18 July, 2024
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«Occorre salvaguardare e tutelare il ruolo sociale e culturale svolto dalle bande musicali, dai gruppi corali e dai gruppi folcloristici del territorio, assegnando ai diversi sodalizi dell’area vasta le risorse necessarie per promuovere le loro attività.»

Così il capogruppo di Sardegna Zona Franca, Modesto Fenu, sostiene l’appello arrivato con l’interrogazione presentata da Piero Comandini (Pd). «Si tratta – sottolinea Fenu – di un’iniziativa che va oltre gli schieramenti politici. Le bande musicali ed i gruppi folk non hanno ancora usufruito dei finanziamenti della legge regionale n. 64/86. E’ un ritardo che rischia di bloccare tantissime manifestazioni già programmate dalle associazioni che operano in campo culturale e musicale».

Modesto Fenu rimarca come i complessi bandistici, orchestrali e folcloristici dell’Isola ricoprano una funzione fondamentale dal punto di vista sociale ed educativo.

«Tantissime bande musicali come Monastir, Sestu, Sinnai, Elmas e Ussana hanno inoltre una storia che non può essere cancellata. Non bisogna inoltre tralasciare – conclude Fenu – l’enorme patrimonio portato avanti dai gruppi folk che hanno una valenza nella valorizzazione delle tradizioni popolari isolane. Ci troviamo di fronte ad un universo che va incoraggiato con sostegni adeguati dalla Regione.»

STrada provinciale 78

«La gestione commissariale della Provincia di Carbonia Iglesias intervenga immediatamente nella strada provinciale 78 bis, nei pressi della località Medadeddu, dove da tempo si registrano cedimenti della parete rocciosa con cadute di massi, anche di entità importante, sulla carreggiata.»

L’appello è del consigliere regionale Ignazio Locci, del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Da più parti arrivano segnalazioni sullo stato di pericolosità della strada, particolarmente frequentata, ma per ora nessuno si è attivato per la verifica della situazione che appare piuttosto grave. Se fino a oggi non è successo nulla è solo per pura fortuna e non mi pare il caso continuare a sfidare la buona sorte. È auspicabile – conclude Locci – un sopralluogo solerte dei tecnici della Provincia per l’accertamento della condizione di rischio e l’eventuale predisposizione di un intervento per la messa in sicurezza dell’arteria stradale, affinché si scongiuri definitivamente il pericolo frane.»

Il graffiante umorismo di Alan Bennett e l’intreccio fra arte e vita del teatro di José Sanchis Sinisterra, tra un incontro che cambia il destino e il surreale annuncio della fine del mondo: si apre il sipario sulla Stagione di Prosa 2014-15 al Teatro Electra di Iglesias, organizzata dal CeDAC nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo, che sceglie come slogan un provocatorio “Giù la Maschera!”, e realizzata con il patrocinio e il sostegno del comune di Iglesias. Quattro spettacoli in cartellone – dal 27 gennaio al 21 aprile 2015 – e riflettori puntati sulla drammaturgia contemporanea, dall’ironia di “Doris e Irene parlano da sole” all’incubo della dittatura in “Carmela e Paolino – varietà sopraffino” (versione italiana del celeberrimo “¡Ay Carmela!”, da cui Carlos Saura ha tratto l’omonimo film con un’intensa Carmen Maura), dalle riflessioni sull’esistenza ne “La vita è un viaggio” alle stravaganti cronache dell’ “Apocalisse”.

Una rosa di titoli – tra classici del Novecento e trasposizioni letterarie – per un itinerario nell’animo umano e un vivido affresco della società, di oggi e di ieri, all’insegna del pirandelliano slogan “Giù la Maschera!”, provocatorio invito a confrontarsi con le proprie emozioni e i pensieri più segreti, che rimanda alla capacità del teatro di mettere a nudo la verità attraverso l’arte della finzione.

Tra i protagonisti artisti come Ugo Dighero, funambolico protagonista dell’ “Apocalisse” del Teatro dell’Archivolto – attore dalla spiccata vis comica, fondatore dei Broncoviz con Maurizio Crozza, e volto noto del piccolo schermo, da trasmissioni cult come “Avanzi” alla serie “R.I.S.” a fiction come “Un medico in famiglia”; e Edy Angelillo – eclettica attrice e cantante, dall’intensa carriera in cui alterna teatro, cinema e televisione (dal debutto a Domenica In al Festival di Sanremo con Pippo Baudo; i films con Maurizio Nichetti, Alberto Sordi e Francesco Nuti; e le fiction, da “Un medico in famiglia” a “Madri” e “Amanti e Segreti”, fino alla serie “Cugino & Cugino”) in coppia con il poliedrico Gennaro Cannavacciuolo, attore e cantante, cabarettista e fantasista (dagli esordi con Eduardo De Filippo, alla collaborazione con la Compagnia della Rancia, e poi la partecipazione alle operette, e il lavoro in teatro e al cinema, oltre alle numerose apparizioni televisive in cui si fondono talento e eleganza) in “Carmela e Paolino – varietà sopraffino” di Sinisterra.

