27 December, 2024
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E’ stato avviato il piano di dismissione di una parte del patrimonio immobiliare, attualmente inutilizzato, di proprietà dell’Igea, società in house della Regione. Si tratta di terreni e di immobili di scarso pregio e non strategici per la società. Gli avvisi di vendita all’asta sono comparsi oggi, con la massima trasparenza e pubblicità, e come previsto dalla legge, sui due quotidiani regionali e su due quotidiani nazionali. L’avviso è anche on line sul sito dell’Igea nella sezione “cessioni e vendite”.

I 55 lotti, su un totale di beni Igea superiore a 3.500 unità, saranno venduti tramite gara e le domande di partecipazione, insieme alle relative offerte economiche, dovranno essere presentate all’Igea e pervenire entro e non oltre il 25 luglio prossimo. Si tratta di beni “non strategici” e non funzionali all’attività caratteristica della società, in quanto Igea si occupa del mantenimento degli obblighi di legge legati ai siti minerari e di bonifica dei territori. La società procede dunque nel percorso di risanamento avviato dall’attuale Giunta, anche grazie all’azione dell’Assessorato dell’Industria, e punta a raggiungere l’equilibrio economico e finanziario.

La vendita del patrimonio è considerata, da questo punto di vista, uno strumento importante nel riassetto patrimoniale stabilito nel Piano Industriale 2015-2017 approvato dalla Giunta con la Deliberazione n. 34/19 del 7 luglio 2015. Non esiste alcun rischio di speculazione, assicurano la Regione e l’Igea, perché il sistema di autorizzazione urbanistica e paesaggistica è molto rigido e, di conseguenza, costituisce una garanzia per tutti, sia sotto l’aspetto della corretta tutela del territorio che per la salvaguardia degli ecosistemi.

Miniera Monteponi 1 copia

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Elisabetta Falchi 2

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha approvato una delibera che fissa le nuove direttive regionali in materia di organizzazioni di produttori (OP) non ortofrutticoli. L’obiettivo è favorire le aggregazioni dei produttori per rafforzare il tessuto economico e migliorare la competitività delle filiere agroalimentari.
«Con questa delibera – spiega l’assessore Falchi – stiamo dando attuazione al decreto ministeriale dello scorso marzo, che a sua volta ha recepito il Regolamento comunitario 1308/2013 in materia. In Sardegna le organizzazioni di produttori riconosciute attualmente a livello regionale in tutti i settori, ad eccezione di quello ortofrutticolo e olivicolo, sono in totale 28».

Ma, in virtù dei parametri fissati a marzo dal ministero delle Politiche agricole e forestali, «l’obiettivo è quello di favorire il percorso di aggregazione, che può avere conseguenze favorevoli su molte filiere agroalimentari regionali». «L’elevata frammentazione del nostro tessuto imprenditoriale, infatti, verrebbe assimilata nell’aggregazione commerciale di diversi soggetti aziendali che riescono meglio a governare il mercato, tutelare il reddito delle imprese agricole, e al contempo, garantire prodotti rispettosi dell’ambiente e sicuri per il consumatore».
Parametri bassi per creazione nuove OP. Il decreto del Mipaaf ha previsto per i vari settori una serie di parametri base molto bassi per quanto attiene al numero di soci e al valore della produzione commercializzata (VPC), «in modo da non penalizzare particolari aree territoriali con tessuti produttivi deboli e pregiudicare la loro costituzione in OP», aggiunge Elisabetta Falchi. Alle Regioni è però lasciata «la facoltà di fissare parametri diversi». E questo ha fatto la Sardegna, che «si è attenuta ai valori fissati dal Mipaaf per i settori nei quali non si sono ancora costituite Op, in modo da favorire la loro nascita e per altri in cui i percorsi di concentrazione dell’offerta sono ancora in fase di avvio».
«Per altri settori, come il lattiero caseario ovino e quello bovino da latte – sottolinea ancora Elisabetta Falchi – i parametri sono stati innalzati per spingere le imprese nella direzione dell’aggregazione: per esempio, per il comparto ovino abbiamo voluto stabilire criteri che favoriscano il raggruppamento delle organizzazioni di produttori esistenti in soggetti più forti». In questo momento, le organizzazioni di produttori riconosciute nel settore del lattiero caseario sono 11: 1 con un VPC dichiarato tra i 2 e i 3 milioni, 8 con VPC tra 3 e 11 milioni e solo 1 oltre i 25 milioni. «Strutture produttive con valori di fatturato tali – dice ancora Elisabetta Falchi – non sono in grado di dotarsi di strutture commerciali e di marketing abbastanza forti da posizionare i loro prodotti sui mercati esteri, primaria destinazione di vendita dei nostri formaggi.»
Inoltre, «un maggior numero di organizzazioni di produttori renderebbe più facile la programmazione e la diversificazione dei prodotti mediante l’ottimizzazione delle linee di produzione esistenti». «Per fare un esempio, infatti, le cooperative che adesso producono esclusivamente pecorino romano e non hanno possibilità di produrre altri tipi di formaggio, potrebbero allargare la propria gamma di produzioni grazie al lavoro congiunto con altri caseifici». L’adeguamento delle organizzazioni già riconosciute alle nuove direttive sarà possibile entro il febbraio 2017. Per le nuove organizzazioni di produttori, le attività di accertamento e riconoscimento verranno compiute dall’Agenzia LAORE, mentre i controlli successivi sulla permanenza dei requisiti previsti saranno effettuati come in passato dall’Agenzia Argea.

