Confartigianato: «La campagna denigratoria sulla carne rossa e sulle carni lavorate lanciata dall’OMS “puzza di bruciato”».
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Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, è fortemente preoccupata per il falso allarme sulla carne rossa che mette a rischio un settore di nicchia che contribuisce in modo importante al patrimonio gastronomico-culturale italiano.
«La campagna denigratoria sulla carne rossa e sulle carni lavorate lanciata dall’OMS “puzza di bruciato”. E’ troppo generalizzata ed ha un’eco spropositata proprio qui in Italia dove rischia di penalizzare un filiera straordinaria che non ha eguali in Europa con un gravissimo danno economico, in Sardegna in particolare, anche nell’artigianato. In Sardegna sono oltre 100 le imprese artigiane della trasformazione e lavorazione delle carni – spiega la Folchetti – che danno lavoro a oltre 500 persone, senza contare l’indotto.»
Una rete di sapere che garantisce non solo la realizzazione dei prodotti a base di carne “doc” ma anche la produzione delle 15 leccornie inserite nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Ministero per le Politiche Agricole e Alimentari, sui 782 totali in Italia – legati alla carne.
«L’indagine Oms – aggiunge la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – sta creando un panico immotivato per quanto riguarda il nostro Paese, soprattutto se si considera che la qualità della carne italiana, dalla stalla allo scaffale, è diversa e migliore. E soprattutto i cibi sotto accusa come hot dog e bacon non fanno parte della tradizione nostrana. Nulla hanno infatti da spartire con le metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura di tipo ‘naturale’ a base di sale garantite dalle lavorazioni dei laboratori artigiani. Da sempre sappiamo che a fare male sono gli additivi, se usati in modo esagerato. Ma sappiamo bene che in Italia e soprattutto gli artigiani sono molto attenti su questo punto.»
«Ora – conclude Maria Carmela Folchetti – il vero rischio che corriamo è che i consumatori incorrano in paure ingiustificate che nel passato, per situazioni analoghe, hanno provocato senza ragione una psicosi nei consumi che è costata migliaia di posti di lavoro e miliardi di euro al sistema produttivo. I produttori di insaccati artigiani hanno da tempo investito volontariamente nella maggiore trasparenza dell’informazione possibile e nella rintracciabilità in etichetta. Due sistemi fondamentali per garantire i consumatori ed evitare la psicosi nei consumi. Questo nuovo falso allarme, conferma la necessità di accelerare nel percorso dell’obbligo di etichettatura d’origine per tutti gli alimenti, a partire dai salumi. E’ questa la vera battaglia che l’Italia deve fare in Europa.»