24 July, 2024
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Municipio di Cagliari 890 copiaMunicipio e via Manno 0Il Municipio di Iglesias copia

Cinquantuno comuni in Sardegna e due in Piemonte, quasi settecento monumenti aperti gratuitamente in sette settimane e raccontati da oltre undicimila volontari. Questi i principali numeri della diciannovesima edizione di Monumenti Aperti, apertasi il 18 e 19 aprile a Mango e Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo.

Anche quest’anno la manifestazione attraverserà dunque il mare per coinvolgere il Piemonte dove, oltre ad essere confermata la presenza di Santo Stefano Belbo, si aggiunge la partecipazione del comune di Mango.

Monumenti Aperti è ormai considerato un appuntamento fisso non solo perché è una straordinaria occasione di riscoperta del territorio e delle proprie radici, contribuendo ad accrescere la consapevolezza delle ricchezze archeologiche, storiche ed ambientali, ma anche perché è un’importante opportunità di crescita e sviluppo turistico.

La manifestazione ha raggiunto una notevole maturità. Con questa edizione si contano ben 115 comuni che almeno una volta hanno attivato la manifestazione sul proprio territorio. L’obiettivo è quello di rafforzare ogni anno sempre di più l’identità collettiva e il senso di appartenenza alla propria comunità, e conseguentemente stimolare nelle giovani generazioni la conoscenza della propria storia e un comunitario impegno per la salvaguardia del nostro patrimonio ambientale, culturale e artistico.

Questo il calendario completo dell’edizione 2015:

18/19 aprile

Mango (Cuneo) – Santo Stefano Belbo (Cuneo)

25/26 aprile

Nuoro

2/3 maggio

Carbonia – Gonnosfanadiga – Guspini – Ploaghe – Sadali – San Gavino Monreale – Sanluri – Santa Giusta – Sardara – Villamassargia

9/10 maggio

Cagliari – Oristano – Sassari – Settimo San Pietro

16/17 maggio

Alghero – Calasetta – Capoterra- Iglesias – Marrubiu – Portoscuso – Porto Torres – Sant’Antioco – Sennori – Serramanna – Siddi – Tortolì/Arbatax – Uras – Villacidro – Villanovafranca

23/24 maggio

Bitti – Bosa – Dolianova – Monserrato – Olbia – Pula – Quartu Sant’Elena – Quartucciu – San Giovanni Suergiu – Soleminis – Teulada – Telti

30/31 maggio

Buggerru – Carloforte – Cuglieri – Fluminimaggiore – Gonnesa – Ozieri – Selargius – Serdiana

 

Paolo Fresu, una delle figure più emblematiche del jazz contemporaneo, si racconterà agli studenti e agli appassionati di eventi musicali mercoledì 29 aprile, alle ore 10.00, all’Università IULM di Milano. Sarà un incontro ravvicinato tra il grande musicista e gli studenti, un’occasione per conoscere un artista di fama internazionale che non ha mai dimenticato le sue radici sarde e che anzi, proprio a partire da queste, ha costruito la propria identità musicale e ha ideato Time in Jazz, uno degli eventi più noti (è giunto alla ventottesima edizione) e caratteristici della scena musicale contemporanea.

Paolo Fresu ha iniziato a suonare a undici anni nella Banda musicale di Berchidda – il proprio paese natale – e da allora non ha mai smesso di sviluppare il proprio talento: nel 1990 ha vinto il premio “Top Jazz” indetto dalla rivista “Musica Jazz” come miglior musicista, miglior gruppo (Paolo Fresu Quintet) e miglior disco (“Live in Montpellier”); nel 1996 il premio come miglior musicista europeo e il prestigioso “Django d’Or” come miglior musicista di jazz europeo; nell’anno 2000 ha ricevuto la nomination come miglior musicista internazionale. Docente e responsabile di diverse importanti realtà didattiche nazionali e internazionali, ha suonato in ogni continente e con i nomi più importanti del jazz (e non solo) degli ultimi trent’anni.

Time in Jazz è la testimonianza del suo attaccamento alla terra d’origine ed è anche l’oggetto principale della conversazione che avrà luogo presso il nuovo auditorium dell’Università IULM. È anche il motivo per cui l’esperienza di Fresu si è intrecciata con il percorso di studi della Facoltà di Arti, Turismo e Mercati di IULM, che ha promosso e organizzato l’incontro assieme al gruppo di lavoro di Time in Jazz.

