27 November, 2024
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Sant'Efisio 1
Il cammino religioso di Sant’Efisio, festa unica nel Mediterraneo, attraversa un’area di grande valenza ambientale e paesaggistica e unisce simbolicamente l’isola tra spiritualità e tradizione. Quattro giorni di pellegrinaggio a piedi, nel segno della devozione del Santo martire, per un totale di quasi cento chilometri tra andata, ritorno e deviazioni, lungo un percorso che coinvolge il territorio e i centri abitati di cinque comuni tra Cagliari e Nora. Regione, amministrazioni locali, con i sindaci, la Curia, alla presenza dell’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio, e Soprintendenza, hanno presentato oggi nel corso di una conferenza stampa il sistema per la completa valorizzazione di una delle celebrazioni più caratterizzanti dell’identità e della tradizione della Sardegna.
La Regione, con decreto del 5 febbraio scorso, ha riconosciuto la valenza culturale-turistica e spirituale del percorso con l’iscrizione nel registro dei cammini di Sardegna. Questa iniziativa ha segnato una tappa decisiva nelle azioni di salvaguardia dell’evento e per la sua promozione, iniziata già a marzo 2014 con la firma del protocollo d’intesa per la realizzazione di misure di salvaguardia del “Rito dello scioglimento del voto e della festa di Sant’Efisio”, siglato dai comuni di Cagliari, Pula, Villa San Pietro, Capoterra e Sarroch, dalla Curia arcivescovile Diocesi di Cagliari, dalla Direzione regionale per Beni culturali, dalla Soprintendenza per i Beni architettonici per le province di Cagliari e Oristano.
«Il patrimonio culturale-religioso di valore inestimabile dell’isola, nel quale si annovera a pieno titolo la Festa di Sant’Efisio – ha detto l’assessore del Turismo, artigianato e commercio, Francesco Morandi – custodito grazie all’attività della Chiesa e delle comunità locali, rappresenta, salvaguardandone la valenza spirituale, anche uno strumento capace di produrre beni e servizi. Per questo – ha aggiunto Morandi – l’attività di strutturazione e di promozione del turismo religioso non sarà soltanto limitata al settore ma anche indirizzata a uno sviluppo complessivo delle aree interne, secondo una vocazione particolarmente radicata in questi territori, attrattori di fedeli e appassionati di cultura religiosa. La Regione – ha concluso l’assessore Morandi – sosterrà con forza la candidatura per l’iscrizione della festa di Sant’Efisio nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco».
«Dopo anni di intenso lavoro, la formalizzazione del Cammino di Sant’Efisio, rappresenta un altro tassello fondamentale nel percorso di tutela e trasmissione del rito di scioglimento del voto e della festa di Sant’Efisio – ha sottolineato l’assessore del Turismo del comune di Cagliari, Barbara Argiolas -. Dopo la sigla del Protocollo di salvaguardia tra i cinque comuni, la Curia, il Mibact e la Soprintendenza, e la candidatura all’Unesco dello scorso anno, la scommessa che ci apprestiamo a vincere è quella di rendere fruibile il percorso per i pellegrini da Cagliari fino a Nora lungo tutto l’arco dell’anno. Ottenere il riconoscimento dell’Unesco fin dal 2015 avrebbe un’importanza strategica per tutta la comunità sarda, poiché la forza che emerge da questo lavoro è quella di un territorio unito che ha saputo coniugare attorno al rito tutto il sistema di valori, di eccellenza, di autenticità e qualità proprio della nostra isola».
Alla presentazione ha partecipato anche l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio: «I cammini religiosi hanno grandi principi ispiratori comuni. In essi la dimensione spirituale convive con le altre dimensioni, come quella culturale e turistica, e una dimensione illumina l’altra. Ritengo quindi molto importanti le iniziative di valorizzazione degli itinerari da parte della Regione e dei Comuni, soprattutto quando si parla di Sant’Efisio, un personaggio storico che ha pagato la sua fede con il sangue e la vita».
La Regione punterà sul Cammino di Sant’Efisio, favorendo diverse azioni come la realizzazione di segnaletica e attrezzature, la messa in sicurezza dei percorsi anche per diversamente abili o la creazione di mappe e supporti informatici cartografici. Sarà necessaria una stretta sinergia fra tutte le amministrazioni locali nell’ambito di un piano teso alla creazione, con la regia regionale, di un’offerta unica e strutturata, capace di attrarre “nicchie” di possibili fruitori nei mercati interessati e che possa diventare competitiva in un segmento turistico che coinvolge 300 milioni di persone nel mondo e di movimentare in Italia ogni anno, circa cinque milioni e mezzo di pellegrini.

