18 July, 2024
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Sin dalle prime note il pubblico è stato deliziato da uno spettacolo ad altissimi livelli. Eleganza e sensualità amalgamate in un carosello di emozioni dove, strass e lustrini hanno brillato indossati da straordinari ballerini e ballerine. Una complicità, quella portata in scena dalle coppie, che ha conquistato e coinvolto gli spettatori, talmente tanto da passare dal silenzio assoluto, dove tra le note si poteva sentire il lieve rumore dei passi, allo scrosciare degli applausi.

Una tecnica ed una leggerezza che hanno visto volteggiare le ballerine una dopo l’altra, guidate da partner dalla maestria, dalla professionalità e dalla classe ricercata, in un genere di ballo che perfettamente si sposa con la passionalità avvolgente proprie di una coppia di ballerini di tango argentino.

Ed è proprio l’Argentina la madre terra dei componenti della compagnia di ballo Tango Zotto Tango, protagonisti principali Miguel Àngel Zotto e Daiana Guspero. In tutto 15 artisti che hanno ballato su musiche suonate dal vivo dall’orchestra Tango Sonos Orchestra, con la coreografia e la direzione artistica dello stesso Miguel Àngel Zotto.

Intervistato dichiara che il segreto del tango consiste nel rispettare la donna e detto da uno dei ballerini di tango più grande di tutti i tempi è sicuramente un lasciapassare. Miguel ha imparato a ballare vedendo il nonno anch’egli ballerino di tango ed il padre attore, sin da piccolo sapeva che avrebbe ballato. Pur amando tanto la sua terra ha però scelto di vivere in Italia, a Milano, dove con Daiana, sua partner nel ballo e nella vita dal 2007, ha pensato di far crescere i loro figli nella culla della storia dell’arte…patrimonio di un’Italia che forse, secondo il suo parere, non è ancora consapevole dei propri tesori.

Sfumature conturbanti quelle delineate sul palco che hanno certamente lasciato spazio al sogno di poter danzare sulle ali del vento sollevando qua e là il profumo della seduzione.

Di seguito un album di scatti della serata.

Nadia Pische

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L’avvocato tunisino Assid Abdelaziz, Premio Nobel per la pace 2015 e il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Giuseppe Giulietti, parteciperanno sabato 19 marzo, a Sassari, ad un incontro dal titolo “Il ruolo dell’Avvocatura nei cambiamenti sociali”. L’evento si aprirà alle 9.00, al Teatro Verdi, con i saluti del presidente dell’Ordine degli avvocati di Sassari, Mariano Mameli e del presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, Francesco Birocchi. Agli avvocati ed ai giornalisti che parteciperanno saranno assegnati i crediti formativi.

L’avv. Assid Abdelaziz, fa parte del cosiddetto “Quartetto per il dialogo nazionale tunisino”, un gruppo formato nell’ottobre del 2013 dall’Ordine degli avvocati e da altre tre organizzazioni della società tunisina che avevano contribuito in misura rilevante al successo della “Rivoluzione dei Gelsomini”, le grandi manifestazioni popolari che nel, 2011, misero fine a più di 20 anni di potere di Zine Abissine Ben Ali, favorendo il dialogo fra cittadini, politici e classi dirigenti.

Memorabile fu la giornata del 31 dicembre 2011, il “vendredi de la matraque” (il venerdì dei manganelli), quando centinaia di avvocati formarono un vero e proprio scudo umano, frapponendosi fra la popolazione che manifestava e la Polizia che, armi in pugno, voleva disperdere la manifestazione.

Oltre all’Ordine degli avvocati, ne fanno parte l’Unione generale tunisina del lavoro (UGTT), la Confederazione tunisina dell’industria (UTICA) e la Lega tunisina per la difesa dei diritti dell’uomo (LTDH).

 La Tunisia è considerata oggi l’unico paese arabo ad aver adottato un sistema democratico di governo dopo la cosiddette “Primavera araba”. E’ anche per questo che al “Quartetto per il dialogo” è stato assegnato il premio Nobel per la pace 2015.

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Ignazio Locci 22 copia

Il consigliere regionale Ignazio Locci, esponente del gruppo Forza Italia Sardegna, è relatore di minoranza al D.L. 297/S “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l’anno 2016 e per gli anni 2016-2018 (legge di stabilità 2016) e relativi allegati” approvato dalla Giunta Pigliaru che la prossima settimana approda in Consiglio regionale.

