29 November, 2024
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Gianluca Medas - Andrea Congia - Orizzontale (foto Sara Deidda)

Si tiene questa sera, alle ore 20.00 nella cornice della Chiesa monumentale di Santa Chiara, a Cagliari, lo spettacolo “Apologo del giudice bandito”, narrazione con musiche di scena tratta dall’omonimo romanzo di Sergio Atzeni. L’evento, organizzato dalla compagnia Figli d’Arte Medas in collaborazione con la Società di Sant’Anna, è inserito all’interno di “Progetto Castedd’e susu – Racconti di Cagliari del Passato”, finanziato dal Comune di Cagliari, e vedrà in scena il narratore Gianluca Medas e il chitarrista Andrea Congia. Ingresso libero.

Apologo del giudice bandito, primo romanzo di Sergio Atzeni, edito nel 1986, prende avvio da un fatto storico documentato: nel 1492, il Tribunale dell’Inquisizione di Cagliari svolse un processo contro le locuste che invadevano l’Isola nello stesso anno in cui Colombo scoprì il nuovo continente. Da qui la storia si frantuma per raccontare le storie delle persone: i servi, i viceré, i soldatos, Michele Misericordia, Don Antogno, Juanica. Uomini e donne che brulicano attorno al tribunale, litigano nella sempiterna lotta tra sardi e stranieri, si affannano, corrono, per non muoversi mai. Atzeni nel suo libro utilizza la sua struttura paratattica, il suo linguaggio che ricalca il passato, come un aedo che racconta una storia. In questo contesto si inserisce la tecnica teatrale di Gianluca Medas, che rielabora il romanzo di Atzeni per farne una narrazione. Sul palco sarà accompagnato dalla chitarra classica di Andrea Congia, che ha composto musiche di scena che ambienteranno i personaggi. Uno spettacolo semplice ed essenziale che riporta in vita l’intenzione originaria di Atzeni, di partire dall’oralità per narrare le storie del popolo sardo.

Gianluca Medas è il narratore dello spettacolo. Artista poliedrico ed erede dell’unica famiglia d’arte della Sardegna, è il direttore artistico dell’Associazione Figli d’Arte Medas. Da anni ha intrapreso un percorso dedicato al teatro di narrazione e alla realizzazione di nuovi progetti ispirati alla cultura popolare. Andrea Congia, laureando in etnomusicologia al Conservatorio di Cagliari, chitarrista (chitarra classica, baritono e fretless), autore e interprete in numerose formazioni musicali sperimentali, è impegnato da tempo nella coniugazione di Parola e Musica in collaborazione con numerosi artisti provenienti da ambienti musicali e teatrali.

Il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato il Bando 2015, per la selezione dei volontari da impiegare in progetti di servizio civile nazionale.

Il comune di Carbonia ha ottenuto il finanziamento per il progetto denominato “Gioco-nido”.

Il progetto prevede l’impiego di quattro giovani di età compresa fra i 18 e i 28 anni (28 anni e 364 giorni), in possesso del Diploma di Scuola media Superiore con indirizzo educativo.

Le domande, debitamente firmate con allegato documento di identità (la mancanza della firma e/o del documento allegato comporta l’esclusione) dovranno essere presentate all’Ufficio Protocollo del Comune di Carbonia – Piazza Roma 1, entro e non oltre le ore 14.00 del 16 aprile 2015, secondo le seguenti modalità:

• con Posta Elettronica Certificata (PEC) – art. 16-bis, comma 5 della legge 28 gennaio 2009, n. 2 – di cui è titolare l’interessato avendo cura di allegare tutta la documentazione richiesta in formato pdf;

• a mezzo “raccomandata A/R”;

• consegnate a mano.

Le domande pervenute oltre il termine stabilito non saranno prese in considerazione.

E’ possibile presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto di Servizio Civile, pena l’esclusione.

I moduli per partecipare al bando di selezione e la scheda progettuale possono essere richiesti agli uffici del Servizio Sociale, in via XVIII Dicembre (ex tribunale), dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00 o scaricati dal sito istituzionale del comune di Carbonia www.comune.carbonia.ci.it (sezione bandi e concorsi – altri bandi).

«Anche grazie a questi progetti – spiega Maria Marongiu, assessore delle Politiche sociali del comune di Carbonia -, l’Amministrazione del comune di Carbonia continua a dare ai giovani una  possibilità per rendersi utili alla società e per acquisire competenze importanti per proporsi nel mondo del lavoro.»

