24 November, 2024
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I consiglieri del gruppo Pd in Consiglio regionale Franco Sabatini, Daniela Forma e Rossella Pinna, ha presentato una proposta di modifiche alla legge elettorale con l’introduzione della doppia preferenza e di tre soglie di sbarramento.

I sette articoli di cui si compone il testo introducono la parità della rappresentanza di genere nelle liste e si chiarisce che, qualora il numero dei componenti la lista sia dispari un genere non può essere rappresentato in numero maggiore di una unità (esempio: una lista di cinque candidati potrà essere formata da tre di genere maschile o femminile e di genere femminile o maschile).

L’elettore potrà esprimere una o due preferenze e se opta per la seconda ipotesi deve votare un candidato di genere maschile e uno di genere femminile. Qualora dovesse esprimere due preferenze per candidati dello stesso genere, vale il voto alla lista e la preferenza al primo candidato mentre si deve considerare nulla la seconda preferenza.

Si introduce inoltre la soglia di sbarramento al 3% per le liste all’interno delle coalizioni, queste ultime che per partecipare all’attribuzione dei seggi devono superare la soglia del 10%: Resta fermo lo sbarramento al 5% per le liste non coalizzate ma la novità riguarda la possibilità di accedere alla ripartizione dei seggi per quelle liste che ottengono il 5% dei voti anche se all’interno di una coalizione che non supera il 10%.

Alla luce del recente pronunciamento del Consiglio di Stato nella proposta di legge si precisa che sono considerati resti i voti delle liste che non hanno conseguito seggi a quoziente pieno.

«Ci proponiamo – hanno dichiarato i primi firmatari Sabatini e Forma – di garantire la rappresentanza paritaria delle donne nella competizione elettorale e favorirne la rappresentanza nel Consiglio regionale con l’introduzione della doppia preferenza che ha registrato positivi risultati negli Enti locali; vogliamo inoltre scongiurare i dubbi interpretativi alla legge elettorale regionale, che sono tali da provocare ricorsi e pronunciamenti dei giudici, a distanza di due anni dalle ultime elezioni.»

Franco Sabatini 2 copia

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«Il principio di insularità riconosciuto dall’Unione Europea per la Sardegna è solo un primo passo. Ora questo percorso deve tradursi in fatti sulle diverse questioni ancora irrisolte, dando attuazione ad una ripresa economica dell’Isola». E’ il giudizio del capogruppo regionale dell’UDC in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, sulla decisione del parlamento europeo di concedere alla Sardegna una condizione di svantaggio.

 «La risoluzione approvata deve ora tradursi in fatti concreti – sottolinea Gianluigi Rubiu -. Occorre che la Regione faccia sentire la sua voce su una serie di vertenze con l’Europa. Ad esempio sul caso dei trasporti aerei, visto che si rischia di perdere l’ultimo pezzo per una continuità territoriale che agevoli davvero i sardi e i turisti per l’arrivo nella nostra Isola. Altro nodo da affrontare è la possibilità di un’agevolazione sui costi dell’energia, condizione fondamentale per accrescere la concorrenza delle  imprese che affrontano una crisi senza precedenti sul territorio. Senza poi dimenticare la possibilità degli aiuti di Stato su numerose questioni. Senza un’azione forte della giunta regionale il principio di insularità rischia di rimanere un’altra promessa inutile.»

«Sarebbe necessario ora allargare la battaglia anche alla Corsica – conclude il capogruppo dell’UDC -, con un dialogo volto all’estensione dell’insularità alle realtà che si affacciano sul Mediterraneo. Occorre avviare un percorso verso l’autodeterminazione fiscale ed economica delle Regioni che hanno peculiarità tipiche e criticità comuni.»

Porto di Cagliari

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

 

Si è conclusa la prima settimana di audizioni della Commissione Bilancio sulla manovra finanziaria 2016-2018. L’organismo consiliare, presieduto da Franco Sabatini, ha sentito i rappresentanti delle associazioni degli enti locali, il coordinamento delle comunità di recupero dei detenuti e le associazioni dei disabili.

Il presidente dell’Anci Sardegna Pier Sandro Scano ha espresso apprezzamento per il lavoro della Commissione finalizzato a scongiurare l’aumento dell’Irpef. «Siamo favorevoli ed esprimiamo un incoraggiamento forte – ha detto Scano -l’importante è che chi vuole evitare il rincaro delle tasse non deve fare l’errore di trasferire il compito ad altri. Un intervento sul Fondo Unico per gli enti locali costringerebbe i comuni a dover utilizzare la leva fiscale, una soluzione difficile da far digerire ai cittadini».