Riflettori puntati anche su Beppe Severgnini – noto giornalista e scrittore, editorialista del Corriere della Sera e opinionista “cult”, nell’inedita veste di attore, oltre che autore, de “La vita è un viaggio” mentre saranno Maria Grazia Bodio e Lia Careddu del Teatro Stabile della Sardegna a dar vita alle protagoniste di “Doris e Irene parlano da sole”, in due vividi ritratti al femminile con la cifra pungente e ironica di Alan Bennett.

Il sipario della Stagione di Prosa 2014-15 al Teatro Electra di Iglesias si aprirà martedì 27 gennaio alle 20.30 su “Doris e Irene parlano da sole”, intrigante spettacolo del Teatro Stabile della Sardegna che accosta due monologhi di uno dei più interessanti drammaturghi inglesi, Alan Bennett (autore del pluripremiato “The History Boys” e de “La pazzia di Re Giorgio”): “Una donna di lettere” nell’interpretazione di Maria Grazia Bodio per la regia di Guido De Monticelli e “Un biscotto sotto il sofà” con Lia Careddu, diretta da Veronica Cruciani.

Due atti unici – impreziositi da video e scenografie di Luca Brinchi e Daniele Spanò, con i costumi di Adriana Geraldo e il disegno luci di Stefano Damasco e Loïc François Hamelin – per un viaggio ai confini della follia, o quanto meno della stravaganza: la prima, come suggerisce il titolo, è “Una donna di lettere”, ovvero una grafomane infaticabile che spia il mondo dalla sua finestra per trarne spunto per vibranti lettere di protesta, fino a suscitare l’intervento degli assistenti sociali e delle forze dell’ordine; mentre l’eroina in negativo di “Un biscotto sotto il sofà” vive la sua solitudine, popolata dai fantasmi e dai ricordi del passato, cercando di sottrarsi alle regole del sistema, per mantenere la propria individualità pur tra piccole manie ed eccentricità.

Le pièces – scritte originariamente per la televisione, poi rappresentate successo sul palcoscenico, e pubblicate in “Talking  Heads” – sono caratterizzate da «una struttura a flash, con piccole sequenze che si sviluppano come in un rapido montaggio cinematografico, in cui sono ritratte porzioni di vita quotidiana, lampi di ossessione. Quadri ritagliati nel nero per “Una donna di lettere”, immagini proiettate sul bianco per “Un biscotto sotto il sofà”».

Sarà poi la volta – domenica 8 febbraio alle 18.30 – di “Carmela e Paolino – varietà sopraffino” traduzione italiana di “¡Ay Carmela!” di José Sanchis Sinisterra (da cui Carlos Saura ha tratto lo splendido film con Carmen Maura), con traduzione, adattamento e regia di Angelo Savelli: Edy Angelillo e Gennaro Cannavacciuolo sono i protagonisti della pièce che mescola sapientemente, in un gioco di contrasti, la leggerezza dell’avanspettacolo e la tragedia della dittatura, con un finale a sorpresa nel segno della libertà d’espressione. Una coppia di artisti – costretti a rappresentare il loro spettacolo davanti ai condannati a morte, in un atto di finta clemenza che ha più il sapore della beffa – diventa il simbolo della dialettica fra arte e potere: la ferocia del regime non concede alternative, la disubbidienza ha il prezzo altissimo della vita. La comicità e il brio dei numeri di un varietà stonano con la condizione dei prigionieri, e per i due sconosciuti attori diventa facile, quasi spontaneo simpatizzare con le vittime invece che con i carnefici: un tratto d’umanità molto pericoloso, di fronte al brutale e cieco esercizio del potere.

La mise en scène di Pupi e Fresedde/ Teatro di Rifredi – Teatro Stabile d’Innovazione, con  le musiche originali di Mario Pagano (eseguite dal vivo da Marco Bucci al pianoforte, Ruben Chaviano al violino e Simone Ermini al sassofono e clarinetto) e scene e costumi di Tobia Ercolino, restituisce le atmosfere di un’epoca, e lo specchio di una società in cui il teatro e il varietà rappresentavano uno spazio privilegiato di divertimento anche per le classi popolari e, entro certi limiti, di libertà.

