Il Consiglio regionale ha respinto la mozione di sfiducia del centrodestra contro l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi.
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Il Consiglio regionale ha respinto la mozione di sfiducia del centrodestra contro l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi.
La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Prima della discussione dei punti all’ordine del giorno, il presidente ha ricordato che oggi si celebre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. «Il 25 novembre ricorda il terribile assassinio delle tre sorelle Mirabal avvenuto durante il regime domenicano di Rafael Leonidas Trujillo – ha detto Ganau – dal 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha reso istituzionale questa giornata, invitando governi, organizzazioni e media a sensibilizzare la società sulla violenza di genere. I dati dell’Onu rivelano che il 35% delle donne nel mondo ha subito una violenza fisica o sessuale, dal proprio partner o da un’altra persona. Il rapporto sottolinea anche che due terzi delle vittime degli omicidi in ambito familiare sono donne».
Ricordando che una donna su tre ha subito violenza, il presidente ha elencato i numeri drammatici rilevati dall’Istat. «Secondo i dati aggiornati al giugno scorso e relativi al 2014, sono 6 milioni e 788mila le donne che hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Praticamente una donna su tre. Il 20,2% è stata vittima di violenza fisica, il 21% di violenza sessuale, il 5,4% di forme più gravi di abusi come stupri o tentati stupri. Nel rapporto Istat – ha proseguito Ganau – emergono segnali di miglioramento: negli ultimi 5 anni le violenze fisiche o sessuali sono passate dal 13,3% all’11,3%, rispetto ai 5 anni precedenti il 2006. Un calo dovuto soprattutto a una maggiore consapevolezza delle donne, che riescono con maggiore frequenza a prevenire situazioni di pericolo e a uscire da relazioni a rischio».
Il presidente dell’Assemblea ha poi puntato l’attenzione sui centri antiviolenza: «Nella nostra isola operano otto strutture. Per il piano antiviolenza 2013/2014 sono stati stanziati 16 milioni e 400mila euro, ma solo 6 milioni sono arrivati nelle case rifugio come ha di recente segnalato ActionAid. E mi fa piacere che la nostra Regione sia tra quelle insieme al Piemonte, Veneto, Puglia e Sicilia, ad aver pubblicato online i nomi di ciascun centro con le risorse ricevute. Strutture essenziali che operano con grande professionalità».
Ganau ha infine sollecitato un pronunciamento del consiglio sul tema: «Ricordo che è stata già depositata una proposta di legge che ha l’obiettivo di introdurre anche a livello regionale importanti azioni per le pari opportunità di genere e contro la violenza sulle donne che auspichiamo segua un percorso privilegiato per la sua approvazione. Credo fosse doveroso oggi ricordare questa ricorrenza per una riflessione congiunta che ci vede impegnati in prima linea nell’approvazione della legge».
Successivamente, l’Aula ha iniziato la discussione della Mozione n.198 (Congiu e più) “sulle gravi e irreparabili conseguenze derivanti dall’estromissione delle centrali di Ottana, Porto Torres e del Sulcis dall’elenco degli impianti essenziali per la sicurezza elettrica”.
Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto che sulla vertenza sull’energia oggetto del vertice svoltosi ieri al ministero dello Sviluppo economico, riferisca il presidente della Regione.
Il presidente ha osservato che l’argomento figura già all’ordine del giorno del Consiglio con la mozione n.128, fermo restando che il presidente della Regione può decidere autonomamente di rivolgere comunicazioni all’Assemblea.
Il consigliere Congiu, primo firmatario della mozione, ha chiesto in base all’art.114 del regolamento, il rinvio della discussione della stessa ad altra data, in considerazione del fatto che la vertenza-energia è ancora “in itinere” e suscettibile di nuovi importanti sviluppi.
Il presidente della Regione Francesco Pigliaru è poi intervenuto per comunicare al Consiglio i risultati del vertice svoltosi ieri al ministero dello Sviluppo economico. Si tratta, ha affermato, «di una vertenza molto complesso che da un lato vede impegnati lo Stato e la Regione e, dall’altro, lo Stato e l’Unione europea, su alcuni aspetti importanti del problema energetico: la non interrompibilità cui si collegano le questioni del prezzo e della durata dell’intervento, e la cosiddetta super interrompibilità». Le interlocuzioni su questi punti non sono facili, ha osservato il presidente, «anche perché nell’Unione europea è cambiata la composizione della commissione concorrenza e sta prevalendo al suo interno una posizione meno favorevole alle istanze della Sardegna». Il Governo, da parte sua, ha confermato, ha riferito il presidente, ««la proroga del regime di super-interrompibilità è molto probabile, mentre resta ancora aperta il confronto sul prezzo megawatt/ora, sul piano tecnico e politico, che va inquadrato nel problema più generale dell’insularità». Su questo, ha proseguito Pigliaru, «siamo molto attivi da oltre un anno stimolando il governo e riconoscere le condizioni particolari in cui operano i produttori energivori della nostra Regione; anche l’essenzialità è un tema oggetto di confronto, che a nostro giudizio va definito come uno strumento transitorio perché serve a tenere aperte centrali del sistema elettrico sardo, è questo è un punto condiviso, e perché deve rappresentare una transizione morbida verso un futuro di centrali più efficienti in attesa del metano che cambierà in meglio il nostro sistema produttivo». In questa fase, ha concluso il presidente, «non possiamo permetterci drammi occupazionali; su tutte queste problematiche la Sardegna, anche nel vertice di ieri, ha rappresentato la sua posizione con forza anche se occorre essere molti vigili su tutti gli aspetti della vertenza a cominciare dall’impatto occupazionale sulle scelte che si faranno, impatto che secondo il Governo, sarebbe vicino allo zero, su quest’ultimo aspetto siamo scettici e saremo particolarmente attenti».
