22 July, 2024
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Matteo Renzi copia 2

Ieri è entrato in vigore l’obbligo della fatturazione elettronica per tutta la Pubblica Amministrazione.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha annunciato la novità nella sua pagina facebook.

«Da oggi la fatturazione elettronica è obbligatoria per tutta la Pubblica Amministrazione – ha scritto Matteo Renzi -. Significa una rivoluzione digitale che coinvolgerà altri 12.000 enti locali, tra Regioni, Province, Comuni, ma anche scuole, università e Camere di Commercio. A giugno, nella prima fase della sperimentazione, erano già stati coinvolti 9000 enti della PA centrale. Questo cambiamento epocale porterà grandi risparmi di tempo e denaro non solo per lo Stato (e parliamo di circa 1,5 miliardi di euro l’anno), ma anche per le aziende che che lavorano con la Pubblica Amministrazione, Significa un rapporto più semplice e più trasparente, con il controllo della spesa da parte dello Stato e con la certezza dei tempi di pagamento per le aziende. Questo è un pezzo fondamentale della riforma della PA, che la rende più moderna, più efficiente, più vicina alle esigenze del cittadino e delle imprese.»

«Da oggi 31 marzo 2015 si estende a tutte le PA l’obbligo di fatturazione elettronica, relativo alle cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate dalle imprese. Anche gli Enti locali non potranno quindi accettare fatture emesse o trasmesse in forma cartacea, così come già fanno i Ministeri, le agenzie fiscali ed gli enti nazionali di previdenza e assistenza che utilizzano la fatturazione elettronica già dallo scorso 6 giugno. Obiettivo – ha concluso il presidente del Consiglio -, la semplificazione della procedura amministrativa nel rapporto tra pubblica amministrazione e fornitori, in un’ottica di trasparenza, monitoraggio e rendicontazione della spesa pubblica.»

Traghetti Arbatax e La Maddalena copia

Parte alle 9.40 da Carloforte (per Calasetta, a causa dell’interruzione dei collegamenti con Portovesme, per il fortissimo vento di maestrale che stamane soffia a 35 km/h) il corteo di protesta dei carlofortini contro la privatizzazione della Saremar.

La delegazione tabarchina raggiungerà Cagliari, dove scenderà in piazza con una grande manifestazione organizzata «contro l’arroganza della Regione e contro altra disoccupazione per un servizio marittimo pubblico». La FILT CGIL ha messo a disposizione due autobus in collaborazione con l’associazione turistica Pro Loco, per favorire la massima partecipazione possibile.

All’origine della protesta, com’è noto, c’è la convinzione che il progetto dell’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, non riconosca il diritto sacrosanto alla mobilità delle persone e delle merci, dimenticando che l’unica strada percorribile per i cittadini delle isole sia il mare.

Ricordiamo ancora che il Consiglio regionale, in una delle prossime sedute,affronterà l’esame della mozione n. 113 presentata da 13 consiglieri, primi firmatari Luca Pizzuto (SEL) e Pietro Cocco (PD), già calendarizzata due volte e poi rinviata per la concomitanza con l’esame del disegno di legge sul nuovo Piano Casa.

La mozione impegna il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e la Giunta regionale:

1) a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti atti ad evitare la privatizzazione totale della Saremar e/o a mantenere pubblica la proprietà maggioritaria, in particolare riconoscendo la funzione sociale del trasporto marittimo con le isole minori e la necessaria permanenza del servizio in ambito pubblico o a maggioranza pubblica;

2) ad aprire un tavolo tecnico di confronto e coordinamento per agevolare lo studio della procedura di parziale privatizzazione della Saremar, evidenziando la centralità di una soluzione che tuteli l’utenza e i lavoratori;

3) a comunicare ufficialmente gli atti di cui alla successiva deliberazione regionale al Governo e all’Unione europea, unitamente ad una relazione sulle motivazioni sociali, economiche e giuridiche che sono alla base della sua adozione.

Traghetti Arbatax e La Maddalena 2 copia

Domani, mercoledì 1 aprile, i carlofortini scenderanno in piazza con una grande manifestazione a Cagliari, organizzata «contro l’arroganza della Regione e contro altra disoccupazione per un servizio marittimo pubblico». La FILT CGIL metterà a disposizione due autobus (prenotazioni al n° 0781 854009 – Pro Loco, mail: prolococarloforte@gmail.com).

All’origine della protesta c’è la convinzione che il progetto dell’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, non riconosca il diritto sacrosanto alla mobilità delle persone e delle merci, dimenticando che l’unica strada percorribile per i cittadini delle isole sia il mare.

Ricordiamo che il Consiglio regionale in una delle prossime sedute affronterà l’esame della mozione n. 113 presentata da 13 consiglieri, primi firmatari Luca Pizzuto (SEL) e Pietro Cocco (PD), già calendarizzata due volte e poi rinviata per la concomitanza con l’esame del disegno di legge sul nuovo Piano Casa..

La mozione impegna il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e la Giunta regionale:

1) a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti atti ad evitare la privatizzazione totale della Saremar e/o a mantenere pubblica la proprietà maggioritaria, in particolare riconoscendo la funzione sociale del trasporto marittimo con le isole minori e la necessaria permanenza del servizio in ambito pubblico o a maggioranza pubblica;

2) ad aprire un tavolo tecnico di confronto e coordinamento per agevolare lo studio della procedura di parziale privatizzazione della Saremar, evidenziando la centralità di una soluzione che tuteli l’utenza e i lavoratori;

3) a comunicare ufficialmente gli atti di cui alla successiva deliberazione regionale al Governo e all’Unione europea, unitamente ad una relazione sulle motivazioni sociali, economiche e giuridiche che sono alla base della sua adozione.

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Questo pomeriggio il Consiglio regionale ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 19 (“Interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente”) del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il consigliere Giorgio Oppi, per fatto personale, ha dichiarato di non voler essere associato a quanti hanno usato il termine “marchetta” in senso offensivo. «Non si tratta – ha spiegato – di un qualcosa legato agli uffici di collocamento o alla prostituzione ma di proposte formulate in stretta relazione con propri elettori, che poi magari molto spesso (per non dire quasi sempre) venivano respinte; nessun significato offensivo, dunque, tanto è vero che il termine si usa comunemente anche in parlamento».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha illustrato il parere della commissione sui numerosi emendamenti presentati. La giunta ha espresso parere conforme tranne che per quelli per i quali la commissione ha invitato i proponenti al ritiro; in questo caso il parere è contrario.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, sull’ordine dei lavori, ha prima ricordato che l’articolo scritto originariamente dalla Giunta, modificato dalla commissione, poi modificato dalla stessa Giunta con questa ultima stesura gravata da una valanga di emendamenti, chiede che l’articolo sia riportato in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha sottolineato che «è vero che la questione è stata già sottoposta ma è quanto mai fondata perché è evidente che i continui stravolgimenti del testo e degli emendamenti rappresentano una vera e propria anomalia, tanto più perché riferiti ad un passaggio della legge di grande importanza». «La maggioranza – ha protestato Pittalis – su questo punto è stata reticente fin dall’inizio e non si comprende la ragione di questi ripetuti interventi, se non con la grande incertezza di molte delle sue componenti su una materia così complessa e delicata; quanto ai tempi che si stanno allungando questo accade solo perché il Consiglio sta facendo quello che avrebbe dovuto fare la commissione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato invece che «la commissione ha fatto il suo lavoro e non è necessario alcun rinvio, il gran numero di emendamenti è dovuto all’opposizione che sotto questo aspetto fa il suo mestiere; quindi l’Aula può procedere regolarmente nei lavori».

