18 July, 2024
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Logo Fondazione Banco di SardegnaOspedale Sirai Carbonia a colori

La Fondazione Banco di Sardegna ha concesso un contributo di 170.000 euro per l’ammodernamento tecnologico della Radiologia dell’Ospedale Sirai di Carbonia, presentato dal dott. Nazareno Pacifico.

Il contributo consentirà di acquisire apparecchiature per il potenziamento delle attività di diagnostica ecografica interventistica, nella diagnostica dello screening mammografico di secondo livello e negli studi vascolari color doppler.

Verrà, inoltre, acquisito un ortopantomografo digitale con acquisizione volumetrica 3D per la diagnostica odontoiatrica e del massiccio facciale che consenta di eseguire dental-scan e studi implantologici.

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«Expo Milano 2015 è la grande opportunità che dobbiamo saper cogliere tutti,  insieme, per far ripartire il motore industriale di Milano e del nostro Paese. Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita è un tema stimolante sul quale lavorare con diverse declinazioni.»

Sono queste le parole con cui Claudio Luti, presidente della Kartell S.p.A., ha annunciato, nel corso di un importante evento di Kartell all’ambasciata italiana a Parigi, di essere diventato Ambassador di Expo Milano 2015. Tante le idee che Luti ha in mente di sviluppare proprio per veicolare al meglio l’Esposizione Universale e le sue tematiche: «Pensiamo anche al concetto di nutrire la mente del pianeta, creare cultura e sviluppare il senso del bello e ben fatto con l’energia creativa che è propria del nostro sistema produttivo».

Kartell S.p.A. è un’azienda made in Italy leader mondiale nella produzione di mobili e oggettistica di disegno industriale ricercato in plastica.

«Siamo felici che la squadra degli Ambassador si arricchisca della presenza di un imprenditore come Claudio Luti – ha commentato Giuseppe Sala, Commissario Unico Delegato del Governo per Expo Milano 2015. Sono certo che non farà mancare all’Esposizione Universale la sua originalità e lo sguardo non banale con cui interroga il mondo nel suo lavoro.»

Giorgio Sorrentino Vincenzo SerraOliviero Rinaldi

Giorgio Sorrentino, nuovo commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, ha completato la sua squadra con la nomina di Oliviero Rinaldi a direttore sanitario e di Vincenzo Serra a direttore amministrativo.

Oliviero Rinaldi, 46 anni, è stato sino a pochi giorni fa direttore sanitario dello Ieo di Milano, l’Istituto europeo di oncologia fondato da Umberto Veronesi. Sempre allo Ieo Rinaldi è stato vice direttore sanitario e ancora prima responsabile del Clinical Risk Management. Per la Regione Lombardia ha partecipato al progetto di accreditamento all’eccellenza dei dipartimenti di prevenzione ed è stato anche vice direttore di distretto sanitario per la Asl 5 del Friuli Venezia Giulia. Il nuovo direttore sanitario dell’azienda mista parla tre lingue (italiano, inglese e francese), ha un master di secondo livello in Statistica per il Controllo di Qualità dell’Accreditamento all’Università Bicocca di Milano. Si è formato alla scuola di Direzione in Sanità Eupolis Lombardia (Istituto superiore per la ricerca, la statistica e la formazione di Regione Lombardia) superando brillantemente il corso di formazione manageriale per direttore di azienda sanitaria. Nel suo curriculum anche una specializzazione nel corso di perfezionamento in Igiene, architettura e impiantistica sanitaria all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Vincenzo Serra, 48 anni, attualmente è responsabile della Programmazione e controllo di gestione della Asl di Cagliari. È stato direttore amministrativo della Asl di Cagliari e precedentemente ha ricoperto lo stesso incarico alla Asl di Sanluri. Nel 2008  è stato nominato dalla Regione Sardegna direttore dei lavori per l’area amministrazione e controllo nell’ambito del progetto Sistema sanitario integrato. Ha superato il Corso di formazione manageriale per l’ alta dirigenza del Sistema Sanitario della Regione Sardegna e quello sugli Indicatori di Budget per il Territorio e per l’Ospedale della Bocconi di Milano.