L’incontro del 29 aprile – gratuito e aperto a tutti – è infatti al centro di un piccolo nucleo di eventi che prevede anche una mostra sulla storia di Time in Jazz, un percorso sonoro e una degustazione di vini tipici della Gallura. Al termine il quartetto di Paolo Fresu, Devil Quartet, con Bebo Ferra (chitarra), Paolino Dalla Porta (contrabbasso) e Stefano Bagnoli (batteria), terrà una jam session di improvvisazione musicale.

Time in Jazz 2011 - Paolo Fresu tra le vigne (foto Massimo Schuster) m Time in Jazz 2013 - Joshua Redman in concerto a Telti (foto Massimo Schuster)

Centro direzionale Iglesias

L’Amministrazione comunale di Iglesias, in accoglimento della deliberazione della Giunta regionale del 10 marzo, ha disposto la riapertura dei termini per la presentazione delle domande di partecipazione al bando per l’assegnazione di contributi a sostegno di inquilini morosi incolpevoli, con l’adeguamento dei criteri precedentemente disposti.

I richiedenti devono essere titolari di un contratto di locazione ad uso abitativo regolarmente registrato, avere un Isee non superiore a € 35.000,00 o un reddito derivante  da regolare attività lavorativa con un valore ISEE non superiore a € 26.000,00.

Il richiedente deve inoltre dimostrare la perdita o la consistente riduzione della capacità reddituale, tenendo presente che l’evento relativo alla morosità può essersi verificato anche in precedenti annualità rispetto al 2014.

Le domande potranno essere presentate entro il 30 aprile presso l’Ufficio Protocollo di via Isonzo. Il bando e il modulo di domanda sono disponibili presso gli uffici del Servizio Sociale di via Argentaria, presso l’Ufficio Relazioni con il pubblico e sul sito istituzionale all’indirizzo www.comune.iglesias.ca.it . L’Ufficio Amministrativo dei Servizi Sociali di Via Argentaria è disponibile per informazioni e chiarimenti.

Giornata di protesta a Cagliari, per commercianti, artigiani e lavoratori delle società in house delle Province. I commercianti e gli artigiani arrivati dal Sulcis hanno manifestato davanti al Palazzo della Regione, in Viale Trento, per rivendicare interventi della Regione per frenare la devastante crisi che ha travolto il settore ormai da alcuni anni.

I rappresentanti dei lavoratori delle società in house delle Province hanno manifestato davanti al Palazzo del Consiglio regionale, in Via Roma. Con i delegati sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Usb, hanno chiesto di avere certezze sul loro futuro occupazionale, in vista del riordino sugli enti locali, già all’attenzione della commissione Autonomia del Consiglio.

Proprio ieri la Giunta regionale ha stanziato un milione di euro per finanziare e garantire i servizi svolti dalle società in house e partecipate delle Province, con l’approvazione di una delibera che fissa i criteri e le modalità di ripartizione della somma, che verrà stanziata applicando i criteri del fondo unico (art. 10 L.R. 2 del 2007).

Palazzo del Consiglio regionale 3 copiaPalazzo della Regione 4 copia

I presidenti della Prima e Seconda Commissione del Consiglio regionale Francesco Agus (Sel) e Gavino Manca (Pd) apriranno un confronto con la Giunta sull’aggiudicazione della gara d’appalto per i servizi di vigilanza e di parcheggio nelle strutture regionali. La necessità di un approfondimento è stata sollecitata dai due presidenti al termine delle audizioni, in seduta congiunta, dell’assessore agli Enti locali,Cristiano Erriu, e dei sindacati. «Serve una soluzione che rispetti la dignità dei lavoratori – hanno detto Agus e Manca – il nuovo appalto, per alcuni di loro, comporterà un taglio delle retribuzioni del 50%».

«I tagli non dipendono da noi – ha spiegato Erriu – abbiamo dovuto ridurre la dotazione finanziaria nel rispetto delle disposizioni statali che hanno comportato una sforbiciata di 700 milioni di euro per i bilanci delle Regioni. Il nuovo appalto, per il quale sono stati aggiudicati due lotti su tre (mancano le province di Sassari e della Gallura,) prevede un risparmio di 2,5 milioni di euro all’anno. Abbiamo scelto di mantenere inalterati i livelli occupazionali ma con minori risorse le società aggiudicatrici non potranno garantire gli stessi stipendi».

