30 July, 2024
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La Quinta commissione, presieduta da Luigi Lotto (Pd), ha sentito ieri in audizione i direttori generali delle Agenzie agricole, Agris, Laore e Argea, e Sardegna Ricerche sulla Rel. 4/XV (Relazione sull’attività degli enti regionali – anno 2014).

Il direttore di Agris, Raffaele Cherchi, ha sottolineato che l’agenzia ha risposto agli indirizzi generali forniti dalla Giunta, anche se ha evidenziato alcune criticità che hanno rallentato l’attività. In particolare, Cherchi, ha parlato della difficoltà di gestire gli impegni dell’agenzia a causa dell’eterogeneità del personale, con un forte squilibrio a favore degli amministrativi: su 493 dipendenti, soltanto 80 sono ricercatori. Un dato che snatura ma missione dell’agenzia a cui si aggiunge anche l’età media dei ricercatori che si aggira intorno ai 54 anni. Una agenzia che deve svolgere ricerca in agricoltura non può avere, secondo il direttore, così pochi ricercatori e soprattutto così pochi giovani. Cherchi ha anche evidenziato le difficoltà legate all’esiguo finanziamento che non consenti di cofinanziare tutti i bandi europei a cui Agris potrebbe partecipare. Dall’istituzione dell’agenzia il badget è passato da 52 milioni di euro a poco meno di 26 milioni, da cui tolte le spese vive non resta quasi niente per la ricerca. Cherchi ha anche annunciato che scriverà alla Giunta per avere nuove risorse per fare fronte all’emergenza legata ai cavallini della Giara. Cherchi ha anche parlato del mondo ippico, spiegando che il settore ha avuto una leggera ripresa grazie ai finanziamenti arrivati nel 2014 e 2015, ma che c’è molto lavoro da fare, perché è un settore che può dare importanti sviluppi occupazionali. «In Italia, infatti,vengono importati ogni anno 50mila cavalli, la metà per attività equestre – ha spiegato il direttore di Agris – non è possibile che non riusciamo a piazzare sul mercato i 600 puledri che ogni anno nascono in Sardegna». La causa, secondo Cherchi, è la gestione romana dell’albero genealogico e l’assenza d politiche per il cavallo.

Il direttore generale di Laore, Maria Ibba, ha illustrato le numerose attività portare avanti dall’agenzia. Laore si è concentrata, ha spiegato Ibba, particolarmente sulla multifunzionalità (agriturismi e valorizzazione delle produzioni locali) e sullo sviluppo rurale con un’intensa attività di informazione e divulgazione delle politiche comunitarie della Pac. Ottimi risultati hanno dato i progetti di sviluppo del settore oleario e vitivinicolo, in particolare con il fermentino. Non va bene, ha spiegato, la filiera cerealicola che si trova in grossa difficoltà. Per Maria Ibba l’unico tentativo che si può fare è vincolare la produzione dei prodotti tipici locali all’utilizzo delle materia prima locale. Per quanto riguarda la panificazione, è in corso un progetto di ricerca, in collaborazione con le Università di Cagliari e Sassari, per la produzione di un pane a basso indice glicemico ben tollerato da prediabetici e diabetici. Un’altra strada da percorrere, ha proseguito il direttore generale di Laore, è l’utilizzo nelle mense scolastiche, ospedaliere e universitarie, di prodotti tipici locali. L’esperimento fatto nelle scuole del Medio Campidano, ha continuato, ha dato ottimi risultati. Laore si è poi concentrata anche sul benessere animale, sulla formazione nel settore lattiero caseario, sulla rintracciabilità degli agnelli di Sardegna Igt e sul Progetto Tisa per l’informatizzazione dei produttori agricoli e per le aziende zootecniche. Critica invece la situazione del comparto ittico. Maria Ibba ha poi concluso ricordando che sono stati attivati l’osservatorio per i prodotti lattiero caseari, le produzioni vitivinicole ed è quasi pronto l’osservatorio per le produzioni cerealicole. Nota dolente anche per Laore è il bilancio ormai ridotto al minimo: i progetti realizzati sono stati possibili soltanto grazie ai fondi comunitari.