S’intitola “La vita è un viaggio” la pièce – scritta e interpretata da Beppe Severgnini, in scena con l’attrice Marta Isabella Rizi e la cantante musicista Elisabetta Spada (che firma le musiche originali con il nome d’arte Kiss & Drive) e prodotta da Sosia & Pistoia per la regia di Francesco Brandi – in cartellone mercoledì 25 marzo alle 20.30 al Teatro Electra di Iglesias: storia di un casuale incontro di destini, durante un’attesa all’aeroporto, che mette a confronto diverse generazioni e visioni del mondo. Un uomo e una donna – imprigionati in quella sorta di non-luogo, anonimo ed estraneo,  per una lunga notte, mentre attendono che venga annunciato il loro volo – iniziano una conversazione che, vinta l’iniziale diffidenza, li porta ad approfondire  temi importanti se non cruciali: così, i due «ragionano di talento e tenacia, tempismo e tenerezza; scoprono che aver paura – nella vita, nel lavoro – è inevitabile: e forse è giusto». Il dialogo riguarda la necessità  di trovare punti di riferimento, per orientarsi nella confusione, e il piacere della semplicità.

Il senso del viaggio come metafora dell’esistenza, e il paragone tra l’entità del bagaglio che si porta con sé e il rimpianto per ciò che si è deciso di abbandonare al momento della partenza, offrono lo spunto per una riflessione sulla complessità e le contraddizioni dell’animo umano, in bilico tra  il bisogno di sicurezza e l’ansia di conoscenza.

«Il tempo scorre, la notte passa. Finché arriva l’alba, l’aeroporto riapre. È il momento di partire: ognuno per la propria destinazione, forse diversa da quella che aveva immaginato. Una notte cambia molte cose, a tutte le età.»

Suggellerà la Stagione di Prosa del CeDAC a Iglesias – martedì 21 aprile alle 20.30 – l’originale “Apocalisse” del Teatro dell’Archivolto, dai racconti di Niccolò Ammaniti (con il contributo di Antonio Manzini) con la regia di Giorgio Gallione: sotto i riflettori Ugo Dighero, convincente e coinvolgente interprete delle avventure di un personaggio, vittima di uno strano morbo che contiene in sé (almeno a suo modo di vedere) il germe della futura catastrofe, della fine dell’umanità.

La scrittura evocativa e insieme surreale e grottesca di Ammaniti ispira la mise en scène in cui le trame de “Lo zoologo” (tratto da “Fango”) e “Sei il mio tesoro” (pubblicato nel volume “Crimini”) s’intrecciano alla vicenda del protagonista, un uomo a cui ogni atto , dal sorridere al far l’amore, provoca un’insopportabile sofferenza: al sicuro nella sua casa/ hangar egli narra di zombies laureati e folli chirurghi plastici, di poliziotti violenti e demenziali ultras, di comici e stelline di dubbio talento. Fotografia di una società in declino, irrimediabilmente degradata, che assomiglia fin troppo a un bestiario metropolitano, in cui esseri improbabili combattono per la sopravvivenza quotidiana tra edonismo e desolazione.

Lo spettacolo «è una perfida parodia di una società alla deriva, un po’ operetta a/morale e un po’ favola nera. Ma, lo sappiamo, nel tempo dell’Apocalisse le favole sono cambiate e “nella bocca dei poeti anche la bellezza è terribile”».

La Stagione di Prosa 2014-15 al Teatro Electra di Iglesias promossa dal CeDAC (nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo, con lo slogan “Giù la maschera!”) con il patrocinio dell’amministrazione comunale, è patrocinata e sostenuta dal MiBACT/ Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Sardegna, con il supporto della Fondazione Banco di Sardegna e di sponsor come la Sardinia Ferries che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio da e per la Sardegna.

Teatro Electra esterno 1

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Il Fondo Unico degli Enti locali per il 2015 ammonta a 600 milioni: 528 andranno ai comuni, 72 alle province. Lo ha comunicato nel pomeriggio l’assessore regionale degli enti locali Cristiano Erriu durante l’audizione in Prima Commissione. «Ci sono circa tre milioni in meno rispetto allo scorso anno – ha detto Erriu – se si tiene conto dei trasferimenti in conto capitale per cantieri comunali e la realizzazione di opere pubbliche si arriva a 1,3 miliardi di euro a favore del sistema degli enti locali».

