24 July, 2024
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Palazzo della Regione 2 copia

La Giunta regionale ha dato il via libera all’utilizzo dei primi 150 milioni di euro di riserve erariali per abbattere il debito pubblico della Sardegna. 
L’impegno del Governo risale allo scorso ottobre: con il comma 5 dell’articolo 38 del ddl Stabilità aveva riconosciuto alla Sardegna il diritto a trattenere nell’Isola il ricavato delle cosiddette riserve erariali, ovvero le tasse finalizzate esclusivamente all’abbattimento del debito pubblico.
«Avevamo fatto una promessa e la manteniamo: da oggi i sardi hanno l’assoluta certezza che il loro sacrificio, quello di pagare più tasse come imposto dal governo, è effettivamente destinato a estinguere solo ed esclusivamente i debiti maturati in Sardegna – dice l’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci -. È un risultato importante, che lo stesso Consiglio regionale ci ha chiesto di portare a casa attraverso l’ordine del giorno unitario approvato all’unanimità lo scorso 2 ottobre. I soldi dei sardi, dunque, rimangono ai sardi. E allo stesso tempo viene fortemente ribadita la sovranità della Sardegna in materia di entrate così come stabilito dal nostro Statuto.» 
Il debito dell’intero sistema pubblico nazionale raggiunge 2.168 miliardi di euro (36.000 euro per ciascun italiano) e continua inesorabilmente a crescere, alimentato dal costo annuale degli interessi (circa 90 miliardi all’anno). Lo Stato, per cercare di ridurre il peso di questo debito ha introdotto negli ultimi anni alcune “tasse di scopo”, ossia imposte dedicate specificamente all’abbattimento del debito pubblico (le cosiddette “riserve erariali”). In altri termini è stato chiesto ai cittadini di fare ulteriori sacrifici (aumento dell’IVA dal 20% al 22% e l’aumento delle tasse sulla benzina, per ricordare gli esempi più noti) con l’impegno però ad utilizzare queste risorse aggiuntive unicamente per ridurre i debiti e non per generare altra spesa. La rivendicazione della Sardegna, vinta dalla Giunta Pigliaru, nasce dal conflitto fra la decisione dello Stato di riservare a sè queste nuove entrate e il diritto della Regione alla compartecipazione a tutte le entrate erariali.
Le riserve sono previste a partire dal 2014 e sino al 2018 (legge n. 147, 2013) e per la Sardegna ammontano a circa 230 milioni all’anno.

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che, al termine di un lungo ed articolato dibattito, di fatto riassume i contenuti della mozione n. 113 presentata da 13 consiglieri, primi firmatari Luca Pizzuto (SEL) e Pietro Cocco (PD), sulle problematiche relative alla privatizzazione della Saremar.

La mozione impegnava il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e la Giunta regionale:

1) a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti atti ad evitare la privatizzazione totale della Saremar e/o a mantenere pubblica la proprietà maggioritaria, in particolare riconoscendo la funzione sociale del trasporto marittimo con le isole minori e la necessaria permanenza del servizio in ambito pubblico o a maggioranza pubblica;

2) ad aprire un tavolo tecnico di confronto e coordinamento per agevolare lo studio della procedura di parziale privatizzazione della Saremar, evidenziando la centralità di una soluzione che tuteli l’utenza e i lavoratori;

3) a comunicare ufficialmente gli atti di cui alla successiva deliberazione regionale al Governo e all’Unione europea, unitamente ad una relazione sulle motivazioni sociali, economiche e giuridiche che sono alla base della sua adozione.

L’ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo, primo firmatario l’onorevole Pizzuto (Sel), impegna la Giunta, tra l’altro:

– a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti finalizzati ad evitare la privatizzazione totale del servizio e della gestione del trasporto marittimo infraregionale e/o mantenere pubblica la proprietà;

– a comunicare ufficialmente tutti gli atti della Giunta regionale, relativi al tema, al governo e alla commissione europea;

– ad aprire un tavolo di confronto col governo nazionale insieme a tutti i parlamentari e europarlamentari sardi;

– ad avviare le procedure pubbliche per la ricerca del partner privato;

– a programmare e rendere operativa una soluzione di tutela di tutti i posti di lavoro attualmente attivi;

– a istituire un apposito organismo di controllo in cui siano presenti anche i rappresentanti delle comunità locali interessate.

Il capogruppo del PD, Pietro Cocco e il consigliere di Sel Luca Pizzuto in una nota esprimono grande soddisfazione per il voto unanime espresso dal Consiglio regionale a favore dell’ordine del giorno (49 sì, un solo astenuto).