«La squadra dell’azienda mista – dice il commissario dell’Aou di Cagliari, Giorgio Sorrentino – è completa ed è pronta alla grande sfida che ci attende. Una squadra che è formata non solo dai direttori ma da tutto il personale dell’Aou di Cagliari: ciascun dipendente è e sarà protagonista di questa grande avventura. Il nostro principale obiettivo è di mettere al centro di tutta la nostra attività il cittadino, offrendo servizi all’avanguardia.»

Prosegue il dibattito sul progetto che prevede la realizzazione del progetto Biofuel a Portovesme. Oggi a intervenire sulla materia è Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’UDC in Consiglio regionale.

«Non c’è nessuna preoccupazione di danneggiare le colture di qualità – spiega Gianluigi Rubiu -. Il progetto non provoca rischi per l’universo agricolo, visto che in Sardegna dispone di terreni incolti per oltre l’80 per cento del territorio. Si tratta, dunque, di un’opportunità imperdibile per il Sulcis Iglesiente. Occorre avere un giusto equilibrio sui riflessi che l’impianto potrebbe avere sul territorio. Non si dimentichi comunque che il complesso prefigura un importante effetto occupazionale con circa 350-400 posti di lavoro (compreso l’indotto in agricoltura), per un investimento di circa 250 milioni. Appare di fatto una boccata d’ossigeno in una delle zone socialmente più degradate d’Italia: con 5.500 lavoratori in cassa integrazione o mobilità su 125 mila abitanti e disoccupazione giovanile superiore al 60 per cento.»

«Una cosa è certa. Per favorire la realizzazione della struttura occorre velocizzare il processo di interconnessione tra le dighe. E’ necessario approfondire la tematica sui vantaggi del progetto – conclude Gianluigi Rubiu – ma si sottolinea che l’impianto dovrebbe sorgere su terreni incolti ed improduttivi. E’ comunque sicuro che uno studio dettagliato sarà fatto con la procedura di valutazione di impatto ambientale che metterà in rilievo i possibili effetti positivi e negativi dell’impianto.»

Gianluigi Rubiu 65 copia

Dipartimento di Scienze botaniche copia

Il recente aumento della tassa per il diritto allo studio, che passa da 62 a 140 €, è l’occasione per fare un’analisi della situazione del diritto allo studio universitario in Sardegna.
La motivazione addotta in merito a tale aumento da parte dell’assessore Claudia Firino e del presidente Francesco Pigliaru è l’adeguamento alla normativa nazionale, precisamente il D.Lgs 68/2012, la cui applicazione era sospesa da due anni e non poteva più essere prorogata a nome di una cosiddetta equità nazionale. Peccato che nel caso dei DSU dell’equità nazionale ci si faccia scudo solo quando si tratta di chiedere soldi in più agli studenti, che per pagarsi gli studi devono o dividersi tra lavoro e università o fare affidamento sulle proprie famiglie, già gravate dai costi che la crisi scarica su di esse.
Infatti l’equità nazionale non vale quando si tratta di equiparare le borse di studio alle soglie minime così come stabilite nel DPCM 390/2001 e aggiornate nel DPCM 553/2014.

Questa è la situazione oggi in Sardegna:

Confronto degli importi delle borse di studio in Sardegna rispetto alla soglia minima nazionale