Piano Sulcis.

La firma sul Piano Sulcis risale al 13 novembre 2013.

«Si registra un significativo passo avanti nella vertenza che riguarda il Piano Sulcis.» Lo scrive, in una nota, Emanuele Cani, deputato del Partito Democratico.

Il Cipe ha approvato in via definitiva il Piano per il Sulcis – Regione Sardegna, cui vengono destinati complessivamente 127,7 milioni di euro, già assegnati in via programmatica con la delibera CIPE n. 93/2012, a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2007-2013. Di questi, 72 milioni di euro sono destinati a infrastrutture puntualmente individuate, mentre 55,7 milioni di euro sono destinati a incentivi, ricerca, opere per la valorizzazione dei luoghi e dotazioni per le competenze, e assistenza tecnica.

«Si tratta di una risposta importante per il nostro territorio e propedeutica a una ripresa dell’economia nel Sulcis Iglesiente – conclude Emanuele Cani -, l’atto di oggi non può che certificare l’impegno e l’attenzione che il Pd e il Governo stanno portando avanti per il Sulcis Iglesiente.»

Donatella Emma Ignazia Spano 1 copia

Si è aperta con un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime dell’amianto, la prima Conferenza Regionale sull’Amianto svoltasi quest’oggi al Teatro Garau di Oristano, indetta dall’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano di concerto con l’assessore regionale della Sanità Luigi Arru.

Un impegno importante, a dieci anni dalla previsione legislativa, che testimonia la volontà della Giunta regionale di affrontare gli annosi problemi legati all’amianto, dal punto di vista ambientale e sanitario. «Essere qui oggi ha una forte valenza simbolica», ha affermato l’assessore Spano con riferimento alle due fabbriche che per anni hanno lavorato nella zona. «Sebbene lo Stato non preveda risorse finanziarie, l’Assessorato dell’Ambiente ha proposto di destinare 10 milioni di fondi europei alla lotta contro l’amianto ed ha dato avvio al Piano Regionale, strumento di pianificazione dell’azione regionale a tutela della salute dei cittadini e per le problematiche ambientali». Il Piano regionale, sui cui contenuti si sono soffermati i tecnici dell’amministrazione, prevede le modalità per il censimento dei siti, le risorse e i tempi; individua le imprese che effettuano il trattamento dell’amianto e definisce il raccordo con la gestione i rifiuti.

Delle problematiche sanitarie connesse all’esposizione ad amianto ha parlato poi l’assessore della Sanità Luigi Arru che ha ricordato come la Sardegna sia teatro di situazioni drammatiche. «Sono 1.089 gli ex esposti sottoposti a vigilanza sanitaria. Con l’istituzione il Centro operativo regionale per la rilevazione dei casi di mesotelioma, la Regione, attraverso le ASL, si fa carico del controllo sanitario degli ex esposti per la prevenzione delle patologie connesse alla presenza dell’amianto – ha spiegato l’assessore -. Inoltre, è iniziato il progetto di sperimentazione per un protocollo di validazione interregionale di sorveglianza sanitaria, a dimostrazione che questa amministrazione vuole veramente risolvere il problema.» 

Nel pomeriggio, dopo gli interventi tecnici, sono state raccolte le osservazioni degli ex esposti e delle associazioni. Per gli interessati è ancora possibile fino all’inizio di aprile – i 60 giorni dopo la pubblicazione sul Buras del 5 febbraio – inoltrare considerazioni e integrazioni ai competenti uffici regionali.

La segreteria regionale FSM-CISL Sardegna in una nota diffusa oggi manifesta una forte preoccupazione per quello che dal mese di dicembre sta avvenendo in molti uffici INPS della Sardegna. La carenza di personale, i vari malfunzionamenti e la forte burocrazia, stanno generando considerevoli ritardi nell’erogazione delle indennità di Mobilità Ordinaria e Disoccupazione (ASPI).

Indennità per cui, a differenza di quelle in deroga, esiste la copertura economica.

«Si sta verificando – si legge ancora nella nota sindacale – che in uffici come quello della città di Carbonia tali erogazioni avvengono nei tempi previsti per legge, mentre solo a pochi km di distanza nel comune di Giba, gli uffici non riescono a espletare le pratiche e molti lavoratori già in grave difficoltà economica, rimangono totalmente a secco. Ma così avviene anche all’Inps di Iglesias e di diversi uffici della provincia di Sassari e Cagliari. Come FSM-CISL abbiamo già ampiamente sollecitato gli organi preposti affinché intervengano celermente su questa situazione, la cui risoluzione è diventata ormai IMPRESCINDIBILE per la sopravvivenza di migliaia di famiglie in tutta la Sardegna.»