Erriu ha confermato, anche per quest’anno, i criteri di ripartizione del Fondo: il 40% sarà diviso in parti uguali tra i comuni, il restante 60% in base al numero degli abitanti. Per favorire e incentivare le Unioni dei Comuni è previsto un aumento dal 3 al 9 per cento della quota del Fondo Unico riservata a chi sceglie la strada della gestione associata delle funzioni. «E’ un segnale politico che si vuole dare per scongiurare il rischio commissariamento dei comuni che non provvedano ad associarsi entro il 31 dicembre come previsto dalla riforma – ha proseguito l’assessore – chi non si adegua rischia inoltre di non poter più fare acquisti di beni e servizi».

Erriu ha poi evidenziato alcune criticità del sistema degli enti locali. La più importante riguarda le finanze provinciali. Tra tagli statali e prelievo forzoso dell’RCA (passato a livello nazionale dai 400 milioni del 2014 a un miliardo per il 2015)  le province avranno l’80 per cento in meno delle risorse disponibili. Senza l’intervento della Regione, gli enti intermedi rischiano di non poter far fronte alle spese correnti.

L’esponente della Giunta, rispondendo alla richiesta di chiarimenti da parte di Stefano Tunis (Forza Italia) sulla destinazione delle risorse del Fondo Unico e sul mancato trasferimento agli enti locali di circa 260 milioni di euro nel 2014, ha chiarito che quei soldi sono stati contabilizzati come residui. Per abbatterli sarà utilizzata una parte dei 330 milioni di euro trasferiti dallo stato alla Regione dalla compartecipazione alle entrate fiscali del 2010.

In riferimento alla questione sul definanziamento delle opere pubbliche non portate a termine dai Comuni, sollevata da Michele Cossa (Riformatori), l’assessore ha confermato che il provvedimento riguarderà solo le opere ormai irrealizzabili, mentre per quelle bloccate dalla macchina burocratica regionale sarà concessa un ulteriore proroga.

L’assessore ha infine accolto il suggerimento di Roberto Deriu (Pd) per la costituzione di un fondo presso l’assessorato degli enti locali che consenta di governare meglio il passaggio dal vecchio al nuovo sistema delle autonomie e contrastare le eventuali emergenze. «La creazione di un fondo di perequazione regionale – ha ammesso Erriu – può essere uno strumento utile per superare le criticità».

Al termine della seduta, il presidente della commissione Francesco Agus ha annunciato la presentazione nelle prossime ore del parere di competenza sulla manovra finanziaria 2015 (con l’astensione della minoranza).

Agus ha ribadito le perplessità su alcune disposizioni della finanziaria: a) sottrazione del 9 per cento delle risorse ai Comuni per trasferirle alle Unioni con il rischio di incidere pesantemente sul bilancio degli enti locali; b) decremento dei fondi destinati alla province in attesa del via libera definitivo alla riforma; c) valutazione del riordino o della soppressione del Comitato dei garanti, organo della valutazione delle prestazioni dei dirigenti, alla luce dell’entrata in vigore della nuova disciplina sulle performance dirigenziali.

Segnalate, infine, alcune difficoltà interpretative su alcune disposizioni della Finanziaria 2015 in merito ai rapporti tra le fonti normative e alle competenze assegnate dallo Statuto al Consiglio e alla Giunta.

 Apprezzamento bipartisan per la nomina di Grazie Pintus alla guida dell’azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari.

«Una maglia rosa per l’ospedale Brotzu di Cagliari – commenta Edoardo Tocco, consigliere regionale di Fiorza Italia -.  Mi auguro che la nuova responsabile della struttura possa garantire la prosecuzione di un percorso già avviato che mira a far diventare il Brotzu un centro di eccellenza, non solo per Cagliari e la Sardegna, anche a livello internazionale. Il lavoro portato avanti dal timoniere della struttura Tonino Garau non può essere certo messo da parte. Anzi. Occorre avanzare nell’iter intrapreso dalla precedente esperienza, che ha assicurato importanti risultati al sistema sanitario cagliaritano e isolano.» P

Graziella Pintus avrà il compito di guidare il complesso più importante dell’Isola e inglobare l’Oncologico e il Microcitemico: «Un passaggio importante nell’attuazione della riforma approvata dal consiglio regionale. Credo che l’esperienza della nuova commissaria possa essere condivisa – conclude Tocco, componente della commissione sanità in Consiglio regionale – con un progetto che porti l’azienda ospedaliera a superare il momento di difficoltà del panorama sanitario e assicurando livelli di assistenza e servizi all’avanguardia agli utenti che gravitano in tutta l’area vasta».

