18 July, 2024
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Matteo Sestu 4 copia

Il nostro territorio, ferito già dalla forte crisi economica, è ferito due volte dagli episodi di malaffare e clientelismo che in questo ultimo periodo stanno venendo alla luce. Prima il caso Igea, poi quello Carbosulcis.

Emerge una situazione gravissima, perché in primo luogo si osserva come le classi dirigenti non siano state in grado di far fruttare le vagonate di milioni di euro di soldi pubblici regionali e comunitari. In secondo luogo, quelle stesse classi dirigenti hanno utilizzato quella opportunità per costruire una rete di clientele, come recentemente ha affermato giustamente la CGIL; quella rete di clientele offensiva nei confronti dei sardi, dei lavoratori e della storia di lotte e conquiste del nostro territorio. Oltre il danno la beffa.

Ora, esistono due livelli di responsabilità, che vanno adeguatamente accertati e ai quali bisogna far seguire atti concreti. Il primo livello è di ordine giudiziario e il nostro augurio è che le forze della magistratura agiscano velocemente e facciano chiarezza. Il secondo livello è di ordine politico, ed è qui che chiamiamo in causa l’Amministrazione regionale. Le gestioni del malaffare hanno un’impronta ben definita: sono emanazioni dello scorso Governo regionale di centrodestra.

Alla Carbosulcis gli amministratori e i dirigenti in carica negli scorsi anni continuano a sedere al proprio posto. Ci interroghiamo su quali meriti l’Amministrazione regionale gli abbia riconosciuto, altrimenti non ci spieghiamo perché non siano ancora stati allontanati e sostituiti.

Sono atti doverosi nei confronti, oltre che del buonsenso, della nostra cultura mineraria e della nostra storia. Il lavoro, quello che sporca le mani, quello che fa sudare, quello che costruisce identità e dignità, quello di cui il nostro territorio è stato testimone, è stato offeso da questi episodi.

Ridiamogli il valore che merita.

Matteo Sestu

Segretario Federale Sinistra Ecologia Libertà – Sulcis Iglesiente

Il segretario provinciale del Partito Democratico Daniele Reginali e la segretaria cittadina Cinzia Grussu, intervengono sulla delicata vertenza della Carbosulcis.

«La Regione deve dare risposte immediate sulla Carbosulcis, l’azienda mineraria della Regione proprietaria del sito carbonifero di Monte Sinni a Nuraxi Figus – scrivono in una nota Daniele Reginali e Cinzia Grussu -. A oggi non si conoscono ancora quali siano le intenzioni dell’amministrazione regionale in merito al futuro del sito minerario. Ossia se le intenzioni siano quelle di accompagnare il progetto di dismissione con un piano di riconversione, mantenendo un presidio strategico e un polo scientifico e tecnologico. Ancora non si conosce quale sarà la sorte delle maestranze impiegate all’interno dell’azienda mineraria. E’ necessario inoltre capire quali sono le decisioni della Regione in merito al gruppo dirigente che guida la società mineraria. Servono risposte chiare e concrete che a oggi non sono ancora arrivate. A nostro avviso è doveroso che dall’azionista unico dell’azienda mineraria arrivino risposte sul futuro sia del sito sia dei lavoratori. E di tutti i progetti e programmi di cui si è parlato in questi anni. L’attenzione del Partito Democratico – concludono Reginali e Grussu – continuerà in maniera costante su ciò che accade all’interno dell’azienda e sul suo futuro.»

Carbosulcis 2Daniele Reginali 6 copiaCinzia Grussu 3

A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno, sono stati proclamati i vincitori del photo contest Un buon #Carignano. La battaglia all’ultimo voto (like) si è svolta su un territorio quanto mai pubblico, il più popolare dei social network, Facebook. Qui i fan della pagina dedicata alle attività della Strada del Vino Carignano del Sulcis, hanno potuto partecipare al concorso, pubblicando una foto del momento perfetto per gustare, appunto, un buon Carignano.