La proposta di sospensiva, messa ai voti, è stata respinta.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ricordato che, alcuni momenti fa, i media hanno dato la notizia che la disoccupazione è aumentata di un punto e la ricchezza delle famiglie è calata del 30, dati ancora più preoccupanti se consideriamo che in Italia la ricchezza è data dal valore dei terreni e degli immobili». «Questi ragionamenti – ha aggiunto Floris – furono a suo tempo alla base del piano casa e sono attualmente al centro della strategia del governo nazionale che sta cercando di semplificare mentre qui stiamo facendo leggi punitive». «La maggioranza – ha sostenuto ancora Floris – sta distruggendo da sola un patrimonio costruito insieme, cosa che non accadeva nemmeno al tempo dei grandi partiti e del Pci, che era un partito in molte cose ferreo; il gran numero di emendamenti presentati dalla maggioranza arrivano dall’esterno del Consiglio regionale ma un partito non si può sostituire alle istituzioni per fare le leggi».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito l’articolo in esame il punto centrale della legge, «il cuore di una legge che non ha niente a che vedere con il Piano casa e che, fin dall’inizio, fa emergere la proposta restrittiva della maggioranza in materia di premialità volumetriche». In realtà, ha osservato il consigliere, «la maggior parte del territorio regionale suddiviso nelle diverse zone è escluso dagli incrementi volumetrici cancellando di fatto tutta la normativa precedente ed i suoi risultati in termini di sviluppo economico». Per fare un esempio concreto, ha spiegato il consigliere, «in pratica nei centri storici non c’è alcuna premialità tranne che in presenza del piano particolareggiato adeguato al Ppr, cioè neanche un comune in Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, in apertura, ha affermato «che si sarebbe aspettato dal capogruppo del Pd Cocco un passo per accogliere la proposta del consigliere Carta ma purtroppo non è successo, forse per la troppa disattenzione verso le categorie economiche, produttive e sindacali; tutto sacrificato sull’idea della custodia del paesaggio sostenuta dalla maggioranza secondo la quale l’edilizia non è fattore di sviluppo ma una attività da archiviare insieme a tutte le professionalità collegate ed alle tecnologie, alle storie ed alle esperienze di questo settore economico, tutto archiviato senza discussione». «Noi comunque ci saremo – ha concluso Tunis – punto per punto e riga per riga».

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in evidenza che «le ragioni che allora spinsero la maggioranza ad evitare la proroga del Piano casa furono un semplice calcolo politico, nascosto dalla foglia di fico della volontà di arrivare ad una legge organica che alla fine non è arrivata». Gli incrementi volumetrici previsti, ha lamentato, «sono modesti ed accettabili solo dove i Puc è adeguato al Ppr, e già così nessuno presenterà un progetto perché non c’è alcun vantaggio concreto; poi c’è un calvario pesantissimo da affrontare negli uffici tecnici e nessun riconoscimento per gli interventi migliorativi dell’efficienza energetica, insomma dei tanti annunci non è rimasto più nulla».

Il consigliere Fasolino (Fi) ha definito l’articolo 19 “il fulcro” del Dl 130 ed ha dichiarato di attendere che si realizzi la volontà annunciata della maggioranza al confronto “sui temi caratterizzanti la norma”. Giuseppe Fasolino ha quindi ricordato le posizioni espresse a proposito dell’edilizia dalla maggioranza. «Lo scorso  novembre – ha affermato l’esponente della minoranza – avete annunciato la proroga del piano casa con qualche miglioramento, poi invece avete detto che il piano casa non esiste più e quindi avete promesso di tener conto dei contributi delle categorie produttive e delle organizzazioni dei professionisti». A giudizio di Fasolino, la prima proposta in materia di edilizia formulata dall’assessore dell’Urbanistica “era ragionevole” ma poi, ha aggiunto il consigliere di Fi, la proposta è stata stravolta da una velina trasmessa anche alla commissione. «Il risultato finale – ha concluso Fasolino – è che oggi cancellate gli incentivi e confermate un approccio ideologico al tema dell’edilizia e dell’urbanistica».

Ha quindi assunto la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai (Sel) che ha concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, sull’ordine dei lavori. Il consigliere di Fi ha fatto presente che non è stato né discusso e né approvato il titolo secondo del Dl 130.

Il vice presidente Lai, dopo essersi consultato con gli uffici, ha affermato che i titoli della legge saranno posti in votazione al termine della votazione della legge. «E’ una decisione – ha proseguito Lai – assunta dalla presidenza».

Il consigliere Tedde ha replicato con l’invito al vice presidente Eugenio Lai perché “assuma una decisione in autonomia” ed ha rimarcato che “il titolo di questa serie di norme è identico al capo primo e questo non è possibile”.

Il presidente dell’assemblea ha quindi invitato il consigliere Tedde a proseguire nel suo intervento e l’esponente di Forza Italia ha definito “inammissibile” proporre il titolo nella formulazione identica al capo primo. Tedde ha parlato di un generale “disorientamento” provocato – così ha dichiarato anche “dalla bizzarra conduzione dei lavori in Aula”. Nel merito dell’articolo 19, l’esponente della minoranza ha sottolineato che non si discute la proposta originaria della giunta ma quella stravolta dalla commissione e modificata ulteriormente dagli emendamenti della giunta. «Così – ha affermato Marco Tedde – invece dell’articolo 19 si discute dell’emendamento della giunta all’articolo 19». «L’Aula – ha concluso il consigliere di Fi – ha perso la sua autonomia e  la maggioranza è etero diretta».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha salutato la presenza in Aula dell’assessore alla Salute ed ha ricordato le differenti politiche poste in campo dal centrosinistra e dal centrodestra nell’ultimo decennio. «Nel 2004 – ha spiegato Crisponi – con la legge salvacoste si sono persi 17mila posti di lavoro e oggi si segnalano dati che denotano difficoltà  che non seguono i positivi effetti (oltre 4.000 occupati) prodotti dal piano casa approvato nel 2009». L’esponente della minoranza ha definito il Dl 130 “una legge canaglia” ed un “minestrone” di impegni disattesi, confermati dalla presentazione di un “malloppo” di emendamenti che sconvolge l’intero impianto normativo. «I nostri emendamenti – ha concluso il consigliere dei Riformatori – sono frutto di un serio lavoro per tentare di raddrizzare le storture da voi proposte: non è possibile che tutto debba essere respinto e liquidato come inutile  strumentale».