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Claudia Firino 3

L’assessore regionale della Pubblica Istruzione, Claudia Firino, ha espresso nel corso dell’audizione nella II commissione consiliare «soddisfazione e pieno sostegno» all’iniziativa tendente a predisporre un testo unificato per il varo di norme ad hoc per l’insegnamento della lingua sarda nelle scuole. Il compito di fare sintesi delle proposte di legge presentate sul tema (la proposta di legge 36 “Legge regionale per l’insegnamento della storia, della cultura e della Sardegna nelle scuole”; la proposta di legge 167 “Norme volte a incentivare l’insegnamento della lingua sarda nelle scuole di ogni ordine e grado della Regione. Modifiche e integrazioni alla legge 15 ottobre 1997 n. 26”; la proposta di legge 228 “Norme per la tutela, ufficializzazione e promozione della lingua sarda e delle altre varietà linguistiche della Sardegna”) è affidato alla sottocommissione composta dai consiglieri Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia), Stefano Tunis (Fi) e Mario Tendas (Pd) che ha come testo “base” quello sottoscritto da 33 consiglieri, appartenenti a tutti i gruppi presenti nell’assemblea sarda e di cui è primo firmatario il consigliere Paolo Zedda (proposta di legge n. 167).  Lo stesso Zedda ha sommariamente illustrato i principi e gli obiettivi della proposta di legge che modifica la normativa regionale (legge n. 26 del 1997) e tiene conto della legge quadro nazionale (legge n. 482 del 1999) prevedendo l’inserimento della lingua sarda nelle scuole di ogni ordine e grado, anche come strumento veicolare in tutte le discipline del curricolo. La proposta di legge 126 punta inoltre, nel rispetto dell’autonomia scolastica, ad un efficace strumento di coordinamento delle attività e pone in capo all’istituendo osservatorio funzioni di supervisione e monitoraggio delle azioni intraprese. Ai commi 6 e 9 dell’articolo 5 della proposta di legge 167 si definisce in quale forma la lingua sarda debba essere impiegata nell’insegnamento, nella sua forma orale e scritta. Si prevede, quindi, che l’insegnamento avvenga «a cominciare dalla lingua parlata nella comunità di appartenenza e la Regione definisca un indirizzo in riferimento alla produzione dei testi scritti in lingua sarda da destinare alle scuole, promuovendo la standardizzazione grafica delle lingua».

Paolo Zedda ha inoltre auspicato integrazioni con altre proposte di legge, in particolare quelle sul canto a tenores, le launeddas, la tradizione orale e le televisioni locali, mentre l’assessore Claudia Firino, nel corso del suo intervento, ha posto l’accento sull’istituzione di un registro per docenti e operatori al fine di garantire le relative certificazioni linguistiche sulla base di precisi standard europei.   