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Non si placano le tensioni nel PD di Carbonia dopo il NO di tre consiglieri, Luisa Poggi, Francesco Cicilloni e Ignazio Cuccu, presidente del Consiglio comunale, al bilancio di previsione 2015.
L’Assemblea Cittadina del Partito Democratico si è riunita ieri sera con all’ordine del giorno “la relazione della segretaria sugli incontri tenuti nelle frazioni della città, la programmazione delle attività del partito e l’analisi politica alla luce degli ultimi avvenimenti, segnatamente la votazione contraria al bilancio di previsione 2015 da parte di tre consiglieri del Gruppo del Partito Democratico”.
«Abbiamo rilevato negli incontri tenuti nelle frazioni maggiori di Cortoghiana e Bacu Abis e nell’ultima tenutasi a Is Gannaus – si legge in una nota del presidente Rita Vincis e del segretario Cinzia Grussu – l’esigenza di confrontarsi con gli amministratori, e recuperare attraverso il partito cittadino, il dialogo diretto con i rappresentanti istituzionali. I cittadini intervenuti hanno posto sul tavolo della discussione temi inerenti nella maggior parte dei casi la viabilità, dunque strade e marciapiedi da sistemare, ponevano quesiti sui temi più sensibili all’economia delle famiglie quali tributi e tariffe, ai quali sono stati dati chiarimenti, rassicurazioni e presi impegni per la riqualificazione viaria che potranno essere mantenuti, vista la disponibilità di risorse con le quali definire le priorità di interventi nella città nel suo complesso.»
«Per quanto riguarda la programmazione delle attività – aggiungono Rita Vincis e Cinzia Grussu – abbiamo preparato un nutrito programma di incontri, tra i quali ne segnaliamo due: le riunioni nelle frazioni storiche di Serbariu e Barbusi, nelle quali, oltre chiaramente lasciare libera interlocuzione con gli amministratori, vorremmo finalizzare il ragionamento e la discussione con una presentazione dettagliata circa le novità del nuovo appalto di raccolta dei rifiuti che dalla rimodulazione del servizio hanno permesso la riduzione di circa il 15% della bollettazione alle utenze con un consistente risparmio per le famiglie.
Nella seconda riunione pensiamo di accompagnare il dialogo tra cittadini e Amministrazione, con la condivisione di quella parte di bilancio che traduce in numeri e quantità i servizi offerti nelle politiche sociali con particolare riferimento alle risorse utilizzate. È un lavoro politico e amministrativo importantissimo che porta ad una analisi delle misure introdotte quest’anno, ad una comparazione del contesto attuale con le situazioni precedenti e dove verranno verificate le dinamiche delle situazioni di disagio sociale e delle persone che purtroppo contraggono patologie gravi. Sarà un lavoro di ampio respiro, dunque, che rifletterà uno spaccato della nostra comunità che ci permetterà anche di capire e approfondire quale politica di intervento sia più efficace e far fronte in questo modo alle situazioni di estremo disagio e quali infine possono essere le più opportune misure di sostegno.»
La nota di Rita Vincis e Cinzia Grussu si conclude con «qualche considerazione sulla situazione politica del dopo Bilancio». «L’analisi politica non richiede troppe energie da spendere verso chi non ha votato il bilancio. Visione diversa che su dati oggettivi è però difficilmente comprensibile. I dati oggettivi quali la riduzione certificata della TARI; una riduzione delle tariffe sensibili alle famiglie quali quella sul servizio mensa o quella dell’asilo nido. Anche l’azione di recupero di crediti evasi è stata criticata adducendo argomenti deboli quali l’azione indiscriminata dell’amministrazione sugli evasori. Completamente fuorviante, poiché è già in atto l’azione di sostegno dell’amministrazione alle famiglie che hanno difficoltà nel pagamento delle bollette, nel contempo è necessario stanare chi non lo fa perché non vuole farlo e non perché non può. Dunque il Gruppo del Partito Democratico cittadino è stato responsabile di fronte alla città che ha il suo strumento contabile e sul quale può contare per ricevere i sussidi economici per avere aperti gli impianti sportivi per fruire della stagione culturale per essere amministrata con serietà e responsabilità. Di tutto il resto a noi non resta che prendere atto, vale a dire, con la votazione contraria al bilancio di previsione viene meno qualunque argomentazione, mai proposta peraltro nelle sedi di Partito o di maggioranza. Di fatto – concludono Rita Vincis e Cinzia Grussu senza mai nominare Luisa Poggi, Francesco Cicilloni e Ignazio Cuccu – si sono estromessi da un ragionamento di partito cittadino che sostiene e governa la nostra città, dal progetto amministrativo che i cittadini hanno votato e del quale anche loro hanno fatto parte per un tratto di percorso e che adesso hanno deciso, loro, di abbandonare.»

La presidente della Camera, Laura Boldrini, e il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, hanno incontrato i segretari delle organizzazioni sindacali. L’accelerazione dell’iter per la discussione alla Camera della mozione “vertenza Sardegna” è l’impegno assunto dalla presidente della Camera, a conclusione dell’incontro tenutosi negli uffici della presidenza del Consiglio, con i segretari regionali di Cgil (Michele Carrus), Cisl (Oriana Putzolu), Uil (Francesca Ticca), Ugl (Piergiorgio Piu) e Css (Giacomo Meloni).

«Alla presidente Boldrini – ha riferito il presidente dell’Assemblea sarda, Gianfranco Ganau – abbiamo rimarcato le ragioni della nostra specialità  e abbiamo ribadito il ruolo delle nostre  prerogative autonomistiche.»

Tra le priorità segnalate da Ganau vi è quella che riguarda l’assenza dei fondi per il pagamento degli ammortizzatori sociali in deroga (mancano all’appello 180 milioni di euro e migliaia di lavoratori sono senza alcun sostegno al reddito). Il presidente ha quindi citato ad esempio il caso delle lavoratrici della Leagler, ricevute a margine della seduta solenne del Consiglio regionale e che da quindici mesi sono senza stipendi, per denunciare la drammatica situazione di crisi che investe l’Isola e che penalizza migliaia di famiglie.

«La presidente Boldrini – ha concluso Gianfranco Ganau – ha dimostrato di avere ben compreso le difficoltà della Sardegna e la sofferenza dei sardi, così come ha dimostrato di essere a conoscenza dei gap che compromettono lo sviluppo e la crescita: dai trasporti, alle infrastrutture, passando per l’energia.»

La richiesta di un intervento della presidente della Camera, per garantire il pagamento degli ammortizzatori sociali in deroga, è stata ribadita, nel corso dei rispettivi interventi, anche dai segretari di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Css che hanno avanzato, tra le altre, la proposta di una sperimentazione nell’Isola del “reddito di inclusione” ed hanno rilanciato la riproposizione di un nuovo piano di rinascita per la Sardegna.

«Siamo a disposizione delle organizzazioni sindacali – ha dichiarato il presidente Ganau, a conclusione dell’incontro con la stampa – per affrontare insieme le troppe emergenze dell’Isola e restituire speranza ai tanti sardi che in questi anni difficili l’hanno perduta.»

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La prima giornata della visita in Sardegna della presidente della Camera Laura Boldrini si è conclusa in Consiglio regionale.

Dopo aver rivolto il benvenuto alla presidente Boldrini ringraziandola per il momento di incontro e confronto con il Parlamento dei Sardi, Ganau ha ricordato che «la Sardegna è una terra ferita dove la crisi economica ha colpito in maniera più profonda rispetto al resto del territorio nazionale ed ha assunto caratteri drammatici dal punto di vista sociale, al punto da minare profondamente la stessa tenuta della società sarda».

«Nella nostra terra – ha proseguito il presidente – si emigra come 60 anni fa, con l’unica differenza che oggi a farlo sono anche i giovani laureati, il nostro futuro, mentre la popolazione invecchia ed esplode la questione delle zone interne sempre più spopolate».

Passando ad una sintesi della storia autonomista della Sardegna, Ganau ha poi ricordato che il Consiglio regionale della Sardegna si riunì per la prima volta il 28 maggio del 1949, «secondo in ordine di tempo solo a quello Siciliano». Fin da allora, ha aggiunto, «l’esperienza autonomista si prospettò come l’occasione per il riscatto della Sardegna, portando ad esprimere e rappresentare, pur nelle diversità, il comune sentire dei Sardi».