Due i vincitori: Francesco Manunza si aggiudica il premio del pubblico, Alessandro Cabras il premio della giuria, costituita da Alessandro Pintus e Alessandro Peralta, titolari della società Ales&Ales, e da Massimiliano Miali e Gian Luca Melis, titolari dell’agenzia pubblicitaria Riganera. A entrambi i vincitori verrà consegnata l’eccellenza del vino simbolo del Sulcis Iglesiente, 4 bottiglie offerte dalle più prestigiose cantine della zona: Terre Brune (Cantina Santadi), Buio Buio (Cantina Mesa), Arruga (Cantina Sardus Pater), Aina (Cantina Calasetta).

«Il nostro territorio è legato inscindibilmente al vino Carignano, indiscusso protagonista del Photo contest “Un buon # Carignano”, che racchiude nel suo intenso bouquet tutte le sfumature di una terra generosa e affascinante ancora tutta da scoprire, che da sempre ci offre i profumi e i sapori di un’eccellente tradizione gastronomica – afferma Marinella Grosso, presidente dell’Associazione Strada del Vino Carignano del Sulcis -. Nel 2013 abbiamo continuato a scommettere sul Carignano con questa nuova iniziativa che ci ha regalato grandi emozioni e che vogliamo diventi il nostro biglietto da visita d’eccezione, ambasciatore del Sulcis Iglesiente in Italia e nel mondo».

Cristiano Erriu e Marinella Grosso

Con l’approvazione in Consiglio comunale è iniziato l’iter delle norme tecniche di attuazione del piano di riqualificazione e recupero della città di Carbonia. I contenuti delle norme sono stati presentati questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, dall’assessore dell’Urbanistica, Mauro Esu.

Il progetto di recupero dell’identità storica di Carbonia è riferito all’insieme dei nuclei di fondazione, principalmente la stessa Carbonia e le frazioni di Cortoghiana e Bacu Abis, appositamente perimetrati nelle tavole di piano, a seguito di un’attenta indagine storico-architettonica e a seguito di co-pianificazione con la Regione Sardegna.

All’interno dei perimetri dei nuclei di fondazione di Carbonia, Cortoghiana e Bacu Abis, sono individuati i limiti vigenti dei piani particolareggiati. Le previsioni di questi piani sono integralmente applicabili per la parte relativa agli ampliamenti con abachi (per i quali sono state predisposte precise tipologie). Le norme integrano quelle già previste dai piani particolareggiati.

Il piano si prefigge diversi obiettivi: la riqualificazione dei tessuti edilizi abitativi; la valorizzazione dei caratteri storici e tradizionali dell’identità architettonica e urbanistica; il potenziamento delle infrastrutture pubbliche per l’urbanizzazione primaria e secondaria; il miglioramento della qualità della vita per i residenti e per gli utenti esterni.

L’assessore Esu ha sottolineato il rapporto con la Regione, cambiato con il passaggio di consegne tra la Giunta Cappellacci e la Giunta Pigliaru, per la cancellazione delle modifiche al Piano paesaggistico approvate dalla prima ed il conseguente ritorno integrale al Piano approvato dalla precedente Giunta Soru. Il comune di Carbonia aveva avviato un confronto con la Giunta Cappellacci sulla modifica delle norme per i centri storici, che ora va completamente ripreso.