Secondo l’Anci, per raggiungere l’obiettivo si potrebbe agire su due fronti.

Dal lato delle entrate, proseguendo il negoziato con lo Stato sugli accantonamenti. «Abbiamo a disposizione l’articolo 13 dello Statuto e la legge 42/2009 che, all’articolo 27, assicura il conseguimento dei principi di perequazione e solidarietà per le regioni a Statuto speciale che scontano evidenti ritardi infrastrutturali, gli svantaggi dell’insularità e abbiano un reddito pro capite inferiore alla media nazionale».

Sul fronte della spesa si potrebbe invece accelerare il processo di riforma in modo da eliminare i centri di costo che stanno nella terra di mezzo, tra Regione e comuni, e sfuggono ai controlli.

Pier Sandro Scano ha poi ricordato i pesanti sacrifici che i comuni si sono dovuti accollare per il risanamento della finanza pubblica: «Dal 2007 al 2014 abbiamo contribuito con 18 miliardi di euro – ha detto il presidente dell’Anci – ecco perché non è rimasto altro da tagliare. In Sardegna si è riusciti a parare il colpo grazie alle risorse del Fondo Unico, altrimenti sarebbe stata una tragedia».

Un discorso a parte riguarda gli stanziamenti per le politiche sociali. «Nel 2015 vennero stanziati inizialmente 260 milioni di euro, poi portati a 292 – ha sottolineato Scano – la proposta del 2016 è di 263 milioni, all’appello mancano 30 milioni di euro. Invitiamo Consiglio e Giunta a riflettere su questo».

Enrico Delussu, consulente dell’Asel (Associazione sarda enti locali) ha ribadito la contrarietà del sodalizio a un aumento delle tasse (“pagano sempre i soliti noti”) e sollecitato la Regione a dare certezza sui tempi per i trasferimenti delle risorse agli enti locali e alle categorie produttive.

Il presidente della Commissione Franco Sabatini si è detto favorevole a un confronto più serrato con lo Stato sulle entrate fiscali. «Tra accantonamenti (681 milioni di euro) e riserve erariali (300 milioni) manca circa un miliardo nelle casse regionali – ha detto Sabatini – se avessimo quei soldi non saremmo in questa situazione. Il Consiglio deve farsi carico di coinvolgere tutta la società sarda in questa sacrosanta battaglia in difesa dei nostri diritti».

I rappresentanti delle comunità di recupero hanno illustrato alla Commissione le criticità del sistema che in Sardegna offre un supporto decisivo alle istituzioni nei percorsi di accoglienza e reinserimento dei detenuti in attuazione dell’articolo 27 della Costituzione. «Lavoriamo, da oltre vent’anni, per consentire a chi ha sbagliato di poter ricominciare – ha spiegato Antonello Caria della comunità “Il Samaritano” chi deve scontare una pena ha la possibilità di essere accolto, ascoltato e accompagnato verso il reinserimento sociale. In Sardegna, senza le nostre strutture, questo servizio non sarebbe possibile».

La novità di quest’anno è la nascita di un coordinamento regionale che raggruppa sei comunità di recupero dei detenuti: la Cooperativa Sociale “San Lorenzo” di Iglesias, la Cooperativa Sociale “Il Samaritano” di Arborea, la Società Cooperativa Sociale “Ut Unum Sint” di Nuoro, la Cooperativa sociale “Comunità Il Seme” di  Santa Giusta, l’Associazione di Volontariato “Giovani in cammino” di Sorso, l’Associazione Cooperazione e Confronto – “Comunità la Collina” di Serdiana. L’obiettivo è quello di armonizzare e rendere più efficaci gli interventi.

Le comunità chiedono di andare oltre un mero riconoscimento nominale e di pensare a un sistema di finanziamento certo che consenta loro di assolvere a tutti i compiti . «Le nostre comunità non si occupano solo di accoglienza, 24 ore su 24, ma anche di educazione – ha ricordato don Ettore Cannavera responsabile della Comunità “La Collina” – questo ruolo è stato finora assicurato grazie al supporto dei volontari e dalla generosità di donatori privati. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: chi esce dalle nostre strutture ha una percentuale di recidiva inferiore al 5% contro il 70% dei detenuti che escono dal carcere. La Regione ha sempre assicurato il suo contributo ma adesso è necessario fare un salto in avanti: i progetti vanno coordinati e resi quanto più efficaci, l’istituzione pubblica svolga un monitoraggio sulle attività e ci chieda un rendiconto minuzioso».

