18 July, 2024
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Nuove critiche del consigliere regionale di Forza Italia Ignazio Locci alla maggioranza di centrosinistra sui contenuti della Manovra finanziaria 2015.

«Più si va avanti con l’analisi della Finanziaria – dice Locci – e più ci si accorge che la Giunta di Francesco Pigliaru sta facendo una vera e propria strage in alcuni importanti settori dell’economia sarda, tra mondo dell’informazione e archeologia. Senza dimenticare le mancate promesse sulla valorizzazione della lingua sarda. E non pensi, la Giunta, di risolvere tutto con il mutuo per le infrastrutture da 600 milioni di euro. Insomma, stando ai fatti e, soprattutto, ai numeri, con i quali i professori dovrebbero avere una certa dimestichezza, questa Finanziaria fa acqua da tutte le parti.

Durante l’approvazione della legge di riordino del sistema radiotelevisivo sardo la Giunta aveva preso l’impegno di prevedere la copertura finanziaria nella legge di bilancio. Ma, guarda caso, non ci sono le previsioni di spesa e si corre il rischio che il Governo nazionale impugni la legge che garantisce un sostegno al mondo dell’editoria televisiva, alle prese con una crisi importante. Oltre a una effettiva necessità di fondi da inserire nei propri bilanci, le aziende appartenenti al mondo dell’informazione hanno forti aspettative in merito alla nuova normativa. La speranza è che nel corso della discussione in Commissione e in Consiglio la Giunta riesca a individuare le risorse necessarie. Risorse, lo preciso ulteriormente, da considerarsi vitali per le aziende del settore.»

«Altro comparto di straordinaria importanza per l’economica della Sardegna a non trovare adeguata attenzione da parte dell’esecutivo regionale è l’archeologia – aggiunge il consigliere regionale di Sant’Antioco -. La Giunta ha avuto il coraggio di ridurre, rispetto all’anno passato, il fondo destinato ai comuni per la gestione dei siti archeologici di ben 5 milioni di euro. Una cifra esorbitante, se si pensa che già con il fondo precedente si faceva difficoltà a garantire la tutela e la valorizzazione dei tesori dell’archeologia sarda. Una sforbiciata che, oltre a mettere a rischio i beni culturali, produrrà anche una riduzione di personale, visto che le cooperative che hanno in mano la gestione dei musei o di qualsiasi altro sito dovranno fare i conti con minori fondi. Che, ovviamente, significherà ridurre il personale. E menomale che la Giunta aveva promesso un grande piano per il lavoro.»

«E la lingua sarda? Non pervenuta. In Finanziaria non se ne parla nemmeno per sbaglio. Ci impegneremo, se ce ne daranno l’opportunità, per sanare queste situazioni di vera emergenza. Nessun ostruzionismo – conclude Ignazio Locci – ma responsabilità verso i sardi e la Sardegna. La maggioranza faccia altrettanto.»

Ignazio Locci 1 copia

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Si è svolta questa mattina, a Sarroch, davanti ai cancelli della Saras, l’annunciata manifestazione organizzata dai Riformatori sardi per rivendicare che alla Sardegna siano riconosciute le entrate derivanti dalle accise sui prodotti petroliferi lavorati nella raffineria.

Il 23 gennaio la Corte Costituzionale deciderà sulla questione accise, e solo i Riformatori sardi si sono opposti alla decisione del Governo di ricorrere alla Consulta contro una legge della Regione approvata da tutti i gruppi politici, incluso il Pd.

«Del petrolio in Sardegna subiamo i danni integrali, sulla salute della popolazione e sull’ambiente, ma non ne abbiamo i benefici, se non in parte minima e legata esclusivamente al consumo di tali prodotti che avviene nell’isola – sostengono i Riformatori sardi in una nota -. A tutte le regioni spettano le accise sui prodotti petroliferi “consumati” nel loro territori, quindi anche alla Sardegna, Ma la Sardegna rappresenta il posto fisico dove viene lavorato quasi il 20 % dell’intera produzione italiana e questo non viene riconosciuto in alcun modo.»

