24 November, 2024
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Sciola Venezia Pinuccio Sciola al Festival Jazz 1

Per Pinuccio Sciola 

Estraggo dal mio recente Un delitto fatto bene, il ricordo di una delle  numerose gesta di Pinuccio Sciola.  

Eravamo a Venezia nell’ottobre 1976 per il tema “ambiente come sociale” e Sciola aveva preteso e ottenuto  che l’inserimento dell’esperienza di Paese Museo in quella sezione non dovesse essere la semplice esposizione del materiale audiovisivo, dei murales e delle sculture. «A Venezia bisogna andarci fisicamente, spiegare, mostrare. E non solo con le opere ma con le persone che hanno fatto quelle opere e ci vivono accanto», aveva detto con quel tono che conoscete. «Il decentramento va difeso. Se Venezia non viene in Sardegna, la Sardegna va a Venezia».

E ci aveva trascinati tutti. La Biennale era stata quasi costretta a inserire ufficialmente le esperienze artistiche sarde nel programma, a fare un manifesto, a stilare un comunicato stampa: «La Sardegna porterà nei campi di Venezia una sintesi delle attività culturali che attualmente sono in fermento e che tendono sia al recupero di una cultura da sempre condizionata e oppressa, sia a rappresentare la sintesi di momenti culturali, sociali, politici della Sardegna d’oggi».

Su quattro camion solcano il Tirreno sculture e prodotti artistici, allestimenti scenici, complessi corali, gruppi di teatro gestuale e dialettale, con in testa quelli di San Sperate, suonatori di launeddas, cantori. Un’ottantina di persone, tutti partiti alla disperata, fra cui Leonardo Sole, Mauro Deledda, Lorenzo Puxeddu, Gianfranco Pintore.

Il primo giorno tutto si era svolto in Campo Santa Margherita. Il rione popolare reagisce con ammirato stupore alla contaminazione sarda della piazza: paesaggio sardo rapinato e degradato, canne, cadaveri scolpiti nel legno, impiccati che penzolano dagli alberi, morti bianche, morti di miniera, morti di emigrazione, morti da militarizzazione, morti da inquinamenti; canti, poesie, azioni gestuali, la musica delle launeddas, rappresentazioni teatrali…

Fortissima emozione, successo… Ma qualcosa non va. Sciola alza la voce. «La cultura sarda carica di problemi qui rischia di restare come in un museo. Ci hanno messi in un ghetto, occorre uscirne, andiamo a piazza San Marco. Lì passano tutti, lì lo scontro vero con la nuova cultura sarà inevitabile». Trasportare tutto in vaporetto, discussioni con i vigili: «Non avete il permesso». Ma la Biennale si muove e i cadaveri e le canne si posano nella piazza. Reazioni indescrivibili. Tutti si fermano. Stupore, ammirazione, pensieri angosciosi. Troppo crude quelle morti, quelle sofferenze. Troppo belle, troppo universali per essere solo sarde. «Venezia è marcia, nell’acqua c’è cromo e mercurio, sono anche cadaveri veneziani – grida Sciola -. Bisogna essere rudi per rompere l’incantesimo, questo isolamento che chiamano decentramento – commenta Sole – non siamo più isolati, come inquinamento siamo alla pari. La lezione è tutta qui. In questa rottura, in questa smagliatura…». Viene distribuito un ciclostilato.