Status

Importo max regionale

Importo minimo nazionale

Fuori sede

€ 3.770,00

€ 5.108,14

Pendolare

€ 2.130,00

€ 2.816,04

In sede

€ 1.456,00

€ 1.925,37

Un’altra giustificazione data a quest’aumento è il fatto che con essa sarà possibile finanziare 600 borse di studio per il prossimo anno accademico. Scaricare sugli stessi studenti il finanziamento del diritto allo studio è una mossa che ribalta completamente i dettami della Costituzione che dice chiaramente che è compito della repubblica intervenire con borse di studio e quant’altro sia necessario per far si che i capaci e meritevoli pur se privi di mezzi possano raggiungere i gradi più alti di studio. Non rispettare questo dettame significa prendere la rotta di una formazione universitaria elitaria, destinata ai soli che se la possono economicamente permettere.
A questo si aggiunga un’altra nota negativa riguardo le modalità con cui questo incremento è stato apportato: averlo fatto ad anno accademico inoltrato non ha consentito di provvedere ad un suo scaglionamento in fascie di reddito come previsto dalla norma nazionale.
Ulteriori preoccupazioni desta il bilancio 2015 presentato dall’assessore alla programmazione che mostra come sul campo dei DSU non ci sia per ora la volontà da parte della giunta di affrontare in maniera seria quello che puntualmente di anno in anno si presenta come un grave problema, ovvero la non totale copertura delle borse di studio, che producono quella categoria di studenti noti come “idonei non beneficiari”: studenti che hanno i requisiti di reddito e di merito per ottenere la borsa, ma che per una mancata copertura finanziaria non riceveranno un euro. Si tratta di studenti che difficilmente saranno in grado di proseguire il proprio percorso universitario.

Quest’anno a ottobre si è raggiunto un record negativo: i fondi stanziati non arrivavano a garantire la borsa nemmeno alla metà degli aventi diritto; fatto deplorevole che è stato mitigato con uno stanziamento regionale straordinario di due milioni e da altri fondi extra messi dall’ERSU e dall’ateneo di Cagliari fino ad arrivare ad una copertura del 71%.
I fondi messi a bilancio per il 2015 per le borse di studio sono 5 milioni di euro, cifra esigua, specie se confrontati coi 17 milioni che pioveranno sulle scuole private. Questo stanziamento non consentirà la totale copertura delle borse di studio per l’ennesimo anno, condannando migliaia di studenti sardi a non poter proseguire serenamente il proprio percorso di studi, o ancora peggio a non poterlo nemmeno iniziare dato che l’incidenza degli idonei non beneficiari è maggiore tra le matricole che fanno richiesta di tale servizio all’ERSU.
La stessa esistenza degli idonei non beneficiari è vergognosa: serve un impegno preciso e immediato da parte dell’amministrazione regionale affinché si eviti ora e in futuro il presentarsi di questa evenienza, stanziando i fondi necessari per garantire il 100% di idonei beneficiari con gli importi minimi previsti dalla normativa nazionale.
Sempre in tema di DSU bisogna constatare come sia precaria per gli studenti anche la residenzialità: a Cagliari a fronte di oltre 15mila studenti fuori sede esistono appena 725 posti letto nelle case dello studente, lasciandoli in balia del caro affitti, spesso e volentieri senza contratto, e non esiste ad ora una vera politica di interventi che possa risolvere anche questa criticità.
In tal senso sarebbe auspicabile valutare la conversione dell’ormai ex-carcere di Viale Buoncammino in campus universitario, data anche la posizione baricentrica tra le facoltà di Ingegneria, del polo umanistico in località Sa Duchessa e di quello economico politico giuridico di Viale Fra Ignazio.
Un tema delicato come quello degli studi universitari, in una regione dove le iscrizioni all’università calano di anno in anno e in cui politiche scorrette come queste non fanno altro che allontanare i giovani da una formazione avanzata, meriterebbe di essere affrontato con la stessa tenacia con cui ce ne si è fatti baluardo durante la campagna elettorale, consapevoli che questo settore rappresenta una delle leve in grado di risollevare la Sardegna dalla crisi sociale e culturale in cui riversa.

Roberto Vacca

Partito della Rifondazione Comunista
Segreteria regionale Sardegna

Stamane una delegazione di Sinistra Ecologia Libertà è andata a rendere omaggio ad Antonio Gramsci in occasione dell’anniversario della sua nascita (22 gennaio 1891), portando un mazzo di rose rosse nella sua casa natale ad Ales.

