28 November, 2024
Home2015 (Page 463)

Impianto di trattamento dei rifiuti di Sa Terredda 5 copia

Sono 14 i Comuni fondatori del Club dei Comuni EcoCampioni della Sardegna, costituito nellambito del protocollo dintesa sottoscritto il 30 luglio 2014 tra Regione Autonoma Sardegna e Comieco – il Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica – per promuovere le best practices dellIsola nella gestione della raccolta di carta e cartone.

Si tratta di Arborea, Bosa, Carbonia, Domusnovas, Elmas, Iglesias, Lanusei, Orosei, Pula, Santa Teresa Gallura, Sarroch, Selargius, Teulada, Trinità dAgultu e Vignola, selezionati da Comieco e Regione Sardegna in base alle loro performance di raccolta differenziata, con particolare riferimento alla frazione cellulosica (per cui la Sardegna vanta già il primato nellarea Sud).

 La partecipazione al Club dei Comuni EcoCampioni è libera per tutti i Comuni in convenzione con Comieco che siano in regola con i criteri di ammissione definiti in accordo con la Regione ovvero: raccolta differenziata complessiva superiore al 45%; procapite di raccolta carta e cartone pari almeno a 45 kg/ab/anno; 1° fascia di qualità; rapporto tra raccolta congiunta e selettiva maggiore di 1.

 Diverse le attività messe in atto da Comieco attraverso il Club dei Comuni EcoCampioni per sensibilizzare i cittadini sardi ed incoraggiare un incremento dei dati di raccolta: la redazione di un Manifesto con le regole doro utili a raggiungere risultati di eccellenza; un Bando 2015 per finanziare un progetto di comunicazione incentrato sulla raccolta differenziata di carta e cartone; materiali a supporto per interventi di comunicazione mirata; un portale web dedicato alle attività ed alle iniziative del Club EcoCampioni; analisi del servizio di raccolta per valutare risultati e resa, nuovi obiettivi, strumenti per raggiungerli.

E, soprattutto, linvito a fare rete per condividere le esperienze di successo in modo da diffondere le buone pratiche in tema di raccolta differenziata favorendo il confronto con comuni anche di altre Regioni Italiane come ad esempio la Campania, dove il Club è attivo dal 2007 e raccoglie oltre 70 comuni.

«Siamo lieti di accogliere nel Club dei Comuni EcoCampioni queste realtà virtuose dellisola e ci aspettiamo che altre aderiscano a breve: nella Regione ci sono infatti altri Comuni che si contraddistinguono per una efficace gestione della raccolta differenziata di carta e cartone, in grado di soddisfare i requisiti richiesti», ha dichiarato Carlo Montalbetti, Direttore Generale Comieco. «I 14 Comuni che entrano a fare parte del Club rappresentano il 15% del totale dei cittadini in convenzione con il Consorzio e raccolgono il 22% della differenziata gestita da Comieco. Nel 2013 la Sardegna è stata riconosciuta tra le regioni più virtuose a livello nazionale, con un incremento di raccolta del 5,2% rispetto al 2012. La Regione, inoltre, si posiziona al primo posto nella classifica del procapite al Sud, con ben 45,2 kg/abitante-anno che superano di gran lunga la media della macroarea pari a 27 Kg/ab-anno».

«Siamo molto orgogliosi del fatto che la Sardegna sia una regione virtuosa per percentuale di raccolta – dichiara Donatella Spano, Assessore alla difesa dellambiente della Regione Sardegna -. Il tema dei rifiuti e della riciclabilità è per noi centrale. Da oggi intraprendiamo anche un nuovo percorso di partnership, all’interno del Comieco, che ci permetterà di migliorare ancora le nostre prestazioni, attraverso la condivisione delle migliori esperienze nazionali. I 14 comuni sardi che già sono entrati a far parte del Club rappresentano delle eccellenze e ci auguriamo che vengano emulati da molti altri, nel giro di poco tempo, anche perché legate al recupero dei rifiuti ci sono ormai molte opportunità di crescita e benessere collettivo.»

Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha respinto le mozioni del centrodestra che chiedevano alla Giunta il ritiro del Piano di dimensionamento scolastico.

Il Consiglio ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno, con le mozioni n°114 e 118 (Pittalis e più-Dedoni e più) “sul piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche”.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Area Popolare Gianluigi Rubiu ha protestato per l’assenza dall’ordine del giorno della mozione n° 92 “sugli aggiornamento relativi al nuovo Refresh da parte dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), «un fatto grave», ha dichiarato, «che dimostra la lontananza della Giunta dai problemi dell’agricoltura».

Il presidente Ganau ha ricordato che, nella seduta di ieri, il dibattito sulle mozioni si è prolungato ed oggi, non essendoci la disponibilità dell’assessore compete, si è deciso di dare priorità alle mozioni sul dimensionamento scolastico.

Sempre sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, perché a causa di una manifestazione, alcuni consiglieri hanno segnalato la difficoltà di raggiungere per tempo l’Aula.

Il presidente Ganau non ha accolto la richiesta, precisando che la seduta è già iniziata in ritardo di mezz’ora, e dando la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, primo firmatario di una delle mozioni sul dimensionamento scolastico.