Dopo l’intervento del presidente Pigliaru, il presidente del Consiglio ha messo in votazione la richiesta di rinvio del dibattito sulla mozione n. 128, che l’Assemblea ha approvato.
Successivamente l’Aula ha iniziato l’esame del secondo punto all’ordine del giorno, la Mozione n.189 (Pittalis e più) “Sulla richiesta dell’immediata revoca della delega all’assessore regionale dell’Agricoltura e riforma agro-pastorale”. Per l’illustrazione del documento, il presidente ha dato la parola primo firmatario, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.
Nel suo intervento, Pittalis ha invitato il Consiglio a spogliarsi di ogni appartenenza nell’affrontare un problema politico «che però richiede anche una valutazione sul ruolo del Consiglio nel controllo degli atti dell’Esecutivo e, sotto questo profilo, i fatti esaminati per quello che sono; non puntiamo l’indice sull’assessore in quanto imprenditore, anzi di imprenditori la politica ha molto bisogno, ma qui la questione è verificare se l’assessore Falchi sia incorsa in un conflitto di interessi su atti amministrativi riguardanti l’attività della sua azienda». Nello specifico, ha ricordato Pittalis, «si tratta di due domande presentate dall’assessore quando non ricopriva cariche pubbliche, domande prima sospese e poi ammesse al contributo con un ripescaggio che vede l’assessore protagonista, sia con un proprio decreto del 19 novembre 2014 con cui si autorizzava lo scorrimento di una graduatoria, sia con atti di Giunta che concorrono alla formazione del procedimento amministrativo con indubbia rilevanza». Noi riteniamo, ha aggiunto Pittalis, «che l’assessore, quantomeno, avrebbe dovuto astenersi dopo aver rappresentato la situazione di conflitto, in base alla normativa di riferimento che è molto chiara: l’art 57 del nostro Statuto rimanda sul punto alle leggi dello Stato e precisamente alla legge 215/2004 che all’art.1 obbliga i titolari di cariche di governo a dedicarsi esclusivamente alla cura degli interessi pubblici, astenendosi in caso di conflitto, ed evitando anche di formulare una semplice proposta in situazioni di incompatibilità». Sul punto, ha detto ancora il capogruppo di Forza Italia, «esiste poi una copiosa giurisprudenza, quindi delle due l’una: o gli atti in nostro possesso sono frutto di errore altrimenti le cose stanno come diciamo noi, valuteremo risposte che riceveremo e ci riserviamo azioni successive perché questa questione non può essere sottovalutata o passare nel dimenticatoio».
Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, nel fare riferimento all’ultima parte dell’intervento del capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha affermato che «produttori e industriali fanno parte della stessa filiera» ed ha auspicato una approfondita discussione sul tema della cosiddetta agricoltura produttiva.
Il presidente ha poi svolto alcune considerazioni sull’oggetto della mozione della minoranza che si può riassumere nella richiesta di revoca della delega all’assessore dell’Agricoltura a seguito della nota vicenda riguardante lo scorrimento della graduatoria per la misura 121, per effetto della quale due aziende riconducibili all’assessore Falchi avrebbero beneficiato dell’assegnazione delle risorse.
«Nel documento della minoranza – ha dichiarato il residente della Giunta – si ipotizza un presunto conflitto di interessi ed a questo proposito invito i consiglieri a valutare se l’interesse prevalente dimostrato con l’operato dell’assessore sia di prevalentemente a carattere privato o generale». «Sarà dimostrabile – ha aggiunto Francesco Pigliaru – che nell’operato dell’assessore Falchi è prevalente l’interesse generale finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo della spendita delle risorse comunitarie».
Il presidente della Regione ha quindi affermato che l’assessore dell’Agricoltura ha “sempre lavorato con coscienza e capacità” ed ha confermato «piena fiducia nell’operato dell’assessore Elisabetta Falchi». Pigliaru ha concluso proponendo al Consiglio di consentire l’intervento dell’assessore in Aula per avere i chiarimenti e le informazioni necessarie per una corretta valutazione della questione.
Il presidente del Consiglio, sottolineando l’utilità dell’intervento in Aula dell’assessore Falchi, ha invitato il Consiglio ad assecondare la richiesta formulata dal presidente della Giunta ed ha concesso la parola all’assessore.