Riportiamo di seguito il testo integrale.

Presidente, colleghi;

la Sardegna, nonostante i proclami di questo Governo regionale, non riesce ad uscire da questa fase di recessione che dura ormai da troppo tempo.

I timidi segnali di ripresa nazionale non sortiscono alcun effetto nella nostra terra. Se poi teniamo in considerazione i giochetti fatti dal Governo nazionale con i dati della crescita del PIL, possiamo tranquillamente dire che la Sardegna è ferma al palo.

Restano catastrofici i dati della disoccupazione: secondo i numeri che fornisce la giunta nel DEF, sono oltre il doppio della media nazionale, ovvero circa il 19%. Nonostante ciò, ci troviamo di fronte alla totale assenza di politiche per il lavoro destinate ai non più giovani. A quei sardi espulsi dal mondo del lavoro, o che un’occupazione stabile non l’hanno mai ottenuta, che arrancano quotidianamente e si sentono abbandonati dalla politica. Per non parlare, poi, della disoccupazione giovanile, la cui analisi numerica mette in luce problemi strutturali in merito alle politiche per il lavoro, nonché l’incapacità del governo regionale di porre un freno ad un fenomeno che non accenna ad arrestarsi (27,7% giovani tra 15/24 anni e 34,2% se consideriamo anche la fascia fino a 29 anni).

Il grado di fiducia che i Sardi esprimono nei confronti dell’istituzione e dell’amministrazione regionale è sempre più basso (secondo le rilevazioni ISTAT del 2015, si attesta al 37%).

Altro fenomeno che oramai è senza controllo è quello dello spopolamento della Sardegna, che non riguarda più solo le zone interne ma ha investito anche le coste e le grandi Città. Denatalità e fuga delle nostre risorse umane migliori sono diventati fenomeni di cui la politica, questa politica, non vuole occuparsi.

Ad oggi, nonostante l’approvazione da parte della Commissione paritetica e del Consiglio regionale dello schema di norme di attuazione dell’articolo 8 dello Statuto speciale, la situazione finanziaria regionale si manifesta precaria e insufficiente rispetto alle innumerevoli questioni da affrontare. Gli “accantonamenti” disposti dallo Stato sulle compartecipazioni ai tributi erariali spettanti alla Sardegna, pari anche per quest’anno a  ben 682 milioni di euro, unitamente all’obbligo di rispettare gli equilibri di bilancio, condizionano pesantemente la capacità di spesa della Regione. Il quadro di maggiori risorse che sarebbe dovuto discendere dall’accordo Soru – Prodi del 2006 e che avrebbe dovuto assicurare anche le risorse necessarie per far fronte ai nuovi oneri della sanità, del trasporto pubblico locale e della continuità territoriale, non si è mai compiutamente realizzato. E questo, vuoi da una parte per la mancata immediata e integrale attuazione da parte statale del nuovo regime finanziario, vuoi, per altro verso, a causa dei limiti sempre più stringenti alla capacità di spesa regionale imposti nel corso degli anni attraverso lo strumento del patto di stabilità interno. La situazione, tuttavia, nonostante gli ingiustificati entusiasmi manifestati dalla maggioranza per l’approvazione delle citate norme di attuazione – in attesa peraltro di essere ancora recepite in un decreto legislativo – risulta destinata a peggiorare ulteriormente nel corso del 2017. La legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità 2016), articolo 1, comma 680, ha infatti stabilito in ben 3.980 milioni di euro per l’anno 2017 e in 5.480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019, il concorso alla finanza pubblica per il complesso delle Regioni e delle Province autonome.

Stando così le cose, il contributo che i Sardi sono chiamati ancora una volta a garantire per il rientro dal debito pubblico nazionale è troppo alto, e deve essere rimesso in discussione anche alla luce delle funzioni aggiuntive attribuite alla Regione nel campo sanitario (LEA aggiuntivi, farmaci innovativi, integrazione contratti collettivi nazionali) che comportano altissimi costi aggiuntivi e per i quali lo Stato sta, invece, riconoscendo maggiori trasferimenti alle regioni a statuto ordinario. Ma ai Sardi, inutile sottolinearlo, non spetta nulla. Per garantire maggiori spazi finanziari, dunque, occorre pretendere dallo Stato una riduzione degli accantonamenti imposti alla Sardegna attraverso un tavolo tecnico che preveda tempi certi di risoluzione.