«Se entro metà della settimana prossima non avremo risposte risolutive – conclude la nota della segreteria regionale FSM-CISL -, metteremo in campo tutte le iniziative pratiche NECESSARIE affinché la questione venga risolta una volta per tutte.»

IZS SARDEGNA_Incontro con i bambini

L’obiettivo è quello di rendere “sicure” le fattorie didattiche, creando e sviluppando un sistema di certificazione sanitaria contro le zoonosi. Un percorso che passa attraverso l’elaborazione di un piano operativo per l’educazione sanitaria per chi lavora nelle fattorie didattiche e che, alla fine, consente di rilasciare una certificazione a garanzia della sicurezza sanitaria delle aziende.  È quanto prevede il protocollo di intesa, siglato ad aprile dello scorso anno, tra Izs Sardegna, Laore Sardegna e Asl di Sassari e che da giugno, con una serie di corsi formativi mirati, ha permesso l’avvio di una serie di incontri con gli operatori delle fattorie didattiche della provincia di Sassari.

Le prime dieci a indirizzo zootecnico – ma è ancora possibile aderire al programma – sono entrate a far parte di un progetto pilota che avrà la durata di 24 mesi, teso all’adeguamento delle procedure di sicurezza per i visitatori dei percorsi didattici che sono, in prevalenza, bambini delle scuole dell’infanzia e delle primarie.

Questo mese partirà il programma di monitoraggio sulle fattorie aderenti, alle quali saranno inviate una tabella riepilogativa delle zoonosi, alcune schede analitiche e la check list per le procedure di monitoraggio in autocontrollo. Saranno pianificate, inoltre, visite aziendali preliminari e organizzati incontri con gli esperti dell’Izs, Laore e Asl.

«È noto – spiega Giuseppe Satta, referente del progetto per l’Izs Sardegna assieme a Giovanna Masala e Nicoletta Ponti – che gli animali domestici e da allevamento, compresi cani e gatti, sono portatori di zoonosi, cioè di malattie animali potenzialmente trasmissibili all’uomo. Semplici e schematiche operazioni di sicurezza, come l’applicazione di procedure, il costante controllo visivo, utilizzo di dispositivi antiparassitari e le opportune vaccinazioni sono l’efficace strumento per evitare spiacevoli conseguenze ai piccoli visitatori.»

Tra le malattie trasmissibili gli esperti accendono i riflettori su bartonellosi, brucellosi, dermanissosi, dermatofizie o tigne, echinococcosi cistica, Febbre Q, leishmaniosi, leptospirosi, rickettsiosi, rogna del coniglio, toxoplasmosi e tubercolosi.

Si tratta di migliorare le prassi igienico sanitarie e la qualificazione, anche attraverso una apposita cartellonistica dei percorsi didattici ad indirizzo zootecnico. I tre enti che conducono il programma condurranno controlli e monitoreranno le aziende così che, al termine del progetto, le fattorie didattiche partecipanti avranno una certificazione che attesta l’applicazione delle corrette pratiche di prevenzione.

«L’obiettivo – aggiunge Andrea Cerimele dell’agenzia Laore Sardegna – è quello di migliorare la qualità delle aziende all’interno delle quali si svolgono le attività didattiche. Si potrebbe creare, inoltre, un modello da poter replicare anche in altre realtà della nostra isola». L’agenzia Laore Sardegna vede impegnati nel progetto un team di sei esperti (Elisabetta Pace, Fabrizio Tidu, Giovanni Bruno Martinez, Marilena Frassetto, Michele Moretti e Pina Graziella Puggioni).

In Sardegna sono 160 le fattorie didattiche censite. Il numero maggiore lo si trova nella provincia di Nuoro (39), seguita a ruota da Sassari (29) quindi Oristano (24), poi ancora Cagliari (16), Carbonia Iglesias (14), Ogliastra e Medio Campidano (13). Chiude il territorio di Olbia Tempio con 12.

Ecco allora che il rispetto di semplici regole dettate dal buon senso e la fruibilità di diverse istruzioni operative saranno il valore aggiunto aziendale di ogni visita, al passo coi tempi per quanto riguarda i continui allarmi di ordine igienico-sanitario sugli animali, spesso male interpretati dai consumatori. Gli ospiti delle fattorie didattiche, indipendentemente dalla fascia di età, sono consumatori, e in loro deve crescere la consapevolezza di trovarsi in ambienti sicuri, nel pieno rispetto del benessere umano e animale.