L’assessore Falchi ha, in apertura del suo intervento, riconosciuto l’opportunità della richiesta di chiarimenti avanzata dalla forze della minoranza ed ha rimesso ad un intervento scritto la dettagliata spiegazione delle vicende oggetto della mozione 189. Elisabetta Falchi ha preliminarmente inquadrato il contesto in cui i fatti sono accaduti, nel 2015, “ultimo anno del ciclo di programmazione 2007-2013 e ultimo anno utile per la rendicontazione delle risorse Psr 2007-2013”, e che nel maggio 2014 “su un totale di risorse programmate pari a 1.284.000.000 di euro restavano da rendicontare entro il 31 dicembre 2015 più di 464 milioni di euro”.
«Tutte le Regioni – ha dichiarato l’assessore – hanno sfruttato le disposizioni finalizzate all’avanzamento della spesa per completare quella riferita al ciclo di programmazione 2007-2013, attivando nuovi bandi e\o scorrendo le graduatoria ancora valide».
L’assessore ha quindi elencato i vari passaggi amministrativi, nonché le raccomandazioni ministeriali per scongiurare il disimpegno dei fondi comunitari, per affermare con chiarezza che “le domande per accedere ai fondi del Psr 2007-2013 collegabili all’assessore sono state presentate sul bando della misura 121 dell’anno 2012 e che le stesse non sono state oggetto di nessun ripescaggio”. «Si è attuato – ha proseguito la Falchi – vista l’imminente chiusura del ciclo di programmazione, uno scorrimento totale della graduatoria del terzo bando 121 per tutte le domande inserite in graduatoria che, a quella data, erano circa 1.500 per un totale di richieste di finanziamento pari a circa 140 milioni di euro. La determinazione n.12165/838 del 17 luglio 2015, che autorizza lo scorrimento totale, è stata adottata nel rispetto della normativa vigente».
«Senza l’assunzione di tali provvedimento – ha aggiunto – le oltre 1.500 aziende inserite in graduatoria non avrebbero avuto la possibilità di beneficiare dei contributi previsti dal programma di sviluppo rurale e contestualmente risorse importanti sarebbero state restituite a Bruxelles, a causa del disimpegno automatico».
«Il mio operato – ha dichiarato l’assessore Falchi – è sempre stato trasparente ed ho rispettato norme e regole e mi sento di escludere un conflitto di interesse, ho dato seguito ad un atto dovuto per tutti, perché in caso contrario, senza lo scorrimento completo della graduatoria del terzo bando della misura 121 del Psr 2007-2013, migliaia di aziende sarebbero rimaste senza contributi e migliaia di euro sarebbero stati restituiti a Bruxelles».
Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pd Pietro Cocco che ha chiesto una breve sospensione della seduta per consentire ai gruppi di trovare un accordo sulle modalità di discussione della mozione.
Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere di Forza Italia Stefano Tunis. «Questo dibattito non si sarebbe dovuto tenere – ha esordito Tunis – c’è stato tutto il tempo per affrontare la questione e risolverla politicamente. La maggioranza avrebbe dovuto chiedere all’assessore di recedere dal suo mandato e spiegare in Aula le sue ragioni. Se questo fosse avvenuto sarebbe stato lecito esprimere un’opinione sull’operato dell’assessore. Il tema è che l’assessore Falchi ha compiuto e ispirato un atto gestionale che faceva coincidere la sua funzione pubblica e quella di beneficiario dell’atto stesso. Sussiste un obbligo di astensione che l’assessore non ha eseguito. Rispetto a tutto questo, il resto della discussione è irrilevante».
Tunis ha definito “incomprensibile” l’atteggiamento della Presidenza della Regione: «Sono basito dalle affermazioni del presidente – ha detto il consigliere di minoranza – non esiste interesse più alto del buon andamento dell’amministrazione. C’è l’obbligo di astensione quando interesse pubblico e privato coincidono. Non sono previste deroghe. L’assessore Falchi non deve affermare la sua buona fede e parlare del suo operato. Non tocca a noi dire se ci sia stato un danno all’interesse pubblico. Oggi si discute sul fatto che l’assessore non ha adempiuto al suo dovere di correttezza. Se la Giunta preferisce stendere un velo faccia pure, sarà nostra cura informare l’opinione pubblica».
Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso perplessità sul tenore del dibattito: «Non mi sarei aspettato interventi come quello del Presidente Pigliaru e dell’assessore Falchi – ha detto Tedde – noi siamo arrivati in aula senza certezze, questi interventi hanno fugato tutti i dubbi, quei fatti sono accaduti».
Secondo Tedde «l’Assessore ha sbagliato quando ha firmato i decreti, quando ha partecipato alla seduta della Giunta propedeutica alla preparazione del secondo decreto. Si sarebbe dovuta astenere perché quegli atti avevano conseguenze dirette sul suo patrimonio e quello dei suoi congiunti. E’ uno di quei pochi casi in cui un assessore all’agricoltura si dà la zappa sui piedi. Siamo di fronte a un caso tipico di conflitto di interessi».
Il consigliere azzurro ha quindi concluso il suo intervento invitando l’assessore Falchi a mettersi una mano sulla coscienza e a riflettere sull’accaduto. «Credo che abbia sbagliato – ha concluso Tedde – lo conferma la sua confessione palese e l’atteggiamento del presidente Pigliaru che la difende e dice che è stato fatto per tutelare l’interesse pubblico. Questi fatti costituiscono un vulnus pesante sulla credibilità della classe politica sarda».