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha definito l’articolo 19 «una legge all’interno della legge e rappresenta in sintesi il vostro piano casa». La consigliere della minoranza ah quidni ricordato i positivi risultati ottenuto con l’applicazione del legge 4 («ha consentito ai sardi di migliorare il patrimonio edilizio e ha aiutato il comparto dell’edilizia in tempi di profonda crisi»). Alessandra Zedda ha quindi domandato alla maggioranza il perché insiste nel non voler migliorare l’articolo 19 e l’intero disegno di legge. L’onorevole Zedda ha definito il provvedimento in discussione “un compromesso al ribasso” ed ha evidenziato il livello insignificante di premialità volumetriche. «La vostra legge – ha concluso Alessandra Zedda – si rivelerà una legge boomerang per il centrosinistra».

Il consigliere, Stefano Tunis (Fi), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha domandato alla presidenza di rendere note eventuali decisioni assunte in sede di coordinamento, come quelle comunicate a proposito delle successive votazioni dei titoli di legge.

Il vice presidente Lai ha comunicato che non sono state assunte altre decisioni oltre a quelle rese note a seguito della segnalazione del consigliere Tedde.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha dichiarato che l’articolo 19 non “migliora e non riqualifica” il patrimonio immobiliare esistente e “punisce” i “cittadini sardi”. L’esponente della minoranza ha sottolineato che il provvedimento in discussione esclude dalle possibile e inadeguate premialità volumetrica le zone E e le zone F. «Escludete e penalizzate – ha dichiarato Peru – un’altra volte gli operatori dell’agricoltura e del comparto turistico ricettivo». Il consigliere di Fi ha parlato di “pianificazione a macchia di leopardo” ed ha ribadito che i livelli di premialità contenute nell’articolo 19 sono tali da non incentivare alcun intervento sul patrimonio immobiliare sardo. «Con 23 metri quadri di premialità – ha spiegato Peru – nessuno ha interesse ad aprire un cantiere in casa e l’articolo 19 non darà alcun risultato».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda Giorgio Oppi che ha bocciato senza mezzi termini l’art. 19: «Il Dl 130 è pura ideologia applicata all’urbanistica – ha detto Oppi – lo dimostra l’esclusione delle zone agricole e turistiche dagli interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente . Sembra quasi che vogliano tutelare dei paradisi naturalistici ma non è così. La reale condizione del patrimonio edilizio delle zone turistiche e agricole è diversa, escludere a priori questi stabili è una scelta scellerata».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha invitato i consiglieri di minoranza a decidere in autonomia. «Ho sentito parlare nei precedenti interventi di clima circense, ho l’impressione che il vero domatore (riferimento chiaro al segretario del Pd Renato Soru ndr) non frequenti quest’Aula».

Truzzu ha poi criticato la tattica dilatoria adottata dalla maggioranza: «Rimandare determina due risultati: si vive nel futuro e si riempie la vita di cose inutili – ha affermato il consigliere di minoranza – lo si è fatto, in passato, con il Piano Casa, lo si fa ora in attesa di una legge urbanistica».

Concetto condiviso dal capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha poi criticato duramente l’impianto dell’art. 9: «E’ una norma cambiata in corso d’opera, la proposta originaria della Giunta è stata modificata da una sottocommissione. Nell’art. 19 mancano le zone E e F. Perché? Forse per consentire a qualcuno di intervenire su aspetti non disciplinati?». Dedoni ha poi rivolto un monito al centrosinistra: «Il giudice vero di questa legge saranno gli elettori»

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ribadito la necessità di riportare il testo del Dl 130 in Commissione. «Il problema è la presentazione da parte della Giunta dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 da cui poi è discesa una mole di emendamenti. Qualcuno ha parlato di spending review per giustificare i vincoli a costruire nelle zone agricole. Ciò consentirebbe ai comuni di risparmiare per esempio sulla raccolta dei rifiuti. Non è così». Carta ha poi invitato i consiglieri di maggioranza ad avere più coraggio nell’affermare le proprie idee. «La sintesi interna – ha detto – dovrebbe sempre guardare all’interesse generale».

E’ quindi intervenuto il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha ribadito il giudizio negativo nei confronti del Dl 130 già espresso nei precedenti interventi. «Anche l’art. 19 non si differenzia dagli altri. Non si trovano soluzioni razionali per i cittadini, i problemi dei sardi, delle imprese, dei lavoratori si aggraveranno». Rubiu si è poi soffermato sul comma 4 dell’art. 19 che prevede una premialità del 5% per gli incrementi volumetrici finalizzati all’efficientamento energetico. «E’ una premialità ridicola – ha sostenuto Rubiu – le opere di efficientamento sono molto costose, con il 5% di incremento volumetrico nessuno farà interventi». Critiche anche al comma 5 che prevede il 10% di premialità se l’intervento riguarda l’intera unità immobiliare. «Lo ha già previsto Renzi, questa legge non porta nessuna innovazione. L’esclusione delle zone agricole e turistiche  – ha proseguito Rubiu – comporterà un’ulteriore spopolamento delle zone interne».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha dato la parola al capogruppo di Sel Daniele Cocco. «Abbiamo capito che questa legge non vi piace – ha detto Cocco rivolgendosi alla minoranza – il centrosinistra ha raggiunto una sintesi. Visto l’andamento del confronto sarà difficile trovare un accordo, le nostre posizioni sono lontane, fatevene una ragione, smettiamola di parlarci addosso, approviamo la legge e passiamo ad altri provvedimenti urgenti come la riforma degli Enti Locali».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «non esistono margini per nessun accordo perché vogliamo che la responsabilità ricada per intero su di voi; noi abbiamo fatto proposte che avete sempre respinto a cominciare dalla proroga del Piano casa e con questa legge state facendo un danno ai sardi e un grande regalo all’opposizione, gli elettori si ricorderanno di ciò che avete fatto e vi toglieranno la fiducia». «Inoltre – ha proseguito Pittalis – c’è lo stravolgimento di tutte le richieste formulate dai portatori d’interesse dell’economia sarda: avete confinato l’agricoltura in un ruolo residuale, avete mortificato l’autonomia dei comuni nella programmazione e nel governo del territorio, avere complicato le procedure per ottenere i permessi di costruire in controtendenza con la legislazione europea e nazionale, state impedendo ogni azione di miglioramento del patrimonio esistente, emerge ancora una volta una visione burocratica e centralista che noi continueremo a combattere».