«La Sardegna – ha sostenuto il presidente del Consiglio regionale – fu protagonista insieme alle altre Regioni speciali del nuovo faticoso cammino delle autonomie regionali», un cammino che dopo tanti anni «evidenzia l’insufficienza dello Statuto del 1948, soprattutto per il quadro delle funzioni, oggi inadeguato rispetto gli obiettivi; insufficienza che però non significa necessità di superamento ma richiesta di maggiori poteri e maggiore autonomia, nella convinzione che le ragioni della specialità permangano e siano anzi rafforzate, perché non è venuto meno il bisogno di politiche con forte accentuazione regionale». Soffermandosi sulle caratteristiche di queste nuove politiche, il presidente ha sottolineato quelle di compensazione, per il superamento dei limiti dell’insularità, quelle riguardanti i poteri autonomi per l’organizzazione e la diffusione di servizi sul territorio, quelle di tutela e valorizzazione della identità linguistica e culturale, quelle della specificità del territorio e dell’ambiente.

La Sardegna, ha detto ancora il presidente del Consiglio regionale, non si è mai sottratta ai suoi doveri di solidarietà nei confronti del Paese ma «il principio di solidarietà non può essere applicato in modo unilaterale, perché non è più sostenibile che la Sardegna sopporti il 61% delle servitù militari o che si pensi alla nostra Regione come al più vasto carcere d’Italia o come deposito di scorie nucleari, o ancora come luogo in cui si contrappongono diritti costituzionali inalienabili come quelli al giusto riconoscimento delle entrate fiscali, al lavoro, alla salute ed ad un ambiente salubre, così come è inaccettabile che la Sardegna abbia una percentuale di disoccupazione giovanile del 54.2% e femminile del 57%».

La questione sarda insomma, secondo l’analisi di Ganau, è «tutt’altro che risolta» ed il nuovo patto che coinvolge in responsabilità comuni lo Stato e la Regione «non può giustificare in alcun modo il superamento dell’autonomia e della specialità». Accanto all’emergenza economica e sociale, il presidente dell’Assemblea sarda colloca quindi l’emergenza istituzionale, affermando che «bisogna accelerare il processo legislativo senza indebolire la democrazia che, certo, consuma risorse materiali e spirituali ma il valore della rappresentanza è un bene in sé che non può essere sacrificato sull’altare dei costi».

Dopo essersi espresso in modo critico sulla nuova configurazione del Senato che comporterà «una accentuazione del peso dei partiti piuttosto che di quello degli elettori», Ganau si è ha affrontato il tema della riforma del Titolo V della Costituzione che a suo giudizio, «piuttosto che impegnarsi nel correggere gli elementi che hanno impedito al federalismo di funzionare lo cancella con la scusa dell’inefficienza». «Complessivamente – ha continuato – l’autonomia è inevitabilmente più debole nel quadro di un sistema regionale indebolito ed è per questo che diventa fondamentale il recupero delle centralità delle assemblee legislative, perché la crisi e la necessità di fare in fretta non può diventare scusante per la distruzione del sistema parlamentare; questo vale per il centro come per le periferie».

Quello dell’equilibrio fra organo legislativo ed organo esecutivo è sicuramente un problema da risolvere, ha osservato il presidente del consiglio regionale, anche perché «la democrazia è entrata in crisi proprio nei paesi in cui appariva più consolidata con forme patologiche di astensionismo che, in Sardegna, hanno raggiunto in alcuni territori la percentuale del 56%».

«Ma la crisi della democrazia – ha concluso – deve essere combattuta con più democrazia, con maggiori autonomie e non un rafforzato centralismo».

 Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura, ha voluto salutare la presidente Boldrini in sardo:  «bene ennida in terra sarda», esprimendo poi vivo apprezzamento per il significato politico e culturale della sua visita e l’attenzione riservata ad illustri personalità della storia sarda come Eleonora d’Arborea, Grazia Deledda e Maria Lai, donne capaci di proiettare al loro figura oltre i confini dell’Isola, «come espressione più nobile della nostra grande civiltà giuridica, letteraria ed artistica, frutto di una culturale matricaria antichissima che ha segnato la nostra identità, esempio unico in Italia ed in Europa, che ci offre ancora oggi un importante spunto per riflessione su temi toccati dal presidente Ganau, con particolare riferimento alle riforme, alle conseguenze che determineranno sul nostro ordinamento, al ruolo e alle funzioni del parlamento e delle assemblee regionali delle autonomie».

«E’ una riflessione che si impone – ha detto Pittalis – perché assistiamo ad uno stravolgimento delle regole costituzionali da parte di chi pretende di relegare il parlamento ad un ruolo notarile, eppure non siamo ancora in una repubblica presidenziale come qualcuno la intende, come il capo del Governo».

Siamo anche preoccupati, ha aggiunto il consigliere, «perché quando si è trattato di rimuovere ultimo leader eletto dal popolo abbiamo ascoltato accorati appelli delle vestali della Costituzione, gli stessi che oggi dormono sonni tranquilli davanti a derive plebiscitarie, nonostante tutto ciò si riverberi sulle autonomie regionali delle quali si vuole ridisegnare ruolo e competenze, ignorando quella deriva neo-centralista alimentata da alte burocrazie ministeriale che vorrebbero limitarne gli spazi spesso assecondate da una certa politica».

Sul terreno dell’autonomia, ha avvertito Pittalis, «non accetteranno nessun arretramento perché siamo convinti che la  specialità non è concessione ma il frutto di un reciproco riconoscimento fra lo Stato e la Sardegna, riconoscimento che fra l’altro ha reso possibile la stessa convivenza della Sardegna all’interno della Repubblica».

il problema, ha detto ancora il capogruppo di Forza Italia, «non è infatti degradare la specialità ma di applicare compiutamente lo Statuto e adeguarlo ai tempi che stiamo vivendo, chiediamo quindi più autonomia non chiacchierata ma praticata, chiediamo allo Stato leale collaborazione, chiediamo il riscatto della Sardegna attraverso interventi definitivi, in quanto Isola al centro del Mediterrano, poco abitata e con grandi problemi strutturali che ne limitano le potenzialità».