In difesa dell’assessore è intervenuto il consigliere del Pd Gian Mario Tendas. «Esprimo il mio sostegno convinto all’assessore per l’entusiasmo e la dedizione con cui sta svolgendo il suo lavoro – ha detto Tendas – nella sua replica emerge chiaro quali sono state le motivazioni che hanno determinato quegli atti. A fronte di un miliardo e 400 milioni di euro disponibili a maggio 2015, un terzo delle risorse erano inutilizzate. Si è cercato di concentrare l’attenzione sulla misura 121, ma se allarghiamo lo scenario ci accorgiamo che lo scorrimento delle graduatorie non ha interessato solo quella misura, è stato fatto anche per altre».
Tendas ha poi detto di non avere chiaro il danno arrecato all’interesse pubblico: «Qual è la colpa grave che si attribuisce all’assessore? Non ne vedo, mi sembra invece un’azione oculata rispetto alle esigenze del territorio ed evitare il disimpegno delle risorse comunitarie».
L’esponente della maggioranza ha infine ricordato che la richiesta presentata dall’assessore è antecedente al momento in cui ha deciso di ricoprire un incarico politico. «Si può discutere sull’opportunità di partecipare alla riunione della Giunta quando si è adottato l’atto e magari riflettere sull’esigenza di una disciplina chiara sul conflitto di interessi – ha concluso Tendas – ma non intravedo elementi contrari all’interesse pubblico».
Critico Ignazio Locci (Forza Italia): «Appare sempre più chiaro che non è in discussione l’operato dell’assessore e la sua azione, in alcuni casi meritoria, che ha consentito a molti imprenditori di accedere ai fondi comunitari con lo scorrimento delle graduatorie – ha rimarcato Locci – quello che è in discussione è altro: è vero che le aziende riconducibili all’assessore hanno avuto dei vantaggi dai bandi? E’ vero che l’assessore si sarebbe dovuta astenere dal presenziare in Giunta? Il resto non merita discussione».
Il consigliere di Forza Italia ha poi evidenziato il rischio di mettere a repentaglio la credibilità di tutta la classe politica sarda. «Non c’è giornata in cui l’opinione pubblica non trovi un motivo per sparare nel mucchio e nutrire il brodo di coltura dell’antipolitica – ha affermato Locci – non c’è altro da aggiungere: si verifichi la verità dei fatti contestati e come ciascuno di noi intende comportarsi».
Pier Mario Manca (Partito dei Sardi) ha evidenziato la difficoltà di votare la mozione della minoranza. «Qui non si possono fare dei processi ma parlare di agricoltura – ha detto Manca – la risposta dell’assessore ha generato alcuni dubbi sul come si sta improntando l’azione della Giunta. C’erano tre bandi aperti e si è deciso di scorrere solo un bando (quello della misura 121). Bisogna conoscere però i processi: il bando sulla 121 è sulla infrastrutturazione. Se apro il bando a giugno e lo chiudo a ottobre è chiaro che non posso fare nulla. Si possono acquistare solo trattrici e non si crea sviluppo. Perché si va sulla 121 e non sulla 112 per portare i giovani in agricoltura? Su questo bando che assicurava un contributo di 35mila euro c’erano 500 domande».
Manca ha poi concluso il suo intervento ricordato di aver più volte segnalato, anche con interrogazioni, il rischio di perdere importanti risorse europee e auspicato un cambio di rotta nelle politiche agricole.
Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha definito la mozione inopportuna e ingiusta, «che si muove su un terreno molto delicato come quello del conflitto di interessi e del ritiro di una delega, con toni eccessivi rispetto all’entità delle questioni sul tappeto, che partono da un articolo di stampa con le sue semplificazioni per sostenere che ha firmato un provvedimento con cui si scorreva una graduatoria, cosa che non ha fatto». L’assessore, ha sostenuto Lotto, «ha emanato atti rivolti alla generalità degli aventi diritto e non ad una singola azienda, mentre è stato chiarito anche il perché della proroga di quella graduatoria, senza alcun privilegio nei confronti di altre perché non c’erano i tempi tecnici». I fatti dicono, secondo il consigliere del Pd, «che è stata fatta una operazione a favore di 1500 aziende: sono questioni delicate cui occorre dare risposte molto chiare ma, in ogni caso, non giustificano la richiesta di ritiro della delega».
Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha ricordato in apertura che, nel passato più o meno recente, «assessori con conflitti di interesse ce ne sono stati tanti e tutti hanno erogato benefici per tutte le aziende senza beneficiare la propria; altro sarebbe stato ricavare da un provvedimento benefici personali». L’assessore Falchi, ha aggiunto Anedda, «sta dimostrando competenza e professionalità anche nel momento del dopo-alluvioni e soprattutto col Piano di sviluppo rurale che può essere un volano per l’agroalimentare in Sardegna, uno sviluppo di cui la Sardegna ha molto bisogno».
Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha criticato duramente la mozione «con cui si riconosce che tutto parte da una notizia di stampa, segno di un modo di fare politica che nasconde una grande ipocrisia, un modo di operare senza avere a disposizione fatti oggettivi». I cittadini, ha continuato Usula, «capiscono cosa succede in Consiglio e lo capiscono anche gli imprenditori seri che secondo i firmatari non potrebbero ricoprire ruoli istituzionali; il lavoro dell’assessore è stato sempre improntato alla correttezza ed all’efficienza e forse questo dà fastidio, danno fastidio i risultati raggiunti che mettono in ombra gestioni precedenti». Ora la Sardegna, ha ricordato il consigliere, «è stata iscritta nel registro degli allevatori del latte ovino, cosa di cui non c’era traccia al ministero, e la nostra eccellente produzione ha avuto riconoscimenti nei mercati internazionali». Si sentono prediche moralizzatrici, ha lamentato Usula, «da parte di chi ha lasciato in ginocchio interi settori dell’economia sarda, situazioni cui ora si sta cercando di porre rimedio, ma in realtà si vuole mettere in discussione il presidente della Regione, la Giunta e tutta la maggioranza; nel ciclo 2007-2013 c’era una emergenza, e si rischiava di restituire circa un terzo dei fondi e l’agricoltura sarda rischiava di perdere quasi mezzo miliardo di euro, cosa avrebbero detto i sardi se non si fosse fatto fronte a questa emergenza?». I risultati di oggi sono sotto gli occhi di tutti, ha concluso, «crescita di tutte le componenti della nostra agricoltura e, soprattutto, 13000 occupati in più».
Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha dichiarato che la mozione «è un po’ stucchevole perché l’assessore ha disposto lo scorrimento delle graduatorie per sostenere le esigenze delle imprese agricole sarde e non è nemmeno una questione di opportunità, il punto è stabilire se si sia lavorato per l’interesse pubblico». L’agricoltura sarda, ha continuato Cocco, «si sta lentamente ma costantemente risollevando e di questo va reso merito anche all’assessore; piuttosto, riprendendo le osservazioni del collega Manca, va detto che è giusto rispondere alle interrogazioni costruttive che sono utili alla maggioranza perchè il Consiglio è espressione di tutti i territori della Sardegna ed occorre un dialogo continuo fra Giunta e Consiglio, forse il dibattito di oggi è inutile ma forse potrà servire anche all’assessore per cercare con più frequenza la collaborazione dell’Assemblea».
Il capogruppo dell’Udc Pierluigi Rubiu ha sostenuto che «la mozione della minoranza è coerente con l’esercizio dei poteri di controllo che il Consiglio deve sempre esercitare nei confronti dell’Esecutivo e, peraltro, nel merito l’assessore ha ammesso di aver emanato i provvedimenti contestati e la Falchi non è nuova con provvedimento su Laore addirittura precedente al suo giuramento». Quanto allo scorrimento delle graduatorie, ha puntualizzato Rubiu, «è stato selettivo e non è facile sostenere che si è trattato di una coincidenza; ora piuttosto bisogna fare una proroga per gli allevatori di latte ovino e caprino per l’iscrizione alla baca dati nazionale ed il mondo agro-pastorale sardo è in grande agitazione per i ritardi che, in qualche misura, sono addebitabili anche all’assessorato; provveda quindi immediatamente perché riguarda il 60% della produzione nazionale del settore».
Il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è detto convinto che «si sta ingigantendo un problema minuscolo; prima di parlare bisogna pensare, eppure si vedono avvocati che difendono pubblici ministeri, non ragionano sul merito delle questioni ma ci si sofferma su una banalità». La legge, ha ricordato Cocco, «prevede la separazione fra indirizzo politico ed atti di gestione ed anzi dovremmo eliminare dall’ordinamento regionale i decreti degli assessori, in effetti se l’assessore dell’Agricoltura si fosse astenuta non avremmo potuto parlare di niente e questo dettaglio ha fatto passare in ombra i risultati positivo del suo lavoro». Non si può imbastire un processo su una vicenda inesistente, ha concluso, «ed usciamo dalle reciproche contrapposizioni: per noi la vicenda è chiusa e voteremo contro». (Af)
Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha replicato con durezza alle dichiarazioni del capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ed ha affermato che “dovrebbe provare vergogna chi tende a banalizzare un problema di trasparenza e legalità”.
L’esponente della minoranza ha ricordato di aver evidenziato un problema su un caso specifico e circoscritto e che l’assessore Falchi – nel corso del suo intervento in Aula – ha ammesso i fatti oggetto della mozione. Pittalis ha parlato di un’operazione di mistificazione condotta da alcuni rappresentanti del centrosinistra ed ha replicato con asprezza al capogruppo di Soberania & Indipendentzia, Emilio Usula: «Non vado a ripercorrere le gesta degli assessori del passato ad incominciare dall’onorevole Muledda, perché oggi la questione è solo quella di capire se l’assessore Falchi ha posto in essere atti che configurano un conflitto di interessiۜ».
A giudizio del capogruppo della minoranza “la misura adottata poteva essere adottata con il ricorso ai poteri sostitutivi che l’assessore avrebbe dovuto astenersi da tutti gli atti riguardando lo scorrimento della graduatoria del terzo bando della misura 121 del Psr 2007-2013.
