Il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno che certifica la chiusura della “Vertenza entrate” con lo Stato.
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Il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno, con i voti della maggioranza di centrosinistra, che certifica la chiusura della “Vertenza entrate” con lo Stato.
L’accordo sulla “Vertenza entrate” si chiude per sempre dopo 10 anni e diventa una legge certa, con regole scritte e precise che valgono per la Sardegna e per lo Stato e che riconoscono pienamente tutto quanto rivendicato grazie all’approvazione delle norme di attuazione dell’articolo 8 dello Statuto – quello che elenca tutte le entrate che spettano alla Sardegna incluse quelle oggetto del contenzioso – da parte della Commissione paritetica Stato-Regione per l’attuazione dello Statuto speciale. Adesso l’ultimo sigillo spetta, attraverso una presa d’atto, al Consiglio dei ministri.
«Abbiamo mantenuto la promessa fatta ai nostri cittadini chiudendo definitivamente una vicenda rimasta in sospeso troppo a lungo – commenta il presidente Francesco Pigliaru -. Era tempo di archiviare un lavoro cominciato nel 2006, quando emerse una situazione di completa disattenzione nell’applicazione dello Statuto della Sardegna. E adesso, in pochissimo tempo e lavorando duramente, la nostra Giunta ha chiuso definitivamente la partita. L’abbiamo chiusa per sempre: voglio infatti ricordare che non solo abbiamo finalmente definito una quantificazione certa delle entrate dovute alla Sardegna, ma grazie anche all’impegno della Commissione paritetica abbiamo scritto e concordato regole che chiudono la vertenza e danno certezza assoluta per il futuro. Questo significa che, se nel 2006 ottenemmo la scrittura di un articolo 8 molto più favorevole per il nostro regime delle entrate, oggi grazie a quelle regole – che accolgono in pieno tutte le nostre richieste – nessuno potrà mai più mettere in dubbio i nostri diritti”.»
La vicenda è iniziata nel 2006 con l’accordo Soru-Prodi che, recepito nella legge 296, modificava l’articolo 8 dello Statuto riconoscendo alla Regione nuove e maggiori entrate tributarie. Lo Stato, grazie a quell’accordo, aveva riconosciuto alla Sardegna, con una nuova formulazione statutaria, 5 miliardi e 800 milioni circa di entrate a regime dal 2010. Ma il percorso non era concluso: erano rimaste infatti in sospeso – rivendicate dalla Sardegna ma non riconosciute dallo Stato durante tutta la precedente legislatura, non essendo state approvate le norme di attuazione – alcune voci sulle quali non si riusciva a trovare un metodo condiviso di quantificazione, e cioè Ires maturata, giochi, riserve matematiche, redditi di capitale. A dicembre scorso queste voci sono state invece pienamente riconosciute e saranno per sempre versate nelle casse della Sardegna, garantendo assoluta sicurezza sulle entrate finora controverse, circa 130 milioni di euro all’anno, e il riconoscimento di tutti gli arretrati, 900 milioni di cui 300 già versati a gennaio 2015, i primi che la Sardegna è riuscita a incassare dal 2010. Un altro importante risultato è che lo Stato non potrà tenere per sé le riserve erariali della Sardegna per fare cassa, se non in caso di eventi eccezionali e imprevedibili, un terremoto per esempio, che rendano necessario ricorrere a risorse straordinarie.
Il confronto con lo Stato ha avuto un’accelerata nell’ultimo anno, con un lavoro costantemente condiviso con Palazzo Chigi, il ministero dell’Economia e delle Finanze e la Ragioneria dello Stato, e con il sostegno del Consiglio regionale che nella vicenda ha sempre avuto un ruolo importante.
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