Il direttore di Argea, Gianni Ibba, ha annunciato che si riuscirà a spendere entro il 31 dicembre quasi tutti i 240 milioni del Psr 2007-2013, tranne circa 30 milioni. Anche Ibba ha sottolineato le difficoltà che incontra il settore ittico, soltanto tre aziende cooperative monopolizzano i finanziamenti disponibili. Tra i dati positivi per quanto riguarda le economie: 500mila euro risparmiati  con l’eliminazione di canoni di locazione, che a fine anno arriveranno a circa 800mila euro. Un grosso problema è dato dal contenzioso: ogni anno Argea deve far fronte a circa 1400 cause con utilizzo del personale importante. Ibba si è detto favorevole all’Organismo pagatore regionale e ha proposto due modelli: quello veneto che istruisce le pratiche e paga le aziende, oppure sono pagatore come avviene in Piemonte, Toscana, Lombardia ed Emilia Romagna.

La Commissione ha infine audito Maria Paola Corona, presidente di Sardegna Ricerche, che ha illustrato le numerose attività in essere. L’Ente ha lavorato molto bene, ha affermato, con le attività a sportello con servizi di consulenza per partecipare agli appalti che ha portato i fondi attribuiti agli imprenditori seguiti dal 21 al 37 per cento. Quest’anno, ha spiegato Corona, stiamo ampliando il servizio portando le nostre imprese in Romania per inserirsi, attraverso collaborazioni locali, negli appalti per la ricostruzione del Paese. E’ andato molto bene anche lo sportello per le rinnovabili e quello delle start up innovative: «Abbiamo più start up in provincia di Cagliari che a Milano». Maria Paola Corona ha spiegato che sono davvero tanti i giovani sardi che hanno delle ottime idee, ma vanno accompagnati e guidati per trasformare la loro idea in impresa. Bene anche lo sportello Europa che aiuta le imprese e i ricercatori a partecipare ai bandi.

Maria Grazia Piras 6

La commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale ribadisce il proprio “no” all’ipotesi di un trasferimento del Centro di controllo di Terna da Cagliari alla penisola. Lo fa con una risoluzione che impegna la Giunta ad avviare un’azione forte nei confronti della società elettrica e del Governo nazionale per scongiurare il rischio chiusura del presidio di Cagliari ed evitare che la rete regionale di distribuzione dell’energia vada incontro a problemi di sicurezza.

Il documento, approvato all’unanimità dalla Commissione, arriva al termine di un ciclo di audizioni che hanno coinvolto i dirigenti nazionali di Terna, i sindacati e l’assessore regionale all’industria Maria Grazia Piras.

L’esponente della Giunta Pigliaru, sentita questa mattina in Commissione,  ha espresso forte preoccupazione per la decisione di Terna di accentrare nella sede di Torino le sale di controllo di Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta, Liguria e Sardegna. «E’ una decisione che allarma – ha detto Piras – soprattutto per il fatto che da Cagliari si gestiscono i black out e tutte le situazioni di emergenza. La rete della Sardegna ha mostrato i propri limiti, il centro di controllo svolge un ruolo fondamentale per la riaccensione delle centrali in caso di black out. Il trasferimento del servizio e l’allontanamento delle professionalità presenti nell’Isola potrebbero portare a decisioni errate in situazioni di emergenza». L’assessore ha quindi ringraziato la Commissione per il lavoro svolto nelle ultime settimane e auspicato un’azione sinergica Giunta-Consiglio per far recedere Terna dal suo piano di riorganizzazione. Nei prossimi giorni, Piras incontrerà i vertici dell’azienda e, subito dopo, chiederà un incontro urgente al Governo.