«Siamo a Venezia come sardi. I cadaveri che vedete sono l’immagine della nostra realtà presente e della vostra realtà futura. Sono l’immagine della disgregazione economica, sociale, culturale, del popolo sardo, colpito a morte nell’indifferenza generale. Per l’italiano medio la Sardegna è l’isola del silenzio non perché siamo già morti, ma perché nessuno sente o vuol sentire. Il modo migliore per non far sentire è quello di mitizzare una realtà inquietante proiettandola fuori del tempo e dello spazio. A questo scopo serve egregiamente il folklore. I panni colorati del folklore nascondono la deportazione di settecentomila sardi, la distorsione dell’economia attraverso l’impianto di una monocultura petrolchimica che ha soffocato il sistema produttivo dell’isola; la trasformazione della Sardegna in un’immensa base militare Nato, duecentomila ettari sottratti ad agricoltura, pastorizia, pesca, turismo; il terrorismo culturale applicato sistematicamente nelle nostre scuole contro la lingua e la cultura sarda; le nostre Seveso sono il gruppo Sir-Rumianca, l’Anic-Montedison, la miniera di Funtana raminosa che ha inquinato il Flumendosa, la superporcilaia della Planargia, la base atomica de La Maddalena…».

La sera, in Campo Santa Margherita, prima di Parliamo di miniera della mia vecchia Cooperativa Teatro di Sardegna, Lorenzo Puxeddu canta la sua poesia: «… Ischìdadi Sardigna! / Assutta sas lacrimas uddidas / de sos fizos tuos isuliadus / fattu ’e su mundu…».

Prima di ripartire si era andati a venti chilometri dalla città per un convegno nazionale sul decentramento culturale. La Sardegna avava chiesto spazio per un intervento e Pinuccio aveva parlato. Poco. Ma non si era levata coppola. 

La scomparsa di questo gladiatore culturale è una perdita commisurata al bisogno enorme che Italia e Sardegna hanno di fecondare il terreno lasciato incolto dalla delittuosa gestione culturale dell’intero Paese. Cantarne la scomparsa però non serve se non si tessono le lodi anche dei protagonisti meno noti di lui, se non si mette a fuoco, oltre alla sua arte,  la sua preziosa natura di operatore culturale. Una figura presente ancorché poco visibile in Sardegna, terra attraversata e animata non solo allora da una foltissima schiera di artisti e intellettuali atipici, una rete con maggiore presa sulla massa giovanile di altre componenti politiche e sociali. Onorarli di una maggiore attenzione è il miglior elogio della missione culturale di Pinuccio Sciola.

Mario Faticoni

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La Sardegna piange la scomparsa del grande artista Pinuccio Sciola. Nato a San Sperate il 15 marzo 1942, Pinuccio Sciola si è fatto conoscere ed apprezzare in tutto il mondo, prima per i murales realizzati a San Sperate, poi per le sue sculture sonore.

Pinuccio Sciola ha iniziato a lavorare nel 1959, a soli 17 anni, da autodidatta, partecipando ad una mostra concorso per studenti e vincendo una borsa di studio che gli permise di frequentare l’Istituto d’Arte di Cagliari. Ha frequentato poi il Magistero d’arte di Firenze e l’Accademia Internazionale di Salisburgo. Nella seconda metà degli anni ’60 ha frequentato l’Università della Moncloa a Madrid ed ha avuto esperienze a Parigi e a Città del Messico. Ha esposto nella più grandi rassegne d’arte nazionali e internazionali.

Nel 1996 ha scoperto e valorizzato la musicalità della pietra. Ha realizzato opere che sono state esposte, oltre che in Italia, in Germania, Spagna, Ungheria, a Cuba, in Cina e in tanti altri paesi.

Nel 2013 ha partecipato, con le sue opere e la sua musica, al festival internazionale “Ai confini tra Sardegna e Jazz”. Le sue opere sono veri e propri strumenti musicali e fonte di ispirazione per artisti, musicisti e compositori.

Pinuccio Sciola al Festival Jazz 2Pinuccio Sciola 1Pinuccio Sciola 2 Pinuccio Sciola 3 Pinuccio Sciola 4 Pinuccio Sciola 5 Pinuccio Sciola 33 Pinuccio Sciola al Festival Jazz 1

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Ospedale Civile di Cagliari

Il San Giovanni di Dio riapre le sue porte sabato 14 e domenica 15 maggio (dalle 9.00 alle 20.00, orario continuato) per Monumenti aperti. Dopo lo strepitoso successo dell’anno scorso (con le oltre 15mila presenze), i cagliaritani potranno ammirare ancora una volta i suggestivi sotterranei e i tesori dell’Ospedale Civile.