Pittalis ha espresso grande preoccupazione per la situazione della scuola sarda, rivolgendo un appello alla Giunta «per rimediare urgentemente al disastro, provocato da una scelta d’autorità espressione del più bieco centralismo regionale, senza la sensibilità di coinvolgere i comuni interessati e, cosa ancora più grave, cambiando le regole in corsa; nella prima bozza, infatti, c’erano una quarantina di comuni che poi sono diventati 29, selezionando i comuni forse a seconda della casacca di quella amministrazione comunale». Avete detto, ha ricordato Pittalis, «che l’istruzione era il primo punto del vostro programma, avete detto che sulla scuola potevamo esercitare la nostra sovranità mentre oggi fate marcia indietro su tutto e fate piombare la scuola nel caos». Chiediamo il ritiro del piano o almeno una moratoria per un anno per concertarlo con le comunità locali, ha proposto il capogruppo di Forza Italia, sostenendo che «il Consiglio deve avere un sussulto di dignità dando un diverso indirizzo alla Giunta regionale, anche per venire incontro alle esigenze di quelle realtà più piccole dove lo Stato sta eliminando la sua presenza; la Regione non può comportarsi nello stesso modo centralista, consumando un disastro che colpisce soprattutto i più deboli ed i giovani».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, ha affermato che «il Consiglio deve occuparsi della situazione della scuola sarda perché quando si fanno certe scelte dopo aver detto che l’istruzione aveva una precisa priorità nel programma di governo della Giunta non si può accettare una decisione che va in senso contrario». Non si è capito il ruolo della scuola in certe zone della Sardegna, ha sostenuto, «una storia che inizia negli anni ’70, quando allora anche i sindacati non si accorsero di quello che stavano avallando con l’aumento degli alunni all’interno delle classi; poi iniziò un processo di restrizione che continua ai giorni nostri però non si può accettare sempre tutto». Se avessimo le unioni dei comuni, ha aggiunto Dedoni, «avremmo un punto di riferimento ma questi organismi oggi non ci sono, così come non ci sono le risorse per un sistema di trasporto efficiente e diffuso, un problema di ieri che abbiamo di fronte anche oggi». Il dibattito su questo grande tema, ha detto ancora il capogruppo dei Riformatori, «non si può esaurire all’interno della commissione; lo Stato, in passato, ha operato prendendo spunto da situazioni dove molti paesi molto popolati non hanno soluzione di continuità ma noi dobbiamo operare in Sardegna, dove ci sono problemi completamente diversi per densità di popolazione, viabilità e trasporti, un contesto dove non è pensabile realizzare un certo tipo di aggregazioni». Concludendo, Dedoni ha invitato il Consiglio ad un «ripensamento serio, cerchiamo le soluzioni negoziando con lo Stato, altrimenti svenderemo per l’ennesima volta la nostra autonomia, non c’è solo la vertenza entrate ma un problema più complessivo all’interno del quale la scuola occupa un posto di primo piano».

Il capogruppo di “Area popolare Sardegna”, Gianluigi Rubiu, ha evidenziato in apertura del suo intervento “la solitudine” dell’assessore tra i banchi riservati alla Giunta ed ha accusato l’esecutivo di fare ricorso solo agli slogan anche su un tema cruciale quale è quello dell’istruzione. «Avete promesso risparmi e efficienza – ha dichiarato il consigliere della minoranza – ma in realtà avete messo nel mirino i servizi essenziali per i cittadini».

Rubiu ha quindi sottolineato come non si tengano nella dovuta considerazione i disagi che le scelte della Giunta causano nella Sanità come nella scuola. In particolare, a giudizio di Rubiu, il piano di dimensionamento approvato dall’esecutivo crea fori disequilibri e non tiene nella dovuta considerazione l’alto tasso di dispersione scolastica che si registra in Sardegna. Rubiu ha confermato di voler difendere le pluriclassi che il piano della Giunta vuole invece cancellare nelle aree interne dell’Isola che patiscono il fenomeno dello spopolamento. A questo proposito il capogruppo centrista ha ricordato le preoccupazioni e le critiche di sindaci, amministratori, studenti, famiglie e insegnanti. «Il piano non accontenta nessuno – ha dichiarato Rubiu – fa crescere i costi a carico della Regione e colpisce il sistema scuola come avete già colpito l’Università».

Il consigliere del Pd, Cesare Moriconi, ha ricordato il ruolo centrale dell’istruzione e della suo organizzazione nei territori ed ha ricordato come si assiste all’inesorabile chiusura di una serie di servizi nei piccoli e medi centri, dalle banche, alle poste, dagli ospedali alle scuole. «Le nuove tecnologie – ha affermato Moriconi – modificano sempre più anche la didattica e il sistema scuola e il mercato elettronico contribuirà a svuotare i nostri Comuni in misura maggiore di quanto non lo faccia una scuola che chiude». «Non è quindi lo Stato che arretra – ha spiegato il consigliere della maggioranza – ma la società che cambia».

Nel merito della mozione l’esponente del Pd ha invitato tutti a evitare le politiche del campanile ed ha dichiarato che la mozione in discussione “è identica a quelle del passato fatta a parti invertite”. «Il problema – ha proseguito il consigliere – è che nel corso degli anni non si sono date risposte adeguate ed efficaci».

Il consigliere Moriconi ha concluso con la proposta di dedicare una sessione di lavori della Seconda commissione, da tenersi prima della pausa estiva, interamente dedicata alla scuola e alla proposizione di una legge sulla scuola sarda.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha difeso il lavoro fatto nella Seconda commissione ed ha ricordato come dallo scorso novembre il tema del dimensionamento scolastico è stato dibattuto ed approfondito. In particolare, ha spiegato Locci, ci si è occupati del problema della soppressione di alcune pluriclassi anche attraverso un fitto calendario di audizione che ha coinvolto tutti i soggetti interessati dal problema. Il consigliere della minoranza ha concluso evidenziando che in alcune parti del piano di dimensionamento emergano posizionamenti di tipo ideologico ed ha palesato perplessità sui criteri adottati per decidere le chiusure di alcune pluriclassi piuttosto che altre.

Il consigliere del Pd, Piero Comandini, ha definito la scuola “l’elemento cardine dello sviluppo di una comunità” e ne ha ribadito la centralità politica. «Affrontiamo il tema della scuola con la politica», ha dichiarato il consigliere democratico, «perché in tutti questi anni è mancata proprio una politica per la scuola l’istruzione in Sardegna». Comandini ha dunque ricordato l’elevato tasso di dispersione scolastica (24%) per evidenziare “le politiche errate degli ultimi anni”. «E’ questo il punto da cui ripartire», ha spiegato l’esponente della maggioranza, «perché il centrosinistra ha già incominciato a dare risposte efficaci». Comandini ha quindi ricordato i 30 milioni di euro stanziati dalla Giunta per la sicurezza degli istituti scolastici e i 43 milioni di finanziamenti garantiti dal governo Renzi. Il consigliere Pd ha proseguito ricordando l’impegno della Seconda commissione nell’affrontare il tema del dimensionamento scolastico ed ha assicurato che nel parere che sarò espresso dalla commissione saranno tenute nella dovuta considerazione le osservazioni pervenute nel corso delle audizioni. Piero Comandini ha concluso dichiarando condivisione per la proposta avanzata dal suo collega di gruppo e di partito Cesare Moriconi.