A margine dell’audizione su Terna, l’assessore all’industria ha riferito ai commissari gli ultimi sviluppi sulle vertenze dei lavoratori di Ottana Polimeri e della miniera di bauxite di Olmedo.

«Per Ottana – ha detto Maria Grazia Piras – attendiamo un pronunciamento dell’Eni e della Saras sul progetto presentato dall’imprenditore Paolo Clivati che prevede la produzione a Sarroch della materia prima da lavorare a Ottana. Un investimento che consentirebbe di mettere in piedi una filiera produttiva tutta sarda. In caso di responso negativo, si valuterà il progetto alternativo che prevede la riconversione degli impianti di Ottana verso la chimica verde. Nel frattempo, l’imprenditore ha presentato un progetto da 5 milioni di euro per il riciclo della plastica che permetterà a 30 cassaintegrati di rientrare al lavoro.»

Diversa la situazione di Olmedo: «Lunedì è stato firmato l’accordo per la concessione di un anno di cassa integrazione – ha spiegato Piras – la Regione è impegnata in un’intensa attività di scouting alla ricerca di un imprenditore disposto a rilevare l’attività. Ci sono alcune manifestazioni di interesse che stiamo valutando con attenzione».

Nessuna novità infine su FORGEA, società partecipata della Regione che si occupava di alta formazione. L’assessore ha confermato la decisione della Giunta di procedere alla sua liquidazione. «Purtroppo non siamo ancora riusciti a ricollocare i tre dipendenti della società – ha affermato l’assessore – c’è il nostro impegno a trovare una soluzione per consentire l’assorbimento dei lavoratori in altre società del settore».

Il capogruppo di Area Popolare, Gianluigi Rubiu, è intervenuto oggi sull’acquisizione delle quote della compagnia di navigazione Cin – Tirrenia, rilevate da Onorato.

«Siamo davanti ad un monopolio che potrebbe produrre gravi conseguenze per la politica dei trasporti in Sardegna- ha detto Rubiu – un’operazione di mercato ad alto rischio per le rotte da e per l’Isola. E’ l’ennesima certificazione del fallimento della politica regionale nel settore dei trasporti. Non bastano le difficoltà a pianificare un’equilibrata continuità territoriale  sui cieli sardi. Ora si aprono questi nuovi scenari con il controllo esclusivo delle rotte marittime isolane da parte dell’armatore napoletano.»

«Il pericolo è che si impongano prezzi proibitivi sulle rotte da e per l’Isola, vista la posizione dominante dell’armatore, senza che nessuno possa aprire concorrenza – aggiunge Gianluigi Rubiu -. Il 90 per cento del traffico passeggeri e merci sarà nelle mani di una sola persona. Si rischia di impedire ai sardi il diritto alla mobilità, con dei costi accessibili.  In tutta questa partita, la Regione non ha sicuramente giocato un ruolo decisivo per ostacolare questa scalata. Non solo – conclude Gianluigi Rubiu – non si registrano dei passi avanti volti a scongiurare che la posizione di monopolio possa danneggiare i sardi.»

01- Ph Tirrenia©Gianluigi Rubiu 1 copia

Il Comitato famiglie 162, che raggruppa 53 associazioni in tutta l’Isola, ha chiesto di trovare i fondi per evitare i tagli alla legge 162 a sostegno delle disabilità gravi. «Ci saranno almeno 6 milioni di economie che i Comuni dovranno comunicare all’assessorato entro il 10 settembre – ha affermato Francesca Palmas del Comitato 162 – tali da coprire i circa 3 milioni di euro previsti dai tagli». I rappresentanti dei familiari di persone affette da disabilità gravi sono stati sentiti in audizione dalla Sesta commissione, presieduta dal socialista Raimondo Perra. Gli auditi hanno spiegato che, con la riduzione prevista all’interno della delibera 33, del 30 giugno scorso, la Giunta ha previsto alcune riduzioni dai casi con un punteggio di gravità inferiore a 70 punti per la carenza delle risorse. Il fondo aveva a disposizione 104 milioni di euro per finanziare circa 38mila piani di persone affette da handicap a cui si sommano circa 13 milioni e 300mila euro delle economie fatte dai Comuni per rinunce o decessi. Mancano per completare la seconda semestralità secondo il Comitato 3 milioni, mentre secondo i dati forniti dall’Assessorato della Sanità 4milioni e 700mila euro.

