Uno studio Sotacarbo e Itea verificherà la fattibilità di un impianto sperimentale di grossa taglia per lo sviluppo della tecnologia italiana di ossi-combustione in pressione.
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Sono stati compiuti passi avanti per l’ossi-combustione in pressione, progetto portato avanti dalla Sotacarbo e da Itea, società del gruppo Sofinter. Le due società hanno stipulato un accordo per completare, entro quattro mesi, lo studio di fattibilità di un impianto sperimentale di grossa taglia, per lo sviluppo dell’ossi-combustione in pressione senza fiamma. Una tecnologia già testata con ottimi risultati in un impianto pilota da 5 megawatt termici situato a Gioia del Colle, in provincia di Bari.
Questo processo, effettuato a elevata pressione, consente di ottenere una combustione uniforme, senza fiamma apparente. L’uniformità delle temperature rende pressoché nulla la formazione degli ossidi di azoto, una delle principali specie inquinanti degli impianti convenzionali. Non solo: i fumi di combustione, costituiti quasi esclusivamente da vapore acqueo e CO2, possono essere facilmente trattati per la separazione della stessa anidride carbonica (ottenuta facendo condensare il vapore), che può essere confinata geologicamente o impiegata come materia prima per la produzione di combustibili puliti come il metanolo.
«Sotacarbo guarda con interesse a questa tecnologia, così come a tutte quelle che hanno le potenzialità di assicurare energia pulita a emissioni nulle o quasi» spiega Alessandro Lanza, presidente della Sotacarbo, che proprio nei mesi scorsi ha modificato la propria ragione sociale, sostituendo la parola carbone con low carbon (cioè a basso contenuto di carbonio). «Il cambiamento che può apparire formale riflette in realtà un passaggio sostanziale: da una ricerca rivolta principalmente all’industria carbonifera si passa ad una aperta a ogni forma di produzione di energia a basso contenuto di carbonio, senza preclusioni né corsie preferenziali per nessuna fonte».
Lo studio realizzato con Itea fornirà indicazioni di dettaglio sulle principali caratteristiche costruttive e sui costi complessivi dell’impianto da 48 MW termici, da realizzare nel Sulcis coi fondi previsti dal protocollo d’intesa firmato nel 2013 dal ministero dello Sviluppo Economico e dalla Regione Sardegna. Tale impianto, che nell’immediato porterebbe all’occupazione di una trentina di persone (tra operai e ricercatori) consentirebbe lo sviluppo commerciale di una tecnologia, che ha grandi prospettive di applicazione a livello mondiale.
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