«Nessuno nega l’opportunità di tale scorrimento – ha affermato Pittalis – ciò che sono in discussione sono le procedure adottate dall’assessore Falchi che avrebbe dovuto rispettare la legge e avrebbe dovuto astenersi».
A giudizio del capogruppo Fi non si è in presenza di “una questione che attiene la prevalenza di interessi”. «Dall’assessore Falchi – ha aggiunto Pittalis – mi sarei atteso le scuse con la conseguente presa d’atto dei fatti da parte del centrosinistra». Pittalis si è quindi dichiarato “insoddisfatto” dal modo in cui alcuni colleghi del centrosinistra hanno voluto condurre il dibattito:«Non è problema di colpa grave o gestione oculata delle risorse ma se c’è stato o no il conflitto di interessi e se la Giunta regionale intende ripristinare il pieno rispetto delle regole».
Il presidente del Consiglio Ganau ha quindi concesso la parola all’assessore dell’Agricoltura per una ulteriore precisazione. Elisabetta falchi ha precisato che la determinazione del luglio 2015 non riporta in calce la sua firma ed ha ricordato che non esiste una normativa regionale che normi il conflitto di interesse ma che vige la la cosiddetta legge Frattini. La Falchi, dopo aver dato lettura di alcuni passaggi della legge nazionale, ha dichiarato: «Il conflitto di interesse non esiste perché non esistono i presupposti».
Intervenendo per dichiarazione di voto, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha incalzato l’assessore sulla sua firma apposta al decreto del dicembre 2014 ed ha ribadito che i presentatori della mozioni non intendono proporre accuse di illecito quando evidenziare la mancata astensione dell’assessore su alcuni atti specifici.
Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha sottolineato che l’attenzione è posta soltanto “sui fatti confessati dall’assessore e dalla stessa maggioranza”: «Affermiamo che l’assessore doveva astenersi perché aveva su quegli atti interessi privati».
Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha sottolineato come l’assessore Falchi nel suo ultimo intervento in Aula “si sia abbandonata ad analisi giurisprudenziali” ed ha ricordato la recente sentenza della Suprema Corta (sezione 6) che riconosce come “certa” la condizione di pubblico ufficiale dell’assessore regionale, da cui sussiste – ha spiegato Tunis – l’obbligo di astensione.
Il consigliere Ignanzio Locci (Fi) ha dichiarato il voto a favore e ha definito “timidissima” la difesa dell’operato dell’assessore mentre il consigliere del Pd, Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato il voto contraro alla mozione ed ha evidenziato che lo scorrimento della graduatoria rappresenta l’interesse pubblico prevalente e che dunque, le critiche della minoranza si concentrano sull’aspetto formale piuttosto che su quello sostanziale. «Esprimo solidarietà e fiducia all’assessore – ha concluso l’esponente della maggioranza – e dichiaro il voto contrario ad una mozione strumentale e sovradimensionata rispetto al dato di fatto».
Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato voto contrario ed ha ribadito che l’azione dell’assessore ha avuto come obiettivo soltanto quello di evitare la restituzione dei fondi comunitari e garantire, nel contempo, ad oltre 1000 aziende agricole l’accesso ai fondi comunitari.
Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha ribadito che l’assessore ha firmato “un decreto che non riguardava in misura diretta pratiche a lei riconducibili”. L’esponente della maggioranza ha quindi dichiarato voto contrario ed ha affermato: «La pratichetta dell’assessore davanti al Psr da portare avanti è una sciocchezza».
Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha annunciato il suo voto contrario alla mozione: «Il dato è uno solo – ha detto Cocco – 1.000 imprenditori hanno avuto dei benefici dallo scorrimento delle graduatorie. Mi fido di quello che dice il presidente. Gli atti sono chiari, le procedure si sono svolte in modo legittimo. Ribadiamo il nostro no convinto alla mozione e rinnoviamo la fiducia all’assessore Falchi».
Il consigliere del Pd Deriu citando alcuni interventi precedenti ha rimarcato che la questione trattata è politica: «Si parla di fiducia e muovendo dall’assessore si arriva al presidente Pigliaru – ha sottolineato Deriu – per questo dico fiducia al presidente all’assessore e alla Giunta».
Per Mario Floris (Uds) è evidente la leggerezza commessa dall’assessore. «Lo hanno detto Pigliaru e alcuni consiglieri, lo riconosca l’assessore e noi siamo disposti a ritirare la mozione. Altrimenti questo atto passa come provvedimento lecito. Si riconosca che è stato fatto in buona fede, il resto è aria fritta».
Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione la mozione di sfiducia per appello nominale (ai sensi dell’articolo 118 del Regolamento).
Concluse le operazioni di voto, il presidente Ganau ha comunicato l’esito della votazione: la mozione è stata respinta con 31 voti contrari, 23 a favore e 1 astenuto.
Si è quindi passati alla discussione della mozione n.200 (Zanchetta e più) sulla necessità di ottenere, dal Governo nazionale, il riconoscimento di La Maddalena quale sede del vertice G7 del 2017.