Il Comitato ha spiegato che i tagli, pur sembrando esigui (vanno da 75 a 250 euro in sei mesi a persona) riguardano 29mila piani di cui 2414 di minorenni da zero a 18 anni. «Questi minorenni che avranno un taglio sono affetti da patologie gravi come l’autismo e la sindrome di Down – ha spiegato Palmas – e sappiamo che i programmi personalizzati per i bambini, in particolare, possono portare a importanti risultati per quanto riguarda l’aspetto cognitivo, relazionale e dell’autonomia e quindi dell’inclusione sociale». «Ho due figli autistici – ha affermato Veronica Azara, rappresentante di Sensibilmente Onlus di Olbia – e il piccolo di 8 anni avrà un taglio di 250 euro su 4500 euro che corrisponde a un mese di percorso. Per lui è per noi potrebbe comportare la perdita di tanti progressi conquistati con fatica».

Il Comitato ha inoltre chiesto che non venga applicata la tabella Isee prevista dalla delibera 53/30 del 2014 perché già superata dalla n. 14/7 del 31/03/2015.

La Commissione ha poi audito l’assessore regionale della Salute, Luigi Arru, il quale ha spiegato che non c’è alcuna volontà di creare alcun danno a persone già sofferenti e alle loro famiglie, ma questo piccolo taglio è dovuto alla mancanza di fondi. L’assessore ha poi evidenziato che i due terzi dei piani riguardano anziani con un basso reddito e con un basso punteggio di disabilità che non supera 20. E’ necessario dunque rivedere nella sua interezza il welfare regionale per impostare politiche sociali e sanitarie mirate per tutte le necessità. Si sta usando, secondo i dati dell’assessorato, la 162 per sopperire ad altri tipi di esigenza sociale, anche se assolutamente da tenere in massima considerazione. Su questo aspetto, ha affermato l’assessore, è necessario un ragionamento complessivo.

In Commissione, sia da parte della maggioranza sia da parte dell’opposizione, si è arrivati alla conclusione che non si possono tagliare i piani della 162 e che bisogna, tutti insieme, aiutare l’Assessore a trovare i 4 milioni e 700mila euro per concludere i piani del 2015 per poi partire dal primo gennaio 2015 con la nuova programmazione.

L’assessore si è detto assolutamente d’accordo, ribadendo però che nelle casse della Sanità non ci sono altri fondi da recuperare, è stato già fatto il massimo. Sui tagli ai 2414 minorenni ha dato assoluta disponibilità a verificare e, se è così, a rivedere le posizioni dei bambini.

In conclusione i consiglieri di Forza Italia, Ignazio Locci, e di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, hanno espresso solidarietà all’assessore per l’aggressione verbale subita nelle scorse settimane. Per Edoardo Tocco (Forza Italia) ha chiesto infine all’assessore di migliorare la comunicazione tra l’Assessorato e i servizi sociali dei Comuni per facilitare le procedure burocratiche.

Proseguono a pieno ritmo, a Carbonia, i lavori sulla rete idrica comunale che interessano diverse parti della città.

I lavori rappresentano la conclusione di un’articolata rete di interventi di riqualificazione che, negli anni passati, hanno  portato alla diminuzione delle perdite e al miglioramento del servizio di distribuzione dell’acqua alle utenze cittadine.

Con il nuovo intervento, del valore di circa 1 milione e 500mila euro, si porteranno a conclusione i lavori di riqualificazione, che negli anni precedenti hanno interessato circa l’85% della rete cittadina.