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Maria Grazia Piras 1

Il primo metano potrebbe essere distribuito nelle case dei sardi entro due anni. Ne è convinta l’assessore all’Industria Maria Grazia Piras che nel pomeriggio ha illustrato il Piano energetico regionale alla commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale. «E’ più di una possibilità – ha spiegato Maria Grazia Piras – ma occorre che Governo e Regione firmino al più presto il Patto per la Sardegna e, a livello nazionale, venga fatta chiarezza sulle norme per la costruzione dei depositi costieri di GNL».

Maria Grazia Piras, accompagnata dal coordinatore del Piano energetico regionale Alfonso Damiano e dai funzionari dell’assessorato, ha confermato l’importanza strategica del metano per lo sviluppo dell’Isola. «La scelta dei depositi costieri di Gas naturale liquido ha un obiettivo preciso: dare il metano ai sardi in tempi rapidi e a prezzi uguali rispetto a quelli praticati in altre regioni – ha affermato l’assessore dell’Industria – il metano, inoltre, è  uno strumento imprescindibile per arrivare all’obiettivo della riduzione del 50% delle emissioni di Co2 entro il 2030».

L’assessore ha poi illustrato i termini della contrattazione in atto con il Governo Renzi: «Chiederemo di creare una dorsale sarda per la distribuzione del metano, un rete nazionale che applichi le tariffe standard. Alla Sardegna, però, considerato il sistema di approvvigionamento, chiediamo che venga riconosciuto un bonus nel caso di oscillazione dei prezzi».

Rispondendo alle domande di alcuni consiglieri, Maria Grazia Piras ha ricordato che la Regione ha appaltato da alcuni anni 38 reti di bacino per la distribuzione del metano. «Alcune sono a buon punto, in altri casi c’è stato un rallentamento dovuto alle difficoltà per il rilascio delle autorizzazioni».

L’assessore si è poi soffermata sugli altri obiettivi strategici del Piano energetico regionale che è stato illustrato nei dettagli dal coordinatore Alfonso Damiano. «Uno dei pilastri è rappresentato dagli interventi di efficientamento energetico per il settore pubblico, un investimento di 69 milioni di euro che innesterà processi virtuosi».

«Il Piano, in linea con gli indirizzi nazionali ed europei, persegue obiettivi ambiziosi – ha detto Alfonso Damiano – tra questi l’abbattimento, entro il 2030, delle emissioni di Co2 associate ai consumi del 50% rispetto ai valori registrati nel 1990; la sicurezza energetica; la creazione di un sistema integrato “intelligente”; l’aumento dell’efficienza e del risparmio energetico e la promozione della ricerca. «Abbiamo elaborato il Piano con un proiezione sino al 2030 – ha concluso Alfonso Damiano – questo ci consente di individuare le azioni prioritarie. In ogni caso ci sarà un costante monitoraggio. Se le azioni scelte dovessero fallire andranno adeguate. Il Piano avrà bisogno di un ceck up continuo».  

La Commissione, nelle prossime settimane trasmetterà alla Giunta il proprio parere di competenza.

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«Mentre il Consiglio discute della ASL unica, nelle ASL attuali è in corso una lotta all’ultimo sangue per presidiare le posizioni più appetibili. L’assessore Luigi Arru pensi a come fermare questa vergogna, che non ha nulla a che fare con la salute delle persone». Lo afferma il coordinatore regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa.

«L’obiettivo della ASL unica è quello di razionalizzare un sistema al collasso, funzionale a tutto meno che a curare le persone e a fortissimo rischio di collasso. In una situazione del genere ci si aspetterebbe uno forzo corale da parte di tutti, soprattutto da parte di chi ha incarichi di responsabilità. Invece si assiste alla corsa agli incarichi e alle posizioni organizzative, così da mettere davanti al fatto compiuto chi avrà il gravoso compito di dirigere e mettere a regime il nuovo soggetto che avrà in mano l’intera sanità isolana – aggiunge Michele Cossa -. Se la Giunta non interviene subito e in modo drastico si rischia di riportare nell’intero sistema sanitario sardo il medesimo grande pasticcio che questa amministrazione è riuscita a fare con fusione dell’ospedale Brotzu, un processo che poteva dare eccellenti risultati ma che è stato fatto male, in fretta e senza davvero pensare a razionalizzare e integrare i diversi ospedali. Una fusione che sembra fatta solo per raggiungere gli obiettivi sulla carta, senza anima, attenta solo agli aspetti formali e burocratici.»