Il nuovo appalto, vinto da un’associazione temporanea di imprese (Coopservice e Sicur Italia) prevede meno servizi di vigilanza armata e più servizi di portierato. I vigilantes armati sono passati da 128 a 92 mentre è aumentato il numero dei guardiani e dei portinai. Per questi ultimi, il cambio d’appalto ha portato anche alla modifica dei contratti in peius con conseguente riduzione degli emolumenti ( da 17.900 a 13.000 euro all’anno). La sorte peggiore è toccata alle 36 guardie armate che hanno dovuto subire un cambio di mansione e accettare il nuovo contratto: da vigilantes guadagnavano 1400 euro lordi, da portinai ne percepiranno invece 730, con un taglio lineare del 50%.

«Il tipo di contratti li decidono le imprese – hanno spiegato il direttore generale dell’assessorato agli Enti locali, Antonella Giglio, e la responsabile del servizio provveditorato Cinzia Lilliu – l’inserimento di clausole sociali non può travalicare il principio della libera impresa.»

I sindacati di categoria hanno accusato la Regione di eccessiva “leggerezza” nella definizione del bando. «Il risparmio per le casse regionali è stato fatto sulla pelle dei lavoratori – hanno detto i rappresentanti di categoria – gli utili per le aziende rimarranno invece invariati. Adesso c’è il rischio che il modello venga replicato anche in altri appalti».

Forti perplessità sulla conclusione della vicenda sono state espresse dai commissari della Prima e Seconda Commissione. Rossella Pinna (Pd) ha manifestato «profondo imbarazzo per un’operazione portata avanti da una Giunta di centrosinistra. I vigilantes sono trattati peggio dei lavoratori extracomunitari».

Stesso giudizio da parte di Piero Comandini (Pd):  «La Regione non sta facendo una bella figura. Quando si fa un nuovo appalto non ci si può basare solo sul mantenimento dei livelli occupazionali, occorre chiedersi che tipo di lavoro si garantisce, alcuni lavoratori si troveranno sotto la soglia della povertà».  

Daniele Cocco (Sel) e Paolo Truzzu (FdI) hanno chiesto una soluzione dignitosa per tutti, mentre per Salvatore Demontis (Pd) il problema sta nell’applicazione dei contratti: «La Regione – ha detto – non può dare lavoro a tutti ma deve garantire condizioni eque ai lavoratori».

Il punteruolo rosso

Lunedì 27 aprile, dalle ore 10.00, l’aula magna del Dipartimento di Agraria, a Sassari, ospiterà l’incontro tecnico sul tema della “Lotta al punteruolo rosso delle palme”.
L’incontro organizzato dall’assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente, dal Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e dalla Provincia dell’Ogliastra nell’ambito del Programma regionale di lotta al punteruolo rosso della palma, prevede le seguenti comunicazioni:
– notizie sulla biologia e la diffusione di Rhynchophorus ferrugineus (a cura di Pietro Luciano, Arturo Cocco e Gavino Delrio, Università di Sassari)
– la lotta chimica applicata in Sardegna per il contenimento del punteruolo rosso delle palme (a cura di Giorgio Falchi e Paolo Mura, Provincia dell’Ogliastra)
– prospettive di lotta biologica al punteruolo rosso delle palme (a cura di Eustachio Tarasco, Università di Bari).
A conclusione dell’incontro si terrà una dimostrazione pratica di un intervento di endoterapia.
L’incontro è aperto ai tecnici delle Amministrazioni pubbliche e agli operatori impegnati nella salvaguardia del verde pubblico e dei giardini privati.

Emilio Usula copia

Il consigliere di Emilio Usula, esponente del gruppo Soberania-Indipendentzia, ha illustrato in una conferenza stampa i contenuti di un’interpellanza, sottoscritta da 18 consiglieri di maggioranza, sulla situazione dei vertici dell’Istituto Zooprofilattico di Sassari.

«Se vogliamo che la Sardegna sia una terra indenne da epidemie e malattie che mettono in pericolo la sopravvivenza del nostro settore zootecnico – ha detto Usula -, dobbiamo restituire piena efficienza a tutti gli strumenti di intervento della Regione, a cominciare dall’Istituto Zooprofilattico. Non vogliamo puntare il dito contro nessuno ma chiediamo chiarezza”, ha precisato Usula, “perché su alcune vicende che hanno riguardato il vertice dell’Istituto, dall’indagine sui vaccini adulterati contro l’epidemia della lingua blu che ha coinvolto il rappresentante del Ministero della salute nel cda Romano Marabelli al suo attuale ruolo effettivo nell’organo di governo, dalla possibile illegittimità delle delibere fin qui adottate alla stessa reputazione dell’ente presso il mondo delle campagne, esistono secondo noi alcune anomalie sulle quali occorre fare piena luce.»

