4 November, 2024
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Nella comunicazione, la rivoluzione digitale “investe” l’artigianato e in Sardegna nascono nuove imprese.

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Nella comunicazione, la rivoluzione digitale “investe” l’artigianato. E in Sardegna nascono nuove imprese e molte di quelle tradizionali si evolvono.

Il bilancio dell’ultimo anno nell’isola (da giugno 2014 a giugno 2015) segna un patrimonio di 1.340 imprese artigiane, con 2.197 dipendenti, che si occupano di attività connesse al mondo della “comunicazione”ovvero di servizi editoriali on line, fotografia, attività di informazione, pubblicità e ricerche di mercato, produzione di software e di tante altre professionalità

A livello italiano, la nostra regione occupa il 6° posto come percentuale di imprese della comunicazione (3,6%) rispetto al totale delle aziende iscritte agli albi camerali (su base regionale); questo nonostante il comparto abbia subito un calo (sempre nell’ultimo anno) del 2,5%.

In Italia sono ben 42.629; circa 7.300 in Lombardia, segue l’Emilia Romagna con oltre 4mila e il Veneto con oltre 3.700.

La “fotografia” arriva dal rapporto sulle imprese del settore della comunicazione, sui dati UnionCamere-Infocamere 2014-2015, che disegna l’identikit dei piccoli imprenditori dell’era digitale.

«La ‘rivoluzione’ digitale ha spinto la creazione d’impresa – sottolinea Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – quello della comunicazione (dall’editoria all’ICT, dai fotografi alle agenzie pubblicitarie) è un settore in cui spicca la presenza di piccole imprese espressione di abilità, personalizzazione, creatività, flessibilità di risposta alla domanda sempre più complessa e sofisticata che proviene dai consumatori e dalle altre imprese».

«In Sardegna – aggiunge la presidente – ma in tutto il resto dell’Italia, il problema resta l’infrastrutturazione tecnologica. In tantissime zone la rete non è accessibile o se lo è la velocità non è di certo adeguata alle necessità delle imprese.»

Il settore della Comunicazione in Sardegna, tra le oltre 1.300 imprese, conta 379 imprese tra le “Attività professionali, scientifiche e tecniche”, 355 per quelle che svolgono “Attività dei servizi d’informazione e altri servizi informatici”, 305 per le quelle relative alla “Stampa e riproduzione di supporti registrati”, 141 della “Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse”92 sono le “Attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi di supporto alle imprese”, 61 quelle che svolgono “Pubblicità e ricerche di mercato” e 7 le imprese di “Attività editoriali”. La dinamica di crescita segnala un +16,7% per le “attività editoriali”un +1,4% per le imprese “Produttrici di software e consulenza informatica”. Tutte le altre sono in calo: tra queste da segnalare un -14,1% delle imprese di “Pubblicità”.

«Il bando della Regione sulla banda ultra larga, di poche settimane fa, è un importante passo in avanti – riprende la presidente di Confartigianato Sardegna – ed auspichiamo che le imprese e i territori possano fruirne in tempi consoni alla necessità di sviluppo. Non è un mistero, infatti, che tale ammodernamento produrrebbe effetti occupazionali ben più consistenti del Jobs Act.»

«Occorre uno sviluppo imprenditoriale che incentivi la digitalizzazione delle imprese esistenti, o la nascita di nuove startup digitali – conclude la Folchetti – una regione come la Sardegna di oggi, per competere con il resto del mondo, ha bisogno di adattare la propria struttura produttiva ai lavori delle generazioni più giovani e alle loro competenze. Ha bisogno di imprese in cui coniugare la capacità di innovare con l’esperienza. Ha bisogno, in altre parole, di una politica industriale a misura di nuovi saperi.»

Dalla ricerca (dati Istat) risulta anche come i sardi, con il 60,4%, siano terzi in Italia per la lettura on line di news, con una media superiore a quella nazionale del 55,8%. Ai primi 2 posti Bolzano (61,6%) e la Toscana (60,5%). La Sardegna si piazza bene anche nell’analisi di coloro che usano il web per scaricare e leggere libri o e-book: i sardi sono sesti (16,1%), ben sopra la media nazionale (15,6%). Primi i laziali con il 20,6%.

Il dossier dice anche che la comunicazione on line batte quella su carta 4 a 1: nel 2014 le famiglie italiane hanno speso in telefoni, apparecchiature elettroniche e servizi telefonici 37,4 miliardi, vale a dire, in termini reali, il 256,8% in più rispetto ai 10,5 miliardi del 1995. Sempre lo scorso anno la spesa degli italiani in prodotti su carta (dai libri ai giornali, dalla stampa di vario tipo fino alla cancelleria) si è attestata a 8,6 miliardi, con un calo del 39,3% rispetto ai 14,2 miliardi del 1995. Il telefono cellulare è l’oggetto tecnologico più diffuso tra gli italiani: il 93,6% delle famiglie ne possiede almeno uno. Seguono il personal computer, a disposizione del 63,2% delle famiglie, il telefono cellulare connesso a Internet (54%), la macchina fotografica digitale (50,8%). Decisamente meno diffusi, anche se in crescita, gli e-book, in possesso del 6,8% delle famiglie.

Maria Carmela Folchetti-02

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