Prosegue, in Consiglio regionale, l’esame del D.L 176/A sul riordino degli Enti locali.
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Prosegue, in Consiglio regionale, l’esame del D.L 176/A sul riordino degli Enti locali.
Stamane la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno, con l’art. 9 (“Ordinamento dell’unione”) del Dl n.276/A-Giunta regionale-“Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna”.
Il presidente ha quindi dato la parola al relatore Roberto Deriu (Pd) per comunicare all’Aula il parere sugli emendamenti. Deriu ha espresso parere contrario su tutti, fatta eccezione per il n.1956 che definisce sia la governance che le funzioni delle unioni dei Comuni. A nome della Giunta, l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ha espresso parere conforme.
Aprendo la discussione generale Daniela Forma, del Pd, ha auspicato «un passo in avanti rispetto allo schema esistente, che finora ha comportato un ruolo preminente ed esclusivo dei Sindaci; occorre un allargamento a tutti gli eletti perché la rappresentanza non può essere delegata solo a questi ultimi ma deve essere aperta alle donne ed agli uomini che hanno scelto di mettersi al servizio della comunità». Questo eviterebbe inoltre, ha concluso, «sia un sovraccarico di ruoli e funzioni per i Sindaci che un oggettivo sbarramento per l’accesso alla politica, che nei fatti sarebbe appannaggio solo di pensionati e disoccupati».
Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az), dopo aver condiviso alcune osservazioni della Forma ha inquadrato il problema relativo al «sostanziale trasferimento di competenze dalle vecchie province ai Comuni od alle unioni di Comuni e su questo punto è necessaria una riflessione comune sul come saranno gestite tali funzioni, nella migliore delle ipotesi a parità di risorse». L’esperienza, ha ricordato, «ci dice che non è vero che costino meno, anzi la Corte dei conti ha registrato un aumento dei costi e questa indicazione deve spingere il Consiglio ad approfondire l’argomento». Solinas si è poi soffermato su un passaggio contenuto nel comma 7 del testo, che a suo avviso «ha una formulazione sibillina, nel senso che parla genericamente della successione nei rapporti giuridico-amministrativi fra province e Comuni, mentre è un punto molto complesso che va chiarito». Il consigliere sardista ha annunciato infine il ritiro dei suoi emendamenti.
Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sostenuto che la tesi della consigliera Forma va al cuore del problema, «perché questa sembra la stagione (anche per una tendenza nazionale) dei Sindaci tuttofare che appaiono come una sorta di partito, mentre sarebbe corretto redistribuire qualche funzione perché questo può aiutare a tenere in equilibrio il sistema ed assicuragli un livello adeguato di efficienza». Anche, per evitare, ha aggiunto, «che il comune cittadino non trovi mai il Sindaco laddove dovrebbe essere, cioè presso la sua comunità; non stiamo togliendo nulla ma distribuendo in modo diverso il carico di lavoro che arriverà in capo agli Enti locali».
Il consigliere Roberto Deriu (Pd) in apertura ha chiarito che «il comma 7 citato da Solinas, va inteso nel senso che la successione di cui si parla riguarda principalmente le funzioni delle province ed inoltre, in caso di disaccordo, è previsto un potere sostitutivo della Regione». Sul tema della redistribuzione dei ruolo all’interno delle unioni di Comuni, Deriu ha riconosciuto che «il tema non è affatto marginale ma importantissimo, si tratta di una discussione che si è svolta in molte sedi tenendo presente la necessità di un passaggio equilibrato fra un sistema eletto direttamente ed uno che poggia su elezioni di secondo grado; per questo è previsto sia pure parziale per i consiglieri che non corrisponde del tutto alla proposta molto più espansiva della Forma». Al termine del confronto, ha concluso Deriu, «la tesi prevalente è stata quella di concentrare sui Sindaci ruoli di responsabilità e garanzia; il tema va comunque sviluppato ancora, magari in altre occasioni».
Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi) ha messo in evidenza che «l’articolo fa emergere un dato di fatto, non si muove foglia che il Sindaco non voglia, come hanno ricordato interventi precedenti; è un errore perché ruoli e responsabilità vanno attribuiti anche a quanti hanno raccolto consenso, in modo da far crescere una nuova classe dirigente e a consolidare il rapporto fra istituzioni e cittadini». I Sindaci, secondo Lampis, «avranno più lavoro senza personale e senza risorse, cosa che si tradurrà in una peggiore qualità dei servizi ed in una risposta negativa alla domanda fortemente espressa dai cittadini».
Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda si è espressa in modo contrario all’impostazione dell’articolo soprattutto per ciò che riguarda la parte finanziaria, ricordando che «l’impegno politico va riconosciuto ma attenzione alle doppie indennità; inoltre, immaginare una semplice successione nelle funzioni non basta a garantire servizi efficienti, anche perché la storia dice che la Regione non ha mai risolto un solo conflitto fra province». Piuttosto, ha auspicato in conclusione, «occorre prestare più attenzione ai problemi del personale e per questi motivi c’è da intervenire sul testo in modo molto radicale».