Ha quindi preso la parola Angelo Carta (Psd’Az) che ha parlato di mancato rispetto degli impegni assunti dall’attuale maggioranza in campagna elettorale. «Tra le promesse fatte dal centrosinistra – ha ricordato Carta – c’era  quella di dare un ruolo più forte ai comuni e concertare con loro le linee dello sviluppo. Dopo un anno di governo della Regione,  i comuni possono ritenersi a pieno titolo insoddisfatti. Le promesse non sono state mantenute, le amministrazioni comunali sono ridotte a semplici comparse».

L’esponente sardista ha ricordato all’Aula i tagli subiti dai comuni, il definanziamento delle opere pubbliche, la mancata proroga del piano casa, il mancato coinvolgimento degli enti locali sulle questioni più importanti all’attenzione della Giunta regionale. «Ora si arriva al dimensionamento scolastico, partita nella quale viene fuori il dirigismo e il neocentralismo della Giunta. Questo Governo si dimostra forte con i deboli e debole con i forti. Se il neocentralismo fosse stato applicato nei rapporti dello Stato, oggi la situazione della Sardegna sarebbe diversa».

Carta ha poi contestato le dichiarazioni dell’assessore all’Istruzione sulla necessità di cancellare le pluriclassi. «Le famiglie hanno un’opinione diversa – ha sottolineato Carta – per loro è peggio sradicare i bambini dalle loro comunità, modificare le loro abitudini e sconvolgere i loro rapporti interpersonali».

Al termine del suo intervento, il consigliere di minoranza ha auspicato un maggiore coinvolgimento delle comunità locali e suggerito un passo indietro alla Giunta: «L’esecutivo trovi una soluzione condivisa con i comuni, si annulli questo dimensionamento per averne uno che risponda a tutto tondo alle esigenze dei bambini».

Per Eugenio Lai (Sel) le affermazioni fatte in Aula dai rappresentanti dell’opposizione sono “demagogiche e strumentali”. «Sono in una situazione di imbarazzo – ha detto Lai – se non fossi stato eletto sindaco cinque anni fa avrei pensato che il centrodestra è il baluardo della scuola pubblica, purtroppo non è così. Ho vissuto la stagione del dimensionamento dell’assessore Milia e della Giunta Cappellacci. E’ assurdo oggi attaccare l’assessore Firino dopo aver costretto i piccoli comuni a subire decisioni calate dall’alto».

Lai ha poi ricordato quanto accaduto in Sarcidano e Barbagia di Seulo negli anni scorsi con l’avvio di alcuni piani di collaborazione tra comuni vicini per far fronte ai tagli al sistema dell’istruzione. «Mi auguro che in Sardegna si arrivi a una legge sulla scuola e che si sfruttino finalmente le nostre prerogative autonomistiche».

Il vicepresidente del Consiglio ha poi difeso il Piano di dimensionamento, nato da un lungo lavoro della Commissione, da un confronto tra l’assessore e l’Anci, da un percorso già avviato dalle province. «Per evitare lo spopolamento dei piccoli paesi – ha concluso Lai – serve una visione complessiva delle zone interne. Non basta parlare di scuola, occorre affrontare anche le questioni relative alla viabilità e al lavoro».

Ignazio Tatti (Area Popolare) ha espresso sconcerto per l’andamento dei lavori in Aula e in Commissione. «La decisione di sopprimere i punti di servizio (Pes) è stata presa dal direttore generale della Pubblica Istruzione senza sentire la Commissione Cultura – ha detto Tatti – il riordino dei plessi scolastici è necessario ma deve essere concertato, in molti comuni la scuola è l’unica presenza dello Stato».

Tatti ha poi contestato alcuni criteri adottati dalla Giunta per attuare il Piano di dimensionamento scolastico: «La distanza chilometrica e la previsione di incremento della popolazione scolastica non sono sufficienti. Pochi chilometri nei paesi montani diventano grandi distanze – ha detto Tatti – così come non si può decidere se tenere aperta una scuola o chiuderla sulla base di aspettative di natalità basate su freddi dati».

Rossella Pinna (Pd) ha invece difeso il Piano di dimensionamento della Giunta. «Nella mozione presentata dall’on. Dedoni – ha detto Pinna – il centrodestra fa un autogol.  Gli indicatori della qualità dell’istruzione e dell’abbandono scolastico attestano l’incapacità del nostro sistema, imputare questi risultati alla maggioranza fa sorridere. Se oltre agli indicatori della qualità dell’istruzione andassimo ad esaminare anche i casi di analfabetismo di ritorno la situazione sarebbe probabilmente più grave».

Secondo il consigliere del Partito democratico, «i sindaci hanno sottovalutato i contenuti delle linee guida sul dimensionamento scolastico e per questo si sono ritrovati a dover subire una decisione. In Commissione è emersa in modo chiaro la conflittualità tra sindaci e tra territori a scapito della volontà di cooperare».

Pinna, infine, ha contestato le affermazioni di alcuni esponenti del centrodestra che hanno parlato di deportazione dei bambini, spostati dalle scuole dei loro comuni in quelle di centri vicini. «Non è così – ha concluso Pinna – ai ragazzi si dà la possibilità di allargare i propri orizzonti. Cambiare ambiente, aprirsi al mondo, modificare le proprie abitudini non è pericoloso. Rappresenta invece un’opportunità, è ciò che chiede una società dinamica in continuo cambiamento». 

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha sottolineato che il tema dell’istruzione «è fondamentale per il futuro dell’Isola perché dall’istruzione dipende anche il livello di qualità della classe dirigente; lo stesso presidente  Pigliaru ha parlato di scuola più aperta, innovativa ed interconnessa e non si può eludere il tema accusando chi ha governato in passato lasciando le cose come stanno perché la situazione è molto più complessa». A tutto il Consiglio regionale, ha detto ancora Truzzu, «non piace il piano di dimensionamento scolastico e se quello di una scuola migliore è obiettivo di tutti non si può ragionare solo in termini di numeri trascurando la qualità e proprio sotto questo profilo il piano ha molte lacune». Rischiamo, ha proseguito il consigliere, «di avere scuole belle sicure e nuove ma chiuse, dato molte risorse sono destinate ad edifici che non ci saranno più». Qui nessuno difende le pluriclassi che sono un falso problema, ha osservato Truzzu, «e devono essere superate con la logica del buon senso, con piani di programmi di programmazione territoriale in grado di ridisegnare la mappa della presenza della scuola sul territorio ma questo va innestato nel riordino delle autonomie locali; ecco perché ha senso la moratoria, riorganizziamo tutta le rete scolastica dopo la riforma degli enti locali, altrimenti sul problema della scuola ci dovremo tornare costringendo magari alunni e docenti a cambiare scuola per due volte in poco tempo».