Per far fronte alle esigenze delle comunità servirebbero 2,5/3 milioni di euro. Una cifra nettamente inferiore rispetto ai costi di una detenzione in carcere, hanno spiegato i rappresentanti delle Comunità di recupero, senza considerare i benefici sociali. «La collaborazione tra pubblico è privato è stata decisiva in questi anni – ha detto don Pietro Borrotzu della Comunità “Ut Unum Sint” – questa sinergia deve proseguire per consentire alle nostre associazioni di svolgere al meglio un ruolo sociale».

Il presidente Franco Sabatini ha assicurato il pieno appoggio della Commissione e avanzato l’idea di costituire un fondo unico da destinare ai progetti di recupero.

Una proposta accolta favorevolmente dalle comunità: «Una soluzione si questo tipo consentirebbe di programmare meglio gli interventi. Lo strumento normativo c’è già: basta dare attuazione alla legge 23 del 2005 sui servizi sociali».

I Comitati della famiglie per la legge 162, che riuniscono circa 54 organizzazioni regionali,  hanno rivolto un appello accorato alla Commissione perché venga scongiurato il taglio di 10 milioni di euro destinato ai progetti per il sostegno alle persone con disabilità.

Il Sardegna sono 39.365 le persone seguite attraverso i percorsi della legge 162 che consentono ai pazienti di rimanere nelle loro case evitando di subire una

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La presidenza del Consiglio dei ministri ufficializzerà entro lunedì 8 febbraio, la data dell’incontro a Palazzo Chigi con il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, il governatore della Sardegna Francesco Pigliaru e i rappresentanti dei lavoratori dell’Alcoa di Portovesme.

«Abbiamo avuto notizia che l’incontro si terrà  l’11 o il 12 febbraio – ha spiegato Rino Barca, segretario regionale della FSM-CISL -. Noi siamo pronti a partire: l’11 saremo in piazza Montecitorio e ci faremo sentire.«

«Saranno almeno 200 i lavoratori dello stabilimento di Portovesme che si imbarcheranno il 10 febbraio dal porto di Cagliari.

«Dal vertice a Palazzo Chigi – ha concluso Rino Barca – ci attendiamo una risposta definitiva sulla vertenza Alcoa, oggi infatti dovrebbe essere formulata una proposta di contratto bilaterale a Glencore e noi da quest’ultima ci aspettiamo che accetti.»

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Delusi per il mancato svolgimento dell’incontro con la direzione di Area e l’impresa che sta realizzando 42 nuovi alloggi popolari tra via Roux e via Ogliastra, i disoccupati del settore edile di Carbonia hanno deciso di mettere in atto una nuova azione di protesta. Hanno raggiunto il cantiere e hanno bloccato le betoniere, impedendo la colata di calcestruzzo già programmata.. Sul posto sono intervenuti agenti dei carabinieri e della polizia.

I disoccupati la scorsa settimana avevano occupato la sede di Area (ex Iacp), interrompendo la loro protesta solo dopo aver avuto garanzia di un incontro che avrebbe dovuto dare precise indicazioni sul cronoprogramma dei lavori e sulle assunzioni, La giornata odierna, invece, si è trasformata in un’altra protesta.

«Da lunedì occuperemo gli uffici regionali di Area a Cagliari e Carbonia ed il cantiere – ha annunciato Daniele Mele, rappresentante della Cisl – non ci sposteremo fino a quanto non ci saranno le assunzioni.»

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Non si placano le polemiche sulla riorganizzazione della rete ospedaliera approvata dalla Giunta regionale e prossima all’esame del Consiglio regionale.

Il sindaco Giuseppe Casti ha inviato ai rappresentanti istituzionali della Regione e della ASL, alla Conferenza Socio Sanitaria e ai Comuni del distretto di Carbonia una lettera per fare chiarezza sulle sorti del Punto Nascita nel Sulcis Iglesiente.

La lettera prende spunto dalla ipotesi che vorrebbe la separazione in due plessi differenti del Punto Nascita e del Presidio di emergenza. Il parto, che statisticamente comporta una percentuale del 5% di rischio non preventivabile, è un evento molto delicato con possibilità di rischio che richiedono interventi d’urgenza immediati e non rinviabili. Già questo basta a far comprendere che l’ipotesi che vorrebbe il Punto Nascita e il Presidio di emergenza – urgenza prendere due strade diverse, a discapito della sicurezza e della salute delle donne e dei bambini, è molto grave e non condivisibile.

Per fare ulteriore chiarezza, il sindaco di Carbonia ricorda che il programma di riorganizzazione della rete ospedaliera della Regione Sardegna individua l’Ospedale Sirai di Carbonia  come Presidio di I livello, deputato alle emergenze e urgenze, dotato di servizi attinenti a tutte quelle specialità che lo rendono in grado di affrontare in maniera sicura ed efficace, eventuali complicazioni che si possono presentare in diverse situazioni, compreso il momento del parto.