«La Saras – sostengono ancora i Riformatori sardi – raffina a Sarroch circa il 20 % dell’intera produzione nazionale e che la Sardegna incassa le accise solo sul consumato nell’isola. Nel 2006 Soru firma un accordo con Prodi che, tra le altre cose, prevede che: “Nelle entrate spettanti alla regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell’ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio della Regione”. Nella predisposizione dell’ultima finanziaria i Riformatori sardi ottengono che la legge preveda l’incasso da parte della Regione della totalità delle accise sui carburanti lavorati a  Sarroch, per una stima di circa un miliardo di euro. Un provvedimento approvato da tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale nella scorsa legislatura. Nonostante questo il governo impugna la norma davanti alla Corte Costituzionale: era proprio quello che si aspettava per aprire un contenzioso ed ottenere un pronunciamento da parte della Consulta. Incredibilmente la Regione guidata da Pigliaru rinuncia a costituirsi e, anzi, firma un accordo con il Governo in cui si impegna a ritirare i ricorsi pendenti e addirittura a rinunciare agli eventuali benefici che gliene deriverebbero qualora la Corte le desse ragione , pur in assenza di costituzione.»

I Riformatori sardi hanno deciso di costituirsi, in un estremo e disperato tentativo di evitare che le ragioni della Sardegna restassero senza una voce che li difendesse davanti alla Corte costituzionale. Oltre alle accise sulla lavorazione dei prodotti petroliferi (fattispecie tributaria “maturata” nell’ambito regionale, anche se riscossa altrove) la Sardegna ha tuttora pendenti davanti alla Corte – tra gli altri – un ricorso sulle riserve erariali (circa 150 milioni), uno sugli accantonamenti (570), uno sulla ripartizione dei proventi sui giochi (250).

«Chi inquina in Sardegna deve pagare in Sardegna – denunciano i Riformatori sardi -. Ma la Giunta Pigliaru se ne infischia.»

Paolo Maninchedda 12 copia

Proseguono le audizioni degli assessori della Giunta Pigliaru nella commissione Bilancio del Consiglio regionale. Questa mattina è stato sentito l’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, che si è soffermato sulla situazione finanziaria e gestionale di Abbanoa e sulla contrazione di un mutuo da 600 milioni di euro da parte della Regione.

Sul primo punto, l’assessore Maninchedda ha chiarito che la Regione verserà, quest’anno, l’ultima tranche di 20 milioni di euro per la ricapitalizzazione di Abbanoa, iniziata nel 2011 e costata complessivamente 152 milioni di euro. Il costo sale a 188 milioni di euro con i 36 milioni accantonati nel Fondo di garanzia autorizzato dall’Unione Europea. L’iniezione di nuove risorse nei bilanci della società che gestisce il servizio idrico della Sardegna sarà preceduta dalla verifica della situazione finanziaria, affidata alla Sfirs, e dai pareri dell’Ato e dell’avvocatura dello Stato.

Abbanoa ha attualmente un debito di circa 250 milioni di euro (100 verso le banche, 150 verso terzi). Le risorse del Fondo di garanzia (36 milioni di euro) serviranno per il consolidamento del debito bancario. «C’è però un’importante novità per il 2015 – ha annunciato Maninchedda – il consolidamento del debito sarà fondato sul Piano economico e finanziario della società. Nelle prossime settimane ci sarà un incontro con le banche per valutare il Pef di Abbanoa, certificato dalla KBMG».

L’assessore ai Lavori Pubblici ha sottolineato il netto miglioramento della situazione patrimoniale di Abbanoa dal 2013 a oggi, in termini di efficienza e di cassa. «Se le banche valuteranno positivamente il suo piano economico e finanziario, le risorse del fondo di garanzia potranno essere destinate ad altro. Si pensa al ripianamento del debito della società Enas nei confronti dei Consorzi di bonifica (circa 26 milioni di euro)».

In Commissione si è inoltre affrontato il tema del contenzioso Regione-Enel sui bacini idroelettrici. «Si sta studiando l’opportunità di costituire una new-co che ci consenta di partecipare agli utili derivanti dalla produzione di energia elettrica – ha affermato Maninchedda – anche in questo caso sarà nominato un advisor. Nel frattempo il contenzioso davanti al Tribunale delle acque andrà avanti». 

L’assessore ha poi risposto alle domande del presidente e dei componenti della commissione Bilancio sulla destinazione delle risorse derivanti dalla contrazione di un mutuo da 600 milioni di euro.

«Gran parte delle risorse saranno finalizzate alla realizzazione di infrastrutture e opere strategiche – ha spiegato Maninchedda – l’intenzione della Regione è quella di affidare ai Comuni la progettazione e gestione delle opere “minori”». L’esponente dell’esecutivo ha poi chiarito che le linee di intervento saranno quelle individuate dal Piano regionale di sviluppo: dissesto idrogeologico, rete idrica, dighe e sistema viario.

«Per mettere in sicurezza il territorio sardo servirebbe un miliardo di euro – ha rimarcato Maninchedda – l’idea è quella di inserirci nella piattaforma Rendis che potrebbe consentire alla Regione di accedere ai fondi nazionali e di cofinanziare le opere. In questo modo la quota del mutuo regionale farà da moltiplicatore».

