La Giunta regionale ha approvato definitivamente la riorganizzazione della rete ospedaliera della Sardegna.
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La Giunta regionale ha approvato definitivamente la riorganizzazione della rete ospedaliera della Sardegna., che ora passerà al vaglio del Consiglio regionale. La riforma è parte fondamentale del Piano Sanitario regionale, è stata inserita tra le azioni del Piano di rientro ed è uno dei tre tasselli cardine della riqualificazione del sistema sanitario regionale – insieme alla nuova rete delle cure territoriali (quindi la riorganizzazione dei servizi di cura assistenza socio-sanitaria sul territorio) e all’Areus, l’azienda regionale dell’emergenza/urgenza – voluta dalla Giunta Pigliaru e che permetterà un risparmio di 134 milioni in tre anni e il trasferimento di 250 milioni da parte dello Stato per l’edilizia ospedaliera.
«Dopo l’approvazione dello scorso luglio – spiega l’assessore della Sanità, Luigi Arru – è stata promossa una larga consultazione sul territorio regionale. Ho fatto oltre quaranta incontri con Sindaci, operatori e cittadini, spiegando quali miglioramenti porterà la nuova rete ospedaliera. La riorganizzazione dei attribuisce un ruolo preciso ad ogni presidio ospedaliero per dare servizi di qualità e sicurezza uniforme. Questa riforma è stata rimandata per troppo tempo, non possiamo più permetterci di ignorare indicatori nazionali che ci vedono agli ultimi posti per appropriatezza dei ricoveri e sicurezza. Stiamo riqualificando l’assistenza, senza tagli né chiusure.»
Nel corso di questi mesi, si è svolto il confronto con la Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sociale e socio-sanitaria e la Consulta regionale per i servizi sociali, sociosanitari e sanitari, con le Università di Cagliari e di Sassari, con i rappresentanti degli ordini e collegi delle professioni sanitarie. Parere favorevole è arrivato anche dalla Consulta generale di cittadinanza istituita con la legge 23/2014.
Tenuto conto dell’articolazione geografica regionale e della distribuzione demografica, la delibera approvata lo scorso luglio in via preliminare ha previsto l’individuazione di due principali poli sanitari, uno per l’area del Nord Ovest e l’altro per quella Sud Est, una facente capo al Santissima Annunziata di Sassari, l’altra all’Azienda Brotzu, che comprende San Michele, Oncologico e Microcitemico di Cagliari. A entrambe le strutture – definite di Dea di II livello, perché dotate di servizi importanti di emergenza e accettazione e della cardiochirurgia – sono stati collegati presidi di I livello e di base, secondo una classificazione stabilita dal Ministero della Salute.
All’hub di Sassari/Nord Ovest e Nord Est, afferiscono gli ospedali di I livello di Olbia e Nuoro e quelli di base di Alghero e Ozieri, di Tempio, di La Maddalena, di Lanusei. C’è poi il San Francesco di Nuoro come ospedale di I livello rinforzato, il San Camillo di Sorgono come ospedale di zona disagiata.
All’hub di Cagliari afferiscono gli ospedali di I livello Santissima Trinità di Cagliari, l’ospedale Sirai di Carbonia, Nostra Signora di Bonaria di San Gavino, il San Martino di Oristano e l’ospedale di base Nostra Signora della Mercede di Lanusei. Ci sono poi il Mastino di Bosa, il Delogu di Ghilarza, Isili e il San Marcellino di Muravera come ospedali di zona disagiata. Il Policlinico di Monserrato viene definito presidio di I livello.
Gli ospedali di II livello hanno un bacino di utenza da 600 mila abitanti in su, quelli di I livello da 150mila abitanti in su, quelli di base dagli 80 mila abitanti in su.
Si parte 5.901 attuali, di cui 5.527 per acuti e 374 per post acuti: la riforma tende a riequilibrare il rapporto tra le due tipologie e porta i posti letto a 5790, di cui 4.801 per acuti e 989 per le post acuzie a 991.
Nel dettaglio, tra pubblico e privato, la Asl di Sassari passa da 1.307 posti letto a 1.097, la Asl di Olbia da 356 a 540, la Asl di Nuoro da 442 a 485, la Asl di Lanusei da 175 a 182, la Asl di Oristano da 520 a 524, la Asl di Sanluri da 176 a 212, la Asl di Carbonia da 323 a 297, la Asl di Cagliari da 2.602 a 2.447.
Recependo le richieste arrivate dai territori e relative alla classificazione e individuazione delle strutture ospedaliere, nel documento approvato in via definitiva si parla di “Presidio unico di area omogenea”, “Nodi della rete ospedaliera”, “Nodo della rete con attività integrata di didattica e ricerca”, “Nodi della rete territoriale, base rinforzato”, “Presidi ospedalieri di completamento privato” .
I presidi di zona disagiata potranno avere una articolazione organizzativa con funzioni chirurgiche da configurarsi in sede di predisposizione dell’Atto aziendale.
Per Alghero-Ozieri verrà monitorato in relazione alle esigenze epidemiologiche e demografiche, in vista di una possibile modifica della classificazione in presidio di I livello, con la contestuale istituzione della rianimazione.
Vengono individuate due Breast Unit, una nell’azienda Brotzu, la seconda all’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari.
L’ospedale di Lanusei sarà riferimento nella rete delle patologie tempo-dipendenti, inserito nel Centro Traumi di zona e nella Rete ictus.