La mancata restituzione da parte dello Stato della cifra di almeno 250 milioni trattenuti a titolo di accantonamento sulle compartecipazioni ai  tributi erariali, espone seriamente i Sardi al rischio dell’aumento della pressione fiscale regionale, per adesso soltanto scampata grazie ai subdoli calcoli elettorali fatti dai partiti del centrosinistra. Per altro verso, sottrae importanti risorse che potrebbero essere destinate per attuare importanti politiche di fiscalità di sviluppo.

Altri due elementi che condizionano fortemente lo sviluppo della Sardegna, sono i costi della spesa sanitaria (circa 3,35 miliardi di euro, ben oltre il 40% del totale della spesa), e i servizi generali a gestione finanziaria, ovvero i costi fissi che ammontano ormai a 1,599 miliardi di euro, circa il 22% del totale della spesa prevista nel bilancio.

Sulla riqualificazione della spesa sanitaria noi siamo convinti che andrebbe fatta molta attenzione, distinguendo tra spesa improduttiva o, ancora peggio, di discutibile virtuosità (che va assolutamente aggredita), e spesa effettivamente destinata ai servizi sanitari e farmaceutici, che va invece difesa e migliorata (e su questo versante non siamo per niente convinti della bontà del piano di rientro della spesa sanitaria varato recentemente dalla giunta).

Le spese fisse della Regione (quelle obbligatorie, per intenderci), vengono subite dalla politica, considerate scontate e non esiste una strategia volta al ridimensionamento. Non vi è nemmeno un processo culturale di moralizzazione della spesa. Siamo certi che sia possibile recuperare da queste due grandi voci di spesa non meno del 5/7% da destinare allo sviluppo, alla solidarietà e all’istruzione e valutiamo l’ammontare in circa 250 milioni di euro.

Per stare a questo disegno di legge, registriamo come anche in questa sessione di bilancio si confermino nei proclami i condivisibili obiettivi della programmazione unitaria (peraltro sempre esistita), di cui alla delibera di giunta n. 19/9 del 27.05.2014 e seguenti,  i quali dovrebbero tendere a una prospettiva di sviluppo intersettoriale e una visione coordinata delle azioni da intraprendere, con lo scopo di evitare sovrapposizioni e duplicazioni della spesa e, soprattutto, di provare ad integrare in un’unica strategia la spesa di derivazione regionale e statale con quella delle fonti comunitarie.

Ebbene, dopo due anni di governo Pigliaru, possiamo affermare che è sicuramente stata fabbricata una grande montagna di carta: delibere su indirizzi di linee guida di strategie empiriche che nella realtà non hanno prodotto risultati apprezzabili (ce lo dicono gli indicatori economici pocanzi richiamati). E non esiste nemmeno quella valutazione “ex ante” delle ricadute e degli effetti che sono determinati dalla spesa pubblica regionale; valutazione che avete sempre sbandierato insieme ai vostri quaderni di Harvard come necessaria, ma che evidentemente avete perso di vista. Non esistono nemmeno relazioni della performance (vedi alla voce amministrazione trasparente).

Questa finanziaria farà pagare ai sardi il prezzo della visione politica miope e talvolta strabica di una giunta che non riesce a comprendere le necessità della società sarda. Tanto che vi è una evidente percezione negativa della vostra azione di governo.

Sulle vostre strategie e programmi prioritari in merito a scuola, università e lavoro, è sufficiente leggere il DEF per capire che dobbiamo avere pazienza e attendere.

Forse è il caso che questo governo regionale si sintonizzi, se ci riesce, con le reali esigenze dei Sardi. In particolare con quelle di chi ancora oggi, con coraggio, abita i nostri piccoli Comuni, le nostre periferie, e guarda ormai senza speranza allo strapotere cagliaritano.

Come centrodestra abbiamo il dovere di proporre altro: un’alternativa credibile a questo governo. E lo facciamo partendo dalla manovra di bilancio  in discussione, contrapponendo questa visione sempre più tecnocratica e accademica a una politica più umana, più autonoma, più sociale e più vicina alla Sardegna reale. E, dunque:

Semplificazione – su questo fronte va aperto subito un confronto politico (non sulla piattaforma “Sardegna partecipa” qui nel Consiglio regionale), e dobbiamo farlo con estrema urgenza. Lo sviluppo sta morendo sotto il peso della burocrazia.