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha dichiarato che «alle due mozioni va riconosciuto il merito di aver portato il problema della scuola all’attenzione del Consiglio ed è vero che il numero ristretto dei componenti della commissione non ha aiutato ad individuare le soluzioni migliori». Storicamente, ha ricordato Tendas, «la procedura stabilita dalla legge per i piani di dimensionamento individua un ruolo centrale per gli enti intermedi, cioè le province, ma sappiamo tutti in quale situazione si trovano in questo momento, è un dato di fatto che ci pone di fronte la necessità di riavviare un percorso capace di ridefinire l’intera materia». L’esponente del Pd ha poi auspicato che dal confronto di oggi possa emergere «la consapevolezza di sfruttare appieno le possibilità della nostra autonomia perché l’istruzione deve essere raccordata con la formazione ed il lavoro nell’ambito di un progetto organico; facciamo tesoro del lavoro serio svolto dalla commissione cui ha partecipato con impegno anche l’assessore, è un patrimonio che non va disperso perché alcune di quelle proposte migliorative vanno esaminate con attenzione, mentre sullo sfondo occorre superare una carenza normativa che la Sardegna ha perché la legge 31 ha quarant’anni e va cambiata».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia), ha affermato che «le pluriclassi non sono il miglior modello didattico ma chiudere le scuole è un rimedio peggiore del male». C’è un problema enorme, secondo Peru, «nato da decisioni calate dall’alto su molti territori dell’Isola, senza confronto con i sindaci che vedono le scuole chiuse e lo sanno magari dai giornali, con una prova di forza con territori più deboli che è il contrario di quello che serve alla società sarda». Bisogna fermarsi un attimo, ha proposto Peru, «e confrontarsi con tutte le componenti della scuola e della società sarda perchè l’assessore che chiude le scuole è come il responsabile delle poste che chiude gli uffici o come il direttore della banca che chiude le filiali; le chiusure aumentano solo la sfiducia e la rabbia di tanti territori che hanno invece bisogno di fiducia, solidarietà e speranza». In chiusura Peru ha invitato la Giunta a «fermarsi per ascoltare tutti e preparare nuovo piano condiviso che eviti la beffa della scuole prima ristrutturate e dopo chiuse».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha respinto in apertura l’interpretazione di «un piano scritto a tavolino ma non è così, questi provvedimenti sono stati studiati ed anzi si sta facendo un profondo lavoro di ricognizione, negarlo ci porta lontano da una valutazione oggettiva del problema e serve un allargamento del dibattito per rivolgere l’attenzione di tutto il Consiglio sulla materia scolastica». Facciamo un passo avanti, ha esortato Deriu, «verso il riconoscimento dei diritti di persone che sono bambini di oggi ed oggi hanno diritto ad una scuola di qualità, avviamo un dibattito che non si fermi alla cronaca e sotto questo profilo va dato valore al parere formulato dalla commissione che deve rappresentare la base del lavoro da fare in futuro». Serve una legge sarda, ha sintetizzato il consigliere del Pd, «indispensabile per avere a disposizione una scuola di qualità, pensata e realizzata per la Sardegna e penso che l’assessore possa fare sotto questo profilo una proposta per realizzare ciò che la Sardegna attende da troppi anni».

Il consigliere Pier Mario Manca (Soberania e Indipendentzia) ha valutato positivamente la presentazione delle mozioni «perché ci permettono di affrontare un problema di grande importanza per la Sardegna visto il modello di scuola che abbiamo in Sardegna non funziona; siamo gli ultimi posti nelle graduatorie nazionale e dobbiamo impegnarci per correggerlo in modo radicale, partendo dal superamento delle pluriclassi che sono la negazione della cultura e possono rappresentare solo una emergenza che non può diventare un sistema». Il problema, ha spiegato Manca, «non è solo quello delle pluriclassi ma c’è dell’altro, l’accorpamento degli istituti che deve essere fatto tenendo conto delle indicazioni degli enti locali, gli istituti globali che vanno rivalutati perché non sono negativi ma più una questione di organizzazione interna». Il consigliere del Partito dei Sardi, infine, ha proposto di rivedere la situazione complessiva della scuola con una legge organica sull’istruzione «perché la Sardegna non ha le stesse problematiche del resto d’Italia e servono soluzioni completamente diverse».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto al presidente del Consiglio di adoperarsi presso la Giunta «per rendere consultabile la delibera sul ritiro del ricorsi contro lo Stato in materia di entrate».

Sulla mozione in esame, lo stesso Dedoni ha affermato che la questione di cui si sta occupando il Consiglio non riguarda l’operato dell’assessore, ma «è necessario vedere il problema in prospettiva non solo sul dimensionamento ma per la qualità della nostra istruzione e la realtà dice che, dopo un anno, non c’è una sola proposta della maggioranza in materia di scuola; anzi c’è una mia proposta di legge che la commissione non ha nemmeno cominciato a discutere, nonostante lo preveda il regolamento». Scuola, formazione e lavoro, ha concluso Dedoni, «vanno di pari passo, questa è una idea che permette di costruire un sistema nuovo dando spazio anche ad autonomie locali e famiglie ed ecco le ragioni della deroga che sollecitiamo, chiedendo anche l’integrazione della commissione su una materia di grande interesse comune». Se poi la maggioranza, ha avvertito, «sceglie di andare avanti comunque non sta dando risposte ai Sardi».

Il consigliere di Sel, Francesco Agus, intervenendo in luogo del capogruppo Daniele Cocco, ha espresso soddisfazione per lo svolgersi del dibattito in Aula “sulla scuola che costruiremo nei prossimi cinque anni”.