Toccando alcuni temi di grande attualità per la Regione, Pittalis ha dichiarato che «la vertenza Sardegna con lo Stato è aperta da troppo tempo e non siamo riusciti a chiuderla fatta eccezione per alcuni risultati episodici ma il problema di fondo è che la sua mancata definizione frena lo sviluppo della Sardegna ed inoltre, quanto all’ipotesi che la Sardegna sia scelta come sito per ospitare scorie nucleari, su questo saremo ancor più intransigenti: lo dico con certezza e con fierezza perchè tutta la classe politica vi si riconosce».

Tuttavia vogliamo guardare al futuro, ha proseguito Pittalis, «ed una delle vie più interessanti ed innovative è quella della zona franca integrale del Mediterrneo, che sarebbe un vantaggio per Italia ed Europa, costituirebbe la vera svolta e la vera rinascita e, a chi tratta questo argomento con sufficienza chiediamo di avere il coraggio delle scelte importanti e decisive».

Emilio Lussu, ha aggiunto il capogruppo di Forza Italia citando il grande politico sardo, «diceva che la Sardegna sarebbe sarebbe risorta ma che questo non sarebbe stato possibile senza la solidarietà dello Stato, è vero nel bene e nel male, ma noi dobbiamo offrire speranza e per le prime devono essere le nostre coscienze ad illuminarsi di speranza».

Dalla crisi possono nascere nuove opportunità, ha concluso Pittalis, «ma dobbiamo avere il coraggio di decidere, a volte le parole possono fare molto e noi confidiamo nella forza delle sue parole: auspico infine che, sentendo i balli ed i canti della tradizione sarda, dove le coppie si tengono per mano in una unione comunitaria che attribuisce a tutti lo stesso ruolo e ad un certo punto il ballo in cerchio si apre ad un’altra comunità che alla nostra si avvicina, ebbene, quella è la nostra civiltà cui si sentirà legata».

Il presidente del Consiglio ha quindi dato la parola al presidente della Regione Francesco Pigliaru.

Pigliaru ha ringraziato la presidente della Camera Boldrini perché, fra l’altro, «la sua presenza preziosa ci offre l’opportunità di una riflessione comune su alcuni temi di grande attualità ed interesse come il bilanciamento dei poteri, il regionalismo ed centralismo, la specialità: se il Parlamento è la casa degli italiani, questa è la casa dei Sardi, dove si realizza anche il controllo del potere esecutivo».

«Quello del rapporto fra i poteri – ha osservato Pigliaru – è un problema complesso e non solo in Italia, si percepisce un continuo spostamento dell’equilibrio a favore dell’esecutivo ed il ruolo dell’Assemblea diventa dunque più importante per il rafforzamento della democrazia». Nelle dichiarazioni programmatiche, ha ricordato il presidente, «ho insistito più volte sulla necessità che il Consiglio utilizzi appieno gli strumenti di controllo, che attraverso una legge sulla valutazione delle politiche pubbliche in termini di efficacia ed efficienza, anche per migliorare la qualità delle stesse politiche».

Da questo Consiglio, ha ribadito il presidente della Regione, «arriverà presto una riforma in tal senso che ci può fare salto di qualità rispetto ad altre regioni italiane in tema di trasparenza, bilanciamento dei poteri, qualità  e credibilità istituzioni, diritti dei cittadini ed imparzialità dell’azione amministrativa, una riforma che auspico possa collocare la Sardegna come un modello di riferimento in campo nazionale».

Passando ad esaminare il problema del regionalismo, Pigliaru ha affermato che «le Regioni guardate con scetticismo, ma spetta a noi dimostrare che il regionalismo è il modello migliore, che qui si trovano soluzioni migliori per cittadini, che la valutazione politiche pubbliche in alcune Regioni ha fatto progressi molto più rapidi, che sull’istruzione, l’ambiente, il lavoro e la sanità, mentre attorno tutto cambia servono le Regioni, dove si sperimenta e si può avere successo: noi ci candidiamo ad attivare queste buone pratiche per poi poterle diffondere altrove».

Anche le Regioni speciali, ha continuato, «devono dimostrare la loro utilità in un quadro nazionale in cui occorre ricostruire un rapporto di fiducia con le istituzioni, questa è la nostra grande per una specialità moderna e dinamica, alla quale serve tuttavia una forte reciprocità con Stato perché il nuovo riparto di competenze amministrative dovrà seguire la strada della sussidiarietà e dell’adeguatezza». «Per questo – ha precisato – chiediamo un trattamento fiscale più favorevole come riconoscimento della nostra diversità ed anche la possibilità di dare continuità alla nostra cultura individuando diversi standard ambientali; l’insularità non solo geografico economico ma tratto distintivo dell’identità su piano storico ambientale culturale e linguistico».

«La Sardegna – ha detto inoltre il presidente Pigliaru – è anche una terra di frontiera dell’Unione europea nella parte meridionale del Mediterraneo, dove tanti paesi devono trovare soluzione per una migliore coppe razione e ridurre i divari fra le diverse aree; dopo i recenti tragici fatti di Tunisi, emerge ancora di più l’importanza del dialogo e della cooperazione, impegno che coinvolge livelli di responsabilità non solo nostri».

«A noi – ha aggiunto – spetta il compito di riconquistare fiducia cittadini in uno dei momenti più difficili della nostra storia recente; la crisi ha colpito duramente, qui più che altrove, amplificando i nostri svantaggi strutturali, provocando una gravissima disoccupazione, proponendoci sfide industriali estremamente complesse, e problemi molto pesanti come quello della dispersione scolastica: però sentiamo il dovere di dare speranze ai giovani e tutti i nostri sforzi vanno in questa direzione».

Riallacciandosi al tema dell’autonomia declinata con la responsabilità, il presidente della Regione ha messo l’accento sul fatto che, accanto alle responsabilità della Regione, «altre chiamano in causa lo Stato, vogliamo lavorare insieme con una leale collaborazione che crediamo porterà i suoi frutti ed abbiamo raggiunto molti risultati; la vertenza entrate resta però ancora aperta e, a fronte dei tagli effettuati sempre con grande rapidità, il riconoscimento dei crediti richiede invece anni quando arriva, è una asimmetria non più accettabile, così come è necessario un riequilibrio delle servitù militari che qui hanno un peso abnorme, mi auguro infine che nessuno abbia in mente la Sardegna come sito di deposito delle scorie nucleari, perché su questo saremo molto determinati».