Conclusa la discussione generale, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’emendamento n. 218 (soppressivo totale dell’art. 19)

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori), riprendendo la metafora pasquale, ha invitato la maggioranza «a bere fino all’ultimo il calice; questa legge aggrava tutti i problemi dell’edilizia in Sardegna aggiungendo ulteriore burocrazia, mettendo in piedi un gigantesco deterrente rispetto ad ogni iniziativa».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) citando l’intervento di un esponente del Pd nella legislatura 2004/2008 ha parlato dei «temi della libertà e dello sviluppo sui quali il centro sinistra deve fare un aggiornamento programmatico sul governo della Regione, in particolare per la legge urbanistica e per i paesi che si stano spopolando». «Questo discorso – ha concluso Floris – è stato pronunciato in occasione delle dimissioni di Soru da presidente della Regione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha parlato di «legge truffaldina che contiene una grande trappola, il suo contenuto reale nemmeno si conosce perché con un emendamento la Giunta cambia qualcosa e qualcosa no; condividete gli incrementi volumetrici dovete capire che dovete tornare alla versione della legge predisposta nel novembre scorso».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «la maggioranza non può rimproverarci di non essere stati propositivi, questa legge dimostra che non avete ascoltato l’opposizione ma neanche le categorie produttive, il mondo delle professioni e del lavoro; siete voi che pensate di avere la verità in tasca, oppure siete obbligati a farlo e vi piegate a qualche volontà esterna».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) favorevole alla soppressione dell’articolo, ha detto che «non tutto è da buttare ma la protervia è inaccettabile; le proposte sugli aumenti volumetrici sono privi di logica, vi siete confrontati in commissione con tutte le associazioni di categoria e poi non avete accolto nemmeno una delle proposte che vi sono state presentate».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato che «non è vero come dice Cocco che questa legge non piace alla minoranza, non piace ai sardi, a quelli che hanno votato noi ed anche a quelli che hanno votato voi; l’articolo va soppresso perché non fa niente per l’economia sarda ed anche perché vengono esclusi i cittadini che vivono in campagna e nelle zone turistiche, mentre per gli altri limitazioni solo  divieti inaccettabili, nessuno di questi tempi si mette le mani in tasca per non fare niente».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha attribuito all’articolo la volontà di riprendere «la logica punitiva applicata contro le zone agricole; che differenza c’è fra le zone agricole e quelle produttive che accolgono industrie, aziende artigiane e di servizi? Non c’è un minimo di equità e di equilibrio».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia, si è detto convinto che «ci starebbe tutta una riflessione anche per la sinistra che ha una rispettabilissima storia; dovreste essere quelli vicini agli ultimi ma di tutto questo la legge non ha recepito nulla, perché la sinistra ha spostato il centro della sua politica verso i grandi interessi tralasciando quelli della gente comune».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, contrario alla soppressione dell’emendamento, ha ribattuto alle accuse dell’opposizione spiegando che «l’articolo dice cose molto chiare, sulle zone B e C c’è un incremento del 20%, c’è un bonus del 5% per l’efficienza energetica, più un altro 10%, in tutto siamo al 45% e forse neanche il Piano casa arrivava a tanto; la storia di questo emendamento è tutta qui e, per le zone agricole e turistiche, da parte nostra non c’è nessuna chiusura alla discussione».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ricordato che «l’urbanistica è la madre di tutti i problemi dei comuni ecco perché bisogna scrivere leggi il più possibile chiare, l’emendamento 125 è grossomodo su questa linea ma ci sono ancora molte cose non chiare ed inoltre nelle zone industriali c’è un tetto insuperabile non applicabile a molte tipologie produttive».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, favorevole, si è soffermato su alcuni interventi precedenti, ricordando che il consigliere Daniele Cocco ha chiesto una sorta di resa della minoranza mentre il capogruppo del Pd Pietro Cocco sembra aver manifestato una apertura in particolare sulle zone agricole e turistiche. «Ma se è così – ha aggiunto – confrontiamoci sulle questioni concrete».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), anch’egli favorevole, ha dichiarato che «la legge non ci piace e sicuramente non piace a tanta gente che fuori dal palazzo attende risposte; ne approfitto per dire al Consiglio che è passata poco fa in parlamento la legge che accorpa le camere di commercio, così il consigliere Daniele Cocco si dovrà occupare anche di quei lavoratori oltre che dei dipendenti delle disciolte province».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito gli incrementi previsti dalla legge «asfittici, che non provocheranno quella scossa di cui l’economia sarda ha molto bisogno, la legge invece 4 del 2009 ha funzionato perché aveva un termine e quindi ha fatto correre gli investimenti privati». «Ma la cosa più grave – ha concluso – è che la maggioranza si è girata dall’altra parte davanti alle richieste del mondo associativo e produttivo».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «i conti del consigliere Pietro Cocco non tornano, sembrerebbe quasi che uno si possa costruire una casa nuova ma in realtà il 20% è riferito al limite medio di zona, cioè 23 metri quadrati o 27 al massimo; non si può imbrogliare l’intelligenza della gente, anche il contadino che fa uno più uno si rende conto della presa in giro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che a suo giudizio «Dedoni ha messo in difficoltà la maggioranza, perché se è vero quello che ha detto il capogruppo del Pd possiamo fermarci subito ma il problema è che nessuno ha letto le norme come ha fatto lui sommando le diverse premialità: i limiti ci sono eccome, oppure se abbiamo capito male e come ha detto Cocco si può arrivare al 45% complessivo scrivete il testo in modo diverso».

Non essendoci altri scritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 218, che il Consiglio ha respinto con 27 voti contrari, 1 voto favorevole e 1 astenuto.

Il presidente del consiglio ha quindi annunciato la messa in votazione dell’emendamento n.538 (Fasolino e più), parere contrario della commissione che emenda il sostitutivo totale n. 125 (presentato dalla Giunta) e propone al comma 3, lettera a) la soppressione delle parole “fino a un massimo di 70 metri cubi”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la parola per ribadire che in occasione della precedente votazione elettronica, nel tabellone dell’Aula non è apparso alcun voto positivo (luce verde) e che il consigliere Alberto Randazzo conferma di non aver partecipato alla votazione come il resto dei consiglieri della minoranza.