«L’ultima riunione del Cda dello Zooprofilattico – ha ricordato Usula – risale al novembre del 2014 e, in quella sede, Marabelli è stato considerato assente giustificato nonostante avesse presentato le dimissioni fin dal mese di luglio; proprio in quella riunione, inoltre, venne deliberata l’assegnazione delle premialità a tutto il personale per gli anni 2012 e 2013 e perfino per il 2014 ancora in corso, tutte circostanze che alimentano dubbi e perplessità”».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha inoltre osservato che «il Consiglio regionale ha già indicato dal dicembre scorso i due componenti del Cda di sua competenza mentre il ministero della Salute non ha ancora espresso il suo rappresentante, avallando di fatto una situazione di stallo resa ancora più grave dal fatto che, per ricostituire l’intera catena di comando dell’Istituto in base alla riforma nazionale, vanno designati il nuovo direttore generale ed i vertici dei settori sanitario ed amministrativo». C’è di più, ha proseguito Cocco: «Recentemente non è stato rinnovato il contratto ad un gruppo di lavoratori con motivazioni contraddittorie; esiste insomma una situazione di inefficienza complessiva dell’ente che bisogna risolvere al più presto anche per il ruolo dello Zooprofilattico nel campo della salute animale come soggetto di coordinamento delle unità di crisi per il contrasto alle epidemie».

Il consigliere del Centro democratico Roberto Desini ha sottolineato la necessità che i problemi dell’Istituto “emergano” in tutta la loro complessità, rivendicando anche attraverso l’interpellanza «l ruolo di controllo del Consiglio sugli atti dell’amministrazione regionale».

Per il consigliere dell’Irs Gavino Sale «il settore dell’agroalimentare, caratterizzato positivamente da una presenza giovanile cresciuta del 19%, è strategico nell’azione di governo della maggioranza; di qui l’urgenza di poter disporre di un Istituto Zooprofilattico nella pienezza delle sue funzioni invertendo radicalmente la tendenza che vede la Sardegna con una facoltà di veterinaria fra le più importanti d’Italia mentre, nello stesso tempo, l’Isola è la Regione con gli animali più ammalati, spesso a causa di epidemie importate dall’esterno».

Secondo Paolo Zedda, consigliere di Soberania-Indipendentzia, «occorre intervenire sia sulla sostanza che sull’immagine dell’agricoltura sarda, che deve essere messa nelle condizioni di esprimere le potenzialità di una terra di produzione genuine e di alta qualità; per questo è indispensabile la piena efficienza di tutte le strutture che la Regione può mettere in campo e l’Istituto Zooprofilattico è certamente fra queste».

Primavera Sulcitana 5

Il porchetto sardo, dopo la firma dello specifico protocollo tra Regione  e Ministero in deroga alle normative vigenti in materia di peste suina africana, può prendere la strada di EXPO 2015, ma è un risultato soltanto a metà. «Copagri Sardegna prende atto dell’impegno profuso dagli assessori della Sanità e Agricoltura e da alcuni parlamentari sardi -commenta l’associazione agricola -, ma il risultato è senz’altro deludente».

Dal protocollo si capisce che mezza Sardegna resta esclusa e che il porchetto avrà diritto di cittadinanza solo entro il recinto di EXPO: sono infatti vietate «la vendita e la commercializzazione all’esterno». Il porchetto quindi potrà semplicemente essere presentato, ma quale ricaduta economica può avere l’azione promozionale per i produttori e per le aziende di trasformazione sardi se i consumatori non potranno trovarlo da nessuna parte fuori della Sardegna? Il prodotto non utilizzato dovrà essere smaltito come prodotto in categoria 1 secondo la normativa comunitaria, come se fosse materiale altamente pericoloso.