 Per la prima volta quest’anno, come ha spiegato il commissario straordinario dell’Aou, Giorgio Sorrentino, sono gli studenti che diventano “padroni” dell’ospedale. I ragazzi di due scuole medie (via Piceno-istituto comprensivo Santa Caterina di Cagliari e Rosas-Istituto comprensivo n. 2 di Quartu) faranno da “ciceroni” e illustreranno ai visitatori le bellezze del San Giovanni e dei suoi sotterranei. Una grande novità che assieme al progetto di alternanza scuola-lavoro elaborato con Imago Mundi, ha proprio l’obiettivo di valorizzare il Civile. «Non è un caso – spiega Sorrentino – che il nostro slogan di quest’anno sia: “San Giovanni di Dio, il Monumento della Salute”. Perché è qui, nell’ospedale più antico della città, che i cagliaritani hanno trovato e continuano a trovare un punto di riferimento». Ovviamente i ragazzi cureranno le visite guidate sotto la supervisione dell’Associazione dei dipendenti dell’Aou, Mariposa, vero motore delle iniziative culturali al San Giovanni.

Sabato e domenica sarà proiettato ogni quindici minuti il cortometraggio “Quello che c’era”, che racconta la storia dei sopravvissuti ai bombardamenti del 1943 su Cagliari: furono centinaia i cagliaritani che si salvarono proprio grazie ai sotterranei del San Giovanni di Dio. Il documentario è frutto di un grande lavoro di Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari, del Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Cagliari e degli studenti del Gruppo C-nema del laboratorio audiovisivo (coordinato dal regista Marco Antonio Pani) all’interno dell’insegnamento dei linguaggi del Cinema, della Televisione e dei New Media, del prof. Antioco Floris. Protagonisti assoluti i due testimoni, Mario Seguro (88 anni) e Mariano Frongia (78), che si sono salvati proprio grazie al San Giovanni e ai suoi sotterranei. Un racconto emozionante quello di Seguro e Frongia, che fanno rivivere le terribili giornate del 1943, quando Cagliari fu completamente rasa al suolo dagli aerei alleati. Un cortometraggio che parla di un pezzo di storia della città ma che è anche memoria per le future generazioni. Il cortometraggio è stato realizzato dagli studenti del primo anno di Scienze della Comunicazione Francesco Campus, Jaime Cocco Ciboddo, Giuseppe Lai, Cristina Marci, Silvia Marci, Francesca Murgia, Luca Palmieri, Francesca Pili, Francesca Salis, Dafne Satta, Alessio Simbula, Bruna Francesca Sini.

Nella due giorni di Monumenti aperti sono tre gli appuntamenti musicali. Sabato 14, alle 17.00, si esibirà nella hall del San Giovanni di Dio,  il coro polifonico di Sinnai S’Addura. Domenica 15 due appuntamenti: alle 11.00, esibizione del gruppo Cuncordia a Launeddas; alle 11.45 nella Cappella del San Giovanni di Dio l’orchestra della scuola media a indirizzo musicale Rosas di Quartu, pluripremiata a livello nazionale: i giovani musicisti prodigio proprio ieri hanno sbaragliato le altre orchestre al concorso nazionale di Trento. Domenica alle 17.00 si esibirà il coro polifonico Cantores Mundi. Infine, nella due giorni sarà visitabile la mostra di piante officinali disegnate ad acquarello dell’artista sarda di fama internazionale Elisabetta Mura.