Agus ha affermato di considerare incompatibili le dichiarazioni di condanna alla pluriclassi con quelle che chiedono la presenza delle scuole in tutti i comuni della Sardegna. «Dobbiamo scegliere quale modello vogliamo adottare», ha dichiarato l’esponente della maggioranza, «e la scelta esplicitata nel piano di dimensionamento scolastico non deriva da politiche di riduzione dei costi ma da una politica che punta alla qualità dell’istruzione». Il presidente della Prima commissione ha quindi citato casi di positiva collaborazione tra comuni per garantire la presenza degli istituti scolastici. «Il vero problema – ha proseguito Agus – non è il trasporto dei bimbi con gli scuolabus ma il fatto che, per molti giovani sardi, dopo la scuola non c’è prospettiva di vita e lavoro in quest’Isola». Francesco Agus ha concluso esprimendo favore alla proposta avanzata dal consigliere Moriconi (Pd) e ha auspicato l’approvazione di una legge sulla scuola sarda.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha elencato in apertura del suo intervento i paesi che vedranno le scuole chiudere per affetto del piano di dimensionamento approvato dalla Giunta Pigliaru ed ha salutato la presenza in Aula del presidente della Regione Francesco Pigliaru, al quale ha rivolto l’invito a rendere consultabili sul sito internet della Regione sarda la delibera con la quale si è deciso il ritiro dei ricorsi pendenti con lo Stato in materia di entrate e quella che ha corretto alcune parti del piano di dimensionamento.

Il capogruppo della minoranza ha quindi accusato l’esecutivo di aver approvato il piano oggetto della mozione “infischiandosene del parere dei sindaci e del Consiglio regionale” ed ha evidenziato le critiche rivolte dal segretario regionale del Pd, Renato Soru. «L’ex presidente Soru – ha dichiarato Pittalis – vi ha bacchettato proprio sul piano di dimensionamento che si è trasformato in una battaglia interna al Pd». Il capogruppo Fi si è quindi rivolto direttamente al consigliere Eugenio Lai (Sel) evidenziando come nel paese di cui è sindaco (Escolca) la scuola non sia stata chiusa. «Così – ha aggiunto Pittalis – si creano disparità e distinzioni tra i territori che dimostrano come siano sbagliati metodo e contenuti del piano voluto dal presidente Pigliaru e dall’assessore Firino».

Il capogruppo di Forza Italia ha concluso con l’invito alla Giunta e alla maggioranza perché sospendano il piano ed ha ricordato precedenti pronunciamenti del tribunale amministrativo sulla controversa materia.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore della Pubblica Istruzione, Claudia Firino che ha affermato di cogliere l’opportunità offerta dal dibattito della mozioni in Aula per svolgere alcuni chiarimenti in ordine al percorso che ha portato all’approvazione del piano di dimensionamento scolastico.

L’assessore ha denunciato il venir meno del ruolo di mediatore svolto in precedenza dalle amministrazioni provinciali nei diversi territori dell’Isola ed ha spiegato che la Regione si è spesso dovuta sostituire alle Province nel confronto con gli amministratori locali. «In ogni circostanza – ha dichiarato la Firino – abbiamo tenuto conto delle linee guida del piano, approvate all’unanimità nella Seconda commissione del Consiglio regionale, ed abbiamo invitato sindaci e amministratori a ricercare forme efficaci di collaborazione tra i diversi Comuni». La delegata alla Pubblica Istruzione ha quindi ricordato come nel “tavolo interassessoriale” siano rappresentate le Province, l’Anci, l’Ups e i presidi e che l’assessorato dell’Istruzione ha partecipato a tutte le riunione che a vario titolo si sono svolte a partire dall’11 settembre fino alla fine dello scorso gennaio.

Sulla questione delle pluriclassi, la cui cancellazione (così ha specificato l’assessore) era contenuta nelle linee guida che hanno avuto il sì unanime nella Seconda commissione, la Firino ha detto di “non comprendere” le ragioni di un rinvio delle decisioni. «Vogliamo investire subito su una scuola di prospettiva e non aspettare ulteriore tempo per lavorare ad una scuola di qualità», ha aggiunto l’assessore della Pubblica Istruzione, «e serve una scelta coraggiosa e di cambiamento». Proseguendo sul tema delle pluriclassi che è stata al centro della polemica con i sindaci e con le forze della minoranza in Consiglio, Claudia Firino ha citato il dato secondo il quale il 15% degli studenti che hanno frequentato in una pluriclasse risulta bocciato all’esame della terza media, contro il 5% della media di respinti complessivamente in Sardegna.

L’assessore ha quindi invitato i consiglieri a considerare il piano di dimensionamento scolastico come una delle azioni che la Giunta metterà in campo per migliorare i livelli di istruzione nell’Isola ed ha annunciato la presentazione di un piano ad hoc contro la dispersione scolastica che prevede stanziamenti per 50 milioni di euro.

L’assessore ha quindi ricordato l’attenzione al tema della scuola dimostrata in occasione della Finanziaria: «abbiamo stanziato un milione di euro per il trasporto degli alunni; un milione per il trasporto degli studenti con disabilità; abbiamo rifinanziato il capitolo sull’autonomia scolastica e abbiamo portato dal 45% al 70% la percentuali degli studenti universitari aventi diritto che usufruiscono delle borse di studio». «Dimostriamo cioè nei fatti – ha dichiarato l’assessore – che la scuola è una priorità della Giunta Pigliaru».

La Firino ha concluso sottolineando come il dibattito sul piano di dimensionamento avrebbe avuto maggiore efficacia se fatto in sede di discussione delle linee guida ed ha invitato il Consiglio regionale e i sindaci dell’Isola a lavorare per una scuola di prospettiva e ad essere capaci di compiere scelte coraggiosa per offrire ai giovani opportunità migliori di quelle che sono state offerte nel recente passato».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola ai presentatori delle due mozioni per le repliche.

Pietro Pittalis (FI), primo firmatario della mozione n. 114, ha definito “insoddisfacenti” le argomentazioni dell’assessore Firino sul Piano di dimensionamento scolastico. «Dal suo intervento non ho capito qual è il disegno complessivo della Giunta in materia di scuola e di istruzione – ha detto Pittalis rivolgendosi all’esponente dell’esecutivo – in  un anno abbiamo visto solo provvedimenti occasionali,  i 30 milioni per l’edilizia scolastica sono stati ridotti a 14 milioni, c’è qualcosa che non funziona in assessorato sui dati che vi mettono a disposizione».