«Ora chiediamo – afferma Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri – per l’ennesima volta: se il prodotto termizzato alle condizioni imposte dall’Unione Europea, non può più trasmettere la peste suina, non ha alcuna importanza da dove proviene e quindi ha poco senso escludere alcune aree della Sardegna, perché non può essere venduto regolarmente? Il protocollo, inoltre, non fa riferimento ai prodotti stagionati per almeno 190 giorni – incalza Cirronis – parliamo dei prosciutti che dopo tale periodo non presentano più tracce di peste suina.Vanno bene le restrizioni, ma quando si esagera, si esagera».

Rincara la dose Pietro Tandeddu, coordinatore regionale di Copagri: «Non è con le soluzioni punitive che si conquista la fiducia degli allevatori per la lotta alla peste suina. Certo, siamo pienamente convinti anche noi, non solo il Ministero o la Regione, che va data priorità all’attuazione del  piano regionale di eradicazione, che contiene elementi innovativi, ma si registra già qualche ritardo nella sua attuazione. Da circa due mesi attendiamo dal responsabile dell’Unità di Progetto i chiarimenti e un giudizio sulle proposte avanzate in relazione all’ordinanza di febbraio, e aspettiamo anche notizie in merito alla predisposizione dei calendari comunali per la regolarizzazione degli allevamenti abusivi onde poter svolgere le necessarie azioni di sensibilizzazione e convinzione».

Copagri chiede inoltre che si mettano a disposizione le risorse già programmate per l’ammodernamento delle strutture di allevamento e si provveda a programmare le risorse (10 milioni di euro) messe a disposizione del comparto dalla legge di assestamento del bilancio 2014.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Proseguono, in Consiglio regionale, le audizioni sulla riforma degli Enti locali. La 1ª commissione (Autonomia) ha sentito in mattinata i sindacati autonomi (Usb – pubblico impiego) e, successivamente, in seduta congiunta con la 2ª commissione (Lavoro), i rappresentanti dei lavoratori delle società in house delle province.

Le Unioni Sindacali di Base hanno espresso forte preoccupazione per l’impostazione del DL n. 176 presentato dalla Giunta. Luca Locci (Usb) ha evidenziato il rischio che la riforma porti a un taglio pesante dei livelli occupazionali e a un conseguente abbassamento della qualità dei servizi offerti. «C’è il pericolo concreto che gran parte del personale vada in esubero – ha detto Locci – serve un’attenta analisi delle funzioni per capire quali potranno essere gestite dalle unioni e quali riportate in capo alla Regione». S€econdo il rappresentante dell’Usb, alcuni servizi dovranno essere necessariamente regionalizzati o gestiti da un ente intermedio: «Impensabile trasferire ai comuni le competenze in materia di ambiente, strade e servizi per l’impiego».  

Enrico Rubiu (Usb) ha ricordato che l’abolizione delle province è stata una scelta della politica italiana in controtendenza rispetto al resto d’Europa. «Tutti gli altri paesi del Vecchio Continente continuano a mantenere i livelli istituzionali intermedi e a dotarli delle risorse necessarie per lo svolgimento delle loro funzioni – ha detto Rubiu – non è solo un problema di costi ma di efficientamento dei servizi». Perplessità da parte di Rubiu anche sulle Città Metropolitane che «potrebbero portare alla desertificazione amministrativa dei territori».

Il presidente della Prima Commissione, Francesco Agus, ha ricordato che il disegno di legge della Giunta è stato approvato lo scorso 15 gennaio, prima del via libera da parte del Governo alla legge di stabilità. «L’esecutivo Renzi, con quel provvedimento, ha tolto l’acqua ai pesci – ha detto Agus – sottraendo importanti risorse per la riqualificazione del personale. La Commissione proporrà delle modifiche al DL 176 che tengano conto delle novità introdotte dalla legge di stabilità. C’è il massimo impegno da parte nostra perché vengano assicurati i livelli occupazionali e garantiti i servizi finora erogati dalla province».   

Subito dopo l’audizione dei sindacati, la Prima e la Seconda Commissione hanno sentito, in seduta congiunta, i rappresentanti dei lavoratori delle società in house delle province.

Ignazio Ganga (segreteria regionale Cisl) ha chiesto un’integrazione del Dl 176 che permetta di risolvere la situazione dei dipendenti: «I contratti sono differenti, serve una soluzione che tuteli i l’occupazione».