 Il presidente del Consiglio ha confermato la registrazione nel verbale di scrutinio del voto “verde” del consigliere Randazzo ed ha quindi concesso la parola all’esponente di Forza Italia.

L’onorevole Randazzo ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione ed ha sottolineato che l’apposita scheda non era neppure inserita in postazione.

Il presidente del Consiglio ha ricordato che in ogni caso la presenza del consigliere Randazzo non era determinante ai fini della verifica del l numero legale in Aula ed ha quindi concesso la parola al consigliere dell’Uds, Floris, per la dichiarazione di voto all’emendamento n. 538.

L’onorevole Floris (Sardegna-Uds) ha rivolto un nuovo appello alla riflessione e al confronto sul provvedimento in discussione ed ha denunciato il rischio che con l’approvazione del Dl 130 si crei un “mostriciattolo tecnico prima ancora che giuridico”. L’esponente della minoranza ha ricordato le norme e i provvedimenti in materia di edilizia, urbanistica e tutela del paesaggio varati a partire dagli anni ’70 e che hanno registrato innumerevoli disposizioni e un’infinità di norme “in cui è ormai troppo difficile districarsi”. «Oggi – ha concluso Floris – creiamo ulteriore confusione e faccio appello perché si possa trovare un’intesa su pochi e precisi punti».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 538 ed ha definito il testo di legge “un articolato restrittivo”. L’esponente della minoranza ha dichiarato che se non si cancelleranno le limitazioni nelle premialità (70 e 90 metri cubi) non ci si potrà confrontare nel merito con la maggioranza e il Dl 130 si confermerà una norma inaccettabile.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato voto a favore all’emendamento 538 («può aiutare a migliorare il provvedimento») ed ha ribadito la volontà di proceder con la cancellazione dei limiti dei 79 e 90 metri cubi.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato voto favorevole e ha sottolineato che il comma 5 dell’articolo 19 (incremento 10%) si riferisce ai parametri da adottare e non già non all’incremento volumetrico. «State per approvare una norma che avete rappresentato in altro modo – ha concluso Tedde – il che dimostra l’opportunità di una pausa di riflessione».

Il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento e ha confermato la volontà di partecipare nel merito alle modifiche del Dl 130. «Lo strumento che ci assegna il regolamento – ha spiegato l’esponente della minoranza – è la presentazione di emendamenti che non possono essere considerati una pratica ostruzionistica». Locci ha concluso ribadendo la proposta di cancellazione dei limiti di 70 e 90 metri cubi «perché vogliamo che si realizzi davvero una premialità per chi riqualifica la sua abitazione».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha definito il comma delle premialità come “il comma del vorrei ma non posso”. «C’è un limitatore – ha spiegato Tunis – una sordina che pone limiti all’ampiezza della misura che avete previsto». Il consigliere della minoranza ha domandato il perché del limite pari a 70 e 90 metri cubi e non numeri significativi che possano attribuire un valore economico corrispondente all’impegno economico per la riqualificazione degli immobili. «Se ci sono soluzioni tecniche è arrivato il momento di tirala fuori – ha concluso Tunis – raddoppiamo questi limiti. Questa è la nostra proposta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha replicato alle dichiarazioni del capogruppo del Pd, Pietro Cocco ed ha citato Fibonacci e anche l’eliocentrismo. «Anche il Papa allora negava l’evidenza – ha dichiarato Dedoni – così Pietro Cocco, che è il Papa del Pd in Aula, non può negare l’evidenza e affermare con la sommatoria delle premialità previste da questa norma si possa realizzare una nuova abitazione». Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato voto a favore dell’emendamento.   

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che le questioni di buon senso e la regola dell’esperienza insegnano che «una legge e gli strumenti in essa previsti hanno possibilità di successo nella misura in cui sono fruibili dai destinatari». «Voi introducete un sistema che non incentiva né premia chi investe per la riqualificazione del patrimonio immobiliare», ha concluso il capogruppo Pittalis.

Il capogruppo del Pietro Cocco ha quindi chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Ganau, ha accordato la sospensione e alla ripresa dei lavori in Aula ha posto in votazione l’emendamento 538 che è non è stato approvato con 29 voti contrari e 20 favorevoli.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento 537 (Fasolino e più) che sopprime il limite dei 90 metri cubi, emendando la proposta di modifica presentata dalla Giunta (n. 125).

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato che se davvero la maggioranza ha intenzione di migliorare il Dl 130 la strada passa per l’eliminazione del tetto massimo dei 90 metri cubi per gli immobili che ricadono nei Comuni che hanno adeguato il Puc al Ppr.

Il concetto è stato ripreso dal consigliere Oscar Cherchi (Fi) che ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 537.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha dichiarato di “intravedere in molti consiglieri della maggioranza la volontà di avvicinarsi ad una soluzione al tema sollevato dall’opposizione” e si augurato, dichiarando voto favorevole all’emendamento 537, che “maggioranza e opposizione non si ritrovino concordi solo nei freddi numeri delle premialità”.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci, ha dichiarato voto favorevole ed ha ribadito le ragioni espresse a proposito del superamento del limite dei 90 metri cubi, dai suoi colleghi di gruppo.

A favore dell’emendamento n. 37 è poi intervenuto il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) che ha manifestato l’esigenza di rivedere i limiti stabiliti per le zone B e C. «Sono vincoli che non hanno una ragion d’essere – ha detto Peru – una disposizione che non fa che confermare l’inutilità di questa legge».

Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso soddisfazione per le aperture arrivate dalla maggioranza durante la sospensione dei lavori e chiesto che la disponibilità si traduca in fatti concreti. «Siamo pronti a venirvi incontro ma dovete dimostrare di voler ascoltare la nostra voce».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha rivolto un invito alla maggioranza perché venga approvato l’emendamento che rimuove il limite sei 90 metri cubi per gli incrementi volumetrici nelle zone B e C dei comuni che hanno approvato i PUC. «Non mi sembra che su questo punto ci sia disponibilità da parte vostra – ha detto Zedda – cogliete questo ennesimo match point che vi offriamo».

Il capogruppo di Aps Gianluigi Rubiu ha invece smentito l’ipotesi di un’intesa tra maggioranza e opposizione. «Voi continuate con il vostro atteggiamento di chiusura, noi proseguiremo nella nostra battaglia».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha stigmatizzato l’atteggiamento della maggioranza che durante la pausa ha mostrato disponibilità ad accogliere i suggerimenti dell’opposizione e poi ha invece fatto un passo indietro sugli emendamenti proposti dalla minoranza.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato la maggioranza ad accogliere la proposta dell’opposizione. «Non è vero che gli incrementi possono essere del 45% – ha detto – finché rimangono i limiti dei 70 e dei 90 metri cubi gli incrementi sono minimi».