«E’ in corso una discussione e, dai confronti tenuti in questi giorni con l’assessorato regionale dell’Urbanistica – ha detto Esu – non possiamo aspettarci nel 2015 modifiche sulle norme dei centri storici. Occorre andare avanti con il lavoro e approvare, con le norme del PPS invariate, le nuove norme tecniche di attuazione. Il confronto con la Regione continua e noi continuiamo a sostenere che la città di Carbonia è sottoposta ad una stretta di vincoli e procedure che devono essere cambiate. Così come già emerso nella competente Commissione Urbanistica, è intenzione dell’Amministrazione comunale avanzare alla Regione la proposta di istituire appositi strumenti di finanziamento per le “Città di Fondazione”. Così come già avviene per le “Città Regie”, i vincoli e le tutele dovrebbero essere accompagnati nei bilanci regionali da un’apposita legge di finanziamento a sostegno della riqualificazione delle aree pubbliche, nonché dei privati che vogliono intervenire sui propri immobili. Su questo punto il comune di Carbonia avrà, a breve, ulteriori incontri con l’assessore regionale dell’Urbanistica”.»

L’assessore dell’Urbanistica si è soffermato poi su quelle che sono le principali linee di intervento, tra le quali la ridefinizione delle sottozone, l’abaco dei colori (per evitare gli errori del passato, quando una mancanza di regole ha permesso situazioni decisamente poco eleganti), gli ampliamenti degli abachi, la realizzazione di balconi e interventi con leggere chiusure.

Nel Centro matrice che comprende vaste zone della città, da via Lubiana a Rosmarino, Cortoghiana e Bacu Abis, al momento non sono possibili frazionamenti ma è allo studio un intervento per consentirli almeno negli edifici con maggiore superficie, per andare incontro alla necessità di quelle famiglie che in una fase difficile come quella che si sta vivendo, non hanno possibilità di realizzare nuovi alloggi per i propri figli.

Le norme tecniche di attuazione prevedono limitate modificazioni delle facciate; le sostituzioni degli infissi esterni e degli avvolgibili anche con materiali diversi dal legno; la sostituzione dei parapetti e delle ringhiere con elementi identici in forma, disegno e colore all’originale; le norme per l’installazione di pannelli solari termici e fotovoltaici e degli impianti tecnologici (pompe di calore e caldaie).

Sugli altri contenuti del Piano, torneremo nei prossimi giorni.

Le norme tecniche di attuazione sono ora a disposizione dei cittadini che entro 30 giorni possono opporre obiezioni e fare proposte, e torneranno poi in Consiglio comunale per l’esame delle stesse e la definitiva approvazione.

Mauro Esu 3 copiaMauro Esu 2 copia Abaco-Gra-M

Dal 7 gennaio 2015 sono in vigore i nuovi orari di apertura della Biblioteca Comunale di Via Gramsci, della Biblioteca di Nebida e dell’Archivio Storico Comunale di Iglesias.

La Biblioteca Comunale di Via Gramsci sarà aperta al pubblico secondo il seguente prospetto: dal lunedì al venerdì dalle ore 09.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 19.00; sabato dalle ore 09.30 alle ore 12.30.

Rispetto al passato la Biblioteca è aperta un’ora in più al giorno nei giorni feriali e mezz’ora in più il sabato mattina.
La Biblioteca di Nebida aprirà il mercoledì dalle ore 09.00 alle ore 12.00 e, in aggiunta, lunedì pomeriggio dalle ore 15.30 alle ore 19.00.

L’Archivio Storico Comunale di Via delle Carceri, sarà aperto al pubblico un pomeriggio in più secondo il seguente calendario: dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.00; martedì – mercoledì – giovedì – venerdì dalle ore 15.30 alle ore 17.30.

Biblioteca Iglesias copia

Cresce la polemica sulla gestione del Teatro lirico di Cagliari. Oggi a prendere posizione sono i Riformatori sardi.

«La situazione drammatica del Teatro Lirico necessita di un intervento urgente» denuncia il coordinamento cittadino di Cagliari dei Riformatori sardi che insieme al Centro Studi presenterà domani 17 gennaio, alle 10.30, davanti al Teatro Lirico di Cagliari un’iniziativa volta a ricreare un clima di serenità e di reciproca fiducia indispensabile per il rilancio della principale istituzione culturale del capoluogo.

