Antonio Perra (FLP Difesa): «La chiusura dell’aeroporto di Decimomannu sarebbe una devastazione sociale ed economica».
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«Sulla base militare di Decimomannu rischia di consumarsi un copione identico all’avamposto di Elmas, con uno smantellamento che provocherebbe un ulteriore beffa per la Sardegna. La possibile chiusura dell’aeroporto di Decimomannu sarebbe una devastazione sociale ed economica.»
A dirlo è Antonio Perra, responsabile della Federazione Lavoratori Pubblici Difesa nell’Isola, che si dice «preoccupato e assillato da una situazione che sta sempre più assumendo i contorni di una fuga annunciata dei tedeschi dal poligono, con il governo nazionale e regionale che appare essersi dimenticato dell’importanza strategica della piattaforma isolana».
«I segnali negativi che riecheggiano danno sempre più per probabile un addio delle forze militari dalla base – aggiunge Perra -, con la chiusura del polo militare e civile che assesterebbe un colpo devastante all’occupazione. Per questo sollecitiamo la convocazione di un tavolo politico per discutere al più presto i riflessi negativi della possibile cessazione delle attività.»
Nella struttura – che si ritaglia tra Decimo, Villasor e San Sperate – operano oltre 1.200 lavoratori tra militari e civili per oltre 40 milioni di euro di stipendi, con altri 800 dipendenti che ruotano attorno alle ditte esterne con un volume d’affari che si aggira attorno ai 6 milioni di euro.
«La Regione dovrebbe battere i pugni sul tavolo per salvaguardare l’occupazione e un importante avamposto strategico in Sardegna – sottolinea ancora Antonio Perra -. Invece assistiamo a manifestazioni contro presunti pericoli derivanti dalle esercitazioni militari, che producono un rilevante indotto economico e sociale per l’Isola. Non solo. Non si comprende che le risorse perse dalla Sardegna si potrebbero dirottare verso altre regioni come Puglia, Sicilia e Friuli che (come già successo per i droni) potrebbero capitalizzare a loro vantaggio la smobilitazione isolana. Non vogliamo si ripeta il dramma di Elmas e La Madddalena, dove gli operatori ed i cittadini stanno ancora cercando di supplire alla mancanze delle risorse derivanti dalle strutture militari, visto il danno economico prodotto da una dismissione.»
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