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La commissione sanità, presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi) ha proseguito oggi il ciclo di audizioni sulla riforma delle rete ospedaliera ascoltando i rappresentanti sindacali dei medici e degli infermieri.
A nome dell’associazione di categoria dei primari, Enrico Giua ha affermato che «la nuova rete è indispensabile ma dalla proposta manca il piano sanitario ed è una lacuna significativa perché le strutture non sono altro che gli strumenti con i quali si garantisce il diritto alla salute». «La rete – ha poi osservato – prevede il ridimensionamento di alcune realtà che non appare supportato da una puntuale ricognizione dei bisogni».
Per gli anestesisti rianimatori, Cesare Ghisu ha messo l’accento sulla centralità della medicina d’urgenza, «l’unica che può garantire equilibrio ed efficienza al sistema ma, su questo punto, c’è ancora incertezza sul dimensionamento della nuova Agenzia Areus».
Luigi Maxia, rappresentante della Cimo, ha sottolineato la necessità di definire al più preso il protocollo d’intesa fra Regione ed Università, anche perché «il precedente risale al 2004 ed è rimasto in larga parte inapplicato; la situazione attuale, inoltre, presenta molte contraddizioni perché da un lato si punta alla riduzione delle strutture complesse e dall’altro si moltiplicano le assegnazioni di incarichi di facente funzioni». «Chiediamo di essere coinvolti in questi processi – ha aggiunto Maxia – perché riteniamo che ci sia da correggere uno spostamento dalla sanità pubblica a quella privata mentre, nel vuoto di programmazione, molti commissari stanno bypassando le selezioni assegnando numerosi incarichi ad interim».
L’accesso di autonomia dei commissari nell’attuale fase di transizione è stato al centro anche dell’intervento di Maria Laura Boi della Uil-Sanità, secondo la quale «l’accesso di discrezionalità di percepisce soprattutto nella gestione delle risorse umane».
Per Antonio Cossu, del sindacato dirigenti medici, «la ratio della riforma è condivisibile ma ci sono alcuni aspetti da migliorare a partire dalla capacita dei due hub, Cagliari e Sassari, di assicurare lo stesso livello di prestazioni; sotto questo profilo Sassari è troppo al di sotto degli standard minimi, anche rispetto al dato nazionale». Inoltre, va fatta una riflessione anche sul dimensionamento del Mater Olbia, «dove originariamente erano state ricollocate alcune specialità pediatriche per la presenza del Bambin Gesù di Roma; ora che questa presenza è venuta meno, occorre riesaminare il problema, tenendo presente che la sede naturale di queste specialità è l’Azienda universitario-ospedaliera di Sassari».
Presentando la posizione dell’Anaoo, Susanna Montaldo ha dichiarato che «la riorganizzazione funziona solo se ben programmata con chi conosce il territorio». La Montaldo ha poi criticato la proposta di riforma perché, a suo giudizio, «prevede tagli nei posti letto per gli acuti nel pubblico a favore del privato e, in assenza di atti aziendali, nelle Asl si assiste alla moltiplicazione di incarichi e strutture».
L’esponente sindacale ha richiamato inoltre l’attenzione della commissione sull’impatto che potrebbe avere sul sistema sanitario sardo il nuovo programma nazionale H16 (con cui si introducono sinergie fra le varie componenti dell’assistenza sanitaria 16 ore al giorno su 24 per ridurre gli accessi impropri nelle strutture di pronto soccorso).
«Quando partirà questo programma – ha osservato – molti pazienti andranno all’ospedale nelle ore coperte dal servizio ed allora sarà necessaria una presenza forte dell’Areus, che ancora non c’è.»
Per quanto riguarda gli infermieri, il segretario regionale dell’Ipasvi, Graziano Lebiu, ha detto fra l’altro che «la riforma è condivi bile ma è assolutamente urgente lo sblocco del turn-over del personale perché in tutte le Asl c’è una situazione di emergenza e gli operatori non riescono più a coprire i turni di servizio».
Infine gli psicologi. La presidente dell’ordine regionale Angela Quaquero ha ricordato che «tutto gli studi scientifici dimostrano l’importanza crescente della psicologia ospedaliera, come strumento di miglior gestione del sistema e di risparmio di risorse; chiediamo quindi il riconoscimento della nostra presenza in ogni presidio sanitario».