Non più rimandabili, secondo l’assessore, nemmeno gli interventi sulla rete idrica: «Attualmente si perde il 50% dell’acqua immessa nelle condotte. Questo ha un inevitabile ripercussione negativa sulla potabilità e sulle tariffe. Altra emergenza da affrontare e quella del sistema fognario per impedire sversamenti nei fiumi e nei laghi».

Ci sono poi da considerare gli interventi urgenti per le dighe, in particolare a Orgosolo, per il bacino di Cumbidanovu, e a Posada, per il Maccheronis, entrambi devastati dall’alluvione dello scorso anno. Per il sistema viario infine, la Regione pensa al finanziamento delle opere inserite nel PSR: «La valutazione finale – ha detto Maninchedda – sarà fatta insieme al Consiglio».

La Commissione ha infine affrontato il tema del definanziamento delle opere in carico ai Comuni e ferme da anni. «Sarà un definanziamento soft e riguarderà gli impegni assunti prima del 2008 – ha chiarito Maninchedda –  solo le amministrazioni che non abbiano dato notizie da un anno o che non lo facciano entro 90 giorni dall’approvazione della legge saranno penalizzate».

L’assessore Maninchedda, infine, si è detto disponibile a concordare alcuni emendamenti con la Commissione su fattispecie particolari che escludono la responsabilità dei Comuni.

L’assessorato regionale del Lavoro ha pubblicato l’avviso per la realizzazione di interventi volti ad agevolare il processo di capitalizzazione delle imprese cooperative sarde già esistenti che intendono espandersi determinando un contestuale aumento del proprio patrimonio netto.
Nello specifico l’avviso prevede l’erogazione di contributi rimborsabili concessi nella forma tecnica del prestito partecipativo, strumento finanziario che consente alla società cooperativa di ottenere, sin dall’inizio, le risorse finanziarie necessarie per l’attuazione di un programma di investimento che deve prevedere obbligatoriamente anche l’incremento del livello di capitalizzazione della cooperativa.
Il prestito partecipativo, tecnicamente, è un’anticipazione del capitale proprio dell’impresa in quanto, contestualmente alla stipula del contratto, i soci della cooperativa devono assumere l’obbligo del rimborso in linea capitale della somma erogata alla società cooperativa dal Fondo.
Destinatarie del fondo sono le società cooperative, costituite da più di dodici mesi all’atto di presentazione della domanda di accesso al Fondo, che presentino un piano di investimenti accompagnato da un processo di capitalizzazione della cooperativa e che abbiano sede operativa in Sardegna. La sede legale potrà essere ubicata nel territorio regionale o nazionale.
Saranno considerate prioritarie le attività che rientrano nelle seguenti categorie:
• turismo;
• attività di biblioteche, archivi, gestione aree archeologiche, musei ed altre attività culturali;
• tutela dell’ambiente;
• energie rinnovabili;
• welfare;
• manifatturiero;
• ICT (servizi multimediali, informazione e comunicazione).
Gli interventi finanziari a carico del fondo si concretizzeranno nella concessione alla cooperativa di un finanziamento nella forma tecnica del prestito partecipativo avente le seguenti caratteristiche:
importo minimo euro 21.000;
importo massimo euro 120.000,00
Durata massima: 60 mesi
Tasso: 0% per gli interventi fino euro 60.000,00.
Per gli interventi di importo superiore a 60.000 euro il tasso di interesse sarà pari al 15% del tasso di riferimento europeo vigente alla data dell’istruttoria; in ogni caso il tasso di interesse non potrà essere inferiore allo 0,50% annuo.
Per la ricezione delle domande si seguirà una procedura “a sportello” che sarà attiva a partire dal 29 gennaio 2015.
L’intervento sarà gestito dalla Sfirs spa. Le risorse economiche destinate all’attuazione degli interventi ammontano 9.000.000 di euro a valere sul POR FSE Sardegna 2007/2013, Asse I Adattabilità Ob specifico c) sviluppare politiche e servizi per l’anticipazione e gestione dei cambiamenti, promuovere la competitività e l’imprenditorialità, di cui:
• 8.500.000 euro sono destinate alla concessione dei prestiti partecipativi di cui al Fondo;
• 500.000 euro sono destinate alla realizzazione delle Attività connesse inerenti i costi per il supporto alla redazione dei Business Plan e alla presentazione delle domande per la concessione del prestito partecipativo.