 

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Bob Log III al Karel Music Expo (Cagliari - 3 ottobre 2015) 3Bob Log III (s) Bob Log III al Karel Music Expo (Cagliari - 3 ottobre 2015)

Già protagonista, lo scorso ottobre, del set di chiusura del nono Karel Music Expo, il “festival delle culture resistenti” ideato e organizzato dalla cooperativa Vox Day, sabato (14 maggio) ritorna a Cagliari Bob Log III per una serata, con inizio alle 22,30, al Fabrik, il locale in via Mameli (al civico 216), all’insegna della sua elettrizzante miscela di blues e rock’n’roll.

Nelle sue stravaganti e coinvolgenti performance, condite di gag e siparietti, il chitarrista americano indossa una tuta blu e un casco da pilota con una visiera scura che gli offusca il viso e alimenta la patina di mistero che l’accompagna. Una cornetta di telefono montata al centro della visiera funge da microfono permettendogli di cantare (e parlare al pubblico), con voce filtrata e distorta, e di avere mani e piedi liberi per suonare contemporaneamente, da autentico one-man band, chitarra, cassa e piatto di batteria.

  

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Sono 7 i siti che San Giovanni Suergiu apre sabato 14 e domenica 15 maggio aderendo per il settimo anno consecutivo a Monumenti aperti.

Il comune di San Giovanni Suergiu grazie all’impegno dei volontari apre al pubblico 7 tra le sue bellezze storiche ed ambientali.

Saranno visitabili: la Necropoli di Is Loccis Santus con le sue 13 sepolture a Domus de Janas; i Medaus: agglomerati che si trovano in tutto il territorio di San Giovanni Suergiu che in genere prendono il nome dalla famiglia insediatasi per prima, S’arruga de Sa Cresia Beccia e Chiesa Romanica San Giovanni (Via Garibaldi): in quella che era la via del centro del paese si potranno rivivere momenti passati attraverso le usanze e le abitudini del “vicinato” e vedere i resti di  quella che fino al 1935 era la parrocchiale, le cui segnalazioni risalgono a 1341. L’antico borgo di Palmas Vecchio dove si può ammirare il murale rappresentante uno stralcio di vita realizzato dall’artista locale Gianni Loi come dono alla comunità per il 50° anniversario della nascita del paese. Infine, il Nuraghe Candelargiu, uno dei più imponenti complessi nuragici del territorio; il “belvedere” di Matzaccara, e le Saline, una delle più importanti case naturali per i fenicotteri.

Sono numerose le iniziative collaterali realizzate grazie alle associazioni presenti sul territorio renderanno ancora più godibile per i visitatori di tutte le età la due giorni di Monumenti aperti. Segnaliamo una esposizione di paramenti sacri e di oggetti sacri e una di documenti d’ archivio, delle visite guidate al sito di Matzaccara oltre ad infornate di pane e dolci sardi

San Giovanni Suergiu aderisce a Gusta la città un progetto grazie al quale molte attività ricettive e di ristorazione aprono nelle giornate di Monumenti Aperti per rendere più piacevole e apprezzabile la manifestazione.

I monumenti saranno visitabili gratuitamente, il pomeriggio di sabato dalle ore 16.00 alle ore 20.00 e la domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00.

Tutte le indicazioni relative ai singoli monumenti ed al territorio saranno reperibili presso l’InfoPoint di piazza IV Novembre che offrirà un servizio di orientamento e distribuzione del materiale informativo.

Il complesso delle saline è visitabile solo con servizio di guida che partirà dall’ingresso dell’area, sabato 14 Maggio ore 16.00-19, domenica ore 10.00-13.00 e 16-19.00.

Per la visita ai siti si consigliano abbigliamento e scarpe comode. Le visite alle chiese saranno sospese durante le funzioni religiose. È facoltà dei responsabili della manifestazione limitare o sospendere in qualsiasi momento, per l’incolumità dei visitatori o dei beni, le visite ai monumenti.

In alcuni siti la visita potrà essere parziale per ragioni organizzative o di afflusso.