Famiglia – non possiamo accontentarci del “bonus bebè” del governo nazionale ma dobbiamo garantire sostegno alle giovani coppie, incentivandole a far nascere bambini con un sostegno nelle spese necessarie al percorso di crescita da 0 a 6 anni. Un assegno di € 200,00 al mese per ogni figlio ci sembra adeguato.

Lavoro – sono certamente necessarie misure volte a creare immediata occupazione sia sul modello dei vecchi cantieri verdi, sia su quello passato di “Sardegna fatti bella”. Ma sono altresì necessari interventi strutturali a sostegno della piccola e media impresa con particolare attenzione al mondo dell’artigianato; e quando dico artigianato intendo muratori, falegnami, idraulici, meccanici, elettricisti, sartorie, ciabattini, fabbri. Servono interventi specifici a sostegno dei costi del lavoro e delle produzioni. Se sostenuto e incoraggiato, questo mondo fatto di imprese familiari e individuali, può contribuire seriamente a risolvere il problema della disoccupazione giovanile, aiutando a ricostruire concetti di società e solidarietà che stiamo perdendo.

Zona Franca al consumo – noi non ci accontentiamo dei porti franchi così come definiti e individuati nella norma nel 1998: vogliamo invece che tutto il territorio Sardo stia fuori dal territorio doganale dello Stato. E anche su questa scommessa ci giochiamo il futuro di questa terra. L’atteggiamento di superbia e di fuga da questo tema, denota la vostra dipendenza politica da logiche esclusivamente romane.

Presenteremo emendamenti in coerenza con questi quattro punti, con la convinzione che possiamo migliorare la manovra di bilancio e, soprattutto, con la certezza che si possa offrire ai sardi una politica più attenta alle reali esigenze.

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Alcoa a Rioma 16 febbraio 2016 11

In attesa della risposta di Glencore alle proposte avanzate ieri dal Governo, la segreteria nazionale Fim Cisl non nasconde le preoccupazioni sull’esito finale della trattativa e quindi sull’intera vertenza Alcoa.

«Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ci ha illustrato le posizioni emerse ieri nell’ultimo incontro con Glencore – scrive in una nota la Fim Cisl dopo l’incontro di stamane con il ministro Guidi -. Il Mise ha presentato una nuova tabella con prezzo finale, in media sui 10 anni, sotto i 30 euro e non lontani dai 25 euro del Memorandum of Understanding, Glencore vuole certificazione e garanzia sui 10 anni.»

«Attualmente è disponibile l’accordo bilaterale tariffario con gestore attorno ai 37 euro e discesa sotto i 29 euro con strumenti compatibili con la normativa UE (interrompibilità, riduzione costi di dispacciamento, etc.) – aggiunge la segreteria Fim Cisl -. La garanzia di tariffa sui 10 anni non esiste in nessuna parte d’Europa e attualmente tale costo energetico sarebbe il più basso a livello continentale. Il Governo ha comunicato a Glencore che lo schema di riduzione dei costi energetici rappresenta la massima aderenza possibile con il Memorandum of Understanding e che non ci sono più spazi di ulteriori significative riduzioni. Inoltre il Governo ci ha comunicato che non ci sono spazi per partecipazioni pubbliche, specie nel caso, come in altre vicende industriali, si configurerebbero come “aiuti di Stato” dalla UE e, pertanto, non solo illegittimi ma sanzionabili.»

«Il Governo attende la risposta di Glencore entro e non oltre la settimana prossima. Le richieste di tempo di Glencore, continuano da troppo tempo e, in un contesto in cui la stessa multinazionale beneficia già di importanti riduzioni tariffarie in altri stabilimenti. Da tempo chiediamo di dare risposte definitive, anche perché il trascorrere del tempo rende sempre più difficile non solo il riavvio dello smelter ma la condizione dei lavoratori. Allo stesso tempo è inaccettabile che Alcoa – conclude la segreteria nazionale Fim Cisl – consideri la partita chiusa parlando do “tempo scaduto”, minacciando l’avvio dello smantellamento e dall’altro non consenta ad altri potenziali investitori l’accesso ai dati o allo stabilimento per costruire ulteriori offerte di acquisto.»