Il Consiglio, dopo aver respinto una serie di emendamenti dell’opposizione, ha quindi iniziato l’esame dell’emendamento n.1956 (sostitutivo totale dell’art. 9), con parere favorevole della commissione e della Giunta, che disciplina l’organizzazione e le funzioni delle unioni dei Comuni.
Per dichiarazione di voto, il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha parlato di un «emendamento tagliola fatto anche in modo puerile perché non ha ragion d’essere, dato che sarebbe stato sufficiente menzionare l’art.6 del Testo unico sugli Enti locali in materia di procedure e contenuto degli statuti delle unioni». Siamo di fronte ad un espediente legittimo sul piano regolamentare, ha continuato, «ma in realtà un abuso del diritto perché mette il bavaglio all’opposizione così come è stata messa la sordina a molte parti della società sarda interessate a questa riforma; un fatto negativo indice di timore, lo stesso che attraversa con motivazioni diverse molti consiglieri di maggioranza».
Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha affermato che «i Comuni non sono solo i Sindaci ma anche moltissimi consiglieri che si dedicano alla cosa pubblica, così li stiamo svuotando da ogni ruolo civile snaturando anche la storia della Sardegna; non so cosa potrete raccontare ai Sindaci quando capiranno e si lamenteranno di non poter fare più niente con lo stesso fondo unico all’interno del quale, nello schema previsto, non sarà impossibile fare ripartizioni in modo corretto».
Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha definito la norma in esame «comunque coerente con la proposta nazionale del Pd di accorpare e quindi sopprimere molti Comuni a cominciare dai più piccoli, privandoli fra l’altro delle loro competenze sugli appalti; tutto questo sarà la pietra tombale su molti Comuni della Sardegna e questo processo di demolizione comincerà proprio con questa legge».
Il consigliere Edoardo Tocco, Forza Italia, ha auspicato che la maggioranza ascolti «il grido di dolore che arriva dai Comuni, superando gli ordini di scuderia e recuperando il buon senso», prefigurando che «si arriverà al paradosso di un Sindaco che indosserà la fascia tricolore, simbolo dello Stato, ma non potrà rappresentare concretamente nulla, è una umiliazione della nostra autonomia».
Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 1956 sostitutivo totale dell’art. 9, che il Consiglio ha approvato con 30 favorevoli e 18 contrari, determinando la decadenza di tutti gli altri emendamenti.
Aperta la discussione sull’articolo 10 (regolamenti) e sugli emendamenti presentati, il relatore, Roberto Deriu (Pd), ha dichiarato parere favorevole agli emendamenti soppressivi totali 273, uguale al 1063, uguale al 1522, uguale al 1957 e contrario per tutti gli altri.
L’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, ha dichiarato parere conforme a quello del relatore della maggioranza.
Posto il votazione l’emendamento 273 (Christian Solinas, Psd’Az) è stato approvato con 42 sì e 4 no ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dichiarato soppresso l’articolo 10 e decaduti tutti gli altri emendamenti presentati.
Aperta la discussione sull’articolo 11 (Organi dell’unione) e sugli emendamenti, il relatore Deriu ha dichiarato parere favorevole per l’emendamento soppressivo totale n. 277, uguale al 1064, uguale al 1524, uguale 1958 e contrario per tutti gli altri emendamenti. La Giunta ha dichiarato parere conforme con quello espresso dal relatore della maggioranza e l’Aula con 44 voti favorevoli e 2 contrari ha approvato l’emendamento 277 (Christian Solinas, Psd’Az) che ha soppresso l’articolo 11.
Posto in discussione l’articolo 12 (Assemblea dei sindaci) e gli emendamenti il relatore di maggioranza, Roberto Deriu (Pd), ha dichiarato parere contrario per l’emendamento 281, uguale al 1065, uguale al 1527 ed ha invitato al ritiro la presentatrice degli emendamenti n. 35 e 36. Parere contrario anche al 1528, favorevole invece per il 1959 (Deriu-Agus) che sostituisce così sostituisce l’articolo 12: “L’assemblea dei sindaci è l’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo dell’unione. L’assemblea è formata dai sindaci dei comuni associati o da un loro delegato tra coloro che sono consiglieri comunali”.
Il relatore ha espresso parere contrario all’emendamento all’emendamento 1959, n. 2440, 2437 e 2492. Invito al ritiro per il 2479 , 2107 e 2260.
Parere contrario per i soppressivi parziali dal n. 282 al numero 292. Invito al ritiro per gli emendamenti n. 1928 e 1929 e contrario per l’emendamento 2017. La Giunta ha dichiarato parere conforme a quello del relatore e l’Aula non ha approvato (18 sì e 31 no) l’emendamento 281=1065=1527 e successivamente non ha approvato (18 sì e 29 no) il 1528 sul quale era intervenuto il consigliere del gruppo misto, Gianni Lampis (FdI) per auspicarne l’approvazione al fine di “garantire ruolo e funzioni ai consiglieri comunali”. Successivamente l’Aula non ha approvato (30 contrari e 18 a favore) il 1883, l’emendamento 2440 che emendava il 1959 (17 sì e 31 no), il 2437 (20 sì e 29 no) e il 2492 (19 sì e 30 no). Via libera, invece, con 31 favorevoli e 19 contrati all’emendamento sostitutivo totale n. 1959.