«Con l’approvazione delle istanze  contenute in questa mozione, sostengono i consiglieri regionali del Centrosinistra, si è raggiunto un grande risultato: aprire un tavolo di discussione col Governo nazionale finalizzato a  trovare soluzioni che garantiscano la funzione sociale del trasporto marittimo con le isole minori di Carloforte e La Maddalena e ad ottenere risorse economiche che consentano di mantenere la gestione e il controllo pubblico del trasporto marittimo e infraregionale anche in forma mista pubblico-privata.»

In questo modo – secondo Cocco e Pizzuto – si potranno evitare i tagli e i licenziamenti e sarà garantito il mantenimento dei posti di lavoro per tutto il personale attualmente impiegato.

«Occorre salvaguardare i posti di lavoro della compagnia di navigazione, garantendo inoltre un servizio indispensabile con le isole minori» ha commentato il consigliere regionale di Forza Italia Edoardo Tocco che sollecita la Regione perché si adoperi ad evitare il fallimento della Saremar. Tocco esprime soddisfazione per l’intesa raggiunta all’interno del Consiglio regionale, che ha discusso sull’emergenza riguardante il vettore.

Traghetti Arbatax e La Maddalena 2 copia

Dopo la due giorni di lunedì e martedì dedicata all’esibizione dei giovani finalisti arrivati dai diversi conservatori d’Italia, domani, giovedì 7 maggio, l’XI Premio delle arti intitolato al maestro “Claudio Abbado” prosegue con il penultimo concerto inserito nella rassegna concertistica abbinata al concorso.

A partire, dalle 18.00, nella Galleria comunale d’arte di Cagliari, si esibiranno due quartetti, composti da studenti del Conservatorio “G.P. Da Palestrina”, che per il loro elevato livello il 26 aprile sono stati invitati a esibirsi nel prestigioso Museo del violino “Antonio Stradivari” di Cremona nella rassegna intitolata “Le vie del quartetto: poetica, vigore e vitalità”.

Si tratta del quartetto composto da Marta Collu (violino), Tommaso Delogu (viola), Pierpaolo Pais (violoncello), Marco Schirru (pianoforte), che proporranno il Quartetto d’archi in sol minore di W.A. Mozart K 478, e del quartetto formato da Giulia Greco (violino), Gabriele Piras (viola), Fabio Lambroni (violoncello) ed Eros Usai (pianoforte) che suoneranno il Quartetto per pianoforte in mi bemolle maggiore op. 47 di F. Schumann.

L’XI Premio delle Arti “Claudio Abbado” si chiude venerdì 8 maggio con l’ultimo concerto della rassegna concertistica, in programma alle 18, sempre nella Galleria comunale d’arte.

Per il ridotto numero dei posti a sedere, è richiesta la prenotazione, telefonando al numero 070 6776454 (dalle 10.00 alle 18.00) Ingresso: 6 € (ridotto studenti 2,50 €).

Dal 3 all’8 maggio il Conservatorio di musica “G.P. Da Palestrina” ospita per la prima volta le prove finali del prestigioso “Concorso nazionale per le arti Claudio Abbado”, istituito dal Ministero dell’Università e della ricerca per sostenere la formazione artistica promuovendone le eccellenze. L’evento (il Conservatorio ha ospitato le prove finali della sezione Musica da Camera) è preziosa occasione non solo per avere in città i giovani più promettenti del panorama nazionale, ma anche per assistere a una imperdibile rassegna musicale organizzata in collaborazione con gli altri conservatori d’Italia.

L’iniziativa è realizzata con il patrocinio di: Regione Autonoma della Sardegna, Provincia di Cagliari, Comune di Cagliari – Assessorato alla Cultura, Musei civici di Cagliari, Cagliari 2015, Associazione culturale Orientare, T Hotel.

Conservatorio di Cagliari 35 copia

Grande partecipazione di cittadini domenica 3 maggio all’escursione “Per un Buon Cammino” che, a partire dalla piazza Sella di Iglesias, ha consentito ai partecipanti di raggiunto la cappella di Santa Barbara della chiesa di San Francesco, il monastero del Buon Cammino, il sito del neolitico antico di Monte Casula e il grande scavo di Cungiaus, fino ad arrivare alla chiesa di Santa Barbara del villaggio minerario di Monteponi dove si è conclusa l’escursione con la celebrazione della Santa Messa. (vedi foto allegate)

La straordinaria e inaspettata partecipazione dei cittadini è stata favorita da una bella giornata di luce e di sole che ha esaltato i colori e i profumi della fitta macchia mediterranea che tappezza le belle e antiche colline che circondano la città medievale di Iglesias dalle quali è possibile ammirare l’incantevole paesaggio che si apre verso la valle del Cixerri.