 

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Maria Carmela Folchetti-02

28 milioni di euro in meno rispetto al 2014: l’artigianato sardo soffre di un calo dei prestiti che prosegue da oltre tre anni e che, a settembre 2015, ha segnato un -3,1% rispetto allo stesso periodo del 2014, con soli 876 milioni di euro al settore. Al comparto, rappresentato da 35mila imprese (il 25% del totale delle attività produttive della Sardegna), è andato solo il 7,1% del totale dei finanziamenti al sistema produttivo isolano.

Allarmante anche la situazione del costo del denaro: gli imprenditori sardi pagano il 1,05% in più (194 punti base) rispetto alla media nazionale.

Parla chiaro l’ultimo rapporto dell’Ufficio Studi Confartigianato “Tendenze del credito alle imprese artigiane”, che ha analizzato i dati sull’accesso ai finanziamenti delle imprese sarde della Banca d’Italia e di Artigiancassa: il credito verso le aziende artigiane della Sardegna cala mentre, al contrario, cresce, dell’1,9%, verso tutto il resto dei settori produttivi per il quale il credito erogato ha raggiunto i 12miliardi e 417milioni di euro.

Tra le regioni la maggiore contrazione è stata registrata in Abruzzo (-8,1%) mentre la minore è quella della Valle D’Aosta (-0,9%), contro una media nazionale del -4,7%.

«I cordoni della borsa per le imprese artigiane sarde sono sempre più stretti e la condizione creditizia anziché migliorare peggiora.»

E’ questa la prima dichiarazione della presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti, sui dati del credito artigiano. «Notiamo che l’erogazione dei finanziamenti migliora per il resto delle imprese regionali mentre per il nostro comparto le finanze sono sempre più asfittiche».

«Il finanziamento alle piccole imprese – prosegue la presidente Folchetti – resta, purtroppo, ancora legato alla percezione di un credito ad alto rischio e quindi la dinamica di queste erogazioni resta frenata. Invece, spesso, l’impresa artigiana necessita di finanziamenti molto ridotti e quindi poco appetibili dal sistema bancario che lavora più sulle grosse somme.»

A livello provinciale, netto il calo del credito in Ogliastra con un -5,3% rispetto al 2014 e affidamenti per 31 milioni di euro. Secondo posto per il Medio Campidano con -4,7% e 44 milioni di credito. Seguono Sassari (-3,8% e 176 milioni), Nuoro (-3,7% e 104 milioni), Cagliari (-3,2% e 237 milioni), Olbia Tempio (-2,3% e 155 milioni), Oristano (-1,3% e 78 milioni). Chiude Carbonia Iglesias con un -0,6% e 49 milioni.

Nella nostra regione il peso del credito all’artigianato sull’ammontare dei prestiti erogati al totale delle imprese, supera la media nazionale: 7,1% contro il 5,1% italiano. Focalizzando i dati sulle province, si rileva che ai primi due posti della classifica nazionale troviamo l’Ogliastra con il 13,2% e  Carbonia Iglesias con il 12,9%. Segue Sondrio con il 12,3% e Rieti con l’11,8%.

Su un totale di 12 miliardi e 417 milioni di affidamenti in Sardegna, lesofferenze (crediti non restituiti) sono il 21,7% (2miliardi e 697milioni, contro una media italiana del 16,7% (oltre 117miliardi di crediti non restituiti).

Tra le province con un livello “critico” Carbonia Iglesias (32,2% di “sofferenze” ovvero 122 milioni non restituiti), Medio Campidano (27,4% e 145 milioni non resti) e Olbia-Tempio (27% e 593 milioni non rientrati).

Nonostante i continui sforzi di Draghi e della BCE, per la riduzione del costo del denaro, gli effetti sulle imprese in Sardegna sono praticamente nulli. A livello nazionale, infatti, l’isola è terza, dopo la Calabria e la Sicilia, con un tasso medio del 7,20%, anche se in calo di 814 punti base rispetto al 2014. Il gap della nostra regione rispetto alla media Italia è di +194 punti base. La condizione migliore si trova in Trentino, con 4,46 e -80 p.b. rispetto alla media nazionale.