Appello al dialogo anche da parte del capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu: «Votate questo emendamento nell’interesse dei sardi».

Mario Floris (Uds) ha annunciato la sua astensione «per coerenza con quanto detto finora».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 537 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e 17 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 529 (Fasolino e più) che propone la soppressione della parte del comma 5 dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 che esclude, nelle zone industriali e artigianali, gli incrementi volumetrici degli immobili con destinazione abitativa, residenziale o commerciale.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Oscar Cherchi (Forza Italia) che dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’emendamento si è detto convinto della volontà della maggioranza di voler arrivare a un’intesa sul Dl 130.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 529 con scrutinio elettronico palese. Non essendo stato raggiunto il numero legale, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani mattina alle 10.00.

Una delibera approvata oggi dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, allarga il bacino dei destinatari dei fondi attualmente circoscritto al progetto “Ritornare a casa”: da 171 persone si passerà a circa 300, utilizzando parte dei fondi statali (4,6 euro su un totale di 9 milioni e 200mila euro) previsti per la non autosufficienza. Avranno diritto a ricevere i fondi per l’assistenza i pazienti che, valutati dalla Commissione “Ritornare a casa”, riportano almeno due dei parametri previsti per i gravissimi, ai quali sono invece destinati 15mila euro all’anno.

«Il nostro obiettivo è prima di tutto quello di umanizzare le cure, consentendo al paziente di rimanere in un ambiente familiare e sottraendolo al ricovero nelle Rianimazioni – spiega l’assessore Arru -. Di sicuro ci sarà anche un risparmio per le casse regionali: il ricovero di un paziente gravissimo in terapia intensiva costa infatti dai 1.300 ai 1.400 euro al giorno.»

Le risorse saranno erogate direttamente dai Comuni dopo la valutazione dei casi da parte della Commissione: potranno essere destinate al pagamento dei cosiddetti “caregivers” (cioè coloro che si prendono cura del disabile, un familiare o anche un assistente esterno), o a finanziare l’incremento delle ore di assistenza domiciliare.

«La Sardegna è la regione italiana che garantisce la maggiore assistenza ai disabili – conclude l’assessore Arru -. Il nostro è un impegno quotidiano per riuscire a soddisfare tutte le richieste e garantire il diritto alle cure per tutti coloro che ne hanno diritto.»

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Dal 15 aprile, in Sardegna, la ricetta medica elettronica sostituirà la ricetta cartacea. L’obiettivo è arrivare al 90% di copertura entro il 2016 e ad un milione di euro di risparmio all’anno.
Iil via libera è arrivato oggi dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore della Sanità Luigi Arru, tappa finale di un percorso iniziato a giugno scorso. 660 farmacie e 1.660 medici di famiglia sono coinvolti in questa vera e propria rivoluzione: in questi mesi sono stati preparati per riuscire a partire fra due settimane e, parallelamente, è in corso l’adeguamento di tutte le strutture del Sistema Sanitario Regionale per registrare l’erogazione delle prestazioni sanitarie utilizzando il sistema della ricetta elettronica dematerializzata. Ogni anno in Sardegna vengono emesse 21 milioni di ricette farmaceutiche e 4 milioni di prescrizioni di visite specialistiche.
«C’è sicuramente un forte risparmio per il bilancio della Sanità sarda, visto che i moduli stampati dalla Zecca di Stato costano un milione di euro l’anno e sono interamente a carico della Regione, ma il vero obiettivo è un altro. Vogliamo favorire i percorsi diagnostici e terapeutici, nell’interesse dei cittadini e dei medici – spiega l’assessore della Sanità, Luigi Arru -. Sinora i medici di famiglia, in molti casi, erano semplici estensori delle prescrizioni degli specialisti.» 
Entro il 31 dicembre 2015 tutti i medici di famiglia saranno inseriti nel sistema e, perciò, in grado di prescrivere la ricetta dematerializzata che, almeno nella fase iniziale, sarà stampata in copia dallo stesso medico, mentre l’originale arriverà per via telematica direttamente alla farmacia in formato digitale.
«La copia cartacea diventa uno strumento transitorio. Un promemoria che, quando il sistema sarà collaudato e gli utenti saranno ormai abituati alla novità, sarà abbandonato del tutto – sottolinea l’assessore Arru -. Stiamo potenziando il Sisar (Sistema informativo sanitario integrato regionale), al quale entro la fine dell’anno saranno collegati tutti i medici (per ora la percentuale si ferma al 75 per cento). La sicurezza è garantita: il percorso è stato già sperimentato con i certificati di malattia. Vogliamo poi attivare un Osservatorio per la programmazione e il monitoraggio delle attività, che tornerà utile anche per gli eventuali studi epidemiologici».
La ricetta dematerializzata segue in parallelo l’iniziativa del Ministero della Salute sul Fascicolo sanitario elettronico.

 

L’assessorato regionale del Lavoro ha pubblicato l’avviso per la presentazione e la validazione dell’offerta formativa pubblica.
Tra gli obiettivi, oltre quello della costituzione, nell’intero territorio regionale, dell’offerta formativa pubblica per l’acquisizione di competenze di base e trasversali nell’ambito del contratto di apprendistato professionalizzante o di mestiere, quello di:
– valorizzare l’istituto dell’apprendistato professionalizzante quale strumento di promozione dell’occupazione dei giovani e della loro crescita personale e professionale, in continuità con le strategie e gli strumenti già adottati nella trascorsa esperienza del Catalogo apprendistato;
– garantire la qualità e l’omogeneità dell’offerta formativa pubblica nell’intero territorio regionale.
Possono presentare i progetti formativi le agenzie formative, in forma singola o in raggruppamento temporaneo (costituito o costituendo), iscritte nell’elenco regionale dei “Soggetti abilitati a proporre e realizzare interventi di formazione professionale – Macrotipologia C”.
I destinatari saranno i giovani di età compresa tra i 18 (17 anni, se in possesso di una qualifica professionale conseguita) e i 29 anni e i lavoratori in mobilità, residenti o domiciliati in Sardegna, assunti da imprese con almeno una sede operativa nella regione.
La documentazione dovrà pervenire entro le ore 13.00 del 4 maggio 2015 al seguente indirizzo:
Assessorato regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale – Servizio della governance della formazione professionale
Via XXVIII Febbraio 1, 09131 Cagliari.

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Sono 76 le domande presentate per il bando regionale sul cicloturismo con richieste di contributi per un milione di euro a fronte di due milioni di euro di possibili investimenti. Le domande sono distribuite capillarmente su tutto il territorio regionale.