Con tale escursione, aperta come al solito alla partecipazione gratuita di tutti i cittadini, l’Associazione Pozzo Sella ha proseguito nell’impegno che sta mettendo in atto nell’ambito del Protocollo d’intesa per la costruzione del Cammino Minerario di Santa Barbara dopo che la Giunta regionale ha inserito lo stesso itinerario nel Registro dei Cammini di Sardegna e degli itinerari turistici, religiosi e dello spirito.

Anche questa nuova escursione, con la quale l’Associazione Pozzo Sella ha partecipato alla 7ª Giornata Nazionale dei Cammini, è stata finalizzata principalmente a promuovere e far conoscere ai cittadini lo straordinario patrimonio storico-culturale, naturalistico-ambientale, socio-antropologico e religioso presente lungo il Cammino Minerario di Santa Barbara.

BUON CAMMINO 13

BUON CAMMINO 1 BUON CAMMINO 2 BUON CAMMINO 4 (1) BUON CAMMINO 6 BUON CAMMINO 7 BUON CAMMINO 9 BUON CAMMINO 10 (1) BUON CAMMINO 11 (1) BUON CAMMINO 12  BUON CAMMINO 14 BUON CAMMINO 15 BUON CAMMINO 16 BUON CAMMINO 17 BUON CAMMINO 18

Il Consiglio comunale di Carbonia è stato convocato dal presidente, Ignazio Cuccu, in seduta straordinaria, per mercoledì 13 maggio, alle 17.30. I punti all’ordine del giorno sono sei: interrogazioni e interpellanze; approvazione del regolamento finalizzato al riordino dei procedimenti di accertamento di compatibilità paesaggistica e dei pareri sulle istanze di condono edilizio (art. 32 della legge 47/85); regolamento per la concessione di contributi ed altri benefici economici per lo svolgimento di manifestazioni sportive; mozione del protocollo n° 13486 del 23 aprile 2015 “Spesa dei fondi provinciali”; e, infine, due deroghe sulla distanza e sull’incremento volumetrico relative alla proposta progettuale per la realizzazione di un punto di ristoro a Bacu Abis.

Consiglio comunale Carbonia

Su Pranu 2

L’assessorato della Cultura del comune di Portoscuso, nell’intento di evidenziare ulteriormente la specifica identità del proprio paese e di far emergere il radicamento dell’elemento culturale e delle tradizioni, ha appoggiato la realizzazione del progetto “La storia siamo noi”, proposto dalla Scuola Primaria di Via Nuoro.

Il progetto ha visto i bambini protagonisti nel ricevere dagli adulti un patrimonio di preziosi valori, abilità, tecniche e segreti del passato per poter essere essi stessi parte della storia e poterla tramandare a loro volta alle generazioni future. Durante l’anno scolastico 2014/15, due giorni alla settimana, i bambini sono stati guidati in questo interessante percorso dagli amici dell’Associazione culturale Sa Fabbrica. Con loro hanno realizzato molteplici manufatti nei laboratori dell’argilla, del tombolo, del ricamo, delle nasse e dei cestini.

La cerimonia di chiusura del progetto e di predisposizione della mostra dei lavori realizzati, si terrà venerdì 8 maggio, alle ore 15.30, nei locali de Su Pranu, a Portoscuso.

Copagri Sardegna lancia l’allarme sulla nuova legge sugli agriturismo, in discussione in Consiglio regionale.

La proposta di legge – secondo Copagri Sardegna – risolve alcuni problemi emersi in sede di attuazione delle precedenti norme e corregge, ad esempio, la stortura dell’elenco regionale dei fornitori. Tuttavia Copagri ha qualche perplessità, come già espresso alla commissione agricoltura in sede di audizione. In particolare sull’utilizzo dei prodotti aziendali, ritiene che la percentuale minima stabilita per l’utilizzo di prodotti  provenienti dall’azienda agricola sia eccessivamente bassa andando a indebolire il legame tra il consumatore ed il retroterra agricolo aziendale. Legame che si sostanzia non solo nell’atto della distribuzione di pasti o nell’offerta di alloggio, ma nella costruzione di più ricche relazioni di carattere sociale, educativo e culturale. È forte il rischio che le aziende agrituristiche vadano a produrre il proprio reddito prevalente con la ristorazione e non con la produzione agricola , come previsto dalle  norme vigenti, andando a configurarsi come attività di “turismo rurale” che ha altri riferimenti di carattere legislativo e fiscale. Non è raro il caso di aziende iscritte all’Albo Regionale che, contrariamente alla norma,  non seguono alcuna coltivazione o allevamento. Evidentemente sono carenti  i controlli volti a  verificare se effettivamente il reddito aziendale è in prevalenza derivante dalla produzione agricola.