A dare questa garanzia c’è anche l’importante attività svolta dalla Asl di Sassari che, con i suoi veterinari, dà un supporto tecnico completo che va dalle visite agli animali ai prelievi, alle diagnosi e alla emissione della regolare certificazione sanitaria. «Un ruolo che abbiamo accettato ben volentieri – afferma Sergio Masala, responsabile del progetto per la Asl di Sassari – perché consente di far parte di un percorso volto a rendere più sicuro il sistema».

Gavino Manca

«La decisione del Governo Renzi di stanziare oltre 127 milioni di euro per il rilancio economico e produttivo del Sulcis, con buona pace dei soliti gufi, è un’ottima notizia per quel territorio in grandissima difficoltà e per tutta la Sardegna».

Lo ha dichiarato il presidente della commissione Lavoro del Consiglio regionale Gavino Manca secondo il quale, inoltre, «la nostra Regione deve guardare con molta attenzione anche ad altri provvedimenti del Governo che riguardano il Mezzogiorno: i contratti di sviluppo, i fondi per il contrasto al rischio idro-geologico e quelli per lo sviluppo e la coesione». «Si tratta di risorse importanti per quasi 2 miliardi – ha proseguito l’on. Manca – che rappresentano un segnale politico da non sottovalutare: il Mezzogiorno non è più solo il problema di alcune Regioni in ritardo di sviluppo, come la Sardegna, ma una grande questione nazionale. Al di là della retorica anti-governativa che spesso attraversa larghi settori della politica regionale – ha concluso l’on. Manca – i fatti parlano da soli e dicono che il Governo Renzi si occupa concretamente della Sardegna.»

Per la precisione, va rimarcato che i 127 milioni di euro sono parte delle risorse inserite nel Piano Sulcis, firmato alla Grande Miniera di Serbariu il 13 novembre 2013. Non si tratta quindi di nuove risorse stanziate dal Governo Renzi.

«Le istituzioni politiche non si dimentichino dei lavoratori della ex Ila, oggi Port.al.»

Il grido d’allarme è lanciato oggi da Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Subito misure alternative di sostegno al reddito e incentivazione all’esodo – aggiunge Locci -. Da troppo tempo questi padri di famiglia attendono un aiuto concreto da parte di una politica che sembra tutto fuorché interessata alle loro sorti. E parliamo di lavoratori che, oltre a non intravvedere all’orizzonte segnali positivi in merito alla riapertura dello stabilimento, a breve dovranno fare i conti con la totale assenza di ammortizzatore sociale. Per loro, dimenticati e messi in un angolo come se fossero l’ultimo dei pensieri di questa Giunta regionale, non è previsto alcun sostegno al reddito futuro.»

«Concluso il periodo della cassa integrazione e della mobilità in deroga – sottolinea ancora Ignazio Locci -, si avvicina inesorabile lo spettro della disoccupazione. Dunque: fame, miseria e disperazione. Non possiamo voltarci dall’altra parte lasciandoli soli a combattere contro il loro destino. È ora che la politica torni a fare il suo dovere e si assuma l’impegno di risolvere questa situazione drammatica. E forse è il caso che ci si concentri esclusivamente sui lavoratori, al di là delle difficoltà inaccettabili che il progetto di riavvio della fabbrica sta incontrando. Non possono essere le maestranze a pagare il prezzo altissimo di una politica inconcludente e di una burocrazia incancrenita. Per questo è doveroso che si faccia una ricognizione delle risorse a disposizione, andando, se necessario, a raschiare il barile del Contratto d’area del 1999, per verificare la possibilità di attuare misure alternative, come l’esodo anticipato alla pensione per chi in possesso dei requisiti. Ma sia chiaro che nessuno deve essere lasciato indietro.»

«Trovare rimedio alla situazione degli operai ex Ila deve essere la priorità e gli assessorati regionali competenti, con la collaborazione della gestione commissariale della ex Provincia di Carbonia Iglesias, devono immediatamente mettersi al lavoro per porre un argine alla disperazione di queste cittadini del Sulcis Iglesiente. E sono convinto che questo impegno debba essere fatto proprio anche dai parlamentari e dai Consiglieri regionali del territorio. Nessuno – conclude Ignazio Locci – può rimanere indifferente di fronte alla situazione, estremamente difficile, dei lavoratori ex Ila. Occorre il sostegno di tutti.»