Il risultato è stato quello di trasformare in un disastro il più importante presidio ospedaliero della Sardegna. Non vorremmo che anche la Asl unica fosse fatta con lo stesso spirito. L’assessore fermi subito nomine, promozioni e attribuzioni di incarichi. In ogni caso – conclude Michele Cossa – presenteremo un emendamento che azzererà tutti gli incarichi conferiti dai commissari in questo periodo di tempo.» 

Michele Cossa

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Domani, mercoledì 25 maggio, dalle 9.30, l’aula magna della facoltà di Ingegneria e architettura – piazza D’Armi – ospita il workshop internazionale “Future Challenges in Cyber Crime and Cyber Terrorism Research: the CyberROAD perspective”. Curato dagli specialisti del dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’ateneo di Cagliari, diretto da Fabio Roli, l’appuntamento chiude il progetto CyberROAD, finanziato dalla Commissione Europea e finalizzato alla creazione di una roadmap delle priorità di ricerca nella lotta contro i crimini informatici e la sicurezza del cittadino in rete.

«Il progetto vuole indentificare i problemi del contrasto al cyber crimine e al cyber terrorismo e delineare una strategia atta a predisporre interventi efficaci nella ricerca e nella sfida ai fenomeni di cyber sicurezza di recente formazione. Prioritario – spiega il professor Roli, ordinario di Sistemi di elaborazioni delle informazioni – è tracciare un quadro socio-politico, legale e economico nei quali i fenomeni dell’illegalità digitale sono di più rapida diffusione, per prevenire e combattere alla radice il cyber crimine». Inoltre, il progetto CyberROAD si focalizza sull’individuazione delle debolezze della ricerca e nell’identificazione delle sue priorità «in modo da svolgere un ruolo proattivo e anticipare i fenomeni di criminalità in rete». Il Consorzio internazionale CyberRoad comprende esperti di atenei, aziende pubbliche e private, enti, istituti finanziari, economici e bancari di statura mondiale.

Nel corso dell’evento viene presentata la research roadmap connessa al progetto con una sintesi dei risultati ottenuti dai due progetti gemelli CAMINO e COURAGE. Apre i lavori Fabio Roli, a seguire gli specialisti Enrico Frumento (Politecnico, Milano), Piotr Kijewski (Kghm, Varsavia), Jart Armin (CyberDefCom, Londra), Ben Brewster (Sheffield Hallam University, GB), Michele Colaianni (Università di Modena e Reggio) e Jens Grossklags (Penn State University, Pennsylvania-Usa).

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Assessorato regionale della Sanità 6 copia

Il consigliere regionale del Pd Rossella Pinna chiede che la Giunta e l’assessore della Sanità trovino le giuste soluzioni atte a favorire lo scorrimento delle graduatorie concorsuali ancora valide, il loro utilizzo in tutto il territorio regionale e la stabilizzazione dei precari mediante concorso.

Con due successive note, l’ultima del 12 maggio scorso, inviate all’assessore alla Sanità, Luigi Arru, il consigliere regionale del Pd, Rossella Pinna, evidenzia, ancora una volta, le note problematiche relative al personale delle Aziende sanitarie locali della Sardegna ed in particolare la situazione degli idonei nei concorsi pubblici banditi dalle Asl della Sardegna e il blocco delle assunzioni.

«Sarebbe drammatico il perdurare del blocco del turn-over – spiega Rossella Pinna – perché oltre a  mortificare l’offerta sanitaria o compromettere il mantenimento della qualità dei livelli essenziali di assistenza, di fatto paralizza il ricambio generazionale, nuove energie di cui il sistema sanitario ha urgente bisogno.