«È doveroso attendere l’esito dell’istruttoria in corso e la valutazione delle spese ammissibili – commenta l’assessore del Turismo, Artigianato e Commercio Francesco Morandi – ma osservando quantità e insieme delle imprese che rappresentano tutta la filiera cicloturistica, possiamo dire che i riscontri sono molto incoraggianti e tendono nella direzione scelta dalla Regione: cioè puntare decisamente su alcuni prodotti turistici tematici dalle grandi potenzialità, anche in vista di una loro strutturazione sotto forma di club di prodotto.»

Il cicloturismo è il primo di una serie di “tematismi”, seguiranno nuove iniziative, a valere sull’asse IV del PO FESR 2007/13, riguardanti il turismo congressuale, l’accessibilità, il wellness e la nautica.

L’agenzia incaricata di gestire l’avviso dell’assessorato è Bic Sardegna. Le richieste sono arrivate da 34 strutture alberghiere di varia classificazione (hotel e catene alberghiere, alberghi residenziali, albergo diffuso, cav, affittacamere, campeggio, ecc.), 15 aziende di noleggio biciclette, 16 imprese che operano nell’ambito dei trasporti (noleggio autovetture con conducente, noleggio autovetture e autoveicoli leggeri o noleggio di altri mezzi di trasporto), 5 società di servizi turistici (specializzate anche in escursioni per bikers), tre società di guide e accompagnamento turistico, due tour operator e un’agenzia di viaggi. Quanto alla provenienza delle richieste, è distribuita uniformemente su tutti i territori: 21 domande dal Cagliaritano, 5 dal Medio Campidano, 4 dal Sulcis Iglesiente, 7 dall’Oristanese, 12 dal Nuorese, 8 dall’Ogliastra, 10 dal Sassarese e 9 dalla Gallura.

L’ammontare delle risorse richieste è pari a 1.079.154,97 euro, a fronte di un finanziamento previsto per il bando di 700 mila euro, concesso sotto forma di contributo a fondo perduto, in regime “de minimis”, fino a un massimale di 20 mila euro per impresa.

«A seconda dell’andamento dell’istruttoria (che dovrebbe essere completata entro un mese), potrebbe essere valutata un’integrazione di risorse per coprire le spese ammissibili che eccedessero il finanziamento iniziale previsto – sottolinea l’assessore Morandi -. L’importo dell’agevolazione copre sino al 65% delle spese. Il resto dell’intervento dovrà essere sostenuto con risorse proprie dell’impresa. Importante rilevare che l’eventuale investimento complessivo, sommando quelli previsti da ciascuna domanda, è di circa un milione e 900 mila euro. Si tratta di interventi di adeguamento utili alla qualificazione delle aziende e propedeutici alla loro aggregazione, per coordinare e gestire all’unisono le azioni degli operatori – conclude l’assessore del Turismo – nell’ottica di ottimizzare competenze e risorse e di comunicare un nuovo “brand” di qualità.»

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Consiglio comunale dimezzato, a Gonnesa, dove sette consiglieri, tre di maggioranza e quattro di opposizione, si sono dimessi in aperta contestazione dell’operato del sindaco Pietro Cocco, consigliere regionale e capogruppo del Partito Democratico nell’assemblea di Via Roma. Ad abbandonare i banchi del Consiglio a poco più di un anno dalle nuove elezioni sono stati i consiglieri di maggioranza Luca Virdis, Pier Domenico Usai e Pietro Sisinnio Collu (i primi due, assessori all’inizio della consiliatura, il terzo subentrato a Vinicio Maccioni), e i consiglieri di minoranza Enrico Pistis (vicesindaco e assessore nella precedente consiliatura, sempre con Pietro Cocco sindaco), Giancarlo Pala, Antonio Casu e Roberto Olla.

C’è da notare che due consiglieri dimissionari, Luca Virdis e Roberto Olla, sono iscritti al Partito Democratico, lo stesso partito del sindaco Pietro Cocco; Pier Domenico Usai è rappresentante di SEL, Pietro Sisinnio Collu del PSd’Az, gli altri tre consiglieri dimissionari Enrico Pistis, Antonio Casu e Giancarlo Pala sono stati eletti nella lista civica Rinascimento per Gonnesa.

All’origine della decisione dei sette consiglieri dimissionari ci sono «la grave situazione politico-amministrativa in cui versa il paese, l’inesistente gestione delle proprie risorse da parte di una fittizia maggioranza, la totale assenza di programmazione degli uffici, in particolare l’ufficio tecnico comunale, l’assenza in Giunta delle “quote rosa”, il cronico ritardo nell’approvazione del PUC e lo stato generale di abbandono di tutto il territorio».

Pietro Cocco, nonostante le dimissioni dei sette consiglieri, continua ad avere la maggioranza in Consiglio, anche se con numeri risicati. Un consigliere di minoranza, Paolo Sanna, rappresentante di Forza Italia, non ha seguito gli altri quattro consiglieri di minoranza che si sono dimessi. A breve il Consiglio comunale procederà con la surroga dei sette consiglieri dimissionari con i primi dei non eletti.

I tre consiglieri dimissionari di maggioranza dovrebbero essere sostituiti da Alessandro Serra, Maria Antonietta Casu e Arianna Mattutzu e, nel caso di rinuncia di uno dei tre, l’ultimo che potrebbe subentrare, in quanto 16° candidato della lista che ha vinto le elezioni 2011, L’Unione per Gonnesa, è Vittorio Guidotti; i quattro consiglieri di minoranza dimissionari dovrebbero essere sostituiti con Alessandra Fois, Antonio Congiu, Angelo Gaviano e Cristina Zarri. Nel caso ci fossero delle rinunce, gli altri candidati non eletti della lista Rinascimento per Gonnesa sono nell’ordine Roberto Figus, Marco Casu, Roberto Pani, Raffaella Murgioni, Ivan Curreli e Giuseppe Lorettu.

I consiglieri attualmente in carica, oltre all’unico di minoranza, Paolo Sanna, sono: Pier Giorgio Lenzu, Hansal Cristian Cabiddu, Cristiano Gabriele Meloni, Adriano Tronci, Giovanni Cadoni, Sergio Ciccu, Roberto Ballocco e Marcella Vinci.

La Giunta è così composta:

Pietro Cocco: sindaco e assessore dei Lavori pubblici, Urbanistica, Sanità e Personale

Pier Giorgio Lenzu: vice sindaco e assessore dei Servizi sociali

Hansal Cristian Cabiddu: assessore della Cultura, Ambiente e Bilancio

Giovanni Cadoni: assessore dei Servizi tecnologici, Sport e Viabilità

Cristiano Gabriele Meloni: assessore delle Attività produttive, Agricoltura, Industria, Artigianato e Commercio, Problematiche inerenti la frazione di Nuraxi Figus

Roberto Ballocco, assessore della Pubblica Istruzione

Sergio Ciccu, assessore del Turismo, Spettacolo, Lavoro e Formazione Professionale.

aDSC_0911aDSC_0924Hotel Cervo 1 Porto Cervo copia Porto Cervo 2 copia

Franco Mulas, area manager Starwood Costa Smeralda, ha illustrato questa mattina, a Porto Cervo, il bilancio turistico del 2014 e anticipato le previsioni per il 2015 nei 4 alberghi di proprietà del Qatar e gestiti dalla Starwood.