L’Amministrazione comunale di Iglesias ha avviato l’organizzazione della Scuola civica di Storia 2015.  Nella prima fase saranno raccolte le disponibilità dei relatori a tenere le lezioni. Gli interessati sono invitati a proporre un abstract della relazione che intendono tenere entro sabato 7 marzo consegnandolo in protocollo o inviandolo alla mail: protocollo.comune.iglesias@pec.it .

L’abstract della relazione dovrà contenere il titolo ed eventualmente un testo descrittivo dei contenuti di max 1.500 battute ed un’indicazione di massima delle fonti che si intende utilizzare. I materiali pervenuti non saranno restituiti e saranno archiviati dall’Ufficio Cultura. Nell’organizzazione della prossima edizione della Scuola Civica l’Amministrazione comunale continuerà ad avvalersi della collaborazione volontaria della dott.ssa Grazia Villani e del dott. Sebastiano Forteleoni.

Cattedrale Iglesias 29 copia

Centro Direzionale Iglesias 10

Vigilia per la sfilata di Carnevale di Iglesias in programma sabato 21 febbraio. La sfilata partirà alle 15.30 da Via Isonzo. Il percorso si snoderà Via Roma, Via XX Settembre, Via Veneto, Via Genova, Piazza Cavallera, Via Crocifisso, Via XX Settembre, Via Garibaldi, Via Antas, Via Valverde per concludersi in Piazza Sella. Dalle ore 14.00 fino al termine della manifestazione saranno temporaneamente chiuse al traffico le strade interessate dal passaggio dei carri e dei gruppi mascherati.

Dalle ore 14.00 fino al termine della manifestazione è istituito anche il divieto di sosta nelle Vie Isonzo, Via Veneto, Via Genova, Via Valverde, Piazza Sella (lato Plaisant/Casa dello Sport).

Dall’arrivo della sfilata fino al termine del Rogo di Norfieddu sarà creata un’isola pedonale in Piazza Sella.

Dopo il Rogo di Norfieddu il programma prosegue con tradizionale spettacolo di cabaret “Magicomico” con Cossu e Zara (comici), Zamu (prestigiatore, illusionista), Francesca Murgia, Ilenia Tocco, Thomas Zasso. L’obiettivo di rilanciare, dopo anni, la sfilata in maschera per le vie della città è raggiungibile grazie all’impegno e alla dedizione del comitato organizzazione formato da A.s.d.Azzurra 2000, Milly’s Angels, D.N.A. Fitness, Free Dance e Free Body.

Il consigliere regionale del Partito Democratico Piero Comandini è il primo firmatario di un’interrogazione rivolta al presidente Francesco Pigliaru, all’assessore alla Sanità Luigi Arru e all’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu, sulle condizioni in cui versa l’ex ospedale Marino.

Nato nel 1937 e dismesso nel 1982 per l’ex ospedale Marino ancora non vi è certezza. La struttura e tutta l’area circostante sembrano essere diventate la terra di nessuno dove regnano degrado igienico-ambientale e sanitario, lo testimonia il panorama che si vede percorrendo il lungo mare Poetto che, eletta “la spiaggia urbana più bella d’Italia” nonché “spiaggia italiana ufficiale” dell’EXPO 2015, all’altezza dell’ex struttura ospedaliera è fonte di ispirazione di grande tristezza e desolazione.

«L’intera vicenda burocratica, che ruota attorno alla realizzazione di un progetto che possa portare nuovamente agli albori l’ex ospedale Marino – sottolinea Comandini -, inizia nel lontano 2006 con la gara d’appalto bandita dalla Regione Sardegna che risultata infruttuosa dopo la rinuncia dell’aggiudicataria ATI San Maurizio, il testimone passa all’ATI Prosperius che viene rimessa in gioco dalla sentenza emessa dal Consiglio di Stato. A tutt’oggi, malgrado sia stata approvata una variante al PUC finalizzata a consentire la realizzazione del progetto proposto dalla Prosperius, che prevedeva la realizzazione di un centro di riabilitazione con sezione di eccellenza per ricovero riabilitativo, i lavori continuano ad esser bloccati, compromettendo sia il recupero della struttura ospedaliera sia la bonifica e la valorizzazione dell’area circostante, aggravando di giorno in giorno l’immagine già tanto compromessa di quella porzione di area urbana.»

Piero Comandini auspica che si trovi presto una soluzione, in caso contrario invita l’esecutivo a valutare la possibilità di annullare il bando del 2006 a favore di una nuova procedura d’appalto che possa, in tempi brevi, dare quelle risposte che tutti i sardi ed in particolare i cagliaritani attendono da tempo.

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