In Parlamento il dibattito sul comparto del latte vaccino che vive un periodo di crisi, cresce, e Copagri Sardegna – su richiesta dell’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi – interviene sulla questione. A Montecitorio, ora intervengono alcuni parlamentari che hanno presentato tre distinte risoluzioni con contenuti che Copagri ritiene condivisibili, i quali sottolineano, tra l’altro, l’esigenza di un’equa ripartizione del valore lungo la filiera mediante il monitoraggio dei costi di produzione affinché il prezzo riesca a coprirli, l’indicazione obbligatoria in etichetta del luogo di origine del latte e dello stabilimento di lavorazione, il pieno rispetto dell’art. 62 della legge 27 del 2012 che impone contratti scritti tra le parti, chiari e trasparenti. Si indica inoltre al Governo di promuovere le produzioni di qualità del settore e di promuovere il consumo del latte e formaggi nelle scuole e mense pubbliche.
Secondo Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri, «sono senz’altro utili anche le indicazioni di “promuovere iniziative affinché alle imprese agricole siano garantiti prezzi di favore per l’acquisto del gas, dell’energia elettrica, del gasolio e dei mangimi per l’allevamento degli animali nonché dei medicinali”, ma gli sforzi andrebbero concentrati verso la cancellazione degli oneri Imu e il ripristino delle agevolazioni per il gasolio agricolo».
Sull’attuazione della legge 27 del 2012, inoltre, per Copagri Sardegna, il Governo deve elaborare, sentite le parti, un contratto-tipo che regoli i rapporti tra venditori e acquirenti, trasparente e omogeneo sull’intero territorio nazionale. Copagri Sardegna ha anche trasmesso alla Regione lo schema di un contratto tipo stilato negli anni scorsi per il comparto ovicaprino.
Per dare più forza al potere contrattuale dei produttori, basterebbe poi dare applicazione al decreto all’articolo 17 del decreto legislativo n. 228 del 2001 che prevede il trasferimento di adeguato vantaggio economico ai produttori agricoli da parte delle industrie che ottengano benefici pubblici.
In Italia il comparto bovino da latte è rappresentato da 1.862.000 vacche allevate da 35.544 aziende che producono 11 milioni di tonnellate di latte per un valore di 4,5 milioni di euro. Mentre in Sardegna, nell’ultimo censimento del 2010, erano registrate 1.245 aziende con vacche da latte e 33.348 capi. A seguito della convocazione di due tavoli di filiera sul comparto, il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha dichiarato di volersi muovere verso il miglioramento e difesa della qualità, lo sviluppo di campagne di educazione alimentare, la promozione dei formaggi, una più chiara etichettatura che rilevi il luogo di mungitura e la sede dello stabilimento di lavorazione. Per il triennio 2015-2017 è prevista dal Governo la spesa di 110 milioni di euro.
In Sardegna, però, le regole contrattuali in materia di latte vaccino hanno un rilievo minore rispetto ad altre regioni: il latte bovino è, per circa il 90%, controllato dalla 3A di Arborea che lo remunera a un prezzo tra i più alti d’Italia. Per questo motivo lo Stato dovrebbe riconoscere un aiuto ai programmi di attività delle OP che, quando ben organizzate (come la 3A), sono in grado di soddisfare al meglio le aspettative dei produttori.
«L’attenzione del Governo, e dei parlamentari, però – sostiene Pietro Tandeddu – coordinatore regionale di Copagri – non deve limitarsi al latte bovino ma occorre estendere le indicazioni e le soluzioni trovate per il comparto bovino al settore ovicaprino, che non interessa solo la Sardegna ma il Lazio, Toscana, l’Abruzzo, Piemonte, Basilicata e l’intero Appennino italiano. Deve quindi essere riaperto dal Governo il Tavolo di Filiera Ovicaprino, istituito, dopo le insistenze della Regione sarda, nel 2008».
«Non possiamo abbassare la guardia per il comparto ovino solo perché il prezzo del pecorino romano ha raggiunto i 9 euro al chilo, superando la quotazione del parmigiano reggiano a 12 mesi e più (oggi a 7,80 €/Kg) – aggiunge Pietro Tandeddu -. Sembra che qualche caseificio sardo stia incrementando la produzione di pecorino romano il che contrasta palesemente con la volontà espressa di provvedere alla regolazione dell’offerta per il prossimo anno. Copagri Sardegna rivolge quindi «un pressante appello agli industriali privati e alle cooperative perché prevalga il buon senso e non si comprometta un momento “felice” del mercato, anche se la ripartizione del valore nella filiera non è del tutto equo».