Teatro Lirico di Cagliari 20

L’assessorato regionale della Programmazione ha ripartito il fondo del bilancio regionale per il rifinanziamento degli interventi interessati da de-finanziamento tra gli assessorati regionali titolari delle procedure di rifinanziamento.
Le domande di rifinanziamento dovranno essere inoltrate esclusivamente all’Assessorato regionale che ha disposto il de- finanziamento e che potrà prevedere al rifinanziamento dell’intervento nei limiti dello stanziamento di 30.000.000 euro e, in particolare:
– 25.553.000 Assessorato regionale dei lavori pubblici;
– 1.990.580 Assessorato regionale dell’Ambiente;
– 1.580.180 Assessorato regionale degli Enti locali;
– 667.700 Centro regionale di programmazione;
– 170.930 Assessorato regionale dei Trasporti;
– 37.610 Assessorato regionale della Pubblica istruzione.
Gli enti interessati, pertanto, dal 23 gennaio e fino al 30 marzo 2015, potranno inviare domanda di rifinanziamento all’indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) della Direzione generale dell’Assessorato regionale competente.

CONFARTIGIANATO EXPO

5mila imprese sarde dell’agroalimentare e del tipico-tradizionale si propongono a 20milioni di “clienti” di tutto il mondo a Expo 2015. Ecco il progetto di Confartigianato Sardegna e IDEAS per la kermesse mondiale sull’alimentazione di Milano.

Fare rete, avere visibilità, creare una piattaforma di vendita ed essere pronti per distribuire i prodotti sardi in tutto il mondo. Tutto questo per le oltre 5mila imprese sarde dell’agroalimentare e del tipico-tradizionale che, da oggi, avranno la possibilità di far conoscere le proprie produzioni alla platea di oltre 20milioni di visitatori del prossimo Expo 2015, in programma a Milano da maggio.

E’ questo l’obiettivo del progetto che Confartigianato Sardegna, in collaborazione con la società Ideas e il supporto della Regione Sardegna, ha presentato ieri sera a Cagliari e che verrà portato avanti nei prossimi mesi.

Le imprese, artigiane e non, produttrici di pane, pasta, dolci, formaggi, olio e vino ma anche tappeti, tessuti, legno, sughero e gioielli, lavoreranno in “rete” e sfrutteranno l’opportunità di essere presenti a una manifestazione di caratura mondiale, attraverso una serie di attività che si svilupperanno nella città di Milano e nel perimetro della Fiera.

Per 6 mesi, le imprese potranno proporre i propri prodotti attraverso eventi-degustazione nei locali, ristoranti e negozi sardi di Milano, con una intensa attività di promozione della qualità della vita della Sardegna, mediante totem multimediali e una piattaforma di vendita on line e una per gli incontri e le vendite tradizionali. Tutto questo con l’obiettivo di incontrare compratori di Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Belgio, Stati Uniti, Cina, Giappone, Brasile, Emirati Arabi e Qatar, e non solo.

I lavori di ieri pomeriggio sono stati aperti dal Segretario di Confartigianato Cagliari, Pietro Paolo Spada, che ha presentato sia l’iniziativa, sia le esigenze e le opportunità delle imprese sarde, sottolineando come l’EXPO sia una eccezionale occasione per incontrare un notevole numero di visitatori e di compratori. «Le piccole e medie imprese sarde hanno la necessità di essere organizzate e guidate durante la manifestazione – ha rimarcato Spada – e soprattutto, quando questa chiuderà». «Per questo Confartigianato è pronta a partecipare con tutte le aziende produttrici di prodotti di primissima qualità – ha continuato il Segretario di Confartigianato Cagliari – e che rappresentino il vero “viver bene” della Sardegna”. Spada ha anche ricordato come il progetto Expo 2015 sia solo l’inizio di un percorso che porterà le imprese, passando per l’Expo 2017 in Kazakistan, per arrivare a Dubai per Expo 2020.