Il primo firmatario della mozione ha ripercorso le vicende che portarono all’annullamento del G8 a La Maddalena nel 2009 con i noti fatti di cronaca che coinvolsero la cosiddetta “cricca” accusata di aver sottratto illecitamente importanti risorse pubbliche destinate ai lavori per l’organizzazione del summit internazionale. «Portare il G7 in Sardegna è un’occasione irrinunciabile per il Governo nazionale – ha esordito Zanchetta – nel 2017 si celebreranno i 250 anni della fondazione di La Maddalena, due secoli e mezzo di collaborazione leale di quella comunità con lo Stato».
Zanchetta ha quindi sottolineato la necessità di rimediare a ritardi che durano da sei anni e che non hanno consentito di avviare la riconversione economica e sociale di La Maddalena dopo la chiusura della base militare americana decisa dal governo Prodi e voluta dalla Giunta Soru. «E’ un’occasione formidabile per riavviare un percorso interrotto – ha detto il capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti – lo Stato deve riaffermare i principi di sussidiarietà a sostegno di comunità minori ingannate dallo stesso Stato che in quell’occasione si è rivelato un Leviatano».
Secondo Zanchetta, lo svolgimento del G7 a La Maddalena consentirebbe di impegnare risorse importanti per le bonifiche e fare in modo che la Regione si riappropri dei beni trasferiti dallo Stato come l’ex Arsenale. «Adesso quel patrimonio è terra di nessuno – ha detto l’esponente della maggioranza – una res nullius che ha necessità di essere governata. Ecco perché è necessario riavviare un processo virtuoso lasciandosi alle spalle i passaggi delittuosi che hanno determinato il fallimento del G8, non tanto per il cambio di sede last minute ma perché non è stato dato avvio al percorso di riconversione».
Zanchetta ha quindi ricordato che il patrimonio trasferito dallo Stato alla Regione non comprende solo l’ex Arsenale ma anche l’ex ospedale, alcune aree di pregio ambientale a Caprera, l’ex Club Mediterranee. «Il G7 rappresenterebbe l’occasione per avviare con norme speciali quello che è stato spezzato nel 2009 – ha concluso Zanchetta – metterebbe in moto un’economia legata alla nautica e alle nuove tecnologie. La Maddalena diventerebbe un polo attrattivo unico nel Mediterraneo. E’
l’occasione per rimarginare una ferita ancora aperta nella carne viva locale».
Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, fra i firmatari dalla mozione, ha auspicato una convergenza di tutto il Consiglio ed un ordine del giorno comune, ricordando che «le ferite aperte sono non solo di La Maddalena ma di tutta la Sardegna, è un scandalo che grida vendetta per lo spreco ingente di risorse pubbliche e non si può dimenticare che il G8 nacque per dare una alternativa a La Maddalena dopo la fine della presenza americana». L’iniziativa del collega Zanchetta va sostenuta con forza e ad alta voce, ha concluso, nei confronti del Governo nazionale.
Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha condiviso in modo convinto il contenuto della mozione ed anche la decisione di discuterla alla presenza del presidente della Regione, come chiesto dallo stesso Zanchetta. Tenere il G7 a La Maddalena, ha affermato, «potrebbe consentire a tutti di voltare pagina rispetto ad un passato da cancellare, per tante ragioni, a cominciare dalla decisione dell’allora presidente del Consiglio Berlusconi di trasferire la sede del summit all’Aquila, cosa che avrebbe meritato ben altra reazione da parte della Regione, per continuare con le ruberie della cricca a carico del bilancio dello Stato». La Maddalena, ha concluso, «ha il diritto di essere risarcita e la Regione deve impegnarsi a farlo con tutte le sue forze».
Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha ribadito l’adesione del suo gruppo sottolineando le legittime aspirazioni della comunità maddalenina ad avere la dovuta attenzione da parte del governo nazionale e regionale, ma ha messo in luce la proiezione dell’iniziativa in chiave turistica, «auspicando che si cominci a cominciare a ragionare sul dopo in una prospettiva di crescita economica inquadrata in una dimensione internazionale». Ci sono da superare criticità importanti, ha ricordato Crisponi, «luoghi abbandonati al degrado e opere che vanno preservate e tutelate; il G7 è un risarcimento ma ancora insufficiente rispetto alle esigenze di riscatto dell’isola e rispetto ad un processo di sviluppo sostenibile che ancora non è cominciato».
A nome della Giuna il presidente Pigliaru ha affermato che «l’argomento ha bisogno di molta attenzione ma di pochissime parole perché siamo tutti d’accordo», aggiungendo che con «il Governo abbiamo concordato le linee generali del progetto ma ci sono aspetti tecnici molto complessi che vanno approfonditi e seguiti; il dialogo va avanti con l’obiettivo condiviso di fare il massimo per portare a la Maddalena il vertice, sia per rimediare agli errori del passato che per dare una risposta a nuova a tutta la Sardegna». Siamo in attesa di ulteriore passaggio tecnico, ha concluso Pigliaru, «perché oltre a bonifiche per stare nei tempi c’è la necessità di definire la controversia fra Mita e protezione civile; siamo pronti a fare la nostra parte e posso dire che da parte del Governo c’è la disponibilità e la forte intenzione di trasformare questa idea in realtà».
Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, nella replica, ha espresso piena soddisfazione per le dichiarazioni del presidente Pigliaru, assicurando il pieno sostegno alla sua azione e sottolineando che «il Governo deve riconoscere a tutti i sardi e non solo a La Maddalena un risultato fondamentale, riavviando un percorso interrotto in maniera così brusca».
Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd) si è detto favorevole alla mozione, precisando «che è finito il tempo delle parole ed è il momento di passare ai fatti; Zanchetta ha fatto bene a riproporre il problema perché il risarcimento a La Maddalena è giusto e necessario, è auspicabile quindi che la mozione sia lo slancio finale per arrivare ad un risultato concreto, a cominciare dalle bonifiche e dalla riconversione economica del territorio».
Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), anch’egli favorevole, ha messo l’accento sulla grande opportunità che il G7 rapprsenta per il territorio e per tutta la Sardegna e per l’Italia intera, sottolineando che «sarebbe migliore risposta contro una vergognosa pagina di malaffare». Fasolino, infine, dopo aver auspicato il pieno successo dell’iniziativa del presidente Pigliaru, ha lamentato che «forse a suo tempo si è data troppa enfasi all’abbandono delle basi americane senza pensare soprattutto al dopo, un errore da non ripetere».
Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione che il Consiglio ha approvato con 52 voti favorevoli.
Successivamente ha tolto la seduta. I lavori sono ripresi nel pomeriggio, alle 16.00, mentre per domattina sono convocate alle 10.00 la commissione Bilancio ed alle 10.30 la commissione Autonomia.
Discussione dell’interpellanza n. 83, Anedda sulla gara d’appalto a procedura aperta per l’affidamento di servizi catalogafici e informatici relativi al Sistema informativo regionale del patrimonio culturale.
La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’interpellanza n.83 (Anedda) “sulla gara d’appalto a procedura aperta per l’affidamento di servizi catalografici e informatici relativa al sistema informativo regionale del patrimonio culturale”. Il presidente ha dato quindi la parola al presentatore, il consigliere Fabrizio Anedda del gruppo Misto, per la sua illustrazione.
Nel suo intervento Anedda ha definito la vicenda emblematica della situazione di tanti lavoratori autonomi con partita Iva senza alcuna tutela sindacale e protezione sociale. Il bando di gara, ha ricordato, «richiedeva il possesso di alcuni requisiti e competenze nel settore della catalogazione secondo gli standard nazionali ed è stata aggiudicata a due società che poi hanno effettuato le assunzioni non sulla base di graduatorie ma attraverso generiche informazioni». Occorre perciò chiedersi come mai non siano state predisposte graduatorie, ha detto, «e poi se l’assessorato abbia effettuato i necessari controlli per la verifica delle professionalità». In realtà, ha aggiunto Anedda, «a distanza di un anno dall’inizio dei lavori non era stato stipulato alcun contratto con gli operatori, in contrasto con la previsione del bando, non fu indicato dalla Regione alcun tariffario-tipo per le prestazioni e si procedette per analogia utilizzando procedure di altre Regioni, mentre le società stipularono poi contratti individuali e privi di garanzie per i lavoratori, a differenza di bando che parlava di posizioni normative e retributive riferite ai contratti di categoria».
Nella replica l’assessore della Pubblica istruzione Claudia Firino ha affermato che si tratta di un caso di cui l’assessorato si è occupato da tempo, dietro segnalazioni di molti operatori, incontrando «molte difficoltà di individuare un equo compenso in base ai contratti di categoria, a causa dell’assenza di un vero e proprio contratto nazionale, fatta eccezione per alcuni criteri di massima indicati nel 2010 dall’Istituto nazionale del catalogo». Per quanto riguarda le lettere di incarico, ha continuato l’assessore, «tale adempimento era di competenza delle società aggiudicatarie mentre, per ciò che concerne l’applicazione del contratto con la Regione gli stati di avanzamento sono stati regolari per circa 24000 su un totale 27500». L’assessorato è poi intervenuto per favorire una mediazione finalizzata a risolvere il problema delle differenze di compenso ma, purtroppo, si è arrivati ad una soluzione parziale». Dalla situazione che si è creata a suo tempo, ha concluso la Firino, «si è comunque preso spunto per una inversione di tendenza, tanto è vero che attualmente in tutti i bandi è presente un riferimento molto puntuale sulla contrattualistica».
Il consigliere Anedda, nella replica, ha preso atto dei chiarimenti dell’assessore, proponendo che, per il futuro, siano introdotte graduatorie per titoli vincolando le società appaltatrici ad attingere alle stesse per le assunzioni e ad applicare il tariffario nazionale sul modello di quello del ministero dei Beni culturali.
Successivamente il presidente ha comunicato che non essendo pervenuta la relazione di minoranza al Dl n. 273 (“Adeguamento del bilancio per l’esercizio finanziario 2015 e del bilancio pluriennale 2015-2017 alle disposizioni del Dlgs 118/2011 e successive modifiche ed integrazioni”) il provvedimento non può essere esaminato dall’Aula.
Subito dopo ha dichiarato chiusa la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.
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