E’ stato presentato, in Consiglio regionale, il libro “La grande Diaspora”, di Gianni De Candia.
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E’ stato presentato, in Consiglio regionale, il libro “La grande Diaspora”, di Gianni De Candia, 40 anni di emigrazione sarda nel mondo nelle pagine del Messaggero Sardo.
«Per 40 anni il Messaggero Sardo ha rappresentato un ponte fra la nostra terra e le decine di migliaia di sardi nel mondo tenendo in qualche modo unita la comunità regionale – ha detto il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau -. Con il volume apriamo una serie di appuntamenti con la cultura e la storia della Sardegna, perché crediamo che il Consiglio debba essere un luogo sempre più aperto ai cittadini, in grado di raccogliere contributi originali ed interessanti sulla nostra identità, su quello che siamo stati e sul futuro che vogliamo costruire per la Sardegna; da questo punto di vista il lavoro di Gianni De Candia è un ottimo inizio.»
Subito dopo gli interventi dei protagonisti della lunga stagione del Messaggero Sardo. Salvatore Tola, redattore storico del periodico e curatore della “sezione” dedicata alla poesia, ha ricordato il sentimento comune della ricerca del riscatto espresso da tante generazioni di sardi; «un riscatto che in molte occasioni – ha affermato – superava la sfera personale per abbracciarne una più identitaria molto più ampia». Significative, in questo senso, le battaglie condotte da Tullio Locci (residente a Savona) per far ottenere ai sardi una “corsia preferenziale” nei trasporti da e per la Sardegna e di Anna Maria Sechi, che ha fatto conoscere al Belgio la complessa realtà della talassemia.
Gianni De Candia, autore del libro, ha sottolineato in apertura che l’esperienza del Messaggero, con l’opportunità di contatti umani particolari ed irripetibili, ha rappresentato un grande arricchimento personale e professionale. «Il numero dei sardi nel mondo – ha detto fra l’altro – è stato sempre sottostimato, basti pensare che erano ben 288.000 già nel 1971 di cui 220.000 in Europa ma il dato proviene dal censimento del Ministero degli Esteri e, già da allora, forniva una dimensione molto parziale, peraltro solo quantitativa, del fenomeno; oggi possiamo dire che la popolazione sarda all’estero non è inferiore a quella che risiede nell’Isola».
«Il Messaggero – ha concluso De Candia – in definitiva ha raggiunto due scopi: ha aiutato noi a costruire per intero la nostra storia e aiutato gli emigrati a non perdere la memoria.»
Da Franco Siddi, responsabile nazionale di Confindustria-televisioni e componente del Cda Rai, è arrivata una testimonianza con un duplice profilo: da redattore del Messaggero Sardo e componente della Consulta regionale per l’emigrazione. «Come giornalista del Messaggero – ha detto Siddi – ho avuto la fortuna di continuare nella professionale dopo essere rimasto disoccupato in una sorta di società editoriale solidale dove esisteva la missione di aiutare i giovani in difficoltà ad affermarsi nel lavoro; una missione sociale all’interno di una missione più grande che aveva l’obiettivo di tenere uniti i due mondi dei sardi e, di conseguenza, la nostra terra con il mondo».
«Se oggi i sardi sono rispettati nel mondo – ha detto Siddi – il merito è dei nostri emigrati e di quanto hanno saputo costruire e trasmettere, anche in termini valoriali e di reputazione, in tante generazioni.»
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