Graziano Milia 3 copia

La prima sconfitta subita nel big match con la Ferrini di Cagliari e i successivi tre pareggi consecutivi maturati con l’Atletico Narcao in casa (3 a 3), a Orroli (2 a 2) e ancora in casa con il Serramanna (1 a 1), sono costati alla Monteponi il primato in classifica e, conseguentemente, la panchina a Vittorio Corsini, il tecnico che non più tardi di otto mesi fa aveva riportato la squadra rossoblù in Promozione regionale vincendo trionfalmente il campionato di Prima categoria. La società guidata dal presidente Sandro Foti al termine del sofferto pari casalingo con il Serramanna, ha esonerato il tecnico, sostituendolo con Graziano Milia, al ritorno alla Monteponi dopo l’esperienza di quattro anni fa.

Il tecnico di Sant’Antioco ha già diretto due allenamenti in preparazione dell’esordio, in programma domenica pomeriggio allo stadio Monteponi, contro l’Arbus. In questo momento difficile, il primo dopo una stagione e mezza di successi, la squadra probabilmente più che di nuovi contenuti tecnici ha bisogno di una scossa sul piano psicologico e il nuovo tecnico sta lavorando molto in questa direzione.

I numeri, inoltre, dicono che la Monteponi ha una notevole potenzialità offensiva, con 35 reti messe a segno in 15 partite (è nettamente il miglior attacco del girone), ma anche un’evidente fragilità difensiva, con 24 reti al passivo (solo Progetto Sant’Elia, 33; Atletico Narcao, 30; Guspini, 26 e Serramanna, 25, hanno fatto peggio).

Il campionato ha fin qui espresso precisi valori, con quattro squadre in lotta per il primato: le due capolista Ferrini Cagliari e Kosmoto Monastir (32 punti a testa) e le due inseguitrici Monteponi e Siliqua, appaiate al terzo posto, distanziate di tre punti, a quota 30. Lo spazio e il tempo per riprendere il cammino vincente interrotto un mese fa ci sono e Graziano Milia cercherà di regalare alla dirigenza che lo ha scelto e alla tifoseria rossoblù una nuova gioia con la seconda promozione consecutiva.

Francesco Pigliaru 4Gianfranco Ganau copiaUgo Cappellacci copiaPietro Pittalis 26 copia

Il Consiglio regionale si riunirà mercoledì 21 gennaio alle ore 16.00. Il primo punto all’ordine del giorno è l’elezione dei delegati per l’elezione del presidente della Repubblica (le votazioni inizieranno il 29 gennaio alla Camera dei Deputati).

La nomina di due dei tre delegati dovrebbe essere “scontata”, con l’indicazione del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, e del presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau. Il terzo delegato dovrebbe essere indicato dalle opposizioni e i “papabili” sono l’ex presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, e il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis.

Questo pomeriggio a Cagliari, Confartigianato Sardegna e Ideas, incontrano i settori dell’agroalimentare e del tipico-tradizionale: opportunità per oltre 5mila aziende. Obiettivo: essere presenti in maniera efficace a Milano, per Expo 2015, e raccontare lo stile di vita sardo.

Pane, pasta, dolci, formaggi, olio e vino ma anche tappeti, tessuti, legno, sughero e gioielli sono solo alcuni dei prodotti che le imprese, artigiane e non, proporranno al prossimo Expo 2015 in programma a Milano da maggio a ottobre.

Per la prima volta in Sardegna, le circa 5mila aziende operanti in questi due settori, potranno lavorare in “rete” e sfruttare l’opportunità di essere presenti a una manifestazione di caratura mondiale.

Per questo, Confartigianato Imprese Sardegna, con il partner tecnico Ideas, oggi dalle ore 16.30, presso la Sala Conferenze della Camera di Commercio di Cagliari di Largo Carlo Felice 72, ha organizzato un incontro operativo dedicato alle imprese per organizzarle concretamente e guidarle alla partecipazione di un evento che avrà oltre 20 milioni di visitatori.

I lavori saranno aperti e condotti dal Segretario di Confartigianato Cagliari, Pietro Paolo Spada, dal responsabile di IDEAS, Carlo Montisci, dal dirigente dell’assessorato regionale dell’Industria, Stefano Piras.

L’incontro prevede l’illustrazione dell’iniziativa, relativa alle opportunità ed esigenze delle imprese sarde, la presentazione da parte dei rappresentanti della Regione Sardegna delle modalità di partecipazione istituzionale al Centro Espositivo e del bando di cofinanziamento per le iniziative private in vista di Expo2015 pubblicato nel mese di dicembre, la condivisione di una proposta operativa per le imprese che si concentrerà sulle iniziative “fuori salone”, cioè sulle attività che saranno proposte ai visitatori di Expo 2015 durante il soggiorno a Milano.