I nuovi lavori riguardano la sostituzione delle condotte dal diametro insufficiente o danneggiate o comunque costituite da materiali non all’avanguardia, la sostituzione degli allacci inadeguati; il completamento del sistema di telecontrollo; l’impermeabilizzazione e altri lavori in alcuni serbatoi.

«Con questa opera – ha spiegato il sindaco do Carbonia, Giuseppe Casti – si conclude un intervento importantissimo per Carbonia e per i suoi abitanti. I lavori sulla rete idrica rappresentano uno dei numerosi interventi in fase di realizzazione in città: via Roma, Piazza Ciusa, illuminazione pubblica, scuola di via Della Vittoria e tanto altro ancora. È intenzione dell’Amministrazione comunale – conclude il sindaco di Carbonia – intensificare la vasta rete di interventi per portare avanti il progetto di miglioramento della qualità della vita dei cittadini.»

Carbonia da Monte Leone copia

«Il 28 maggio scorso il premier Matteo Renzi in persona, con presidente della Regione, parlamentari sardi, assessori e consiglieri regionali, sindaci dei comuni della Gallura, nonché Autorità militari e religiose, hanno partecipato ad Olbia ad un’assemblea con la popolazione al fine di sancire l’avvio dei lavori che avrebbero condotto, in tempi relativamente brevi, alla realizzazione del nuovo ospedale sardo e alla conseguente auspicata apertura. In quella occasione venne siglato il tanto sospirato accordo tra la procedura concorsuale “Monte Tabor” proprietaria delle aree, la fondazione Luigi Maria Monti e la Qatar Foundation. Oggi c’è un silenzio assordante che mi preoccupa circa l’inizio dei lavori volti alla costruzione in Gallura del nuovo ospedale Mater Olbia». La denuncia arriva dal consigliere regionale gallurese Giuseppe Meloni.

«L’annunciata apertura del nuovo ospedale – aggiunge il consigliere regionale gallurese – ha inevitabilmente suscitato grosse aspettative nel territorio sardo e gallurese, sia in termini di ricadute occupazionali per il personale che dovrà essere assunto, sia per le imprese sarde che aspirano a giocare un ruolo da protagonista nella esecuzione dei lavori per la realizzazione del Mater Olbia. E, proprio a questo scopo, sono stati costituiti consorzi di imprese sarde che si candidano ad essere i punti di riferimento per l’esecuzione dei lavori. Al contrario arrivano preoccupanti notizie circa il possibile affidamento a gruppi di imprese provenienti dalla capitale e dalla penisola, anche molto discusse e già all’attenzione dell’Anac, che si candidano repotentemente alla esecuzione dei predetti lavori, con relativa esclusione dai lavori delle imprese sarde o consentendo un loro coinvolgimento marginale.»

«Chiedo alla Regione, che non ha fatto mancare il suo sostegno a questa impresa e che dovrà sostenerlo con 56 milioni l’anno di finanziamenti sanitari – sottolinea ancora Giuseppe Meloni -, di intervenire e chiarire che lavori di ristrutturazione di immobili, anche ospedalieri, sono assolutamente alla portata delle imprese sarde, senza che debbano arrivare per forza dalla penisola altre imprese, lasciando in loco solo briciole o manovalanza. E questo potrebbe concretamente accadere inizialmente con riferimento all’esecuzione dei lavori e, immediatamente dopo, per la gestione dei servizi direttamente o indirettamente collegati all’ospedale.»

«Il timore concreto – conclude Giuseppe Meloni – è che si possa aprire in questo modo una delle pagine più brutte di colonialismo che la Sardegna e la Gallura abbiano mai subito.»

La costituzione di nuovi gruppi consiliari e le modifiche in alcuni altri ha determinato delle modifiche nella composizione delle commissioni permanenti del Consiglio regionale, ad eccezione degli organismi di vertice (presidente, vice presidente, segretari) che restano invariati.