Secondo il capogruppo di Forza Italia, la Giunta non può parlare di scuola di qualità: «La qualità si ha quando la scuola rimane nei territori e nei piccoli comuni – ha affermato Pittalis – il risultato definitivo è che si stanno chiudendo le scuole. La Giunta non capisce che le famiglie di Belvì hanno lo stesso diritto di chi vive in città. E’ questo il problema che vi sfugge. Si fa una classifica dei territori e si crea una grave discriminazione. Non è nelle vostre intenzioni, ma è il risultato concreto dell’azione che portate avanti».

Pittalis ha quindi invitato l’esecutivo a una seria riflessione. «Il Piano è stato in parte rivisto, da 40 comuni si è passati a 29. Occorre trovare una soluzione anche per i comuni che non sono stati coinvolti. E’ una questione di metodo che diventa però di sostanza». Dall’esponente della minoranza, infine, un suggerimento alla maggioranza: «Ascoltate quanto dice il segretario regionale del PD che ha richiamato la Giunta a un dovere solidaristico. Se non lo fate state sfiduciando Soru e confermando la vostra tendenza al neocentralismo e a non considerare il sistema delle realtà territoriali. E’ un problema vostro – ha concluso Pittalis – noi non abbiamo i numeri per ribaltare la situazione ma continueremo a portare avanti la nostra battaglia».

Giudizio negativo anche da parte di Attilio Dedoni (Riformatori), primo firmatario della mozione n.118, che ha chiesto un approfondimento sul Piano di dimensionamento scolastico. «I sindaci dei piccoli comuni non possono essere trascurati perché rappresentano esigenze, aspirazioni, desideri – ha detto Dedoni – rimango contrario alle pluriclassi ma il Piano deve essere rivisto».

Il capogruppo dei riformatori ha quindi auspicato un nuovo approccio al tema dell’istruzione. «Serve un atteggiamento diverso, nessuno finora ha preso in considerazione i dati sulla dispersione scolastica e i risultati delle Università sarde. Abbiamo una bassa percentuale di laureati rispetto ad altre regioni italiane. Più istruzione vuole dire più sviluppo».

Da Dedoni, infine, è arrivato l’invito a riformare anche il sistema della formazione professionale. «Deve essere strettamente collegata al mondo del lavoro. Un agricoltore con laurea in agraria è meglio di uno con la quinta elementare. La scuola deve avere come punto di riferimento le vocazioni territoriali e il tessuto imprenditoriale dei paesi e delle città in cui opera».

Chiusa la discussione, il presidente Ganau ha posto in votazione le due mozioni. La prima (Pittalis e più) è stata respinta con 27 voti contrari e 22 a favore. La seconda (Dedoni e più) è stata invece bocciata con 27 voti contrari e 23 a favore.

Il presidente ha quindi chiuso i lavori e aggiornato la seduta a questo pomeriggio alle 16.00.

Presa di posizione di Antonio Solinas, presidente della commissione regionale Ambiente, sull’ipotesi che la Sardegna possa essere scelta dal Governo quale sito per lo stoccaggio delle scorie nucleari.

«La Sardegna non può essere il deposito dei rifiuti nucleari», ha detto stamane Solinas che rinvia al mittente le dichiarazioni di alcuni esponenti del centrodestra che hanno invitato, sull’argomento, il presidente della Regione e la Giunta a svegliarsi.

«Come presidente della commissione Ambiente, come esponente della maggioranza ma soprattutto come sardo – ha aggiunto Antonio Solinas – posso assicurare all’ex presidente della Regione Cappellacci che siamo svegli e vigili. Non solo. Saremo pronti ad opporci con tutti i mezzi se questa  ipotesi dovesse diventare realtà. Nessuna discarica di materiali radioattivi sorgerà nel nostro territorio.»

«Su temi così importanti – ha sottolineato ancora Antonio Solinas – bisogna smetterla di fare propaganda. Auspico, invece, che maggioranza e opposizione lavorino insieme per fare un fronte unito e scongiurare quella che fino ad oggi, fortunatamente, è solo un’ipotesi. Da decenni il centrosinistra – sottolinea Solinas – combatte perché la nostra isola non diventi una pattumiera atomica.»

Il presidente della IV commissione ricorda che nel maggio 2014, come primo firmatario, aveva presentato una mozione per scongiurare il pericolo dell’inserimento della Sardegna tra le aree idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Questa mozione era stata trasformata in un ordine del giorno, firmata da tutti i capigruppo, ed era stata approvata dal Consiglio. Analoghi provvedimenti sull’argomento erano stati presentati nel 2009, sempre dal centrosinistra all’ allora presidente Cappellacci con i quali lo stesso veniva invitato dall’intero Consiglio ad impegnarsi per scongiurare tale ipotesi. Ma quest’appello cadde nel vuoto per l’intera legislatura.

Continua l’azione di protesta dei lavoratori Port.Al. ex Ila di Portovesme, iniziata ieri mattina davanti al palazzo della Regione, in viale Trento a Cagliari. Un gruppo di lavoratori ha trascorso la notte in tenda. La vertenza riguarda 156 lavoratori della Port.Al. di Ninetto Deriu che si trovano in mobilità: per 30 di loro è già scaduto il sussidio, per altri 90 scadrà a giugno. Dopo la bocciatura del progetto per l’installazione di tre pale eoliche, l’imprenditore attende la definizione di un accordo bilaterale per il riconoscimento di tariffe agevolate per la fornitura dell’energia elettrica necessaria alla produzione.

«Quanto ancora dovranno attendere e, soprattutto, cos’altro dovranno fare i lavoratori della ex Ila, oggi Port.Al, per riuscire a strappare un minimo di attenzione da questa Giunta regionale, colpevolmente disinteressata al dramma che vivono gli operai dello stabilimento di Portovesme, ormai a un passo dalla totale assenza di ammortizzatore sociale – denuncia Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna -. Ancora una volta, complice una politica inconcludente, le maestranze ex Ila sono state costrette alle azioni eclatanti (con tanta pazienza e con ancora un po’ di speranza, hanno allestito un presidio permanente in viale Trento a Cagliari), con lo scopo di risvegliare l’esecutivo Pigliaru, pericolosamente impreparato e inadeguato alla gestione delle vertenze industriali.»