Altro punto di debolezza è, nell’assegnazione dei “soli” (l’equivalente delle stelle in campo alberghiero), la previsione di autocertificazione della qualità che andrebbe, a garanzia del consumatore, affidata invece ad organismo pubblico terzo.

Il testo legislativo abbraccia numerosi aspetti legati alla multifunzionalità delle aziende agricole, Copagri ritiene quindi indispensabile che il testo unificato sia integrato per consentire alle imprese agricole di potersi dedicare  alla sistemazione ed alla manutenzione del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura ed al mantenimento dell’assetto idrogeologico, alla gestione e realizzazione di lavori, opere e servizi in ambito forestale, così come previsto dai decreti legislativi n. 228/01 (art. 15) n. 227/01 (art. 7) e dalla legge n. 97/94 (art. 17).

Inaugurazione piscina 2

Nel primo mese di attività dopo la riapertura, la Piscina comunale di Carbonia ha ottenuto ottimi risultati. il numero delle iscrizioni, infatti, sta velocemente raggiungendo quota 450. Considerato che l’attività ha avuto inizio quando la stagione sportiva era avviata da diversi mesi, il numero delle iscrizioni non può che essere molto soddisfacente. Dopo circa un anno di chiusura della struttura, i primi risultati raggiunti danno ampiamente ragione alla determinazione dell’Amministrazione comunale e all’impegno della Società Antares (gestore dell’impianto), che sono riusciti a restituire alla Piscina comunale il giusto ruolo nel panorama sportivo della città e del territorio.

Se il trend positivo di questo primo mese si confermerà anche nel prossimo futuro, è facile prevedere un numero di iscrizioni molto più alto di quello attuale, sempre più vicino a quello che si registrava nelle annate migliori.

«L’Amministrazione comunale di Carbonia – dice l’assessore dello Sport, Fabio Desogus – sapeva sin da subito che la scelta di tenere chiusa la piscina per un lungo periodo avrebbe creato polemiche e attirato dure critiche. Vi era però la convinzione che prendere il tempo necessario per offrire un servizio più efficiente di quello passato, sarebbe stato garanzia di un servizio migliore e sarebbe stato accolto positivamente dagli sportivi della città e del territorio. Grazie al lavoro dell’Ufficio tecnico e con il sostegno e i suggerimenti della Giunta e della Commissione consiliare competente abbiamo portato avanti un progetto di gestione della Piscina che non grava sulle tasche dei cittadini e che restituisce alla nostra Comunità e al territorio un servizio di alto livello. I numeri stanno dando ragione alle nostre scelte. Un grazie particolare – conclude Fabio Desogus -, oltre agli sportivi e a tutti coloro che stanno utilizzando la Piscina comunale, va alla Società Antares, che sta dimostrando di credere fortemente nel progetto e si sta impegnando, insieme a noi, per migliorarlo giorno dopo giorno.»

Consiglio regionale 38 copia

E’ in corso, in Consiglio regionale, il dibattito sul Testo Unificato in materia di agriturismo, ittiturismo e pesca turismo. La seduta, stamane, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione sul titolo, gli articoli e gli emendamenti relativi al Testo unificato nn. 58-79-107-115-121-122/A (Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998).

Non essendoci iscritti a parlare sul titolo il presidente lo ha messo in votazione ma, essendo stato chiesto lo scrutinio elettronico palese ha sospeso la seduta, come da regolamento, per dieci minuti.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha approvato il titolo della legge con 46 voti favorevoli. Successivamente, l’Assemblea ha approvato i primi 3 articoli della legge, respingendo tutti gli emendamenti presentati.

Sull’art. 4 (Prodotti utilizzabili nella somministrazione di pasti, alimenti e bevande), il relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Attività produttive, ha annunciato il parere favorevole sugli emendamenti n. 19 (“Somministrazione di almeno il 35% dei prodotti propri dell’azienda”), 29 e 39 (“Tracciabilità dei prodotti”), aggiungendo che, attraverso un emendamento orale successivo, si provocherà la decadenza degli altri.