Per quanto riguarda i punti nascita, si rimanda alle disposizioni nazionali relative alle aree montane.
Viene individuato un capitolo per l’assistenza sanitaria nelle Isole minori caratterizzate da eccezionali difficoltà di accesso (Carloforte e La Maddalena).
Nella versione definitiva, la riforma prevede flessibilità per le Asl nella suddivisione dei posti letto tra specialità affini, con la possibilità di modifica, previa autorizzazione regionale.
«Dopo l’approvazione dello scorso luglio – spiega l’assessore della Sanità, Luigi Arru – è stata promossa una larga consultazione sul territorio regionale. Ho fatto oltre quaranta incontri con Sindaci, operatori e cittadini, spiegando quali miglioramenti porterà la nuova rete ospedaliera. La riorganizzazione dei attribuisce un ruolo preciso ad ogni presidio ospedaliero per dare servizi di qualità e sicurezza uniforme. Questa riforma è stata rimandata per troppo tempo, non possiamo più permetterci di ignorare indicatori nazionali che ci vedono agli ultimi posti per appropriatezza dei ricoveri e sicurezza. Stiamo riqualificando l’assistenza, senza tagli né chiusure.»
Nel corso di questi mesi, si è svolto il confronto con la Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sociale e socio-sanitaria e la Consulta regionale per i servizi sociali, sociosanitari e sanitari, con le Università di Cagliari e di Sassari, con i rappresentanti degli ordini e collegi delle professioni sanitarie. Parere favorevole è arrivato anche dalla Consulta generale di cittadinanza istituita con la legge 23/2014.
Tenuto conto dell’articolazione geografica regionale e della distribuzione demografica, la delibera approvata lo scorso luglio in via preliminare ha previsto l’individuazione di due principali poli sanitari, uno per l’area del Nord Ovest e l’altro per quella Sud Est, una facente capo al Santissima Annunziata di Sassari, l’altra all’Azienda Brotzu, che comprende San Michele, Oncologico e Microcitemico di Cagliari. A entrambe le strutture – definite di Dea di II livello, perché dotate di servizi importanti di emergenza e accettazione e della cardiochirurgia – sono stati collegati presidi di I livello e di base, secondo una classificazione stabilita dal Ministero della Salute.
All’hub di Sassari/Nord Ovest e Nord Est, afferiscono gli ospedali di I livello di Olbia e Nuoro e quelli di base di Alghero e Ozieri, di Tempio, di La Maddalena, di Lanusei. C’è poi il San Francesco di Nuoro come ospedale di I livello rinforzato, il San Camillo di Sorgono come ospedale di zona disagiata.
All’hub di Cagliari afferiscono gli ospedali di I livello Santissima Trinità di Cagliari, l’ospedale Sirai di Carbonia, Nostra Signora di Bonaria di San Gavino, il San Martino di Oristano e l’ospedale di base Nostra Signora della Mercede di Lanusei. Ci sono poi il Mastino di Bosa, il Delogu di Ghilarza, Isili e il San Marcellino di Muravera come ospedali di zona disagiata. Il Policlinico di Monserrato viene definito presidio di I livello.
Gli ospedali di II livello hanno un bacino di utenza da 600 mila abitanti in su, quelli di I livello da 150mila abitanti in su, quelli di base dagli 80 mila abitanti in su.
Si parte 5.901 attuali, di cui 5.527 per acuti e 374 per post acuti: la riforma tende a riequilibrare il rapporto tra le due tipologie e porta i posti letto a 5790, di cui 4.801 per acuti e 989 per le post acuzie a 991.
Nel dettaglio, tra pubblico e privato, la Asl di Sassari passa da 1.307 posti letto a 1.097, la Asl di Olbia da 356 a 540, la Asl di Nuoro da 442 a 485, la Asl di Lanusei da 175 a 182, la Asl di Oristano da 520 a 524, la Asl di Sanluri da 176 a 212, la Asl di Carbonia da 323 a 297, la Asl di Cagliari da 2.602 a 2.447.
Recependo le richieste arrivate dai territori e relative alla classificazione e individuazione delle strutture ospedaliere, nel documento approvato in via definitiva si parla di “Presidio unico di area omogenea”, “Nodi della rete ospedaliera”, “Nodo della rete con attività integrata di didattica e ricerca”, “Nodi della rete territoriale, base rinforzato”, “Presidi ospedalieri di completamento privato” .
I presidi di zona disagiata potranno avere una articolazione organizzativa con funzioni chirurgiche da configurarsi in sede di predisposizione dell’Atto aziendale.
Per Alghero-Ozieri verrà monitorato in relazione alle esigenze epidemiologiche e demografiche, in vista di una possibile modifica della classificazione in presidio di I livello, con la contestuale istituzione della rianimazione.
Vengono individuate due Breast Unit, una nell’azienda Brotzu, la seconda all’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari.
L’ospedale di Lanusei sarà riferimento nella rete delle patologie tempo-dipendenti, inserito nel Centro Traumi di zona e nella Rete ictus.
Per quanto riguarda i punti nascita, si rimanda alle disposizioni nazionali relative alle aree montane.
Viene individuato un capitolo per l’assistenza sanitaria nelle Isole minori caratterizzate da eccezionali difficoltà di accesso (Carloforte e La Maddalena).
Nella versione definitiva, la riforma prevede flessibilità per le Asl nella suddivisione dei posti letto tra specialità affini, con la possibilità di modifica, previa autorizzazione regionale.
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