Un augurio di buon lavoro è stato dato anche dal presidente della Camera di Commercio di Cagliari, Giancarlo Deidda, il quale ha voluto sottolineare come l’Ente sia al fianco dei produttori e delle aziende sarde in vista di un appuntamento importante come quello dell’Expo 2015, una vetrina internazionale imperdibile per le imprese dell’isola, di come il tema forte dell’Expo 2015 sia quello del cibo e come la Sardegna abbia tutte le carte in regola per candidarsi come terra delle eccellenze alimentari. Per l’occasione la Camera di Commercio di Cagliari ha in cantiere un progetto speciale, dedicato in particolare ai produttori dell’agroalimentare made in Sardegna. L’obiettivo dichiarato è quello di inserire i vini e le eccellenze della nostra terra nei menù della ristorazione italiana, affiancando alle pietanze un bicchiere di vino. Un progetto, dunque, che permetterà di coniugare le esigenze della ristorazione contemporanea: un piatto particolare sarà abbinato al calice di vino ideale che si sposerà perfettamente con le specialità proposte in tavola.

Successivamente, il responsabile di Ideas, Carlo Montisci, ha illustrato la proposta operativa che si concentrerà sulle iniziative “fuori salone”, cioè sulle attività che saranno proposte ai visitatori di Expo2015 durante la manifestazione milanese. Infine, il dirigente dell’assessorato regionale dell’Industria, Stefano Piras, e il delegato della Presidenza della Regione, Raimondo Mandis, hanno esposto le modalità di partecipazione istituzionale al Centro espositivo e del bando di cofinanziamento per le iniziative private in vista di Expo 2015 pubblicato pochi giorni fa.

Sono 3mila662 i laboratori e le botteghe artigiane sarde dell’agroalimentare pronte a soddisfare ogni tipo di palato e a offrire a clienti nostrani e turisti, un ventaglio di prodotti straordinari per qualità, gusto, tradizione e genuinità. Di queste, ben 180 offrono prodotti di altissima qualità, lavorati, trasformati e certificati secondo i marchi europei Dop, Igp e Stg. 166 sono invece i milioni di euro del giro d’affari dell’export e 184 i prodotti agroalimentari tradizionali, riconosciuti, in Sardegna.

Questi sono i dati sulla Sardegna del “Dossier sull’Artigianato Alimentare”, elaborato dall’Ufficio Studi Nazionale di Confartigianato, sui dati del terzo trimestre 2014 del Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari.

Delle quasi 3.700 imprese attive nell’alimentare, 1.443 sono pasticcerie, panifici e gelaterie, 1.656 sono attive nei servizi da asporto, 236 sono pastifici, 53 sono attive nella lavorazione e trasformazione della carne, 44 nel lattiero caseario, 48 nell’ambito delle spezie e condimenti, 42 nella produzione di oli e grassi vegetali e animali, 27 nella lavorazione e conservazione di frutta, ortaggi e pesce, 32 nell’ambito dei vini, birre e distillati vari, 34 nella lavorazione delle granaglie e altre 47 in altre produzioni.

A livello provinciale, a Cagliari ci sono 1.461 imprese, a Sassari 1.175, a Nuoro 728 e a Oristano 298.

L’export italiano dell’agroalimentare rappresenta il 7% del Made in Italy e segna una crescita del 2,9% rispetto allo scorso anno.

I mercati più dinamici sono quelli UE: +3% , di poco superiori a quelle UE con il 2,8%. Si esportano vini 23,5%, ovvero 3.187 milioni di euro, paste alimentari per 1.469 milioni di euro (10,8%), formaggi e latticini per 1.429 milioni di euro (10.8% e pomodori e preparati per 951 milioni di euro (7%).

Incrementi dell’export a doppia cifra verso la Francia (38,2%), il Regno Unito (30,3%), gli Stati Uniti (21,9%) e i Paesi bassi (15,1%).

