Verrà inaugurato il 18 dicembre, alla Rosa del Marganai, a Iglesias, il primo presepe vivente con pazienti affetti da diverse forme di demenza senile.
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Verrà inaugurato il 18 dicembre, alle 16.30, alla Rosa del Marganai, a Iglesias, il primo presepe vivente con pazienti affetti da diverse forme di demenza senile.
Per ritornare bambini e sorridere di nuovo al mondo basta un cielo stellato e un po’ di cartapesta. E’ da circa due mesi che ogni giorno presso la Residenza per Anziani San Raffaele Rosa del Marganai avviene un piccolo miracolo di Natale. Dallo scorso mese di ottobre, infatti, i pazienti della struttura, affetti da Alzheimer e da altre forme di demenza più o meno lievi, sono impegnati in un progetto di terapia occupazionale che finalmente vedrà la luce domani 18 dicembre, alle ore 16.30, quando la RSA del Gruppo San Raffaele si improvviserà per un giorno insolita location per il primo presepe vivente in cui a fare da “attori” saranno proprio gli ospiti della struttura e i loro famigliari.
Un lavoro durato mesi che ha coinvolto circa 40 persone, organizzato dal servizio di animazione della RSA e coordinato dall’assistente sociale del gruppo, la dott.sa Carla Angioni. Un progetto che ha permesso agli ospiti di superare le tipiche difficoltà relazionali connesse al tipo di patologie neurodegenerative di cui sono affetti.
Oltre a varie associazioni di volontariato, alla giornata, il cui invito è stato esteso all’intera comunità locale, parteciperanno anche il vescovo della diocesi di Iglesias, mons. Giovanni Paolo Zedda e l’assessore dei Servizi sociali del comune di Iglesias, dott.ssa Alessandra Ferrara.
«Fondamentali alla riuscita del progetto – ha spiegato il dottor Giancarlo Maurandi, Direttore Operativo della RSA San Raffaele – sono stati il coinvolgimento e la partecipazione dei familiari che, in maniera attiva e propositiva, hanno dato supporto per il buon fine dell’attività.»
Il progetto si è articolato in due fase distinte, come ha raccontato la dottoressa Carla Angioni: «Un primo step è stato dedicato alla realizzazione di scenografia, mentre in secondo luogo abbiamo seguito i pazienti dal punto di vista della recitazione». Momenti semplici, di ordinaria quotidianeità, ma che per una persona affetta da demenza può significare tanto: «Abbiamo ottenuto un evidente miglioramento del tono dell’umore dei nostri pazienti. Questa terapia ha permesso loro di ritornare ad emozionarsi come un tempo, tornando ad interagire proattivamente col mondo circostante».
Riallacciare i fili dell’anima con le emozioni di una volta, tornando a quel periodo talmente lontano nel tempo e nella mente da sembrare la vita di un altro “se stesso”. Anche con un semplice presepe si può.
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