«E’ il nostro modo di rendere omaggio a uno dei più grandi pensatori che l’umanità ci abbia mai dato – ha commentato il consigliere regionale Luca Pizzuto, coordinatore regionale si Sinistra Ecologia Libertà -, un gesto mosso dalla necessità di ricordare le nostre origini e ringraziare Nino per il suo impegno e per il suo sacrificio.»

Le lacrime di Gramsci - cm 80x120 - Tecnica mista su tela -

Una gelida mattina del gennaio polacco del 1944 un primo drappello, avanguardia dell’armata sovietica raggiungeva un villaggio il cui nome, Oswiecim, era completamente sconosciuto al di fuori della Polonia. Nelle vicinanze del paese, chilometri di un doppio reticolato delimitavano un campo di centinaia e centinaia di baracche, allineate in lunghissime file diritte, intersecate ortogonalmente da strade che parevano allungarsi all’infinito, perdendosi nella foschia dei lontani boschi di betulle.

Così osservato da una certa distanza, tutto il complesso appariva completamente deserto ma, a mano a mano che il gruppo di militi russi, in sella a grossi cavalli pelosi, si avvicinava alla barriera di filo spinato, si videro uscire, qua e là, dalle baracche silenziose, figure macilente di larve umane, ricoperte di stracci a strisce biancoazzurre, zoppicanti scheletri viventi che sostenendosi, l’un l’altro o appoggiandosi a bastoni osservavano attoniti ed impauriti, quegli uomini in uniforme che abbattevano, per sempre i cancelli che li separavano dal mondo dei vivi.

Le SS, le temibili e spietate totenkopf, le teste di morto, così chiamate per le mostrine sulle quali ostentavano il distintivo in foggia di teschio, erano fuggite da qualche giorno, abbandonando i malati e i moribondi, trascinandosi dietro tutti i prigionieri, circa 20.000, in grado di camminare, facendo percorrere loro un viaggio micidiale, in parte a piedi, in parte in carri ferroviari aperti, nel mortale freddo invernale del nord Europa, che li uccise a migliaia prima che gli ultimi scampati raggiungessero i campi ancora efficienti all’interno del Reich. Questi viaggi dall’Est verso l’Ovest presero il nome di Marce della morte.

Era il 27 gennaio del 1944 e il nome tedesco di quel luogo, destinato ad essere tramandato quale simbolo stesso del male assoluto, era Auschwitz.

Negli anni futuri quella data sarebbe stata presa come ricorrenza della liberazione dall’orrore e dalla persecuzione, da ricordarsi, per le generazioni future, come Giorno della Memoria.

Allo scopo di onorare le vittime innocenti della crudeltà e del razzismo, e far sì che simili orribili misfatti, non si possano più ripetere, anche alla luce dei recenti avvenimenti di barbara intolleranza, lo Spi Cgil di Carbonia, con il patrocinio del comune di Carbonia, ha organizzato due incontri/conferenza con uno scampato alla retata di Ebrei italiani avvenuta a Roma nell’ottobre del ’43. Un terzo incontro è in programma il 27 gennaio a Capoterra.

Il programma degli incontri:

27 gennaio – Biblioteca di Capoterra – ore 17.30 – Presentazione del libro: L’animo degli offesi – Storia di Modesto Melis da Carbonia a Mauthausen e ritorno – Autore Giuseppe Mura – editore Giampaolo Cirronis – (Carbonia). Saranno presenti l’autore, l’editore e il protagonista.

4 febbraio – Incontro con l’ing. Fernando Tagliacozzo, membro della comunità ebraica di Roma. Sfuggito alla retata nazista degli ebrei di Roma
Teatro Centrale di Carbonia ore 17.30 – ingresso libero.
Per il particolare contenuto degli argomenti trattati si sconsiglia la presenza ai minori di anni 14.