Nell’artigianato tipico-tradizionale le imprese sono circa 770 circa, con circa 1300 addetti. Questo settore rappresenta circa il 2% di tutto l’artigianato regionale (37.877 imprese) con un valore aggiunto (stimato) di circa 95 milioni di euro

Provincia

Imprese Alimentari

Cagliari

1.461

Oristano

298

Nuoro

728

Sassari

1.175

SARDEGNA

3.662

Imprese alimentari artigiane nelle varie province (terzo trimestre 2013)

Produzioni

CA

OR

NU

SS

SARDEGNA

Pane e dolci

528

147

348

420

1.443

Cibo da asporto

775

96

214

571

1.656

Pasta

71

25

61

79

236

Lav. Carni

12

1

19

21

53

Lattiero Caseario

13

1

11

19

44

Condimenti e spezie

10

5

22

11

48

Oli vegetali e animali

8

7

12

15

42

Conservazione frutta ortaggi pesce

13

0

8

8

27

Vini e bevande

13

5

7

6

32

Lavorazione granaglie

7

4

13

10

34

Altri produttori alimentari

12

7

12

15

47

1.461

298

728

1.175

3.662

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Una proposta di legge per l’insegnamento dell’idioma isolano, primo firmatario Paolo Zedda (Rossomori), è stata depositata in Consiglio regionale da tutti i gruppi di maggioranza e opposizione.

La proposta introduce modifiche sostanziali alla legge regionale n. 26 del 1997 sulla “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna”. In armonia con la legislazione nazionale, il testo prevede l’adesione all’insegnamento del sardo su base volontaria: saranno le famiglie degli studenti a chiederlo espressamente alle scuole. «Rispetto alle disposizioni della vecchia legge 26 e della legge nazionale 482/1999 sulla “Tutela delle minoranze linguistiche” la nuova proposta punta a garantire continuità didattica e uniformità nell’insegnamento del sardo ha detto Paolo Zedda – gli scolari delle scuole dell’infanzia avranno a disposizione 120 ore all’anno per l’apprendimento della lingua materna mentre i bambini delle elementari potranno seguire 80 ore di lezione».

La norma, presentata oggi alla stampa, introduce alcune novità: a) l’istituzione del registro regionale degli insegnanti di sardo con la certificazione delle competenze linguistiche e didattiche dei docenti; b) la nascita della Consulta po s’imparu de su sardu (di nomina assessoriale) che avrà compiti di coordinamento e guida tecnico-scientifica dell’attività delle istituzioni scolastiche. Gli insegnanti saranno affiancati da un tutor che avrà il compito di dare assistenza ai docenti, riferire alla consulta sull’andamento della didattica, favorire la riattivazione della trasmissione intergenerazionale della lingua sarda.

All’insegnamento del sardo saranno destinati 3 milioni di euro all’anno per il prossimo triennio. «I soldi si troveranno – assicura Paolo Zedda – la proposta di legge è stata concordata con la Giunta e con la commissione competente. Ci aspettiamo la sua approvazione subito dopo il via libera alla manovra finanziaria 2015».

Per Gavino Sale (Irs), l’iniziativa consiliare segna “una rivoluzione culturale” favorita dal cambiamento di clima all’interno del Consiglio sul tema della lingua. «Questa proposta supera l’antica e stucchevole questione su quale variante sardo introdurre nelle scuole. Noi non ci occupiamo di linguistica, riservata agli accademici, ma di politica linguistica».

Giudizio condiviso da Walter Piscedda (Pd) che ha assicurato il sostegno convinto del suo partito a una proposta che mette nero su bianco un sentimento diffuso nella società, favorevole all’insegnamento del sardo nelle scuole.

Soddisfatta anche Annamaria Busia (Centro democratico) che ha ricordato la recente sentenza della Cassazione per l’uso del sardo nei processi. «Si tratta di una decisione molto importante – ha detto Anna Maria Busia – imputati e testimoni saranno liberi di esprimersi nella loro lingua in tribunale, serve adesso un accelerazione per l’introduzione del sardo nelle scuole».