In sede di discussione generale sull’art. il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipedentzia) ha espresso il suo dissenso dall’orientamento della commissione per quanto riguarda il tetto del 30% sui prodotti impiegati dalle aziende agrituristiche. Dopo una riflessione, ha affermato, «ho votato quel testo obtorto collo, ma in realtà ritengo preferibile eliminare ogni riferimento percentuale perché è sufficiente indicare che i prodotti devono essere provenienti da materie prime sarde ed aggiunge che gli alimenti devono essere all’80% sardi certificati». Se usciamo da questo perimetro, ha continuato, «dobbiamo evitare di creare difficoltà agli operatori ed in ogni caso andare oltre il 30% è sbagliato, anche osservando le realtà delle altre Regioni».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha sottolineato che iniziano emergere i nodi di fondo della legge, «a partire dalla definizione di azienda agricola ed agrituristica; agriturismo deve servire da integrazione del reddito aziendale e da strumento di promozione dei territori, deve avere una specificità superiore e diversa rispetto alla ristorazione ed anche i prodotti propri devono necessariamente essere superiori». Questa è la ratio, ha precisato, «della nostra proposta del 50%, perché mettiamo al centro i valori dell’azienda che sono i suoi prodotti, altrimenti siamo nel campo della ristorazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha osservato che il ruolo dell’azienda agrituristica è connesso all’azienda agricola, come previsto anche dal codice civile, «però chi ha solo un frutteto non può automaticamente esercitare l’agriturismo, ecco il significato del tetto del 50% da assegnare alle produzioni locali; gli agriturismi sono gli ambasciatori dell’agricoltura dei nostri territori e della nostra ruralità, portatori di valori non sono negoziabili». Metterli in discussione,a detto ancora, «significa mettere a rischio l’agricoltura sarda e la nostra storia di eccellenza, andando ad approvare una legge inutile e pericolosa». Rubiu ha infine espresso dure critiche sull’azione dell’assessorato sui problemi del carburante agricolo agevolato e sul recente bando dell’Expo, definito «troppo complesso e restrittivo».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha sottolineato che «questa legge è stata voluta da tutto il Consiglio regionale e, dato che con questo articolo si chiarisce cosa deve  somministrato alla clientela, entra in gioco un messaggio forte da rivolgere all’esterno, mangia sardo e compra sardo». Sotto questo aspetto, a giudizio di Cherchi, «il testo ha una lacuna relativa alla percentuale troppo bassa in relazione ai prodotti locali da impiegare perchè il 35% indicato dalla maggioranza è troppo basso; occorre invece arrivare almeno al 50% per assicurare che buona parte della produzione dell’azienda finisca sulla tavola dei clienti».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha messo in evidenza che «dopo il superamento dell’albo dei fornitori previsto dalla legge precedente, bisogna andare avanti in modo coerente mentre invece è venuto fuori un minestrone; già nell’art 4 l’elemento centrale della qualità dell’azienda agrituristica viene annacquato attraverso la bassa percentuale di prodotti che viene richiesta». «Veneto, Friuli e Basilicata sono al 70% – ha ricordato Crisponi – la Sardegna non può accontentarsi della metà; inoltre, se si facesse un approfondimento su normativa regionale ci si renderebbe conto che il 35% di Toscana e Lazio nasce da un basso numero di coperti medio ed oltretutto il tetto altissimo dei pasti assegnato alle aziende crea una situazione fuori dalla realtà». Identità, genuinità e valori delle buone produzioni, ha concluso il consigliere dei Riformatori, «sono finiti nel nulla mettendo a rischio una reputazione storica della Sardegna».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha rimarcato la necessità di dare un “perimetro certo” alla norma ed ha polemicamente domandato quale sarà la differenza tra un ristorante tipico e un agriturismo all’indomani dell’approvazione del provvedimento in discussione in Consiglio regionale. «La differenza – ha dichiarato l’esponente della minoranza – sarà solo nel diverso regime fiscale a vantaggio dell’agriturismo». Carta ha sottolineato come con l’articolo 4 si debba definire con chiarezza che cosa deve essere  un agriturismo e la differenza rispetto alle altre attività della ristorazione, deve essere rappresentata dall’obbligo per l’azienda agrituristica a somministrare i prodotti della propria azienda. «Invece – ha proseguito il capogruppo dei Quattro Mori –  si riduce la soglia della produzione propria, riducendo così sempre più la differenza tra l’agriturismo e il ristorante tipico». Per Carta, la soglia della produzione propria per l’agriturismo deve essere innalzata almeno al 50% ed ha auspicato, in conclusione del suo intervento che la legge in discussione contenga linee chiare e non equivoche sulla materia.