Lo stesso Commissario straordinario della Asl 7, Antonio Onnis, nel  Piano per la riorganizzazione e riqualificazione dei Servizi Sanitari (art. 9 comma 5 legge regionale n. 23 del 17/11/2014), prevede la «riunificazione dei due Punti nascita in un unico punto da ubicarsi, preferibilmente e per esigenze di sicurezza, presso lo stabilimento deputato alla gestione delle emergenze».

Nella convinzione che l’esigenza di sicurezza e tutela dei cittadini debba prevalere su qualunque altra considerazione, l’Amministrazione comunale di Carbonia conferma la netta contrarietà ad un’eventuale separazione del Punto Nascita dal Presidio di emergenza e chiede, con forza, decisioni e atti conseguenti.

Conferenza stampa Asl 7 1

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Gianluca Medas (foto di Maurizio Carboni) m

Prosegue a Villacidro la settimana culturale in celebrazione dei trent’anni del Premio Dessì promossa dalla Fondazione intitolata al grande scrittore sardo. Due gli appuntamenti dedicati a Giuseppe Dessì in programma oggi (venerdì 5 febbraio) all’interno del cartellone di eventi che animerà la cittadina del Medio Campidano fino a domenica (7 febbraio).

Alle 18, al Mulino Cadoni, l’attenzione si punta sulla produzione di racconti brevi dello scrittore, dall’età giovanile a quella dei primi romanzi, contenuta nella raccolta antologica “Nascita di un uomo e altri racconti”, pubblicata l’anno scorso dalla Ilisso. Ne parlano il curatore del volume Nicola Turi e gli italianisti Anna Dolfi (tra i massimi studiosi dell’opera di Dessì, nonché presidente della giuria del premio a lui intitolato) e Sandro Maxia (anche lui eminente giurato in passate edizioni del concorso letterario).  

L’antologia include undici racconti, il primo dei quali inedito, e uno scritto di natura saggistica: opere su temi importanti, come, tra gli altri, quello della moralità e del senso di responsabilità al centro del racconto che dà il titolo al volume; la solidarietà e la ricerca della giustizia sociale, argomento sviluppato in “Pianto di bimba”; i sentimenti di amicizia e correttezza ne “La siepe”, o il suicidio ne “Il caprifoglio”, racconto “in cui il protagonista compie un gesto estremo per sottrarsi a una sorte prestabilita”. A chiusura del volume un’inchiesta sulla Sardegna, che contribuisce a comprendere meglio un’isola imprigionata in cliché popolari. 

Da una delle opere più celebrate di Dessì, il romanzo “Il disertore”, è tratta “La ballata di Mariangela Ecca”, lo spettacolo proposto alle 20.30 dalla compagnia Figli d’Arte Medas nel salone in via Asproni: il testo è narrato da Gianluca Medas con l’accompagnamento di Massimo Perra alla fisarmonica. Riscritto dallo stesso Medas e tratto dalla drammaturgia di un primo allestimento teatrale realizzato oltre vent’anni fa, lo spettacolo propone alcuni tra i personaggi più rappresentativi dell’immaginario letterario dessiano: Mariangela Ecca, candida e innocente nella sua semplicità, dal carattere testardo e per nulla fragile, Prete Coi, uomo capace di trovare le ragioni degli orrori generati dalla guerra senza rifugiarsi nel facile moralismo, e Saverio, il figlio di Mariangela, che viene sacrificato, vittima innocente di un mondo che cannibalizza ogni debole, il disertore.

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Il presidente della seconda commissione del Consiglio regionale, Gavino Manca (Pd), ha espresso soddisfazione per l’approvazione del Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, ridefinizione della rete scolastica e dell’offerta formativa, ed ha sottolineato fra l’altro che «la decisione della Giunta di non esercitare il potere sostitutivo ha creato le migliori condizioni per arrivare a risultati condivisi».

«Questo – ha aggiunto Gavino Manca – è necessariamente, anche per la scuola sarda, un anno di transizione perché con la riforma degli Enti locali appena approvata dal Consiglio cambiano completamente sia lo scenario di riferimento che i soggetti territoriali che concorrono alla programmazione regionale in materia.»