Tra le province, nelle prime 20 posizioni nazionali ne troviamo 4 sarde: al primo posto assoluto Carbonia Iglesias con il 9,62% e un gap di +436 punti base rispetto alla media nazionale. Al secondo posto l’Ogliastra con l’8,91% (gap di +365 p.b), l’ottavo per Olbia Tempio con un tasso del 8,38% (gap +312 p.b.) e diciassettesima Sassari con un tasso del 7,90% (gap. + 264 p.b.). Seguono Medio Campidano (6,65% e +169 p.b.), Oristano (6,88% e + 162 p.b.), Nuoro (6,60% e + 134 p.b.). Chiude Cagliari con il +6,56% e +130 p.b.

A Bolzano le condizioni migliori: 4,16 e -110 p.b.) con una media italiana del 5,26% e -91 p.b. rispetto al 2013.

«Non è giusto che tra una impresa sarda e una trentina ci sia una differenza di quasi il 3% del costo del denaro – riprende la Folchetti – ed appare assurdo che un’azienda del Sulcis possa pagare un finanziamento il 5,46% in più rispetto a una di Bolzano».

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No trivelle 3

Il presidente della commissione Autonomia Francesco Agus, stamane ha illustrato in una conferenza stampa la posizione di Sinistra Ecologia Libertà sul referendum del 17 aprile.

«Rivolgiamo ai sardi un appello a votare Sì al referendum del 17 aprile – ha detto Agus – ed auspichiamo la più ampia partecipazione dei cittadini ad un voto di grande significato per la Sardegna, un voto per scegliere uno sviluppo fondato sulla valorizzazione dell’ambiente e non sulle trivellazioni.»

Francesco Agus, dopo aver lamentato l’eccessivo silenzio che grava sui temi della consultazione popolare, ha ringraziato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau che «si è speso anche personalmente per sottolineare la necessità di far conoscere nella società sarda le buone ragioni del Sì». Oltre alle questioni legate all’ambiente, secondo Agus «la vittoria del Sì significa anche, sul piano politico, interrompere il processo di accentramento che il Governo nazionale sta portando avanti nei confronti della Regioni e soprattutto delle autonomie speciali come la Sardegna, privandole del diritto di decidere sulle grandi scelte che riguardano i territori».

Il senatore di Sel Luciano Uras ha criticato con forza l’azione negativa del Governo attuale e di quelli precedenti, «perché fondata sull’idea di allargare gli spazi per lo sfruttamento delle risorse naturali prescindendo dalla compatibilità ambientale di questi interventi». «Siamo di fronte ad una “aggressione” contro il nostro mare – ha aggiunto che per la Sardegna ha una importanza vitale, non possiamo pensare ad un futuro migliore se non difendiamo il nostro ambiente costiero e marino». «Dobbiamo votare Sì – ha concluso – per affermare che la nostra idea di sviluppo fondata sull’ambiente, il turismo, la pesca e le risorse naturali di cui disponiamo è parte della nostra stessa identità culturale.»

L’assessore della Cultura Claudia Firino, ricordando che rispetto all’originale proposta referendaria delle Regioni è stato accolto solo il quesito riguardante la durata dell’esercizio dei giacimenti, ha sottolineato che «a vittoria del Si è necessaria per evitare che le Regioni e la Sardegna in particolare, private di fatto delle competenze primarie sul governo del territorio, subiscano un grave vanno per la loro autonomia».  «Un danno – ha poi osservato – senza nessuna contropartita, nemmeno quella derivante da una presunta autonomia energetica, che non c’è perché gli eventuali benefici per l’attività delle piattaforme non andrebbero a vantaggio delle Regioni che le ospitano».

«Anche per questo – ha concluso – il referendum del 17 aprile ha un grande significato politico, nel senso che la vittoria del SI può tracciare una strada diversa nei rapporti fra Stato e Regione nelle politiche energetiche ed ambientali.»

Il vice presidente del Consiglio Eugenio Lai, infine, ha ribadito che «una delle ragioni fondative di Sel è la tutela dell’ambiente, come principio cardine attorno al quale costruire una strategia di sviluppo eco-sostenibile». «Per la Sardegna – ha concluso – questa è la direzione giusta e dal referendum può arrivare un segnale forte anche alla politica regionale ed alla stessa maggioranza, per accelerare scelte sempre più innovative e coraggiose in materia energetica ed ambientale».