Avviandosi alla conclusione, Pigliaru ha ricordato che «a causa dell’alto costo dell’energia, derivante dall’insularità e dalla mancanza del metano, la Sardegna vive una situazione di svantaggio insostenibile per il suo sistema produttivo che la indebolisce ulteriormente nel panorama dell’economia globale e che, inoltre, molti presidi statali stanno scomparendo dal territorio regionale, scuole, poste e caserme, mentre la spesa dei tribunali viene posta a carico della Regione». «Il principale esercizio della sovranità – ha detto infine – consiste in una assunzione di responsabilità e noi stiamo facendo la nostra parte ma chiediamo con forza allo Stato di fare la sua».

Al termine dell’intervento del presidente della Regione Pigliaru, il presidente Ganau ha dato la parola alla presidente della Camera Laura Boldrini.

Dopo aver rivolto un saluto ai giovani della facoltà di Scienze politiche che assistono alla seduta dalle tribune del pubblico, la presidente della Camera ha ricordato che questa è la prima visita istituzionale in Sardegna, anche se aveva già avuto modo di conoscere l’Isola per questioni legate alla sua precedente esperienza professionale riguardante l’immigrazione. La Sardegna è grande, quasi un continente diceva qualcuno, ha affermato la Boldrini, «e sono qui perché ritengo che sia dovere delle Istituzioni stare fuori del palazzo e andare dove c’è più bisogno; in quest’isola lo Stato ci deve essere e io stessa voglio potermi far carico dei vostri problemi per muovermi in una ottica di compartecipazione».

«Il primo obiettivo – ha proseguito – è quello di testimoniare una vicinanza concreta incontrando parti sociali, lavoratrici e lavoratori, non si può ignorare il problema del lavoro che è la madre di tutte le emergenze, il filo logico della mia visita passa attraverso il riconoscimento di autorevoli figure femminili, forse non troppo note come meriterebbero, che hanno saputo osare non fermandosi davanti agli ostacoli».

Inziando ad affrontare il problema del ruolo attuale delle assemblee legislative, la presidente della Camera ha affermato che «il deficit di credibilità si basa su qualcosa di reale, purtroppo non sempre le istituzioni riescono a rispondere alle aspettative delle persone, per meccanismi istituzionali inceppati ed inefficaci e problemi strutturali, mentre sullo sfondo emerge il dato di una crescita del potere esecutivo a scapito delle assemblee».

L’emergenza che nasce dalla crisi, ha poi spiegato, «ha contribuito a spingere il potere decisionale in capo gli esecutivi per la necessità di intervenire rapidamente, spesso a scapito della possibilità di interventi partecipati e con il sostegno dei cittadini; le politiche passate sono state orientate quasi esclusivamente a criteri di austerità finanziaria, non attente a conseguenze sul piano sociale e nella Grecia di oggi, ad esempio, accade qualcosa che difficilmente può essere spiegato: riduzione dei servizi principali, licenziamento dei dipendenti pubblici, aumento della mortalità infantile, il primo viaggio all’estero l’ho fatto lì e ho visto l’abbandono degli orfanotrofi, l’abbandono bambini superiore al 300%, impossibilità di accedere ai servizi sanitari, ecco, l’Europa deve ricominciare da quegli orfanotrofi così come l’Italia deve ricominciare da regioni più svantaggiate».

Di fronte ha questo contesto, ha detto ancora la presidente della Camera, «le assemblee sono state chiamate spesso ad una partecipazione passiva, con decisioni che rischiano di rimanere inefficaci perché rigettate dai cittadini, mentre la loro funzione quella di assicurare la più ampia partecipazione alle politiche pubbliche valorizzando anche il contributo istituzioni locali; dobbiamo aprirci di più verso sistema regionale ed i territori per migliorare i processi decisionali a livello centrale, per il bene comune».

In questa fase storica, secondo la presidente, «hanno preso corpo due esigenze senza contrapportele, da un lato la capacità di decisioni tempestive che altrimenti sarebbero schiacciate dai problemi, dall’atra un processo legislativo consapevole con discussione partecipata; proprio per lavorare a questo nuovo equilibrio la Camera la mettendo a punto una riforma del regolamento che non è tecnicismo, anzi è importante e si muove lungo due direttrici: dare tempi certi al governo per ridurre decretazione d’urgenza ed alle opposizioni spazi per loro proposte, assegnando centralità alle commissioni permanenti e dando certezze alle proposte di legge di iniziativa popolare».

«Quest’impianto – ha spiegato – è stato studiato per dare centralità ai lavori della Camera ma non c’è ancora abbastanza consenso visto che è pronto da luglio ma ancora non fa passi avanti, ma nel frattempo un altro contributo al cambiamento verrà dalla fine del bicamerameralismo il cui superamento è necessario, attraverso la nuove configurazione di un Senato aperto alle realtà regionali».

Si tratta di un passaggio significativo, a giudizio della Boldrini, «perché non basta il parlamento nazionale in un paese plurale come l’Italia, le Regioni devono essere parte fondamentale di un confronto permanente, non si può governare tutto dal centro ed il polmone delle autonomie e quanto mai necessario per far respirare la nostra democrazia: questo esalta ragioni specialità come la Sardegna e questo nessuno intende metterlo in discussione».

Passando all’analisi generale del difficile rapporto fra cittadini e Istituzioni, la presidente della Camera ha voluto ricordare una frase dei suoi esordi, che forse è apparsa un po’ ingenua: «I cittadini devono tornare ad innamorarsi delle Istituzioni, può sembrare velleitario ma è necessario per salvaguardare la libertà, le Istituzioni devono rinnovarsi, rimettersi in discussione, rendersi trasparenti, bandendo la corruzione, facendo pulizia ed impegnandoci tutti per la sobrietà». In questa legislatura abbiamo mandato un messaggio chiaro, ha aggiunto: «mi sono tagliata lo stipendio, sono state tagliate l e indennità di funzione e le segretarie particolari, è stata ristrutturata la retribuzione dei dipendenti che nessuno aveva mai fatto, anche mettendo dei detti sul maturato: fra Camera  e Senato in quattro anni sono stati risparmiati 97 milioni ed inoltre, a parte i tagli, si è tolto il segreto a molti documenti delle commissioni d’inchiesta e migliaia di pagine sono oggi accessibili».

Per la prima volta, inoltre, «la Camera è presente sui social media, perché il web non è solo un mezzo per discutere ma, ormai, un modo di partecipazione democratica, che però ha bisogno di alcune regole, alle quali sta lavorando una commissione mista per elaborare una carta di diritti e doveri».