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Graziella Pintus è il nuovo commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari. E’ stata nominata dalla Giunta regionale in sostituzione di Giorgio Lenzotti che qualche giorno dopo la sua nomina ha rinunciato all’incarico. Il nuovo commissario, 59 anni il prossimo 1 febbraio, ha un lungo curriculum professionale alle spalle. Dal settembre 1996 al settembre 1997 e dall’agosto al novembre 2000 è stata direttore sanitario della Asl 7 di Carbonia; dal 1 marzo al 30 giugno 2001 è stata consulente dell’assessore regionale della Sanità; dal 1 luglio 2001 al 19 agosto 2005 è stata direttore sanitario dell’ospedale Marino di Cagliari; dal 20 agosto 2005 al 7 marzo 2007 è stata direttore generale della Asl n° 4 di Lanusei; dall’8 marzo 2007 al 14 aprile 2009 è stata direttore generale dell’assessorato regionale della Sanità e, infine, dal 15 aprile 2009, direttore sanitario dell’ospedale Marino.

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Luca Sarriu

Il coordinatore provinciale del Partito dei Sardi, Luca Sarriu, interviene nel dibattito sulla realizzazione nel Sulcis del progetto Biofuel.

«Il recente dibattito intorno all’opportunità di investire fondi pubblici nella costruzione di una centrale per la produzione di Biofuel testimonia la vitalità del territorio nel volersi porre come protagonista delle scelte che andranno ad incidere sul futuro del Sulcis – scrive Sarriu in una nota -. Il Partito dei Sardi, nell’ottica della politica sovranista che propone, prende atto positivamente dell’esistenza di questo dibattito, riconoscendo in essa la testimonianza della necessità, sempre più evidente, di una maggiore compartecipazione nelle scelte e di una più consapevole autodeterminazione dei Sardi.»

«Nel merito del progetto – aggiunge il coordinatore provinciale Luca Sarriu -, il Partito dei Sardi esprime forti perplessità, legate non tanto alla singola proposta quanto alla visione che la rende plausibile e, per alcuni, auspicabile. Ancora una volta, si propongono soluzioni economiche e produttive del tutto sganciate dalle vocazioni del territorio. Le passate scelte industriali, se hanno garantito reddito ed occupazione per gli operai assunti e per il limitato numero di imprese d’appalto coinvolte nella manutenzione e nei servizi alle aziende più grosse, non hanno previsto, accanto al comparto industriale, lo sviluppo di altri settori produttivi, la cui presenza avrebbe potuto rendere meno difficile l’eventuale tracollo del settore metallurgico, cosa poi puntualmente verificatasi. Piccola e media impresa, commercio, servizi e terziario, pesca e agricoltura hanno sempre visto le loro sorti legate indissolubilmente alla presenza, sul territorio, delle buste paga assicurate dall’industria ma, una volta diminuite drasticamente queste ultime, sono cadute nella morsa di una crisi di dimensioni impensabili, vedendo completamente azzerato il loro parco clienti.»

«Riproporre il modello della grande avventura industriale che traina l’economia del territorio – sottolinea ancora Sarriu – significa avere una visione vecchia, non consapevole delle lezioni della storia e, soprattutto, sorda alle esigenze dei tanti comparti produttivi in agonia sul territorio. Investire in un’impresa così limitata, e i cui contorni paiono pericolosamente sfumati a causa della poca chiarezza sui numeri degli occupati e sulla effettiva possibilità di produrre sul territorio la materia prima occorrente al processo produttivo, potrebbe riportarci, tra pochi anni, nella condizione attuale.

Mettere il territorio, e ancor di più la terra, nelle mani di centri di interesse lontani dai Sardi e dalla Sardegna è un’operazione che andrebbe ben ponderata, e le risorse finanziarie pubbliche andrebbero, con coraggio e lungimiranza, impiegate per aiutare il tessuto produttivo sulcitano, invitando gli investitori ad impiegare, per questo tipo di operazione, esclusivamente i propri capitali, se ritengono la loro attività veramente redditizia. La necessità dei capitali pubblici, in tutta l’operazione – conclude Luca Sarriu -, introduce un elemento di dubbio che il Partito dei Sardi si impegna, a tutti i livelli, ad approfondire.»

La segretaria cittadina del PD, Cinzia Grussu, replica all’on. Ignazio Locci sulle vicende Carbosulcis.