Il programma completo e tutte le informazioni sui monumenti e sulle attività sono consultabili nei pieghevoli in distribuzione e sul nuovo sito della manifestazione www.monumentiaperti.com .

L’edizione 2016 è coordinata da Imago Mundi Onlus e soprintesa da un qualificato comitato scientifico promotore.

Non cambia la formula della manifestazione che punta a valorizzare siti spesso sconosciuti o inaccessibili in altre occasioni, affidando la narrazione del patrimonio storico artistico e naturalistico principalmente agli studenti, dalle scuole elementari all’università, che rappresentano l’80% circa dei volontari coinvolti.

Un lungo percorso, quello che riassume la storia di questa manifestazione che nata a Cagliari nel 1997, grazie all’iniziativa della Associazione Ipogeo e subito dopo di Imago Mundi, ha saputo coinvolgere numerose amministrazioni comunali. Se, infatti, nel 2001 ci fu la prima edizione “allargata” alla quale, oltre al capoluogo, parteciparono ufficialmente anche Alghero, Capoterra e Sanluri, da allora ad oggi sono 119 i comuni che, almeno una volta, hanno preso parte a Monumenti aperti.

Is Loccis Santus 0

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L’atleta dell’ASD Yama Arashi Dojo Club di Carbonia, Manuel Cani, 34 anni, è stato convocato nella nazionale italiana di Ju Jitsu per partecipare ai campionati europei Senior che si terranno il 4 e 5 giugno a Gent (Belgio), nella specialità NE WAZA categoria -100 kg.

«E’ un ottimo risultato siamo contenti di questa convocazione anche perché Manuel Cani è l’unico atleta sardo a partecipare agli europei – dice il maestro Amos Muscheri -. Ora tanto lavoro di rifinitura e preparazione per questa splendida avventura che arriva dopo i risultati più che soddisfacenti ottenuti nella coppa Sardegna svoltasi a Carbonia lo scorso 1 maggio, nella quale la Yama Arashi Dojo Club si è classificata al secondo posto, dietro solo alla Kaizen Dojo Rieti, terzo classificato lo Zen Club Livorno, quarta la Chickaramitzu Nuxis.

A sinistra il maestro Amos Muscheri, a destra l'atleta Manuel Cani.

A sinistra il maestro Amos Muscheri, a destra l’atleta Manuel Cani.

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Anteprima Jazz 2016

Mentre fervono i preparativi per la definizione completa della XXXI Edizione di Ai Confini tra Sardegna e Jazz, l’Associazione Culturale Punta Giara comunica che, a partire dal giorno 6 maggio 2016, è possibile prenotare e/o acquistare in prevendita gli abbonamenti e i biglietti per i concerti in cartellone (vedi sito internet www.santannarresijazz.it  cliccando sulle voci programma e ticket).

Come oramai da oltre 6 lustri, dall’1 al 10 settembre, a Sant’Anna Arresi nella consueta e affascinante cornice di Piazza del Nuraghe si esibiranno alcuni tra i più prestigiosi ensemble provenienti da tutto il mondo per rendere omaggio, in questa edizione, alla figura di uno dei capisaldi della musica contemporanea: Frank Zappa. Anche per il 2016, tenendo conto della grande e difficile situazione in cui versa il nostro territorio, l’Associazione Culturale Punta Giara mette in pratica, una politica di prezzi popolari atti a contenere i costi per l’ingresso ai concerti.

ABBONAMENTI

 

Interi

Ridotti

Ridottissimi

Dal 1 al 10 settembre*

110,00 euro

90,00 euro

50,00 euro

Dal 1 al 4 settembre

60,00 euro

40,00 euro

23,00 euro

Dal 6 al 10 settembre

70,00 euro

55,00 euro

30,00 euro

*il festival osserverà una giornata di riposo in data 5 settembre dai concerti di Piazza del Nuraghe, mentre restano confermate le attività collaterali per la stessa giornata. 