Ho inteso rappresentare, tra l’altro in uno dei settori più colpiti dalla precarietà, la fatica del personale in servizio sottoposto a pesanti turni di lavoro e le istanze degli operatori che, in qualità di idonei nei concorsi pubblici banditi dalle Asl della Sardegna, aspirano a ricoprire gli incarichi nelle diverse categorie professionali per le quali hanno concorso, e che vedono sfumare le loro legittime aspettative a causa di graduatorie, ancora valide sulla carta, ma di fatto congelate e pressoché inutilizzate.

Pur concordando sulla necessità di ridurre i costi della sanità regionale, le soluzioni non possono esaurirsi o risolversi in meri atti di contrazione della spesa sul personale, a discapito della qualità dei servizi sanitari o della caratterizzazione del personale che vanno ben oltre una semplice voce di bilancio, ma che rappresentano una “garanzia” per la salute dei cittadini.

«In tale contesto – conclude Rossella Pinna – l’obiettivo è arrivare quanto prima all’avvio delle assunzioni per il superamento del precariato e del turnover, con azioni concrete non più procrastinabili, né risolvibili con soluzioni “tampone” che paradossalmente finirebbero per vanificare le conseguenze delle attuali e rigorose misure adottate.»

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NO DROGA_OLBIA_2

Contrastare l’uso dilagante di sostanze stupefacenti di qualsiasi tipo senza alcuna distinzione, dalle droghe cosiddette“leggere” a quelle cosiddette “pesanti”, dall’abuso di antidolorifici e farmaci, fino all’abuso di psicofarmaci, antipsicotici e ansiolitici che oggi sembrano la panacea per la soluzione di tutti i problemi quotidiani, causa di tanto stress e ansia per tantissime persone.

E’ questo lo scopo che anima tutti i giorni l’azione dei volontari della Fond, su tutto il territorio della Sardegna, li vede impegnati in una campagna capillare di prevenzione, attraverso l’informazione, sulle conseguenze causate dall’abuso di queste sostanze.

Grazie alla costante azione dei volontari, che non si ritirano neanche davanti a spacciatori e consumatori incalliti, e con la preziosa collaborazione di migliaia di commercianti in numerosi comuni, gli opuscoli “La verità sulla droga” stanno diffondendo ovunque il messaggio di vivere liberi dalla droga.

«Le droghe privano la vita delle gioie e delle sensazioni che sono comunque l’unica ragione di vivere», così stigmatizzava la droga il filosofo e umanitario americano L. Ron Hubbard, e i volontari condividendo appieno questo concetto, con la loro azione fanno di tutto per strappare da questo flagello le nuove generazioni.

Questa settimana i comuni interessati sono Olbia, Budoni e Monastir, mentre a Cagliari prosegue, per la terza settimana consecutiva, la distribuzione nelle palazzine di Is Mirrionis, quartiere dove spacciatori e consumatori sono una tristissima realtà, infine saranno centinaia gli opuscoli che verranno diffusi nei negozi del centralissimo largo Carlo Felice.

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Vittorio Randazzo.

Vittorio Randazzo.

«Ci troviamo in una situazione molto difficile soprattutto a causa della mancanza di liquidità e chiediamo alla commissione di favorire il dialogo con l’assessorato e le Asl, che per quanto ci riguarda abbiamo sempre cercato.»

Lo ha dichiarato il direttore dell’Aias, Vittorio Randazzo, nel corso di un’audizione davanti alla sesta commissione (Sanità-Politiche sociali) presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi) sulle complesse problematiche della società.

«Abbiamo un arretrato molto consistente nei pagamenti delle nostre prestazioni – ha ricordato Randazzo – che riguarda il saldo del 2015 e la parte corrente di quest’anno e, al momento, sono cinque mesi che operiamo senza una copertura contrattuale ricorrendo ad anticipazioni bancarie per fare fronte ai costi della gestione, ma ci stiamo avviando verso un piano inclinato: l’ultimo stipendio pagato risale allo scorso novembre ed ora anche le banche stanno assumendo un atteggiamento piuttosto rigido che rende ancora più problematica la nostra attività.»