«L’on. Locci  bacchetta i dirigenti di Partito e deresponsabilizza se stesso e il suo partito e il suo ex Governatore – ascrive in una nota Cinzia Grussu -. Come possiamo tutti notare non un parola di preoccupazione per le sorti del nostro territorio, non un riferimento ad una qualsiasi forma di autocritica sulle azioni compiute o le omissioni, che possa lasciare un seppur minimo dubbio circa l’aver studiato o perlomeno pensato  opzioni differenti per la vita aziendale. E invece nessun dubbio li ha colti a proposito delle conseguenze della procedura ormai avviata di dismissione se non l’accettazione dell’ineluttabile fine. Il tema dal nostro punto di osservazione è precisamente questo, vale a dire essere arrivati alla pianificazione della dismissione dell’azienda e non aver tentato l’impossibile per evitarlo. Non ci siamo proprio. Pensiamo che persone diverse avrebbero portato a risultati differenti, certo di ciò non c’è contezza ma non vi è per contro alcun dubbio dell’esistente, delle situazioni vissute e che si vivranno, frutto di precise quanto identificate scelte politiche e questi sono fatti.»

«Come è un dato di fatto che il mandato degli attuali amministratori nominati dal centrodestra è scaduto il 31/12/2014 e che fatti salvi gli adempimenti di bilancio comunque terminano il loro mandato. È un fatto che sugli amministratori pende una mozione di sfiducia deliberata dal Consiglio regionale precedente e totalmente disattesa. E ancora è un fatto che il piano di dismissione non è stato approvato dalle OO.SS. a nessun livello, come confermano i diretti interessati e come è evidente dall’assenza di un progetto condiviso di riconversione industriale o di alternativa a quella realtà di elevata rilevanza economica e sociale per il territorio. E, infine, vi sono indagini e provvedimenti giudiziali in corso. Sarebbe stato un gesto di elevata etica politica rimettere il mandato in occasione del cambio del Governo, o ancora meglio in occasione della sfiducia del parlamento regionale ma così non è stato. Tutt’altro, oggi si irride chi per correttezza istituzionale, e certamente non per debolezza politica, ha atteso anche troppo tempo per la sostituzione dei dirigenti.

E dunque sì, la nostra è esattamente una critica strumentale, che utilizza appunto lo strumento della critica per sostenere una posizione politica precisa – conclude Cinzia Grussu -, vale a dire di far valere interessi differenti dalla parte politica che rappresenta il consigliere.»

Cinzia Grussu 1

Ignazio CirronisFrancesco Pigliaru 4

Il presidente di Copagri Sardegna, Ignazio Cirronis, ha inviato una lettera aperta al Governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru.

Questo il testo integrale.

Caro Presidente,

io ho preso sul serio quanto ha detto negli incontri a cui ho partecipato che hanno preceduto le elezioni regionali della Sardegna quando, da economista, ha sostenuto che la rinascita della Sardegna passava per una nuova politica economica. In particolare per l’agricoltura, ha affermato che si doveva puntare sui comparti produttivi e sulle aziende capaci di aggregare le produzioni perché solo così si potevano valorizzare le eccellenze agroalimentari sarde anche sui mercati esteri.

Io sono stato contento di sentire quelle parole dal futuro Presidente della Giunta Regionale. Ancora più felice sono stato quando ha nominato Elisabetta Falchi assessore dell’agricoltura: donna capace e professionalmente preparata per disegnare e cercare di attuare le strategie agricole di cui ha bisogno la Sardegna.

Poi però succede qualcosa che non mi convince: al comparto agricolo non vengono lasciati nel bilancio regionale neppure le briciole e se non fosse per il PSR, si potrebbero mettere in cassa integrazione non solo i 119 funzionari dell’Assessorato, ma anche i 1.341 dipendenti delle diverse Agenzie Regionali e quelli delle Associazioni Allevatori.

E poi arriva la doccia fredda del taglio dei programmi operativi per le OP, le Organizzazioni di Produttori, che in questi giorni hanno ricevuto il taglio o il rigetto delle proposte per il 2015. Tra l’altro la scure non ha interessato tutte allo stesso modo, creando una grave discriminazione tra chi aveva un programma in corso e chi lo stava rinnovando! La Giunta Cappellacci non era arrivata a tanto: tutte le OP avevano avuto il supporto promesso, potendo continuare nel loro impegno che ha accresciuto ogni giorno reddito e occupazione.

Ora, invece, si prevedono tempi durissimi per le 30 OP della Sardegna con oltre 7.000 produttori associati e un fatturato complessivo di quasi 230 milioni di euro. Riferendomi alle OP non parlo di “assistenza”, ma di cooperative che oltre a rispettare le norme generali della cooperazione (per esempio non dividono utili) rappresentano, a detta della Unione Europea, la strada privilegiata per lasciare alla produzione il maggior valore aggiunto dei prodotti agricoli giacché trasformano e commercializzano direttamente, o con il minor numero di intermediazioni, i prodotti dei soci.