Le Istituzioni, insomma, ad avviso della presidente della Camera, «vanno profondamente rinnovate ma non demolite e non abbiamo bisogno dell’anno zero, dobbiamo anzi rivendicare il cambiamento facendo comprendere a tutti l’importanza delle Istituzioni per la democrazia; tra poche settimane ricorderemo il settantesimo liberazione, i sacrifici odi quanti persero la vita per libertà politiche, se esiste un Parlamento ed assemblee elettive nelle Regioni e nei comuni lo dobbiamo a tutte quelle persone che lasciarono da parte tutto per combattere una guerra che ci ha portato alla libertà, non possiamo sottovalutarlo perché il parlamento è figlio di quel coraggio e di quel sacrificio e deve tornare ad essere il cuore pulsante della vita democratica del nostro paese».

Dopo l’intervento della presidente della Camera, il presidente Ganau ha chiuso la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì prossimo alle 10.30.

Domani, la presidente Boldrini sarà ad Oristano, per celebrare la prima delle tre donne sarde del filo rosso che l’accompagnerà nella sua visita in Sardegna: Eleonora d’Arborea, regina e prima giudicessa donna; in mattinata sarà a Cabras, per visitare il Museo che ospita i Giganti di Mont’e Prama ed inaugurare la nuova ala espositiva. Nel pomeriggio, ad Oristano, al teatro Garau, la Boldrini parteciperà ad una tavola rotonda.

Domenica 22, infine, la presidente Boldrini visiterà i luoghi simbolo della vita di altre due donne sarde: in mattinata a Nuoro prima alla casa di Grazia Deledda, poi nella chiesa della Solitudine e infine al monumento dedicato all’autrice premio Nobel dall’artista Maria Lai, la terza donna del percorso che sarà invece celebrata nel pomeriggio ad Ulassai alla Stazione dell’arte.

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Stamane, in Consiglio regionale, è proseguito il dibattito sul disegno di legge 130, nel pomeriggio, alle 16.00, è in programma la seduta con la presidente della Camera Laura Boldrini.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione degli emendamenti collegati all’art. 3 del Disegno di legge n° 130 – Giunta regionale – Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia.

Il vice presidente ha comunicato che l’ordine del giorno sull’Imu agricola proposto dal consigliere Dedoni sarà discusso a fine seduta per consentire la prosecuzione dell’interlocuzione fra i gruppi.

Successivamente, ha aperto la discussione generale sull’emendamento n. 207 (soppressione del quinto comma dell’art. 3).

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «anche in questo comma emerge un deficit di chiarezza perché si prevede il dovere del soggetto che accerta l’abuso edilizio di trasmettere gli atti all’autorità giudiziaria ma è altrettanto importante fissare il momento preciso di questo passaggio per stabilire la decorrenza dei termini; inoltre la trascrizione gratuita nei registri immobiliari presuppone la scelta fra tributi nazionali o regionali».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito disposizione «mutuata dal testo unico nazionale però sarebbe utile valutare il livello di attuazione della norma, dato che acquisizione del bene al patrimonio pubblico è positiva ma deve essere fatto con una norma applicabile, altrimenti diventa una grida manzoniana e, quanto alla trascrizione sui registri immobiliari, basterebbe un semplice rinvio al testo unico».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), nel dare ragione ai consiglieri Pittalis e Cossa, ha affermato che «il problema della titolarità del tributo è centrale e la Regione non può imporre la gratuità, oltretutto in una legge plurimateria che avrebbe dovuto mettere le sanzioni alla fine anche per facilitare il compito dell’interprete; di qui l’opportunità di un emendamento orale per ristabilire chiarezza, evitando l’ennesima norma farraginosa».

Il consigliere Oscar Cherchi, sempre di Forza Italia, ha evidenziato che «la sequenza del comma è contraddittoria e causerà problemi nella gestione concreta della procedura, posto che le difficoltà nascono quando si deve predisporre lo stato di consistenza del manufatto perché la trascrizione non è automatica ma ha bisogno di altri atti; ad esempio perché il fabbricato essendo abusivo non figura nel catasto».

Il consigliere Peppino Pinna (Area popolare sarda) ha ribadito che «il nostro obiettivo non è quello di ostacolare la legge ma di contribuire a migliorarla con osservazioni coerenti con quelle delle associazioni di categoria e del mondo del lavoro: la maggioranza raccogliere questo suggerimento».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, a nome della Giunta, ha precisato che «la norma è ampiamente attuata e la modifica della 23/85 si inserisce all’interno dell’impianto normativo generale; peraltro, le azioni di adeguamento sono previste dal secondo comma dell’art.32 della legge in esame, laddove si parla della redazione di un testo coordinato per una applicazione più efficace».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il vice presidente ha messo in votazione l’emendamento n.207 che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 27 contrari.

Subito solo, l’Assemblea è passata all’esame dell’emendamento 208 (soppressione del punto 6 del comma 1 dell’art. 3).

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo in risalto che «il comma è davvero una perla dove si è sbizzarrita la fantasia dell’estensore; c’è un furore contro dirigenti e responsabili degli uffici tecnici comunali i quali, oltre al peso di nuove responsabilità, sono chiamati a rispondere del loro operato anche dal punto di vista disciplinare, amministrativo e contabile in caso di omissioni legate al procedimento sanzionatorio, stupisce anche il silenzio dei sindacati di fronte ad una norma assurda anche perché numerose leggi presenti nel nostro ordinamento disciplinano la materia».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «il testo lascia molto perplessi ed appare fuori da ogni logica, a cominciare dalla responsabilità in capo ai funzionari di quantificare la sanzione  esponendo gli stessi funzionari, in caso di omissione, ad una ulteriore sanzione in sede di valutazione, dimenticando oltretutto che il testo unico demanda la gestione di questa procedura al segretario comunale».

Il consigliere Alessandra Zedda, vicecapogruppo di Forza Italia ha sottolineato che «ci si sta dimenticando, a cominciare dai sindaci presenti in Consiglio, quali siano le reali condizioni della maggioranza dei comuni della Sardegna; soprattutto nei piccoli comuni si stanno mettendo all’indice i semplici funzionari degli uffici tecnici».