Questa la nuova “mappa” delle commissioni:

Prima commissione (Autonomia): Busia (Sdl), Oscar Cherchi (Forza Italia), Cossa (Riformatori sardi), Demontis, Deriu (Pd)

Seconda commissione (Lavoro): Comandini (Pd), Desini (Sdl), Rossella Pinna, Gianmario Tendas (Pd)

Terza commissione (Bilancio): Arbau (Sv), Busia (Sdl), Pietro Cocco (Pd), Collu (Pd), Dedoni (Riformatori sardi), Locci (Forza Italia), Oppi (Area popolare Sardegna), Piscedda (Pd), Sale (Soberania-Indipendentzia), Alessandra Zedda (Forza Italia)

Quarta commissione (Governo del territorio): Azara (Sv), Demontis (Pd), Fenu (Sardegna), Meloni (Pd), Peru (Forza Italia), Unali (Sdl)

 Quinta commissione (Attività produttive): Cappellacci (Forza Italia), Carta (Psd’Az), Comandini (Pd), Floris (Sardegna), Pier Mario Manca (Sdl), Moriconi (Pd), Rubiu (Area popolare Sardegna), Tendas (Pd)

 Sesta commissione (Sanità): Anedda (Misto), Augusto Cherchi (Sdl), Cozzolino, Forma, Rossella Pinna (Pd), Pittalis (Forza Italia), Pizzuto (Sel), Randazzo, Tocco (Forza Italia), Usula (Soberania-Indipendentzia)

 Commissione d’Inchiesta (Sanità): Arbau (Sv), Daniele Cocco (Sel), Pietro Cocco (Pd), Desini (Sdl), Fenu (Sardegna), Pittalis (Forza Italia), Rubiu (Area popolare Sardegna), Usula (Soberania-Indipendentzia).

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia 

L’Assessorato regionale della Pubblica istruzione ha assegnato i contributi destinati, per l’annualità 2015, agli organismi di spettacolo (associazioni e cooperative) per attività di danza, musica e teatro.
Per gli organismi non ammissibili al contributo, l’Assessorato ha reso disponibile il relativo elenco corredato delle motivazioni dell’esclusione.
I fondi sono, in particolare, destinati alle compagnie di produzione e di distribuzione, ai circuiti territoriali e agli organizzatori di rassegne e festival con sede in Sardegna per i seguenti generi di spettacolo:
– teatro classico, dell’infanzia e dei ragazzi, di figura, sperimentale, sardo e di strada;
– musica lirica, concertistica, sarda, sperimentale, jazz e rock;
– danza classica, jazz e moderna.

L’assessorato della Pubblica istruzione ha assegnato i contributi destinati, per l’annualità 2015, agli organismi di spettacolo (associazioni e cooperative) per attività di danza, musica e teatro.
Per gli organismi non ammissibili al contributo, l’Assessorato ha reso disponibile il relativo elenco corredato delle motivazioni dell’esclusione.
I fondi sono, in particolare, destinati alle compagnie di produzione e di distribuzione, ai circuiti territoriali e agli organizzatori di rassegne e festival con sede in Sardegna per i seguenti generi di spettacolo:
– teatro classico, dell’infanzia e dei ragazzi, di figura, sperimentale, sardo e di strada;
– musica lirica, concertistica, sarda, sperimentale, jazz e rock;
– danza classica, jazz e moderna.

Fabrizio Barca 11 copiaIMG_5296

«Il Governo crede nella strategia nazionale sulle aree interne, che rappresentano il 15% del territorio nazionale, perché da questi territori può venire una forza enorme: e proprio la globalizzazione, se ben giocata, può essere per queste zone una chance importante, grazie a una domanda di turismo da parte di milioni di persone che arrivano da quello che una volta era chiamato il terzo mondo e che vogliono diversificazione. Noi, con le nostre aree interne, possiamo offrire tutto questo se non stiamo isolati in piccoli gruppi ma stiamo assieme e uniamo le forze.»

Lo ha detto, ad Ales, l’ex ministro della Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, responsabile per il governo del progetto sulle zone interne di tutt’Italia.