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Questa mattina, nell’aula magna “Alberto Boscolo” – Cittadella universitaria, Monserrato – si è aperto Unistem Day 2016. La giornata, coordinata dalle professoresse dell’ateneo di Cagliari, Micaela Morelli (prorettore per la Ricerca), Roberta Vanni e Iole Tomassini Barbarossa, ha avuto per cornice “Il lungo e affascinante viaggio della ricerca sulle cellule staminali”. Un percorso promosso dalla senatrice e scienziata Elena Cattaneo.

Brian Sacchetti, Joe Alexander, Giacomo Devecchi, Lorenzo D’Ercole, Matteo Formenti e Jarvis Varnado, il preparatore atletico Matteo Boccolini, accompagnati dal presidente Stefano Sardara («Il contatto con i giovani è sempre proficuo, la nostra mission è legata al territorio e alle future generazioni») sono stati accolti con un lungo applauso dai 500 studenti dei licei e degli istituti Brotzu, Motzo e Levi di Quartu Sant’Elena, Tommaseo, Euclide, Michelangelo, Buccari-Marconi e Da Vinci-Besta di Cagliari, Pitagora di Selargius, Piga di Villacidro, Giua di Assemini e Bacaredda di Capoterra. A seguire, domande su campionato e classifica («ci attendono otto finali, stiamo lavorando duro» rassicura capitan Devecchi), selfie, autografi e merenda collettiva. All’ottava edizione dell’Unistem Day 2016 hanno preso parte 30 città, 35 atenei italiani e 28 europei, 400 relatori e 27mila studenti. Per la prima volta Serbia, Polonia, Germania e Danimarca con Italia, Spagna, Regno Unito e Svezia. L’evento ha avuto il supporto della Fondazione Banco di Sardegna ed è stato trasmesso in streaming (www.unica.it).

Un filmato con un messaggio chiave («Forti nel ponderare, fermi nel criticare, indisponibili a mentire, sempre») sulle note di “Imagine” di John Lennon, ha aperto la Giornata. Il videocollegamento e i saluti con le scolaresche riunite nelle università di Bonn e Udine per aperitivo di una mattinata ricca di spunti e riflessioni, non solo scientifiche e accademiche. «La cultura apre la mente, studiate o sarete schiavi. La scienza aiuta a capire il mondo, solo studidando si è liberi di valutare e scegliere. Da cinque anni partecipiamo a Unistem, con un precetto: le informazioni scientifiche corrette sono utili per giudicare, crescere, migliorarsi» l’incipit di Micaela Morelli. «Sapete che lo studio rallenta la demenza. Sapete che studiare è rivoluzionario. Sapete che circolano tante dicerie sull’inutilità della laurea: ebbene, vi dico che se vi laureate avrete più possibilità di cullare i vostri sogni, di trovare un lavoro, di scegliere quel che volete fare. In Sardegna, diceva il mio maestro Gian Luigi Gessa, non abbiamo materie prime, ma abbiamo il cervello: usiamolo ed esercitiamolo» ha precisato Maria Del Zompo. Il rettore ha accelerato: «Dove non si vuole o non c’è la libertà, bruciano i libri, bloccano la ricerca, chiudono le scuole. Applicatevi e troverete la vostra strada. Iscriversi all’Università è vincente. Vi aspetto». Alla Giornata Unistem, su ricerca, cellule staminali e vaccini, sono intervenuti gli specialisti e docenti Valeria Sogos, Carlo Carcassi, Alessandra Pani, Aldo Manzin, Giuseppe Masnata, Erminia Stocchino, Alessandra Pani e Maria Elena Marongiu. In chiusura, quiz e premi per gli studenti.

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Antonello Pirotto, lavoratore dell’Eurallumina, leader in questi anni della battaglia sindacale per la riapertura dello stabilimento, è uno dei cinque prescelti per la prima edizione del Premio “Il sognatore” istituito dal mensile Lo Strillo.

«A Lei che, nel suo percorso personale e professionale, ha dimostrato di avere un sogno: che ogni lavoratore possa sempre avere dignità e diritti nell’esplicazione dei propri doveri» è la motivazione con la quale è stato scelto Antonello Pirotto. L’assegnazione è in programma domani, 12 marzo, nell’ambito del ventennale del mensile napoletano Lo Strillo, che si terrà presso il Grand Hotel Capodimonte di Napoli.