Per il Biofuel Copagri Sardegna propone di sfruttare le aree inquinate del Sulcis per non danneggiare le colture alimentari.

«La società milanese Mossi & Ghisolfi, come ampiamente pubblicizzato – si legge in una nota di Copagri Sardegna -, ha avanzato la proposta di investire 220 milioni di euro nel Sulcis per la produzione di bioetanolo. L’investimento produrrebbe a Portovesme, a loro detta, ben 300 posti di lavoro e richiederebbe la coltivazione da 5.000 a 17.000 ha di canna comune.»

«Giova agli agricoltori sardi produrre canne anziché prodotti alimentari di cui la nostra Isola ha fortemente bisogno? – si chiede Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri Sardegna -. Ebbene la conclusione a cui arriva l’associazione agricola è semplice: NO. O meglio va bene la sperimentazione ma non a danno delle colture alimentari.»

La Sardegna importa ogni anno circa 300 milioni di euro di prodotti agroalimentari con una bilancia commerciale fortemente negativa. Sono note le carenza produttive nei comparti della cerealicoltura, carni, specie bovine, olivicoltura, ortofrutticolo. È risaputo che varcano i confini dell’Isola, con cifre e volumi di un certo rilievo, pomodori e carciofi, vini, formaggi, agnelli. Per il resto importiamo di tutto. «Il tema della sicurezza alimentare, intesa come sicurezza degli approvvigionamenti, è sempre più all’attenzione dell’Unione Europea e degli Stati del mondo – aggiunge Pietro Tandeddu, coordinatore regionale dell’associazione agricola -. Già oggi 800 milioni di persone muoiono di fame e nel 2050 la Terra conterà 9 miliardi di abitanti. Ciò spinge i cosiddetti paesi in via di sviluppo come Cina, India e Corea ad accaparrarsi milioni di ettari di terre prevalentemente in Africa.»

Per queste ragioni, e non solo, anche il consumo del suolo agricolo, la sua cementificazione, cominciano a destare qualche preoccupazione in più. In trenta anni, in Italia, i terreni agricoli sono passati da 18 milioni di ettari a 12; ce ne vorrebbero 61 per coprire i consumi nazionali. «Perché pensare allora alla coltivazione di canna, pianta che ha un certo fabbisogno idrico, e metterla in concorrenza (a Masainas, Tratalias, Giba e vicinanze) con il carciofo spinoso DOP? – prosegue Cirronis -. «Chiediamo, per quel territorio e per l’intera Isola, un progetto agricolo serio con l’obiettivo di utilizzare pienamente le acque disponibili a fini alimentari. Nei comprensori di bonifica l’acqua registra, nelle aree attrezzate, un tasso di utilizzo sotto il 30%: è come se avessimo speso il triplo per dotare le zone agricole di impianti irrigui!».

Copagri Sardegna propone un’alternativa alla società Mossi e Ghisolfi: sperimentare la coltivazione della canna comune nel Sulcis, a ridosso di Portoscuso e Portovesme, dove vaste aree sono state inquinate e definitivamente compromesse per il forte tenore di metalli pesanti. Tutti ricordano le vicende delle uve al piombo che, per alcuni anni, hanno mortificato l’immagine di un’eccellenza come il Carignano. Si conducano lì, nella zona delimitata dal piano regionale di bonifica e quindi nelle aree interdette alle coltivazioni food, le sperimentazioni, sia da parte dell’Università che di Agris, cui la coltura della canna non è sconosciuta. Si vedrà nel proseguo se i produttori ne riconosceranno la convenienza ben sapendo di avere un unico acquirente il cui potere contrattuale sarà enorme nel dettare le condizioni contrattuali.

Polo industriale Portovesme 3