Il bilancio 2014 per i quattro alberghi di proprietà del Qatar gestiti dalla Starwood hotels è positivo. Il Cala di Volpe, il Pitrizza, il Romazzino e il Cervo lo scorso anno hanno confermato il trend positivo del 2013 e incrementato i dati relativi all’occupazione delle camere. Nel 2014 sono state circa 50mila le presenze complessivamente registrate nei quattro hotel di proprietà del Qatar in Costa Smeralda durante la stagione iniziata a maggio e conclusasi a ottobre. Le camere occupate sono state 27 mila 300. Il Cervo è rimasto aperto tutto l’anno; il Romazzino ha lavorato a pieno regime fino al 24 ottobre; il Pitrizza e il Cala di Volpe hanno terminato la stagione il 27 settembre. Per il 2015 è prevista un’ulteriore crescita in termini di occupazione delle camere e dunque una stagione decisamente positiva.

In un mercato sempre più internazionale quello italiano continua a mantenere il primato in termini di presenze con il 13%, seguito da quello russo (11%) e Stati Uniti (11%) con quello a stelle e strisce in netta crescita con un miglioramento del 21% rispetto all’anno precedente.

Nel 2014, grazie all’andamento positivo della stagione, l’attività dei quattro alberghi Starwood ha generato un indotto rilevante nell’economia del territorio sardo. La spesa in Sardegna, per l’acquisto di cibo e bevande (carne, pesce, frutta, verdura, vino, formaggi, per cui alimenti di consumo immediato), è stata di 2,5 milioni di euro. Starwood ha poi speso altri 4,7 milioni di euro per altri servizi sempre offerti da aziende sarde.

Un altro dato importante è quello relativo al numero dei coperti preparati nei quattro hotel e nei cinque ristoranti e locali della Starwood in Costa Smeralda: nella stagione turistica 2014 sono stati offerti 260mila pasti per un numero equivalente di persone.

Starwood ha pagato stipendi per un ammontare complessivo di circa 14 milioni di euro con un aumento di 750mila euro rispetto al 2013. I dipendenti assunti nel picco stagionale sono stati 842 il 91% dei quali residenti in Sardegna.

L’indotto totale generato nel 2014 in Sardegna dal settore ricettivo Starwood ha sfiorato i 20 milioni di euro.

A Porto Cervo per il ponte pasquale saranno aperti, oltre all’hotel Cervo, i due locali Portico e Sole e diverse boutique. Nel contesto dei flussi turistici rilevati dalla Starwood in Costa Smeralda, l’hotel Cervo rappresenta un paradigma fondamentale per valutare l’andamento della stagione turistica. Per quanto riguarda i flussi di Pasqua, il trend del Cervo è estremamente positivo: le stanze occupate saranno oltre 50 su 80, quindi l’indice di riempimento si attesta intorno al 70 per cento per una media di tre notti per ciascuna prenotazione. «Per il sesto anno di fila manteniamo l’hotel Cervo aperto per dodici mesi – sottolinea Franco Mulas, area manager Starwood – riteniamo sia un nostro dovere per dare un contributo all’economia del territorio».

La previsione per il 2015 è di 6.500 camere occupate in più rispetto al 2014. Questo trend di crescita porterà un incremento nell’occupazione dei dipendenti con una trentina di assunzioni in più nel picco stagionale. La Starwood erogherà un milione di euro in più ai dipendenti rispetto all’anno precedente.

Gli alberghi della Costa Smeralda puntano anche su nuovi mercati, oltre al consolidamento di quelli tradizionali.  Si investirà sulla crescita delle presenze dei mercati indiano, brasiliano e turco oltre che sui flussi turistici di altri Paesi del sud America. Resta sempre forte l’interesse per la Cina attraverso l’elaborazione di una politica a medio e lungo termine. Si inserisce in questo contesto la strategia di promozione dell’immagine della Sardegna nelle riviste di bordo in business class già sperimentata sugli aerei di Qatar Airways e British Airways e che verrà sviluppata su Air China e Air India.

«Ritengo sia più utile e realistico parlare di differenti target turistici in rapporto ai mercati di riferimento – spiega Franco Mulas – piuttosto che dividere l’anno di attività in alta e bassa stagione. Esistono diversi tipi di turisti da intercettare, alcuni sono interessati esclusivamente all’offerta balneare, altri sono attratti anche da un’offerta più completa: dall’ippica al trekking, dal benessere al biking passando per la valorizzazione del turismo culturale con le straordinarie ricchezze archeologiche del territorio.»

Nella previsione di budget per il 2015 gli alberghi Starwood valutano con grande attenzione il mercato Medio Orientale. In questo senso è stato tenuto in considerazione i fatto che il Ramadan sarà osservato dal 17 giugno al 17 luglio prossimi. Presumibilmente i clienti di fede mussulmana, cominceranno a viaggiare dal 20 luglio e questo potrebbe avere un impatto positivo sugli alberghi della Costa Smeralda.  Riveste un ruolo importante anche la variabile relativa al conflitto russo-ucraino dal momento che una fetta importante dei flussi turistici proviene dai due Paesi.

Per quanto riguarda invece la vetrina mondiale dell’Expò di Milano 2015, sarà «un appuntamento importante per far conoscere la Sardegna – spiega Franco Mulas – e una occasione favorevole per migliorare la promozione di una meta turistica che, al di fuori dei confini europei, in alcuni casi non è abbastanza conosciuta». La Starwood Costa Smeralda punta anche sulla promozione della Sardegna come meta turistica internazionale attraverso il messaggio de “L’isola della longevità” legato agli studi scientifici che dimostrano come in Sardegna ci sia una aspettativa della vita fuori dal comune.

Infine, nell’ambito del progetto Taste of Sardinia che punta a portare i prodotti sardi in giro per il mondo, dal 12 dicembre al 29 marzo il ristorante Cala di Volpe con 10 cuochi e 10 camerieri si è trasferito a Courchevel, rinomata località turistica sulle Alpi francesi. Inoltre, la Starwood sta pianificando un’iniziativa simile (ma con durata annuale) a Londra. Anche nella capitale londinese ci saranno i prodotti e le maestranze griffate Cala di Volpe.