantenuto tutti gli impegni presi con i sardi per far trovare pronti gli strumenti necessari a diffondere la cultura della sicurezza – sottolinea l’assessore dell’Ambiente -. Da inizio mandato ho lavorato per far recuperare alla Sardegna il ritardo sull’applicazione della direttiva del 2004. Lo scorso ottobre, dopo un decennio di ritardo, è stato attivato il Centro funzionale di Protezione civile. Abbiamo quindi pubblicato il Manuale che contiene le procedure di allertamento del sistema regionale di protezione civile per rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico e costituisce un protocollo operativo per integrare gli interventi dei diversi enti e organismi coinvolti nelle attività di protezione civile.»
L’assessore Spano ricorda il programma della nuova serie di incontri territoriali con i Comuni per intensificare le attività di prevenzione e assistenza. «L’Isola ha compiuto enormi e decisi passi in avanti e quanto sinora fatto va a costituire un pilastro fondamentale del piano di gestione del rischio».
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