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha ricordato che la definizione di agriturismo ai sensi della legge nazionale n. 96/2006 ed ha affermato che «paradossalmente l’attività agrituristica è consentita anche a chi fa forestazione». Il consigliere della maggioranza ha definito la soglia del 35% di produzione propria “una quota equilibrata” ed ha contestato la veridicità dei dati annunciati da alcuni esponenti della minoranza a proposito delle altre normative regionali in materia di agriturismo. «Il 35% è una misura di compromesso – ha concluso Tendas – ferma restando la volontà di incentivare la produzione e il consumo dei prodotti sardi, come dimostrano le premialità, indicate nelle norma, a favore di chi somministra più del 35% di prodotti di produzione propria».

Il relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd) ha ricordato l’importanza dell’articolo 4 del testo unico ed ha ribadito come “il mondo dell’agriturismo in Sardegna sia variegato” e contempli diverse situazioni produttive del mondo agricolo. «Il 35% di produzione propria – ha concluso Lotto – è una misura congrua che va incontro alle esigenze di tutti ed è tale da dare risposte alle diverse necessità di un sistema articolato e per certi versi complesso».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Prc) ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto nella competente commissione consiliare ed ha auspicato «che le risorse destinate all’agricoltura siano destinate al mondo agricolo e non a società ibride della ristorazione agricola». «L’azienda agricola – ha affermato l’esponente della maggioranza – ha tutto il diritto di diversificare le proprie attività ma proporrei di farlo attraverso la creazione di un apposito ramo d’azienda avente per oggetto le attività proprie della ristorazione e del commercio».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito l’invito rivolto all’intero Consiglio perché si lavori per approvare una buona legge ed a questo proposito ha invitato i colleghi a riflettere se e quanto le soglie indicate nel testo unico e negli emendamenti in discussione, siano adeguati ed efficaci a salvaguardare gli interessi della Sardegna. «L’agriturismo non è un obbligo – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma è una possibilità». «Capisco il rischio di chiusura per molte realtà agrituristiche – ha proseguito Dedoni – ma serve non far perdere l’immagine della Sardegna». In conclusione del suo intervento il capogruppo dei Riformatori sardi a dichiarato di essere contrario alla soglia indicata nel testo unico, pari al 20%, riferita alla possibilità di somministrare negli agriturismo  prodotti che arrivano al di fuori dell’Isola.

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, si è detta concorde con l’esigenza di garantire la valorizzazione dei prodotti del territorio sardo ed ha affermato che le proposte contenute nell’articolo 4 “vanno proprio in questa direzione”. L’assessore ha quindi spiegato di aver valutato, insieme con i preposti uffici regionali, la possibilità di elevare la soglia indicata per le produzioni proprie ma di aver constatato il rischio di contravvenire alle disposizioni nazionali in materia di agriturismo. «Riteniamo che la soluzione del 35% – ha dichiarato Elisabetta Falchi – contempli le diverse posizioni in campo e garantisca un’alta qualità del prodotto offerto negli agriturismo della Sardegna».

Il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha quindi proposto all’Aula un emendamento orale all’emendamento n. 19 ed ha sottoposto all’esame del Consiglio la sostituzione alla lettera a) delle parole “acquistate direttamente” con la parola “prodotte”.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, constatato l’accoglimento delle modifiche all’emendamento 19 proposte dal consigliere Lotto ha annunciato la votazione dell’emendamento n. 19.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha quindi annuncia il voto contrario all’emendamento ed ha denunciato “un cortocircuito” tra le posizioni espresse dall’assessore dell’agricoltura, dal suo gruppo di riferimento in Consiglio e all’interno della maggioranza. «Non è sufficiente girare la fregola all’Expo’ per sostenere le aziende sarde – ha concluso Locci – ma bisogna farlo concretamente con misure efficaci e questa legge era una buona occasione per dimostrare davvero di voler valorizzare le nostre produzioni innalzando al 50% il limite minino per le produzioni proprie».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha escluso contraddizioni tra quanto affermato dai rappresentanti dei Rossomori, dalla Giunta e dalla maggioranza. «C’è un dibattito in corso – ha spiegato Usula – ma la direzione è chiara ed è quella di favorire l’agricoltura sarda». Il capogruppo del centrosinistra ha ricordato che solo il 18% degli alimenti consumati nell’Isola è prodotto in Sardegna ed ha affermato che con la soglia minima del 35% si favorisce il consumo dei prodotti sardi. «Magari – ha concluso Usula – tale percentuale fosse riscontrabile anche negli alberghi e nei ristoranti dell’Isola».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha affermato che con l’approvazione della norma si rischia «di non rendere un buon servizio all’immagine della Sardegna». «Dobbiamo avere aziende agrituristiche strettamente connesse ai prodotti della terra sarda – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e valorizzare il nostro territorio ed è per questo che chiediamo di elevare dal 35% al 50% il limite minimo per le produzioni proprie». «Vogliamo un territorio che alimenta gli agriturismo – ha concluso Tedde – e un agriturismo che promuovono il territorio ed è per questo che diciamo no “pizza-turismo”».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato voto contrario ed ha invitato il relatore Luigi Lotto ad una rilettura dell’emendamento 19 perché – a giudizio dell’esponente della minoranza – nella formulazione delle lettere a) e b) alle aziende si consente di fatto di rendere vano il limite della soglia del 35% per le produzioni proprie. «Di fatto – ha concluso Crisponi – spalanchiamo le porte per lo sbarco dei maialetti dell’olanda negli agriturismo della Sardegna».