BIGLIETTI SENGOLA SERATA

 

Interi

Ridotti

Ridottissimi

Giorni 1-3-4-6-7-8 settembre

15,00 euro

10,00 euro

5,00 euro

Giorni 2-9-10      settembre

20,00 euro

15,00 euro

10,00 euro

Biglietti e abbonamenti si possono acquistare su prenotazione (senza diritti di prevendita) inviando una mail con i dati del richiedente, tipologia del biglietto, numeri dei biglietti, inviando il tutto al seguente indirizzo; comunicazione@santannarresijazz.it ; il ritiro potrà avvenire direttamente o presso la sede dell’Associazione Culturale Punta Giara (dal lunedì al venerdì ore 10.00-13.00 e 17.00-19.00) o il giorno del concerto presentandosi almeno un’ora prima dell’inizio al botteghino attiguo all’area dei concerti.

Per ulteriori informazioni, la segreteria di Ai Confini Tra Sardegna e Jazz risponde al numero telefonico 0781966102 e all’indirizzo di posta elettronica comunicazione@santannarresijazz.it.

Aggiornamenti, variazioni e/o integrazioni sono disponibili tutti i giorni sul sito www.santannarresijazz.it (sezione News).

*RIDOTTO si intende – persone con età superiore ai 65 anni, dietro presentazione del documento di identità e giovani con età compresa tra i 13 e i 18 anni, tesserati associazioni con indirizzo musicale e/o convenzionate con l’Associazione Culturale Punta Giara ed accompagnatori portatori di handicap.

**RIDOTTISSIMO si intende – studenti e giovani fino al 12° anno di età, dietro presentazione del documento di identità. Studenti dei conservatori, scuole pubbliche e private di musica, dietro presentazione di tessera scolastica. 

GRATUITO – portatori di handicap, dietro presentazione del documento di invalidità.

L’Associazione Culturale Punta Giara, sensibile, al grave dramma dei migranti, intende contribuire, attraverso la cultura musicale, a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema che vede il nostro territorio coinvolto e per questo, in collaborazione con i centri di accoglienza concederà in prima istanza a 6 giovani musicisti la possibilità di essere ospitati e di partecipare attivamente con l’Associazione Culturale Punta Giara a tutte le fasi organizzative della rassegna Ai Confini tra Sardegna e Jazz 2016.

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, sollecita chiarezza sull’inquinamento del mare a Buggerru. La consegna delle bandiere blu, riconoscimento internazionale della Foundation for environmental educational (Fee), a diversi centri rivieraschi, certifica che la qualità delle acque in Sardegna non ha rivali. Tra gli arenili da non frequentare c’è il tratto del lido di Fluminimannu, a Buggerru. Gianluigi Rubiu,sollecita chiarezza sulla classificazione delle spiagge.

«E’ il solito copione – sottolinea l’esponente centrista che presenterà un’interpellanza per invocare chiarimenti in merito al metodo di analisi delle acque e sugli enti competenti – a ridosso della stagione estiva, con  alcune dichiarazioni allarmanti che sollevano molti interrogativi. Una situazione che è stata già denunciata qualche anno fa con l’allarme di riversamenti fognari nel litorale delle spiagge di Buggerru e dintorni. Le opere effettuate hanno però messo a punto il sistema eliminando il pericolo di liquami – conclude Gianluigi Rubiu -. Ecco perché sarebbe necessario il coinvolgimento della Regione. E’ necessario, infatti, chiedere delle spiegazioni sulle istituzioni competenti in materia ambientale e sui campionamenti effettuati. Non vorremmo che con queste indagini venisse vanificato il lavoro di molti operatori turistici della costa del Sulcis Iglesiente».

