Ignazio Locci (FI): «Cosa intende fare la Regione per evitare di mandare a casa i lavoratori Ati-Ifras?»
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«L’imminente scadenza (31/12/2016) dei contratti tra la Regione e la società di servizi Ati-Ifras e la noncuranza della Giunta Pigliaru in merito al problema, creerà gravi ripercussioni sui livelli occupazionali.»
Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia.
«Stiamo parlando di 527 lavoratori, 300 dei quali impiegati nel Sulcis Iglesiente, che a breve si ritroveranno senza alcuna prospettiva lavorativa (dal mese di agosto decorreranno i primi licenziamenti) – aggiunge Ignazio Locci -. Come se non fosse già abbastanza il percorso di precarietà (si tratta principalmente di lavoratori socialmente utili) che in questi anni ha segnato la loro attività lavorativa.»
«È evidente che la società titolare delle convenzioni è stata messa all’angolo dalla Regione, che la sta inevitabilmente obbligando a ridimensionare il numero dei lavoratori (soltanto nel Sulcis le unità in meno dovrebbero essere 150). La risoluzione dei contratti, dunque, si traduce in una mazzata vera e propria, che rischia di ripercuotersi in primis sui lavoratori, in secondo luogo sulle attività (interventi principalmente di tipo ambientale) svolte da Ati-Ifras, consorzio di imprese che ha preso in carico oltre 500 dipendenti provenienti dal mondo dell’industria e delle miniere e che ha stipulato convenzioni con diversi enti locali per la cura del verde pubblico e il ripristino ambientale. Il rischio è che la fine del rapporto con la Regione obblighi il consorzio di imprese a licenziare tutta (o quasi) la forza lavoro.
A questo punto – conclude Ignazio Locci – mi chiedo se la Regione abbia delineato una strada da seguire per non mandare a casa le maestranze, scrivendo un’altra drammatica pagina nel mondo del lavoro: o se, invece, abbia in animo di prendere in mano la situazione per il loro immediato ricollocamento. La Giunta non perda tempo e chiarisca quale sorte spetta a questi lavoratori che, francamente, di disavventure ne hanno vissuto abbastanza.»
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