Le OP preparano e attuano programmi di attività che supportano la commercializzazione, spesso sui mercati esteri, dei prodotti alimentari sardi. Con questi programmi l’occupazione nelle OP sarde è cresciuta costantemente negli anni. A maggior ragione non è tollerabile una interruzione di queste politiche. Nel bilancio 2015 manca un milione di euro  per salvaguardare centinaia di posti di lavoro produttivi e per permettere uno sviluppo dell’occupazione nelle zone rurali, quelle dove non c’è l’alternativa del pubblico impiego e dove l’industria non è più nemmeno un miraggio.

Caro Presidente, se non vogliamo che altri dicano che questa Giunta non mantiene gli impegni presi per il rilancio dell’economia isolana, occorre certo puntare su ambiente e istruzione, ma che ce ne facciamo di persone istruite se poi esportiamo non i nostri prodotti alimentari, bensì i nostri migliori cervelli?

Lungi da me aprire una guerra tra poveri, ma se è possibile trovare 600 milioni per realizzare nuove infrastrutture, se ne trovi uno per finanziare tutti i programmi di attività ed i piani di avviamento delle Organizzazioni di Produttori Agricoli, eliminando le discriminazioni tra diverse OP già dai piani 2015.

E come è possibile che l’assessorato dell’Industria abbia messo a bando 800.000 euro per supportare le imprese artigianali che vogliono esporre i propri prodotti all’Expo (magari con materie prime non sarde) e non ci sia in bilancio un solo euro per le aziende e cooperative agricole per la stessa finalità?

Sono abituato a giudicare i governi sulla base delle loro azioni. Su queste due emergenze, e più in generale sulla strategia per l’agricoltura sarda, mi piacerebbe che gli impegni presi vengano rispettati: noi la nostra parte la facciamo comunque.

Cagliari, 20 gennaio 2014

Cordiali saluti

Ignazio Cirronis

Presidente Copagri Sardegna

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

I rappresentanti del sistema dei beni culturali hanno inaugurato oggi il fitto calendario di audizioni programmate dalla II commissione dl Consiglio regionale sulla manovra finanziaria 2015. Nel corso dell’incontro, hanno segnalato l’inadeguatezza dei fondi previsti in Finanziaria a copertura della legge n. 14 del 2006 ( “Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura”) e chiesto un inversione di rotta alla politica sarda.

Giuliana Altea, della Fondazione Nivola, ha illustrato la difficile situazione in cui si trova l’ente a cui è affidata la gestione del museo “Costantino Nivola” di Orani. «I tagli operati sul bilancio della Fondazione impediscono di programmare eventi e attività per la promozione del museo – ha detto Altea – attualmente i 200mila euro previsti in finanziaria consentono di coprire solo le spese di gestione e di tenere aperta la struttura». Altea ha segnalato i risparmi ottenuti grazie alla nuova gestione della Fondazione, circa 43mila euro, e il lavoro a titolo gratuito assicurato dagli attuali componenti della Fondazione. «Tutto ciò però non basta serve, un’attenzione più forte per un museo situato in una zona svantaggiata della Sardegna che, con il suo forte potenziale identitario, può giocare un ruolo importante nello scenario internazionale». La rappresentante della Fondazione ha infine illustrato i progetti di autofinanziamento della struttura (book shop, caffetteria e parcheggio a pagamento) che per essere messi in atto hanno però bisogno di un supporto regionale.

Paolo Sirena, direttore del Museo del Consorzio “Sa Corona Arrubia”,  ha invece illustrato la paradossale situazione in cui si trova la struttura da lui diretta, tra le poche in Italia ad aver ottenuto la certificazione nazionale per la qualità gestionale ma oggi non più in grado di programmare eventi per carenza di risorse.

«Il museo – ha detto Sirena – può contare su professionalità di alto livello che negli anni scorsi hanno gestito eventi da 70/80mila visitatori (mostre sui dinosauri e sull’antico Egitto), personale oggi quasi fermo. Lo scorso anno sono stati organizzati 52 piccoli appuntamenti culturali solo grazie alla disponibilità a lavorare gratis di artisti e scrittori.»

Dante Olianas (Fondazione S’Iscandula) ha sottolineato gli effetti devastanti dei tagli alla dotazione finanziaria della legge n. 14/2006. «Noi abbiamo completato il programma del 2014 – ha detto Olianas – solo il 9 gennaio scorso siamo venuti a conoscenza che i fondi stanziati non c’erano più. Chi ci rimborsa le spese sostenute?» Olianas, che con la sua Fondazione ha riportato in Sardegna il materiale raccolto negli anni ‘60 dall’etnomusicologo danese Andreas Bentzon, ha chiesto più attenzione da parte della politica alla tutela del patrimonio culturale dell’Isola. «Oggi ci sono studiosi stranieri che lo stanno utilizzando spacciandolo per un prodotto di altre culture – ha riferito Olianas alla Commissione – in Scozia un personaggio presenta le launeddas come strumento di origine gaelica, tenendo conferenze finanziate con i fondi europei, senza che nessuno muova un dito».