Ninetto Deriu 78 copia

Piazza Roma - Il Portico copia

Verrà inaugurata sabato 14 marzo e sarà visitabile fino al 22 marzo 2015, presso la Saletta del Portico, adiacente al Teatro Centrale di piazza Roma, la mostra di pittura di Luigi Pu, organizzata in collaborazione con il comune di Carbonia.

Luigi Pu, nato a Jerzu, ha iniziato a esporre a Firenze nel 1969. Ha all’attivo oltre 120 mostre personali in tutta Italia e all’estero. Numerose le opere realizzata per chiese e pinacoteche pubbliche e private. Luigi Pu è presente nei più prestigiosi cataloghi d’arte moderna internazionale. Nella sua pittura traspare un legame con i temi e soggetti umani che stimolano la fantasia.

La Mostra sarà aperta al pubblico tutti i giorni, la mattina dalle 10.00 alle 13.00 e la sera dalle 16.30 alle 20.00

Porto Flavia 1 colore copia

«A 14 anni di distanza dall’istituzione del Parco Geominerario ben poco è stato fatto per far funzionare una struttura che avrebbe dovuto segnare la nuova vita delle aree minerarie dismesse, come avvenuto in altre zone minerarie dell’Europa. Il tutto nonostante gli impegni assunti in sede istituzionale con Regione e Unesco. Per questo motivo è necessario un intervento del Governo che dica come si intenda porre fine alla gestione commissariale dell’Ente e come intenda far funzionare l’intera struttura.»

Lo scrive, in una nota, Emanuele Cani, deputato del Partito Democratico.

«È necessario che il ministro dell’ambiente – aggiunge Emanuele Cani – spieghi quali azioni si intende porre in atto per dare attuazione alla più complessiva proposta di riordino del Consorzio del Parco al fine di rendere finalmente operativo lo strumento che avrebbe dovuto rappresentare il più importante motore di sviluppo locale nelle aree minerarie dismesse della Sardegna nelle quali la chiusura delle miniere e la più recente crisi del settore industriale  rischiano di far precipitare nel dramma la già difficile situazione di degrado sociale che caratterizza alcune delle aree più povere del nostro paese.»

Il coordinamento dei Riformatori Sardi del Sulcis Iglesiente si è riunito nella serata del 10 marzo scorso per un esame dello stato della vertenza Saremar.

«Anche in vista della discussione in Consiglio regionale della mozione 113, prevista per il 17 marzo, che, si auspica, possa diventare un ordine del giorno condiviso e votato da tutto il Consiglio – dice Peppino La Rosa, coordinatore dei Riformatori sardi del Sulcis Iglesiente – la posizione dei Riformatori Sardi è chiara e definita da tempo: la decisione della Giunta Pigliaru di dare ai privati in esclusiva il servizio di trasporto da e per Carloforte è del tutto scellerata e deve essere fermata; la vertenza è rimasta fin qui una cosa quasi riservata ai corlofortini e ai maddalenini e ai lavoratori della Saremar ma è evidente che invece ci riguarda tutti. In particolare noi del Sulcis Iglesiente dobbiamo mobilitarci con tutte le nostre energie per affermare che il servizio di trasporto da e per Carloforte deve essere potenziato, migliorato e, soprattutto, garantito dalla Regione e dallo Stato e non affidato in via esclusiva in mani e interessi privati.»

«Nessuno di noi accetterebbe che il diritto alla salute fosse affidato in esclusiva a servizi privati cosi come il diritto all’istruzione. I privati possono certamente concorrere e integrare il servizio pubblico. Allo stesso modo – aggiunge La Rosa -, il diritto alla mobilità di per sé è un diritto essenziale e fondamentale come quello alla salute e all’istruzione ma nel caso di carloforte da esso dipende in larga misura il diritto alla salute, all’istruzione, all’esercizio regolare delle proprie attività lavorative sia autonome che subordinate; non riconoscere l’essenzialità e l’indispensabilità del servizio di trasporto da e per Carloforte significa che i carlofortini hanno meno diritti e meno opportunità degli altri cittadini e significa anche condizionare ancora una volta pesantemente le prospettive di sviluppo delle nostre piccole isole e dell’intero sulcis iglesiente che sullo sviluppo turistico delle piccole isole fonda molta parte delle proprie aspettative di rilancio economico e sociale.»

«L’obiettivo di garantire il servizio pubblico essenziale del trasporto da e per Carloforte ci deve unire in un impegno forte e comune: istituzioni locali con tutti i sindaci con le loro fasce in testa; forze politiche e sociali; lavoratori, disoccupati, studenti, i cittadini dell’intero territorio. Meno diritti e opportunità per Carloforte – conclude il coordinatore dei Riformatori sardi del Sulcis Iglesiente – equivale a meno diritti e opportunità per il Sulcis Iglesiente e la Sardegna.»

Carloforte 142 copia

Gianluigi Mario Penco, ex presidente della commissione Trasporti del comune di Carloforte, ha inviato una lettera aperta, via mail, al presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, sulla vertenza Saremar, che riportiamo integralmente.

«Esimio Presidente,

in virtù degli ultimi intendimenti della Regione Autonoma della Sardegna relativamente alla privatizzazione della società Saremar, si constata con grande delusione e amarezza, che tutte le richieste avanzate in questi anni da parte delle Amministrazioni locali, dalle Comunità, dalle Organizzazioni sindacali di categoria e in particolar modo dagli stessi marittimi, sono rimaste inascoltate.

Le esigenze manifestate, riguardano soprattutto la necessità di affidare la gestione della Saremar ad una società con un pacchetto di maggioranza pubblico, sulle garanzie inerenti il mantenimento dell’attuale livello occupativo, e la tanto richiesta ed attesa rimodulazione del sistema tariffario con l’introduzione nell’attuale impianto dei “Residenti in Sardegna”.