«Questi profondi cambiamenti – ha concluso il presidente della commissione – ci devono spingere a moltiplicare i nostri sforzi per affrontare le scadenze che abbiamo di fronte e, sotto questo profilo, la priorità è quella di varare al più presto una legge organica di riforma dell’istruzione, perché la legge 31/84 parla non solo di una scuola che non esiste ormai da tempo ma anche di un mondo che non c’è più. Con la nuova legge intendiamo esercitare fino in fondo i nostri poteri autonomistici perché crediamo che la nostra Regione abbia bisogno di un sistema sardo della pubblica istruzione, per dimostrare concretamente che quella di puntare su questo settore è una precisa scelta strategica del Governo regionale, coerente negli obiettivi di fondo con le iniziative messe in campo dal Governo centrale con il programma nazionale della Buona scuola.»

Gavino Manca

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L’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, ha espresso soddisfazione al termine della Conferenza Stato-Regioni che si è svolta ieri a Roma, in cui è stato raggiunto l’accordo tra Regioni (a eccezione di Lombardia e Campania) e il Ministero dell’Ambiente sul Decreto Sblocca Italia.

«La competenza regionale in materia di rifiuti è salvaguardata – ha detto l’assessore Spano -: le Regioni avranno voce in capitolo perché potranno richiedere l’aggiornamento del fabbisogno residuo regionale sulla base dei propri piani di gestione dei rifiuti urbani.»

L’emendamento presentato dalla Conferenza delle Regioni, fortemente voluto e sostenuto anche dalla Sardegna – in cui veniva legata a doppio nodo la necessità o meno di nuovi impianti al fabbisogno effettivo, secondo la revisione dei piani dei rifiuti – entra ora a far parte del testo del decreto del presidente del Consiglio dei ministri sugli impianti di termovalorizzazione nel territorio nazionale. Un ulteriore elemento di soddisfazione è il Comitato Paritetico che verrà istituito dalla Conferenza Stato -regioni: avrà il compito di concordare col Ministero la strategia nazionale sulla gestione dei rifiuti.

Nel corso della Conferenza è stato sottolineato che il Decreto attuativo metterà l’Italia nelle condizioni di contrastare le infrazioni comunitarie dovute allo smaltimento dei rifiuti in discarica.

«Continuiamo con il lavoro di revisione del Piano regionale dei rifiuti – ha concluso l’assessore Spano – sempre nella strada di aumento della raccolta differenziata, abbattimento di produzione dei rifiuti verso la strategia Rifiuti Zero che ci chiede anche l’Unione europea.»

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«Per la Sardegna le compagnie aeree low cost sono, sono state e saranno fondamentali. Si tratta di una componente del trasporto aereo di cui non intendiamo fare a meno e che vogliamo semmai rinforzare, naturalmente nel rispetto delle regole».

Lo ha detto ieri mattina l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana, nel corso dell’incontro con le rappresentanze sindacali sul futuro dello scalo di Alghero.

«Anche grazie alle low cost il traffico aereo negli ultimi dieci anni è cresciuto del 50 per cento e la mobilità internazionale che noi vogliamo sostenere si è sviluppata considerevolmente – ha aggiunto l’assessore dei Trasporti -. Pertanto, in questi mesi, nell’attesa di avere certezza normativa, abbiamo messo da parte risorse importanti che siamo disposti a spendere con la massima rapidità.»

«Riguardo alla procedura di infrazione a carico degli aeroporti sardi, «giungono da Bruxelles segnali non negativi e rassicurazioni sulla chiusura dell’indagine entro il mese di marzo» ha sottolineato ancora aggiunto Massimo Deiana ai rappresentanti dei lavoratori, rimarcando che, «per raggiungere questo risultato, con l’apporto della Rappresentanza italiana in Commissione Europea, abbiamo lavorato in maniera quasi ossessiva, nonostante all’inizio della legislatura la situazione fosse fortemente compromessa».

La procedura UE sui sospetti aiuti di Stato e la sorte del “Riviera del corallo” sono strettamente connessi, tenuto conto che su 60 milioni di risorse a rischio restituzione sotto la lente di ingrandimento dei Commissari europei, 34 graverebbero esclusivamente sulla società Sogeaal. In attesa che il contesto si definisca la Giunta ha quindi varato un disegno di legge che mette in sicurezza l’azienda di gestione, stanziando 10 milioni di euro.

«A valle della decisione della Commissione e qualora fosse confermata positiva – ha concluso l’assessore Deiana -, si aprirebbero scenari certamente incoraggianti: siamo pronti a intervenire con un bando aperto, trasparente e non discriminatorio, per realizzare tutte le possibili attività di sostegno ai collegamenti aerei internazionali, replicando il percorso che sarà riconosciuto valido sulla base delle norme comunitarie.»

Massimo Deiana 11 53 copia