Salvatore Cubeddu, direttore della Fondazione Sardinia, ha rimarcato la necessità di pensare alla cultura come motore di un nuovo modello di sviluppo.

«Solo così il popolo sardo potrà uscire da una situazione di subalternità ed aspettare gli investimenti delle multinazionali – ha rimarcato Cubeddu – sarebbe grave accettare che la crisi porti ad una chiusura delle associazioni culturali». Cubeddu, dopo aver ricordato le numerose iniziative della Fondazione per la tutela della lingua e sull’identità sarda, gli studi e le ricerche sulla storia autonomistica della Sardegna, i convegni su scuola e spopolamento, ha manifestato il profondo disagio degli operatori costretti, ogni anno, a elemosinare un contributo in denaro per poter fare cultura. «Se non si capisce che la cultura è la base della nostra rinascita non si va da nessuna parte – ha concluso il direttore della Fondazione Sardinia – serve un’inversione di rotta. Grave il fatto che per Sa Die de sa Sardigna non sia stato previsto in finanziaria nemmeno un euro».

Vannina Mulas, presidente del “Consorzio per la pubblica lettura – Biblioteca Satta”, ha  evidenziato le difficoltà del Consorzio costretto, a causa dei tagli, a rivisitare l’offerta dei servizi e i progetti di innovazione. «Dal 2011 al 2014 – ha detto Mulas – il capitolo di bilancio a noi destinato ha subito una decurtazione di 332mila euro. A questo si aggiunge la confusione sul reperimento delle risorse prima garantite dalla Comunità Montana. Senza un ripristino dei fondi sarà difficile assicurare l’assistenza di secondo livello garantita dal Consorzio a 30 biblioteche sparse nel territorio del Nuorese».

Alberto Pusceddu, portavoce del comitato “Nessuno a casa”, organismo che raccoglie numerosi lavoratori del sistema dei beni culturali, ha manifestato forte preoccupazione per la situazione del settore. «Serve una legge organica – ha detto Pusceddu – finora si è andati di proroga in proroga. Il comparto potrebbe rappresentare il vero valore aggiunto dell’economia isolana ma serve una razionalizzazione e una gestione unitaria del comparto».

Sono circa 800 i lavoratori impiegati nelle società e cooperative che gestiscono musei e biblioteche della Sardegna, 150 i progetti finanziati dalla Regione. «E’ una partita da 31 milioni di euro – ha proseguito Pusceddu – risparmiare è possibile ma serve un impianto normativo sicuro per slegare il settore dall’improvvisazione».

Concetto condiviso da Sergio Cardia, presidente della sezione sarda dell’Associazione Generale Cooperative Italiane. «Anche quest’anno i lavoratori del settore vivranno nell’incertezza, l’ultima proroga scadrà il prossimo 31 dicembre, è urgente una norma che metta in sicurezza i siti e il personale».

Cardia ha quindi chiesto il ripristino dei fondi del 2014 (31 milioni di euro per la gestione di siti archeologici, musei e biblioteche). «I tagli previsti dalla manovra finanziaria ammontano a 11 milioni di euro, circa un terzo in meno rispetto al bilancio dello scorso anno – ha detto il presidente dell’Agci – se confermati produrranno una situazione ingestibile».

Il presidente, Gavino Manca, ha assicurato il massimo impegno da parte della Commissione per il recupero di risorse che vadano a coprire i capitoli di spesa. «Il settore della cultura è obiettivamente penalizzato – ha detto Manca – siamo consapevoli delle difficoltà finanziarie della Regione ma, allo stesso tempo, siamo decisi a portare avanti il nostro programma elettorale che assegna alla cultura un ruolo fondamentale per lo sviluppo della Sardegna».

Manca ha poi condiviso la necessità di procedere alla rivisitazione della legge 14/2006 e al varo di una nuova norma che metta finalmente mano al settore dei beni culturali. «Bisogna dare certezze ai lavoratori – ha affermato il presidente della Commissione – quanto accaduto a Castelsardo, con l’esclusione dalla gestione del Museo dell’Intreccio dei lavoratori che per oltre due decenni hanno assicurato il funzionamento della struttura, è un fatto grave che non deve più succedere. Servono regole certe e chiare per evitare interpretazioni a danno dei lavoratori».