Il consigliere Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, dopo aver affermato di essere «da sempre contro gli sceriffi», ha aggiunto che «il testo unico prevede all’art.31 gli stessi contenuti del comma in discussione e quindi la maggioranza non ha volontà punitive nei confronti di nessuno; lo stesso consigliere Pittalis. quando ha detto che andavano puntiti i dirigenti che ostacolavano la stabilizzazione dei lavoratori Aras sosteneva questa tesi, in definitiva anche la norma in esame dà una risposta al problema della responsabilità che tutti si devono assumere negli ambiti di competenza».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha riconosciuto che «è vero che l’art. 31 del testo unico contiene norme analoghe a quelle in discussione ma allora non ha senso il richiamo all’autonomia ed alla specialità se poi ci si limita ad appiattirsi sulla legislazione nazionale, creando una situazione in cui, in effetti, più che gli abusivi vengono puniti i dirigenti pubblici». Quanto al testo coordinato richiamato dall’assessore Erriu, Tedde ha precisato che «serve per fini conoscitivi perché la legge non può essere corretta se non dal legislatore; molto meglio, quindi, fare le cose bene fin dall’origine».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha espresso preoccupazione per il rischio di «intasare i tribunali a causa della confusione delle responsabilità nella gestione delle procedure; l’accertamento della consistenza dei beni da sottoporre ad attività sanzionatorie viene descritto in modo confuso dall’inizio alla fine e c’è molta approssimazione, tratto comune a tutto l’impianto della legge che, fra gli altri, manca del tutto l’obiettivo della semplificazione».

Il consigliere Angelo Carta (Pasd’Az)  ha dichiarato che «nella sostanza, le modifiche alla legge regionale 23/85 generano incertezza perché nei piccoli comuni sarà difficile operare per applicare la norma posto che, dopo la Bassanini, c’è stato un oggettivo rallentamento dell’attività degli enti pubblici e i dirigenti tendono a non assumersi responsabilità politiche».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito la norma «piena di profili discutibili dato che non si individua con chiarezza chi deve applicare le sanzioni; inoltre una forbice così grande di discrezionalità (da duemila e ventimila euro) appare eccessiva ed inoltre è opportuno eliminare il passaggio della responsabilità disciplinare all’interno della legge, si può tranquillamente evitare senza togliere sulla alla norma».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha detto che «è evidente che c’è un ribaltamento delle posizioni e stiamo facendo il contrario di quello che abbiamo detto negli ultimi decenni, non è questo il modo di scaricare le responsabilità; anzi la politica deve riappropriarsi del proprio ruolo e non delegare tutto ai funzionari, dobbiamo fare una legge chiara ed equilibrata lavorando sulla prevenzione ed evitando la retorica dell’azione penale, tenendo conto che l’edilizia non è solo case ma anche infrastrutture e molto altro, è parte fondante delle attività civili».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Area popolare sarda) ha attribuito al comma in esame il massimo della volontà sanzionatoria della legge perchè i funzionari hanno troppa discrezionalità anche nel determinare l’ammontare delle sanzioni dando origine ad un meccanismo che creerà molte storture». Scriviamo piuttosto, ha suggerito, «regole più precise, anche perché manca ogni riferimento alla prevenzione che invece deve avere un ruolo centrale in questa materia; le amministrazioni, del resto, hanno un programma che attraverso le aerofotogrammetrie consente un monitoraggio quotidiano del territorio».

Il consigliere Luigi Lotto (Pd), esprimendo parere contrario all’emendamento, ha detto che «nel dibattito si registra un levato tasso di strumentalità; è inutile invocare il recepimento del testo unico nazionale con due parole e poi criticare i passaggi della legge in cui quelle norme vengono inserite nella legge regionale».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha osservato che «il testo unico deriva in effetti dalla normativa precedente sul condono edilizio e da una consistente giurisprudenza lungo una storia di oltre 15 anni; impossibile perciò sostenere che da parte della maggioranza ci sia una volontà punitiva, tanto meno nel comma in esame che fa un semplice riferimento alla valutazione delle perfomance dei dirigenti pubblici».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), sull’ordine dei lavori, ha richiamato all’osservando del regolamento, rilevando che la maggioranza sta contravvenendo al dovere dichiarare il proprio voto.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha sostenuto che «in realtà si sta introducendo un nuovo parametro; si dà un potere enorme ai dirigenti esercitando su di loro una forte pressione in sede di valutazione dei risultati ma è bene ricordare che tutto questo, nella prassi quotidiana, ha prodotto un rallentamento dell’attività delle pubbliche amministrazioni e forti danni alla società sarda, che non ha avuto risposte alle sue molteplici esigenze».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha contestato le affermazioni dei colleghi Lotto e Demontis perché «non è vero che è tutto già scritto nel testo unico, non si può far passare sotto silenzio la sconfitta della politica e la delega in bianco di molte attività al potere giudiziario, questo non è fare gli interessi dei cittadini».

Ha riassunto la presidenza dell’Assemblea il presidente Gianfranco Ganau.

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci si è detto dell’avviso che «non si possa buttare sul nostro campo una precedente legge della passata legislatura che fra l’altro non fu esaminata dall’Aula, anche perché si poteva sfruttare la competenza primaria della Regione e fare scelte diverse; nel nostro atteggiamento c’è una parte legata alle dinamiche consiliari ma anche una parte riferita al merito delle questioni, quest’ultima di gran lunga prevalente perché finalizzata ad arrivare ad una legge migliore».

Ha nuovamente assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha condiviso la sollecitazione al recepimento integrale del testo unico che «è giusta e corretta» e, facendo un passo indietro, ha ricordato che «la 4/2009 arrivò in Aula il 26 settembre e fu approvata il 16 ottobre; anche allora ci furono molti interventi strumentali e non si può parlare sempre dell’ostruzionismo degli altri, a parte il fatto che il nostro atteggiamento vuole migliorare la legge».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha messo in luce che «stiamo andando incontro ad una ipertrofia normativa che sarebbe stato giusto evitare, applicando oltretutto lo Statuto speciale della Sardegna; diverso sarebbe stato se si fosse deciso di esercitare la nostra sovranità elaborando disposizioni diverse, così stiamo eludendo per l’ennesima volta il tema della semplificazione».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il vice presidente ha messo in votazione l’emendamento n.208 che il Consiglio ha respinto con 21 voti favorevoli e 27 contrari.