Buggerru 64 copia

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Alcuni giorni fa i giudici del concorso Decanter World Wine Awards hanno comunicato i risultati della sessione primaverile delle degustazioni e i vini della cantina Siddùra di Luogosanto hanno vinto ben sei medaglie: l’oro al vino rosso Tìros, l’argento al Cagnulari Bàcco, e quattro bronzi per i tre Vermentini di Gallura, Spèra, Maìa e Bèru e per il blend Erema Limited Edition. Per la Cantina di Luogosanto, è il secondo oro vinto al Decanter World Wine Awards dopo quello ottenuto per il Vermentino Maìa nel maggio del 2013.

Il Decanter world wine awards, organizzato dal prestigioso magazine anglosassone Decanter, è unanimemente riconosciuto come una delle competizioni più prestigiose, sia per la quantità di cantine che vi partecipano, sia per la qualità della giuria chiamata a certificare la bontà dei vini: 244 giudici tra cui 69 maestri del mondo del vino, trenta maestri sommelier, molti scrittori del Decanter  come Jane Anson e Andrew Jefford sono arrivati a Londra per giudicare circa 16mila vini iscritti alla competizione internazionale durante cinque giorni di degustazioni alla cieca.

Secondo l’amministratore delegato di Siddùra, Massimo Ruggero, un fattore decisivo per i risultati raggiunti è rappresentato dal microclima ambientale, ideale, della vallata in cui crescono i vigneti. «Il valore aggiunto è rappresentato proprio dalle specificità climatiche della nostra zona. È il “terroir” di Luogosanto, insomma, a consentirci di produrre dei vini che sono poi in grado di affrontare delle competizioni di livello superiore, come il Decanter, e di vincere dei premi.»

«La nostra Isola – afferma Dino Dini, enologo della cantina gallurese – è oggi riconosciuta anche per il grande valore del proprio terroir, ideale per la coltivazione di varietà sia nazionali che internazionali, in grado di dar vita a vini di straordinaria struttura ed eleganza, al pari dei grandi Supertuscan. È per questo che Tìros, blend di uve Sangiovese e Cabernet Sauvignon, affinato in barriques di rovere per più di un anno, con la sua medaglia d’oro, può oggi fregiarsi di aver raggiunto il più alto gradino del podio a Decanter.»

Tiros Siddùra

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Rockwool 2 copia

Si è svolto questa mattina, all’assessorato regionale del Lavoro, l’annunciato incontro per l’esame della vertenza dei lavoratori ex Rockwool.

«L’incontro di questa mattina, fissato con l’assessore regionale al lavoro per discutere del futuro dei lavoratori Ex Rockwool non è stato certamente risolutivo – scrive in una nota Fabio Enne, segretario generale Ust Cisl del Sulcis Iglesiente -. L’assessore Virginia Mura si è dimostrata disponibile al dialogo e alle dovute verifiche, nel frattempo riteniamo doveroso non perdere un altro secondo utile. Pertanto nelle prossime ore chiederemo alla commissione consiliare competente per materia di fissare un’audizione con all’ordine del giorno la vertenza degli Invisibili. Se dovesse essere necessario, chiederemo ai consiglieri regionali commissari di stendere una proposta di legge a tutela dei lavoratori Ex Rockwool.»

«Non possiamo che ricordare che i 12 invisibili scontano un “peccato originale”, se così può essere definito, dovuto alla mancanza di stabilizzazione da parte della società madre, Rockwool, rispetto all’agenzia interinale. Siamo convinti che gli stessi, portino con se una dote e i requisiti per essere anche loro destinatari della stessa ricollocazione degli altri colleghi.   

Manteniamo la barra dritta sulla proposta, condivisa anche dal presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, che prevede l’assunzione dei dodici lavoratori ex Rockwool in Ati Ifras da gennaio 2017 e, in attesa, – conclude Fabio Enne – gli stessi verrebbero impiegati in attività lavorative temporanee in virtù dei vari progetti per le politiche attive del lavoro.»