Il consigliere di “Soberania e Indipendentzia”, Paolo Zedda, ha ribadito l’obiettivo di potenziare le aziende agricole esistenti in Sardegna ed ha contestato le soglie di produzione propria delle aziende agrituristiche indicate da alcuni consiglieri della minoranza, in riferimento alle normative in vigore nelle altre regioni italiane ad incominciare dalla Basilicata, la Calabria, l’Umbria e il Trentino.

Voto contrario all’emendamento n.19 ha annunciato il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. Con questa legge  non si sta facendo un’operazione meritoria indirizzata verso l’accoglienza – ha detto l’esponente dei Quattro Mori – il Consiglio sta semplicemente prendendo atto che tutti, in Sardegna, possono fare agriturismo».

Ha quindi preso la parola l’on. Dedoni (Riformatori), che ha detto: «E’ importante davvero capire che cosa il codice civile intenda per imprenditore agricolo. Da lì discendono le conseguenze, anche per la legge che abbiamo noi in esame. Noi non siamo contrari alle altre produzioni ma dobbiamo favorire la produzione in Sardegna. Auguri a chi deve interpretare questa norma».

Per l’on. Rubiu (Udc), che ha annunciato il voto contrario all’emendamento 19, «non siamo qui per dare licenze a chicchessia».

L’on. Pizzuto (Sel) considera «questo emendamento un passo avanti importante, anche per l’economia agricola dell’Isola». Invece, l’on. Pittalis (Forza Italia) ha detto: «Imparate a ragionare da sardi, smettetela di guardare sempre al Trentino e ad altre regioni che nulla c’entrano con noi».

L’emendamento 19 è stato approvato e sono dunque decaduti gli emendamenti in contrasto. Approvato anche il testo dell’articolo, con un emendamento orale dell’on. Lotto(Pd) che solleva la soglia dei prodotti sardi da utilizzare negli agriturismo dall’80 all’85%. Approvati anche gli emendamenti aggiunti 20, 29 e 39, con il parere favorevole della commissione competente.

Anche il testo dell’articolo 5 e 6 è stato approvato, con alcuni emendamenti.

Sull’articolo 7 sono stati presentati alcuni emendamenti, anche sostitutivi totali che riguardano il numero dei coperti mensili massimi e dei posti letto. L’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato che “gli articoli 4 e 7 sono il cuore della legge, nel corso dei lavori di commissione abbiamo trovato una sintesi che ci trova tutti concordi”.    

Per l’on. Crisponi (Riformatori) «con il consenso del Consiglio regionale gli agriturismo sono diventati ristoranti e chissà cosa diventeranno i ristoranti».

L’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il voto a favore: «Se riuscissimo a portare questi numeri nelle strutture agrituristiche faremmo tutti un affare». L’on. Lotto (Pd) ha affermato che «ogni azienda agricola dovrà trovare da questa legge un punto di riferimento serio».

Per l’on. Dedoni (Riformatori) «c’è differenza tra liberalizzare ed essere criminali. I prodotti sardi devono rappresentare la totalità della ristorazione negli agriturismo».

Approvato anche l’articolo 7, così come modificato dall’emendamento sostitutivo totale.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’art 8 (Lavorazione di carni, latte e prodotti derivati. L’unico emendamento presentato al testo dell’art (Arbau e più) è stato ritirato dai presentatori su richiesta del presidente della Commissione Attività Produttive.