L’on. Pittalis (Forza Italia) è intervenuto sull’ordine dei lavori per chiedere alla presidenza del Consiglio lumi sulla prosecuzione della seduta antimeridiana, anche in considerazione della visita della presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini. Il presidente Ganau ha optato per una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che l’ordine del giorno Dedoni e più sull’Imu nei terreni agricoli deve essere discusso nel corso della seduta, come deciso dalla conferenza dei presidenti dei Gruppi. L’on. Dedoni (Riformatori) ha dunque illustrato l’ordine del giorno, firmato da tutti i capigruppo, che tende a contrastare gli effetti negativi dell’apposizione di un’Imu agricola per la Sardegna mediante il ricorso della presidenza della Regione alla Corte costituzionale. L’imposta risulta istituita da due giorni, a seguito della conversione di un decreto legge da parte della Camera dei deputati che prevede il tributo senza tener conto delle resistenze e contrarietà da parte di alcune regioni italiane a forte vocazione agricola come la Sardegna.

Sul punto l’on. Dedoni ha detto: “C’è un problema di equità e di giustizia in questa vicenda e questo provvedimento va immediatamente contrastato con gli strumenti giurisdizionali”.

Per la Giunta ha espresso parere favorevole l’assessore all’Urbanistica, Cristiano Erriu e a seguire l’Aula ha approvato l’ordine del giorno con voto unanime di 46 consiglieri.

Chiudendo la seduta, il presidente Ganau ha ricordato che il Consiglio è convocato alle 16.00 per la seduta con la presidente della Camera, Laura Boldrini.

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E’ iniziata questa mattina la visita in Sardegna della presidente della Camera Laura Boldrini, in programma fino a domenica 22 marzo. La mattinata sarà dedicata alla città di Cagliari.

Nel pomeriggio, alle 16.00, è prevista la seduta del Consiglio regionale, alla quale interverranno i consiglieri regionali, i parlamentari e gli europarlamentari sardi. 

Domani, la presidente Boldrini sarà ad Oristano, per celebrare la prima delle tre donne sarde del filo rosso che l’accompagnerà nella sua visita in Sardegna: Eleonora d’Arborea, regina e prima giudicessa donna; in mattinata sarà a Cabras, per visitare il Museo che ospita i Giganti di Mont’e Prama ed inaugurare la nuova ala espositiva. Nel pomeriggio, ad Oristano, al teatro Garau, la Boldrini parteciperà ad una tavola rotonda.

Domenica 22, infine, la presidente Boldrini visiterà i luoghi simbolo della vita di altre due donne sarde: in mattinata a Nuoro prima alla casa di Grazia Deledda, poi nella chiesa della Solitudine e infine al monumento dedicato all’autrice premio Nobel dall’artista Maria Lai, la terza donna del percorso che sarà invece celebrata nel pomeriggio ad Ulassai alla Stazione dell’arte.

 

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Parte oggi da da Torino, Capitale europea dello sport 2015, il progetto “Amici per lo sport: fare, tifare, divertirsi, capire” realizzato dalla Fondazione Giulio Onesti – Accademia Olimpica Nazionale Italiana, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per gli affari regionali, le autonomie e lo sport -Ufficio per lo sport. L’iniziativa, volta a promuovere i valori etici ed educativi dello sport, la sua valenza a fini di inclusione sociale ed il binomio sport‐scuola, ha avuto inizio oggi, alle ore 10,30, quindi a ridosso della “Giornata Mondiale per l’eliminazione delle discriminazioni razziali”.

Il progetto prevede attività coordinate di comunicazione, marketing ed eventi, anche in collegamento con la IV edizione del Concorso Nazionale “Onesti nello sport” che la Fondazione Onesti organizza con il MIUR ed il CONI. Nella sede del “Centro Incontri” della Regione Piemonte, vi sarà il lancio di video e di un workshop interattivo – destinato ad essere sviluppato in rete – che coinvolgerà giovani, studenti, atleti e rappresentanti del mondo sportivo sui seguenti temi:  inclusione e disabilità, integrazione culturale, sport e periferie.

I relatori dei panels in programma sono: Bebe Vio (campionessa mondiale scherma paralimpica), Luis Di Giglio (capitano nazionale di cricket), Mauro Berruto (CT volley), Solomon Taiwo (vincitore concorso “Onesti nello Sport” 2014). Interverranno le squadre di calcio giovanili di Juventus e Torino. Prevista anche la presentazione di uno speciale programma di affiliazione al progetto.

«Si tratta di un’iniziativa di alto valore sociale che vuol contribuire, ricorrendo soprattutto alla rete ed ai mezzi di socializzazione più vicini ai giovani, alla formazione di una corretta cultura sportiva, una cultura che ripudi ogni forma di violenza, discriminazione e razzismo», così il sottosegretario di Stato alla Presidenza della Consiglio, Graziano Delrio, che invierà un videomessaggio ai partecipanti. Delrio ha poi aggiunto: «Siamo orgogliosi di questo   progetto e ringrazio tutti coloro che l’hanno reso possibile. Un grazie particolare alle scuole, alle società sportive, agli atleti ed al comune di Torino per il supporto prestato in occasione della presentazione ufficiale”.

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«Sono trascorsi esattamente tre mesi dalla nomina dei nuovi commissari delle Asl sarde ed è ormai cristallino che, per riforma del sistema sanitario, la Giunta dei professori intendesse semplicemente occupare i posti di comando con il commissariamento delle Aziende sanitarie. Difatti, nessuno degli obiettivi assegnati ai nuovi commissari straordinari con delibera di Giunta (Obiettivi di mandato dei Commissari straordinari ex L.R. n. 23/2014: Avvio delle azioni di riqualificazione e razionalizzazione del Servizio Sanitario Regionale per l’anno 2015) è stato rispettato. Non solo la Sanità isolana continua a mostrare le sue note carenze, ma addirittura mancano i progetti di riorganizzazione e riqualificazione dei servizi sanitari delineati nella succitata delibera e da approvare entro termini ben definiti.»

A sostenere questa tesi è Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna.

«A questo punto – aggiunge Ignazio Locci – è opportuno che l’assessore competente Luigi Arru spieghi quali sono gli ostacoli di varia natura che impediscono il proseguo della (loro) riorganizzazione della Sanità isolana. Non vi è alcun riscontro sull’operato dei commissari, sebbene la loro nomina fosse stata accolta con grande entusiasmo, considerate le grandi capacità dei dirigenti decantate dall’assessore.»

«Dovrà essere il Consiglio regionale – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco – a sobbarcarsi la riorganizzazione della rete ospedaliera, adeguandola alle reali esigenze dei cittadini e garantendo appropriatezza e qualità degli interventi e dei percorsi diagnostici terapeutici, così come da obiettivi di Giunta.»