Il dialogo fra le parti è una scelta imprescindibile, obbligata; senza dialogo e condivisione rimarrebbe la marginalizzazione dei nostri territori. Necessita un percorso che invece dovrebbe garantire alle stesse Comunità isolane un servizio adeguato a soddisfare le esigenze di mobilità dei cittadini, ed il rispetto degli obblighi di servizio pubblico al fine di garantire il dovuto principio di continuità territoriale e un livello sufficiente di servizi regolari di trasporto  in modo da rilanciare lo sviluppo economico e sociale delle stesse Comunità.

Caro Presidente, i traghetti per tutti noi rappresentano la strada obbligata, e sono assolutamente determinanti per garantire alla stessa Comunità un’esistenza più serena e sicura, e per tanto sopra Le chiedo che venga rispettato:

  1. Il principio della continuità territoriale e la domanda di mobilità dei cittadini delle isole minori che garantisce il soddisfacimento dei bisogni primari del cittadino (salute, istruzione, sicurezza e lavoro), nonché l’uguaglianza sostanziale di cui all’art. 3 della costituzione e del trattato di Amsterdam;
  2. il riconoscimento dei trasporti marittimi locali per le Isole minori, alla stregua dei Trasporti Pubblici Locali (TPL), e come tali non soggetti a gara, in quanto non rispondenti alle ferree leggi del mercato, ove valgono e incidono aspetti di carattere meramente commerciale;
  3. il mantenimento dell’attuale livello occupativo ed il riconoscimento dell’attuale assetto di corse, come “minimo garantito”, rigettando qualsiasi progetto di ridimensionamento;
  1. il blocco del processo di privatizzazione della Società Saremar in quanto in contrasto con quanto stabilito dal 4° comma dell’art. 57 del DL nr. 112/2008 che cita: «In deroga a gli art. 10, 17 e 18 del decreto legislativo nr. 422 del 1997, e sussistendo comprovate esigenze economiche , sociali e ambientali, anche al fine di assicurare il rispetto del principio della continuità territoriale e la domanda di mobilità dei cittadini, le Regioni possono affidare, l’esercizio di servizi di cabotaggio a Società di capitale da esse interamente partecipate secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario”;
  2. che la Regione Autonoma della Sardegna, nella questione dei trasporti marittimi assuma un ruolo attivo dichiarando immediatamente la propria disponibilità a entrare nella proprietà e nella gestione della Società di navigazione Regionale Saremar, a fianco dello Stato e delle altre amministrazioni interessate, stanziando a tal fine risorse adeguate e il rigetto categorico alla svendita, sotto qualsiasi forma, della Saremar da parte della Regione Sardegna;

In conclusione, convinto che prevarrà ragionevolezza e buon senso mi appello a Lei Caro Presidente, affinché metta in atto tutte le azioni necessarie per soddisfare le suddette legittime richieste al fine di garantire alle nostre Comunità Isolane quanto dettato dalla Nostra Costituzione.»

Gianluigi Mario Penco

Traghetto

Sede Provincia via MazziniSede Provincia Medio Campidano 1 copiaPalazzo Vice Regio 17 copia
Dopo le quattro nuove province e la provincia di Cagliari, il Consiglio regionale ieri ha commissariato, con l’approvazione di un’apposita legge, anche le province di Sassari, Nuoro e Oristano. Il provvedimento si inserisce nel percorso che dovrebbe portare alla Riforma degli Enti locali approvata dalla Giunta regionale il 29 dicembre 2014 (“Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna”). Il mandato degli organi delle tre Province storiche terminerà, per scadenza naturale, a giugno 2015. Le altre cinque sono state già commissariate da tempo, in virtù della legge regionale n. 15 del 28 giugno 2013: Carbonia Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia Tempio e Cagliari.

«Con l’approvazione di questa legge – ha spiegato l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu – poniamo il primo importante tassello per dare avvio alla Riforma delle Autonomie locali della Sardegna. Il commissariamento dei tre Enti di area vasta si è reso dunque necessario per scongiurare l’elezione diretta di sole tre Province, che per consolidata giurisprudenza costituzionale avrebbero dovuto avere una durata del mandato non inferiore ai cinque anni, ed evitare che vi siano organi provinciali eletti direttamente e altri retti da commissari straordinari.»

L’assessore Erriu ha inoltre ricordato la situazione finanziaria delle Province alla luce della legge di stabilità del 2015 che «ha disposto un taglio consistente di 50 milioni di euro per le Province della Sardegna. Questo rende ancora più urgente l’entrata in vigore della Riforma, l’istituzione della Città metropolitana di Cagliari, il rafforzamento delle Unioni di Comuni, per continuare a garantire i servizi ai cittadini».

In vista della Riforma degli Enti, la Regione ha già istituito, ed è al lavoro da mesi, l’Osservatorio delle funzioni provinciali, «che al pari del modello statale – ha detto Cristiano Erriu – vuole assegnare ad altri Enti, in particolare i Comuni e Unioni di Comuni, quelle funzioni oggi svolte dalle Province che non rientrano tra quelle fondamentali. Questo processo di riallocazione rappresenta il secondo fondamentale pilastro della Riforma».

Durante la seduta in Aula, con parere contrario della Giunta e con voto segreto, è stato bocciato l’emendamento che proponeva di aumentare a quattro il limite del mandato dei sindaci dei Comuni al di sotto dei tremila abitanti.

«La Giunta regionale non ha alcuna contrarietà all’ampliamento dello scalo ma ci sarà nessun ulteriore sacrificio per i cittadini di Elmas». Lo ha detto ieri sera l’assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana, rispondendo a una mozione in Consiglio regionale.

«È necessario tutelare entrambe le esigenze – ha aggiunto Deiana – quella dello sviluppo di un aeroporto importante come quello di Elmas, uno degli 11 scali strategici nazionali, e la tutela della comunità dei cittadini di Elmas, spostando piuttosto l’ampliamento verso i 160 ettari di aeroporto militare dismesso e trasferito di recente al Demanio civile.»

L’assessore Deiana ha ricordato che l’Amministrazione comunale di Elmas ha approvato il piano di espansione aeroportuale per il 90%. «Il dibattito resta dunque aperto – ha precisato l’assessore dei Trasporti – su un 10% del progetto totale, sul quale è necessario arrivare a una soluzione che non danneggi nessuno».
Il 31 marzo sarà convocata la Conferenza di servizi per discutere dello sviluppo dell’infrastruttura.

Aeroporto Elmas 1 copia