Il mensile Lo Strillo è stato fondato nel 1996 dal giornalista Mimì De Simone che ne è il direttore responsabile, insieme alla giornalista Annamaria Ghedina, all’imprenditore Mario Pagliari ed al compianto direttore Azienda Soggiorno di Positano Luca Vespoli. Non solo festeggiamenti, ma anche il varo del premio “Il Sognatore” istituito dal mensile, assegnato ad un cinquina di personalità che ad insindacabile giudizio della direzione sono risultati dei sognatori, o per il loro percorso di vita, o perché hanno fatto sognare gli altri, o perché hanno realizzato i loro sogni.

I premiati di questa prima edizione sono i seguenti: Antonello Pirotto, l’operaio sardo che con il suo casco è un simbolo per tanti lavoratori; l’oncologo prof. Antonio Giordano, eccellenza del nostro Paese, orgoglio partenopeo nel campo della medicina mondiale; Fabrizio Marra, fondatore di Astronomitaly e ideatore della certificazione del cielo stellato; il maestro Giuseppe Marcucci, compositore di fama internazionale, autore, arrangiatore e direttore d’orchestra, Francesco Cicchella, da Made in Sud e Tale e Quale show, autentica rivelazione, cantante, imitatore, ballerino, intrattenitore, insomma un vero show man, e eccezionalmente, per questa prima edizione, a ‘Un posto al sole’ la soap, made in Naples, che con le sue storie, le sue vicende e i suoi personaggi, è diventata punto di riferimento per milioni di telespettatori che la seguono da anni. Ritireranno il premio gli attori Lorenzo Sarcinelli, Giorgia Gianetiempo e Veronica Mazza. Il premio, una splendida scultura che dà il titolo al Premio, è stato realizzato dal maestro Armando Jossa.

Antonello Pirotto 44

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L’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, ha preso contatto ieri a Roma con i vertici Alitalia, sulla mancata applicazione della tariffa agevolata “sport light” per i passeggeri sardi e ha concordato un vertice operativo per la prossima settimana al quale parteciperà insieme all’assessore dello Sport Claudia Firino.
«Anche alla luce della risposta data ieri dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio in question time alla Camera dei Deputati, riteniamo urgente e doveroso da parte di Alitalia trovare una soluzione alla vicenda – ha detto Deiana – si tratta di una intollerabile discriminazione ai danni dei viaggiatori isolani che non può essere giustificata con l’incompatibilità tra due regimi tariffari, quello previsto dalla continuità territoriale e quello determinato dalla convenzione con il Coni.»
L’offerta riservata alle società sportive deve essere resa disponibile anche per la Sardegna, esattamente come succede nel resto d’Italia, «soprattutto laddove risulti più conveniente delle tariffe previste dalla Continuità: a quel punto potranno essere gli utenti a scegliere l’opzione più favorevole», aggiunge l’assessore. In proposito il titolare dei Trasporti ha inviato una lettera ai responsabili della compagnia di bandiera.
«Si tratta di un tema di estrema importanza e delicatezza, al quale è necessario dare pronta e immediata risoluzione» ha scritto Deiana. L’assessore Firino ha ribadito la necessità e la determinazione nel voler «cancellare definitivamente questo tipo di discriminazione che si trovano a subire gli atleti e le società sportive dell’isola, già in palese difficoltà per le trasferte per via dell’insularità, nello svolgimento dei campionati nazionali e federali».
Aeroporto Elmas 1 copia

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Palazzo del Consiglio regionale A

Martedì 15 marzo, alle ore 12.00 si terrà in Consiglio regionale la cerimonia di consegna della medaglia di “Giusto fra le Nazioni” alla memoria di Girolamo Sotgiu e Bianca Ripepi. Alla cerimonia parteciperanno, tra gli altri,  il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, il ministro consigliere dell’ambasciata di Israele Rafael Erdreich, i sindaci di Cagliari e Olbia Massimo Zedda e Gianni Giovannelli, il rettore dell’Università di Cagliari Maria del Zompo  e lo storico Aldo Accardo.  Durante la cerimonia, verrà ricordata la figura di Girolamo Sotgiu, storico, intellettuale ma anche politico di spessore. Fu eletto nel primo Consiglio regionale nel 1949 e vi rimase fino al 1968, quando venne eletto senatore della Repubblica. Nell’Assemblea regionale ricoprì ruoli di altissimo livello: fu vicepresidente del Consiglio, questore e fece parte della commissione Cultura.