Quello dell’Alta Marmilla è uno dei progetti pilota nazionali: 8 milioni di euro fra fondi nazionali ed europei per lo sviluppo dell’Alta Marmilla. Sanità, istruzione, mobilità e agroalimentare i temi sui quali il progetto deve incardinarsi, per garantire la qualità della vita delle persone e puntare su uno sviluppo che parta dalle vocazioni locali e riesca a creare lavoro, unico antidoto contro lo spopolamento. La tempistica è rispettata: dopo lo step di oggi in cui i progetti sono stati definitivamente illustrati, a settembre si definirà un Accordo di programma quadro. Quello dell’Alta Marmilla, dunque, è uno dei primi 6 progetti in Italia già pronti a partire. «Quando hai forti identità locali hai vantaggi ma anche un rischio, se non sei aperto: rimani solo e hai problemi di socializzazione – ha sottolineato Fabrizio Barca -. Il tentativo dell’operazione in corso, che riflette la constatazione di un calo demografico molto grave in Sardegna ma anche in Liguria, in Basilicata, in alcune aree del Piemonte, è quello di contrastare questo calo giocando le carte contemporanee della globalizzazione e della localizzazione, cioè aprendo questi territori, aumentandone la connettività interna, mettendo insieme i comuni, i produttori, aumentando la capacità di pubblico e privato di cooperare insieme».
Una filosofia pienamente condivisa dall’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci. «Questo è un esperimento estremamente importante, nel quale abbiamo creduto sin dall’inizio: affrontare il tema dello spopolamento in modo integrato, pensando anche ai servizi di base quindi sanità, mobilità, scuola. È un intervento complesso, che richiede la piena partecipazione dei Ministeri e non solo delle Regioni e delle comunità locali, e lo porteremo in altre zone, prima fra tutte il Gennargentu Mandrolisai, che vogliamo far rientrare nella strategia nazionale. Questo modello lo replicheremo in tutti i territori, attraverso l’integrazione di fondi e di idee, focalizzando l’attenzione sui punti di forza delle nostre zone interne che sono il paesaggio, la qualità della vita, le tradizioni, le competenze, l’identità, tutte cose che si traducono in prodotti dell’agroalimentare ma anche del manifatturiero e dell’artigianato tradizionale. C’è grande domanda di queste tipicità a livello mondiale, la globalizzazione fa sì che ci siano molti più consumatori in Paesi come la Cina, l’India, il Brasile, la Russia che hanno ormai disponibilità a pagare prodotti di alta qualità che arrivano da fuori. Sono prodotti della nostra identità che nessuno ci può copiare – ha concluso il vicepresidente della Regione – dobbiamo esportarli e farli conoscere in modo che poi diventino il veicolo per attrarre il consumatore nel luogo di provenienza dei prodotti, e questo permetterà al nostro turismo anche nei mesi di spalla di crescere adeguatamente».
Per individuare le aree candidabili al programma nazionale sono stati utilizzati tre criteri: comune non costiero, ad alto rischio di spopolamento e ricadente in aree periferiche o ultraperiferiche. Sono stati individuati 116 Comuni appartenenti a 21 Unioni di Comuni o Comunità montane in base a criteri di perifericità e malessere demografico, poi selezionate 13 aree comparate rispetto all’indicatore “comuni a rischio scomparsa”. A luglio 2014 sono stati effettuati due focus group presso le comunità locali delle due aree interne “finaliste” (Alta Marmilla e Barbagia-Mandrolisai), seguiti da un rapporto che ha consentito all’Unità di missione nazionale (Comitato tecnico aree interne) e Regione di individuare l’Alta Marmilla come prima area prototipo su cui far partire la sperimentazione della SNAI, la Strategia nazionale per le aree interne. L’Alta Marmilla si estende su 35 chilometri quadrati e comprende 20 piccoli comuni di cui ben 8 a rischio estinzione entro il 2070.