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Il dramma giovanile del Sulcis Iglesiente.

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Alcoa 22 dicembre 2015 2

La vita per i giovani nel Sulcis Iglesiente è sempre più complicata. Il nostro territorio registra col 74% un indice di disoccupazione giovanile tra i più elevati in assoluto in Italia.

Paragonabile agli standard economici delle nazioni in via di sviluppo che si affacciano anche nel Mar Mediterraneo.

Una situazione drammatica e amplificata dalla totale assenza di prospettive e di certezze per tanti giovani che ogni anno sono obbligati ad emigrare per cercare un lavoro o per completare il proprio ciclo formativo scolastico.

Nel solo anno 2014 la popolazione del territorio è diminuita a causa dell’emigrazione di 694 unità per gran parte cittadini sotto i 40 anni e quest’anno si prevedono percentuali ancora più drammatiche.

Con l’avvento della crisi, il disimpegno dello Stato che progressivamente elimina i servizi più elementari e la progressiva chiusura di parte del Polo Industriale e il conseguente crollo dei settori economici a esso indirettamente connessi(ad esempio quello del commercio e dell’artigianato) i disoccupati sono giunti nel territorio alla inquietante cifra di 37.500 unità.

A causa di ciò, facilitato anche dalle nuove scellerate normative previdenziali, si è bruscamente interrotto quel patto generazionale tra padri e figli che per decenni aveva garantito un genuino ricambio fisiologico-sociale tra le nuove generazioni.

In tale contesto è evidente la totale assenza di ascensori sociali che permettano ai giovani, anche a quelli che raggiungono una piena formazione scolastico-professionale, di realizzarsi invece di diventare preda della svalutazione sociale che innesca un progressivo abbassamento del livello delle tutele e dei diritti e di conseguenza una precarizzazione sempre più marcata del residuale mercato del lavoro.

Non meravigliano quindi le elevate disuguaglianze d’accesso, genere, condizione e reddito certificate da un coefficiente di Gini tra i più elevati in Italia. E se a questo si sommano la forte dispersione scolastica e la bassa percentuale (se rapportata alla media nazionale ed Europea) di laureati, simile a quella della fascia di cittadini senza alcun titolo di studio, si ha la piena misura di quanto critica diventerà in prospettiva la situazione.

In questo ambito è importante sottolineare come i vari governi regionali succedutisi negli ultimi anni avevano promesso di valorizzare il “capitale umano” rappresentato dai giovani sardi tramite il programma Master ad Back con il quale si finanzia il soggiorno in Italia e all’estero di giovani laureati allo scopo di acquisire nuove competenze da “riportare” successivamente in Sardegna, ma che nei fatti ha miseramente fallito con oltre il 60% dei giovani che non sono rientrati e circa 195 milioni di euro spesi per un costo pro-capite per laureato di 50.000 euro.

Per non parlare poi della famosa Garanzia Giovani che ha registrato nell’ultimo anno la partecipazione di tantissimi candidati sardi ma che ha visto la Regione Sardegna (come ricorda una recente indagine de Il Sole 24 Ore) fanalino di coda nell’utilizzo delle risorse a esso dedicate e come risultato finale tanti giovani che oltre a non essersi realmente formati, hanno dovuto attendere per mesi o tutt’ora attendono quelle poche risorse per loro messe a disposizione.

Un quadro generale gravissimo che non lascia presagire nulla di buono se non avverrà una repentina inversione di tendenza riavviando e rinforzando (quelle ancora aperte), innanzitutto le grandi realtà produttive del Polo Industriale, unico vero volano di sviluppo, occupazione e valorizzazione del capitale umano nel Sulcis Iglesiente da decenni. E se, soprattutto, non si avvierà una reale politica di attrazione e sostegno economico per i tantissimi laureati che ogni mese sono obbligati a partire alla ricerca di fortuna impoverendo, culturalmente e professionalmente e di questo passo irrimediabilmente, il nostro territorio.

Il futuro del Sulcis Iglesiente, e ovviamente più in generale della Sardegna, fatti salvi gli interventi per la risoluzione degli storici problemi strutturali e infrastrutturali, sarà quello di mettersi al passo con l’innovazione e la tecnologizzazione che già in altre nazioni progredite stanno iniziando a prendere forma con una nuova rivoluzione industriale tecnologica.

Ma per fare questo, avremo bisogno di tutte le migliori menti che oggi colpevolmente vengono fatte scappare via…

Giuseppe Masala

Responsabile Giovani FSM CISL Sulcis Iglesiente

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