Aperta la discussione sull’articolo 13 (Giunta) e sugli emendamenti, il relatore di maggioranza ha dichiarato parere contrario per tutte le proposte di modifica tranne che per l’emendamento 1960 (Deriu-Agus) che sostituisce per intero la precedente formulazione dell’articolo 13 rimandando allo statuto dell’unione “il numero dei componenti della Giunta in modo da assicurare adeguata rappresentanza dei comuni e adeguata rappresentanza di genere”.
Deriu ha invitato al ritiro la presentatrice dell’emendamento 2480 e la Giunta ha espresso parere conforme.
Posto in votazione l’Aula non ha approvato (17 sì e 30 no) l’emendamento 293=1523=1066; gli emendamenti all’emendamento 1960, n. 2441-2442; 2443; e 2493. La consigliera Forma (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento 2480 e il Consiglio ha approvato l’emendamento sostitutivo totale 1960. Dichiarati decaduti tutti gli altri emendamenti, il presidenti ha aperto la discussione sull’articolo 14 (presidente) e sugli emendamenti ad esso presentati.
Il relatore Deriu (Pd) ha espresso parere contrario per tutti gli emendamenti tranne che per l’emendamento 1961 (Deriu-Agus) che sostituisce la precedente versione dell’articolo 14 rimandando allo statuto la durata in carica del presidente dell’unione dei comuni. Invito al ritiro (successivamente accolto) è stato rivolto alla consigliera Forma (Pd) per gli emendamenti 2481 e 2482. La Giunta ha dichiarato parere conforme a quello del relatore e l’Aula non ha approvato, con distinte votazioni, gli emendamenti 300=1067=1537; 2441=2445. Approvato con 28 sì e 19 no, l’emendamento sostitutivo tale n. 1961 che ha fatto così decadere tutti gli altri emendamenti presentati.
Ha assunto la presidenza il vicepresidente Antonello Peru.
La discussione degli articoli 15 (Organizzazione e funzionamento) e 16 (funzioni fondamentali dei comuni esercitate dall’unione), su richiesta rispettivamente dei consiglieri Alessandra Zedda (Fi) e Attilio Dedoni (Riformatori) è stata rinviata al pomeriggio per consentire alcuni approfondimenti tecnico-politici.
L’Aula è quindi passata all’esame dell’art. 17 “Funzione delegate dell’Unione”. Dopo aver chiesto il parere sugli emendamenti al relatore di maggioranza e alla Giunta, il presidente Peru ha dato la parola al consigliere Christian Solinas (Psd’Az) che ha chiesto chiarimenti sulle dichiarazioni del relatore: «E’ stato dato parere favorevole solo sull’emendamento n. 1964 – ha detto Solinas – ci sono però alcuni emendamenti identici che non hanno ottenuto il via libera».
Il relatore di maggioranza Roberto Deriu ha spiegato che si è trattato di una svista e confermato il parere favorevole agli emendamenti con lo stesso contenuto del n.1964.
Il presidente Peru ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo totale dell’art 17 che è stato approvato con 48 favorevoli e 5 contrari.
Ha assunto la presidenza il presidente Ganau che ha messo in discussione l’art. 18 “Finanziamenti per l’esercizio associato di funzioni”.
Il consigliere Fasolino (Forza Italia) ha invitato i sindaci presenti tra i banchi della maggioranza ad intervenire nella discussione: «Siamo arrivati al dunque – ha detto l’esponente azzurro – parliamo della spartizione del Fondo Unico tra comuni e Unione. Su questo deciderà la Giunta, sarebbe invece opportuno che decidesse il Consiglio, in questo modo avremmo l’opportunità di valutare le esigenze dei comuni». Fasolino ha poi contestato il comma 5 dell’art. 18 che prevede una decurtazione del 30% delle somme del Fondo Unico ai comuni che non si associano.
Concetti ribaditi da Marco Tedde (Forza Italia): «Il rischio è che la Giunta, in modo partigiano, vada a favorire la Città Metropolitana o una particolare Unione di comuni. Il tema non può essere lasciato al libero arbitrio dell’esecutivo – ha affermato Tedde – deve essere il Consiglio a decidere».
Sul contenuto del comma 5, il consigliere di minoranza ha suggerito di prevedere la decurtazione del 30% del Fondo Unico come sanzione massima, e non minima, per i comuni che decidessero di non associarsi».
Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 377=1071=1560 che sono stati respinti con 32 voti contrari e 20 a favore. Respinti anche gli emendamenti sostitutivi parziali n. 255, 258, 2489 e 2496.
E’ quindi intervenuto il relatore di maggioranza Roberto Deriu che ha chiesto una breve sospensione dell’Aula per esaminare meglio il contenuto di alcuni emendamenti. La richiesta è stata accolta e la seduta sospesa.
Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta per consentire a Giunta e Commissione Autonomia di verificare il contenuto degli articoli 15 e 16 e dei relativi emendamenti che saranno discussi nel pomeriggio.
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