Pierfranco Piredda (Fisascat-Cisl) ha indicato due priorità: il reperimento delle risorse necessarie per tutto il 2015 e la creazione di una società regionale in house che inglobi quelle provinciali. «Dal 1° luglio non ci sarà più alcune copertura finanziaria. La procedura di licenziamento avviata dalla Multiss di Sassari per 97 dipendenti deve essere fermata. L’accentramento dei servizi consentirebbe un risparmio di alcuni milioni di euro».

Per Caterina Cocco (Filcams-Cgil) «deve essere chiaro quali funzioni verranno trasferite ai comuni e quali alla Regione. Altrimenti si rischia il caos e a pagarne le conseguenze saranno soprattutto i lavoratori».

Sergio Codonesu (Filcams-Cgil) ha evidenziato la necessità di trovare una soluzione per tutte le società: «Non serve operare per singoli casi, la situazione è drammatica per tutti. La vertenza è complessa, occorre riflettere bene sul provvedimento che si andrà ad approvare».

Concetto condiviso dai rappresentanti della Uiltucs Andrea Lai e Giampiero Manai che hanno auspicato una soluzione definitiva per i lavoratori. «Basta con i provvedimenti tampone. La fase transitoria del passaggio del personale dalle province ai comuni è la più delicata, occorre garantire il lavoro e i servizi».

Vincenzo Monaco (Css) ha sollecitato un’approvazione in tempi rapidi del Disegno di legge di riforma: «Il via libera deve arrivare entro giugno, altrimenti si perderanno definitivamente i posti di lavoro».

Stessa preoccupazione da parte di Giusy Pittalis (Filcams-Cgil), secondo la quale «c’è il pericolo concreto che i privati mettano gli occhi su alcuni servizi finora garantiti dalle società in house».

I consiglieri del Pd Roberto Deriu e Pietro Comandini hanno chiesto ai sindacati indicazioni precise sulle risorse necessarie per garantire il servizi per tutto il 2015 e suggerimenti sulle funzioni da affidare ai comuni o da riservare a un ente superiore.

I sindacati hanno ribadito la convinzione che un accentramento delle competenze potrà garantire un risparmio dei costi e un miglioramento dei servizi senza però indicare cifre precise sulla dotazione finanziaria necessaria alle attività del 2015.

Franco Sabatini (presidente della Commissione Bilancio) ha ribadito l’esigenza di definire un quadro economico preciso per individuare le risorse indispensabili a tenere in piedi le società. «In ogni caso non sarà possibile assorbire i dipendenti nel ruolo unico regionale».

Antonello Peru, a nome del gruppo di Forza Italia, ha annunciato la presentazione di una proposta di legge per promuovere la collaborazione tra le diverse società. «In questo provvedimento – ha detto Peru – ci sono le soluzioni per garantire un futuro sereno ai lavoratori».

Secondo Roberto Desini (Cd) «non è pensabile delegare alcune funzioni ai comuni. Meglio pensare a un ente di secondo livello».

Daniele Cocco (Sel) ha invece ricordato gli impegni assunti in campagna elettorale per la salvaguardia di tutte le buste paga dei lavoratori in house. «La prima cosa da fare è risolvere le emergenze a partire dal pagamento della cassa integrazione del 2014 e del 2015».

Per Salvatore Demontis (Pd) la soluzione di un’unica società regionale non è auspicabile ma, per tutelare lavoratori e garantire qualità dei servizi, occorrerà pensare a un livello di gestione superiore rispetto a quello comunale».

Il presidente della Seconda Commissione Gavino Manca (Pd), dopo aver ricordato la drammatica situazione della Multiss di Sassari, ha chiesto notizie sullo stato finanziario delle altre società provinciali.

I sindacati hanno chiarito che la partita riguarda tutte le realtà in house. «Il lavoro sarà assicurato ancora per poche settimane. Dal primo luglio – hanno detto i sindacalisti – le società non avranno nessuna copertura».

L’assessorato dell’Igiene e sanità e dell’assistenza sociale ha pubblicato il bando di concorso per l’ammissione al corso triennale di formazione specifica in medicina generale 2015-2018.  Al corso saranno ammessi 30 laureati in medicina e chirurgia, abilitati all’esercizio professionale, ai quali sarà richiesta la frequenza a tempo pieno.
Le domande di ammissione, secondo il modulo appositamente predisposto, dovranno essere inviate tramite raccomandata con ricevuta di ritorno entro il 21 maggio 2015 all’assessorato dell’Igiene e sanità e della assistenza sociale, in via Roma 223, a Cagliari.