Gli strumenti che si intendono realizzare saranno finalizzati anche alla commercializzazione e costituiscono un progetto pilota per costruire una struttura di vendita permanente per le imprese sarde nel mercato lombardo.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il presidente dell’Anci, Piersandro Scano, al termine dell’audizione in Terza commissione, a nome dell’intero sistema delle Autonomie locali della Sardegna, sulla Manovra 2015 ha dato una valutazione critica ma propositiva. «Propositiva – ha spiegato Scano – perché non solo poniamo questioni ma facciamo anche proposte e il nostro giudizio finale sulla finanziaria regionale dipenderà dal loro grado di accoglimento». Ma per il numero uno dell’Anci «sul giudizio alla Manovra pesa lo stato dei rapporti con la Giunta che presentano un elevato livello di criticità per la questione relativa al definanziamento delle opere pubbliche in capo agli Enti Locali». «E’, infatti, una questione ancora aperta e non superata», ha puntualizzato il sindaco di Villamar.

Scano ha quindi auspicato il rilancio della “vertenza entrate” con lo Stato e una ridefinizione delle questioni attinenti i finanziamenti agli Enti Locali. «La competenza – ha dichiarato il presidente Anci – deve essere in capo alla Regione ed il trasferimento delle risorse agli Enti locali non dovrà essere quantificato di anno in anno ma deve essere fissato sulla base delle compartecipazioni».

L’altro tema approfondito da Scano ha riguardato il piano regionale delle infrastrutture. «Bene il muto – ha sintetizzato l’esponente del Pd – ma no alla frammentazione degli interventi perché siamo favorevoli ad un grande realizzazione strategica e di impatto da individuare con un ampio coinvolgimento, considerato che il mutuo rappresenta un indebitamento collettivo dei sardi».

Le perplessità degli Enti locali hanno riguardato anche il ruolo di “Area” come centrale di progettazione a carattere regionale: «Il fondo progettazioni per gli Enti locali è una soluzione positiva ma solo se sarà gestito dagli Enti Locali e non già dalla Regione».

Piersandro Scano ha quindi sottolineato come dal fondo per le povertà manchino 10 milioni di euro e ad ha auspicato un’adeguata dotazione per il fondo per l’autosufficienza. In conclusione, il rappresentante dell’Anci, ha proposto, a fronte della riduzione di 14 milioni del fondo unico per gli Enti locali, «almeno il ripristino dei livelli di finanziamento del 2014 se non fosse praticabile la dotazione del 2013 (35 milioni in più rispetto alla dotazione 2015)».

Il presidente del Consiglio delle autonomie locali, Giuseppe Casti, ha ricordato i tagli praticati dal Governo al sistema dei Comuni ed ha auspicato la riapertura della “vertenza entrate” con lo Stato.

Il sindaco di Carbonia ha quindi ribadito le perplessità espresse da Scano in ordine al ruolo di “Area” ed ha proposto lo stralcio dell’articolo 5 della legge finanziaria, demandando ad un provvedimento ad hoc la definizione dei compiti dell’ente regionale per l’edilizia abitativa.

In conclusione Casti ha denunciato il taglio in finanziaria dell’80% delle risorse destinate al funzionamento del Cal: «Passano dai 500mila euro dello scorso anno, a 100mila euro del 2015, e non ho ancora compreso se sia uno scherzo o una provocazione della Giunta regionale».

Il presidente della provincia di Oristano, Massimiliano De Seneen, in rappresentanza dell’Unione province sarde, ha evidenziato la situazione di estrema difficoltà in cui operano gli Enti locali per effetto dei tagli governativi ed ha invitato la Regione a considerare «un sostegno per le amministrazioni penalizzate dalla legge di stabilità». A questo proposito ha citato il caso della provincia di Oristano che dovrà fare fronte con oltre 3 milioni di euro alla quota parte del contributo richiesto per l’abbattimento del debito pubblico.

De Seneen ha inoltre invitato la commissione e il Consiglio a valutare l’impiego di parte delle somme del muto da 600 milioni, destinate al piano regionale per le infrastrutture, per garantire i trasferimenti agli Enti Locali attuatori di opere delegate dalle Regione.

L’assessore della provincia di Sassari, Giommaria Deriu, sempre in rappresentanza dell’Ups, ha ribadito al richiesta che il fondo unico degli Enti locali sia ripristinato ai livelli di stanziamento del 2013 ed ha denunciato il rischio che i servizi in capo alle amministrazioni provinciali vadano incontro ad uno  stop, a causa della mancanza delle risorse necessarie.