Sul merito dell’art.8 è intervenuto il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi che ha invocato maggiore cautela nella trattazione dell’argomento alla luce dei nuovi scenari europei. «Occorre valutare bene norme e regolamenti comunitari – ha detto Crisponi – lo stesso problema si porrà nella discussione dell’art9 sulla macellazione dei capi di bestiame».

Su questo punto è intervenuto il presidente della Commissione Luigi Lotto che, accogliendo le sollecitazioni di Crisponi, ha annunciato una richiesta di rinvio della discussione dell’art.9 in modo da «superare alcune criticità».

L’Aula ha quindi approvato l’art. 8 e deciso la sospensione dell’esame dell’art. 9.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione gli art.10 (Norme igienico sanitarie) e 11 (Classificazione delle aziende agrituristiche) entrambi approvati.

Si è passati successivamente all’esame dell’art 12 (Definizioni di ittiturismo e pesca turismo).

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato i colleghi a una riflessione sui contenuti dell’articolo. «C’è una norma-quadro che disciplina le attività di ittiturismo definendole attività di pesca professionale – ha detto Tedde –  per questo settore sarebbe servita una legge ad hoc. Si rischia di approvare una disposizione  non in linea con la normativa nazionale».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’articolo che ha ottenuto il via libera dall’Aula.

Si è passati poi all’esame dell’art 13 (Prodotti utilizzabili nella somministrazione di pasti, alimenti e bevande).

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito il concetto espresso nel precedente intervento: «Il problema – ha detto – è relativo alla legge quadro n. 4 del 2012 che disciplina il settore della pesca e dell’acquacoltura. La norma fa rientrare nelle attività di pesca professionale anche l’ittiturismo e la pesca turismo. Per questi settori si chiede che la prevalenza dei prodotti utilizzati deve essere di produzione propria. Questo principio contrasta con la legge che si sta approvando che prevede invece l’utilizzo del 35% dei propri prodotti». L’articolo è stato approvato per alzata di mano.

Disco verde anche per gli articoli 14(Locali per attività di ittiturismo), 15 (Disciplina dell’attività di ittiturismo), 16 (Definizione dell’attività di fattoria didattica) e 17(Offerta formativa).

Rinviata invece la discussione dell’art. 18 (Definizione dell’attività di fattoria sociale) su richiesta del consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia).

L’Assemblea ha poi approvato in rapida successione gli art. 19 (Spazi per attività di fattoria didattica e sociale), 20 (Connessione e complementarietà), 21 (Dichiarazione unica di avvio di attività produttiva per l’esercizio della multifunzionalità in campo agricolo e ittico), 22 (Comunicazione di avvio di attività di pesca turismo), 23 (Disponibilità di un operatore qualificato), 24 (Formazione e abilitazione), 25 (Attività di studio, di ricerca e formazione professionale), 26 (Albo regionale della multifunzionalità delle aziende agricole e ittiche), 27 (Osservatorio regionale sulla multifunzionalità), 28 (Obblighi), 29 (Vigilanza e controlli), 30 (Sospensione e revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività) e 31 (Sanzioni amministrative pecuniarie).

Rinviata, come per gli art 9 e 18, la discussione dell’art 32(Direttive di attuazione).

Via libera, infine, al testo degli art 33 Abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998), 34 (Norma transitoria), 35 (Norma finanziaria), 36 (Entrata in vigore).

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto di mettere subito in discussione il provvedimento sugli ammortizzatori sociali in deroga e chiesto chiarimenti sui tempi per l’esame della mozione sull’inceneritore di Tossilo presentata dal centrodestra.

Sul primo punto, il presidente  Ganau ha chiarito che il testo della legge è ancora all’attenzione degli uffici, mentre sul secondo si esprimerà la conferenza dei capigruppo.

I lavori del Consiglio regionale riprendono nel pomeriggio alle 16.00.

L’assessorato regionale del Turismo ha pubblicato l’elenco delle domande ammissibili del bando sugli aiuti per lo sviluppo del prodotto turistico tematico “cicloturismo”.
L’intervento attuativo della linea 4.2.4.d del Po Fesr prevede la concessione di aiuti in regime “de minimis” al fine di potenziare le imprese turistiche sarde operanti nel settore del cicloturismo per adeguarsi a requisiti minimi di qualità e di sostenibilità ambientale stabiliti da un disciplinare, favorendo la costituzione di forme di aggregazione tra imprese, propedeutica alla creazione di un club di prodotto regionale “Cicloturismo”.