5 febbraio – Incontro con l’ing. Fernando Tagliacozzo, membro della comunità ebraica di Roma. Sfuggito alla retata nazista degli ebrei di Roma
Teatro Centrale di Carbonia ore 9.30 – Ingresso riservato alle scuole

Ospite degli incontri sarà il cavalier Modesto Melis, sopravvissuto al lager di Mauthausen.

Modesto  Melis davanti al monumento agli italianiMauthausen 1Modesto Melis 1

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La Giunta regionale i opponga alla legge di stabilità e contesti il pagamento del bollo auto per i veicoli che hanno dai venti ai trent’anni dalla data di produzione. E’ l’invito avanzato dai consiglieri regionali di Forza Italia (primo firmatario Edoardo Tocco) contenuto in un’interrogazione presentata in Consiglio regionale e rivolta al presidente Pigliaru e all’assessore del Turismo, Francesco Morandi. Gli esponenti dell’opposizione, nel ricordare le disposizioni del provvedimento pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 29 dicembre 2014, evidenziano i danni che la loro applicazione comporterebbe nel settore delle cosiddette “auto d’epoca”.

Fino allo scorso mese, infatti, tutti i veicoli (auto e moto) con più di venti anni dalla data di produzione erano esentati dal bollo, beneficio che è decaduto con l’entrata in vigore della legge di Stabilità e che – a giudizio di Edoardo Tocco e dei consiglieri di Forza Italia – rischia di compromettere la sopravvivenza delle numerose associazioni che operano in Sardegna, nonché le attività  delle officine, delle autocarrozzerie, dei ricambisti e dei piccoli artigiani.

Il comune di Carbonia, rappresentato dal sindaco Giuseppe Casti, ha aderito all’ordine del giorno presentato durante l’assemblea dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) Sardegna il giorno 19 gennaio 2015, per dire no all’individuazione della nostra Regione quale area per il deposito delle scorie nucleari.

Considerato che la Sardegna ha già gran parte del suo territorio impegnato con le servitù militari e che il popolo sardo non accetterà, a nessuna condizione, che l’Isola diventi una pattumiera radioattiva, i sindaci dicono no ad ogni ipotesi di dislocazione e deposito di materiale nucleare in Sardegna.

Il sindaco di Carbonia, in accordo con gli altri sindaci della Sardegna, auspica un confronto costruttivo nelle sedi politiche istituzionali e si dice favorevole alla promozione di nuove iniziative qualora questo confronto non produca i risultati attesi.

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Una convocazione immediata a Roma di una seduta del Consiglio regionale con all’ordine del giorno la “Vertenza Alcoa”, al fine di capire qual è lo stato della trattativa di cessione dello smelter di Portovesme tra la multinazionale americana e la Glencore, unica azienda interessata all’acquisizione della fabbrica chiusa dal 2013. E’ la richiesta avanzata da Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna.

«È inaccettabile che gli operai, ormai licenziati da un mese – spiega Locci -, debbano aspettare fiduciosi e in silenzio notizie sul proprio futuro lavorativo. Forse non è chiaro ai “manovratori” che gli ammortizzatori sono agli sgoccioli e che la pazienza ha un limite. Non possiamo attendere a braccia conserte – a maggior ragione oggi che le maestranze sono state licenziate – l’esito della trattativa. Che, è bene sottolinearlo, non è detto vada a buon fine.»

«Forse è il caso che si inauguri una nuova stagione di mobilitazione per fare in modo che il Governo si spenda con tutti i mezzi a sua disposizione affinché la vendita dell’impianto si concretizzi e gli operai possano realmente sperare nel ritorno al lavoro. Ecco perché è indispensabile convocare la massima assemblea dei sardi a Roma così come si fece in passato, con buona pace di Francesco Pigliaru che vorrebbe le tute blu in silenzio e in disparte. Anche perché non c’è alcuna certezza sul riavvio dello stabilimento. L’unica consapevolezza – conclude Ignazio Locci – è che Alcoa non ha alcuna intenzione di riaccendere i motori dello smelter.»

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