Il direttore dell’Aias (42 strutture sul territorio regionale, circa 1.000 dipendenti), nel ribadire alla commissione la volontà dell’azienda di ripristinare un quadro complessivo di relazioni corrette con la Regione e le Asl, ha manifestato anche la disponibilità a risolvere attraverso una transazione sia un vecchio contenzioso (arrivato a sentenza) con le disciolte Usl con cui è stato riconosciuto un credito di 2.6 milioni oltre gli interessi, che uno più recente e relativo alle Rsa (Residenze sanitarie assistite), ancora aperto e con una udienza fissata per il prossimo 8 giugno.

Quanto alle relazioni sindacali, Vittorio Randazzo ha ricordato che sono solo tre le sigle firmatarie del contratto Aias, quindi abilitate a rappresentare «una posizione comune dei lavoratori», mentre altre componenti esprimono l’orientamento dei propri iscritti.

Dopo la relazione del direttore dell’Aias si è sviluppato all’interno della commissione un dibattito (hanno preso la parola il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, Giorgio Oppi dell’Udc, Michele Cossa dei Riformatori, Rossella Pinna del Pd, Luca Pizzuto di Sel ed il capogruppo del Pd Pietro Cocco) sull’opportunità o meno di predisporre una risoluzione della stessa commissione sull’argomento. La posizione condivisa, alla fine, è stata quella di acquisire in tempi brevissimi tutti gli elementi conoscitivi necessari, come ha sintetizzato il presidente Perra, «per arrivare ad una soluzione concreta nell’interesse dei lavoratori e dei pazienti».

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14 consiglieri del centrosinistra questa mattina hanno presentato una mozione urgente in Consiglio regionale, con la quale dicono «No alla chiusura della Scuola di polizia a cavallo di Foresta Burgos. La Giunta regionale insista con il Governo nazionale per scongiurarne la soppressione». «La paventata chiusura della Scuola di Polizia rappresenta un colpo durissimo a un territorio che soffre una drammatica crisi sociale e occupazionale – afferma Daniele Cocco, capogruppo di Sel e primo firmatario della mozione – da una parte si parla di lotta allo spopolamento e dall’altra si cancellano i rari presidi dello Stato nelle zone interne».

La Scuola di Polizia a cavallo di Foresta Burgos venne istituita nel 2004 dal ministero degli Interni. Per la realizzazione delle opere furono impegnati 15 milioni di euro di fondi europei destinati al Piano nazionale di sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno. La Scuola, costruita su un’area di 24 ettari e dotata di un maneggio al coperto e 150 posti letto, venne inaugurata nel 2011. «Era la risposta dello Stato all’escalation della violenza nelle zone interne, alle minacce e agli attentati subiti dagli amministratori pubblici sfociati nel 2004 nell’uccisione del padre del sindaco di Burgos Pino Tilocca – ricorda Cocco – ad appena cinque anni di distanza si decide di chiuderla. Un provvedimento inaccettabile per i comuni del Goceano che avevano scommesso sull’iniziativa. Senza la Scuola il territorio dovrà dire addio alla possibilità di creare posti di lavoro durevoli nei settori dell’accoglienza, dei servizi e della manutenzione oltre a quelli dell’indotto».

I firmatari della mozione chiedono per questo uno sforzo ulteriore alla Giunta nel confronto con il Governo: «Francesco Pigliaru ha dimostrato sensibilità – prosegue Cocco – ora serve un tentativo ulteriore per convincere l’esecutivo nazionale. Ancora una volta la Sardegna viene penalizzata: tra le due scuole presenti in Italia, l’altra si trova a Ladispoli, si è deciso di sopprimere la nostra».

La mozione del centrosinistra non si limita però al mero “rivendicazionismo”. «Se la decisione dovesse essere confermata – conclude Daniele Cocco – la questione dovrà essere portata immediatamente all’attenzione del Consiglio. Serve un serio progetto di riqualificazione per evitare che la struttura vada in malora. Il rischio è che un immenso patrimonio vada disperso».