Il comitato Uniti per la Salute di Iglesias chiede al Consiglio regionale la riclassificazione del CTO in presidio di I livello.
[bing_translator]
Il comitato Uniti per la Salute di Iglesias ha inviato una lettera appello al presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e a tutti i consiglieri regionali, con la quale chiede ancora una volta la riclassificazione dell’ospedale CTO di Iglesias in presidio di I livello, al pari dell’ospedale Sirai di Carbonia.
Nella lettera, firmata per il comitato da Paride Reale, si punta l’indice su «una gestione estremamente confusa della ASL 7» si definisce «inopinata e infausta l’azione del commissario della ASL 7 che crea un rischio clinico non sostenibile» e si chiedono alcune sostanziali modifiche della delibera del 2 febbraio 2016.
«La nuova proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera – si legge nella lettera – non riguarda invero solo la rete ospedaliera bensì esprime un’idea di riorganizzazione dell’assistenza che va ben aldilà della pur complessa distribuzione di letti e specialità nelle diverse aree della Sardegna. In realtà, per alcuni aspetti è chiaro che si tratta di una sorta di piano sanitario regionale che spazia dai DEA di II livello agli ospedali di comunità, visti come una evoluzione dell’assistenza primaria, che coinvolgono i medici di famiglia e quelli di continuità territoriale, insomma non un piano di razionalizzazione dei posti letto ospedalieri ma ben di più. Per altri aspetti è invece contrassegnato da un’incompletezza funzionale che ne mina le basi in misura rilevante, in quanto lascia irrisolto il problema dell’integrazione del precorso diagnostico terapeutico con quello socio-assistenziale successivo o almeno ne delinea le basi teoriche ma senza spiegare ne prevedere come questa dovrà realizzarsi nella pratica di tutti i giorni.»
«Interventi regionali di questa rilevanza debbono certamente riorganizzare i servizi, gli ospedali, etc., ma dovrebbero anche indicare e misurare i risparmi o, comunque, i livelli di spesa che si intendono raggiungere; non basta un semplice richiamo al contenimento della spesa, bisogna anche indicare dove si risparmia. Dal lunghissimo documento non emerge mai il riferimento alla spesa ed alla sua necessaria quantificazione in riduzione. Anzi, tutt’altro: nel documento si parla di potenziamento della presenza di personale medico specializzato (ma anche tecnico infermieristico) negli ospedali di comunità, case della salute ed altre strutture territoriali, che andrà a migliorare la qualità della assistenza.
L’esame del provvedimento lascia affiorare una serie di contraddizioni. Infatti, considerato il tentativo di dare oggettività alle scelte, non si spiegano i macroscopici errori come, ad esempio, l’attribuzione di un bacino di utenza all’ospedale di I livello di San Gavino pari a 150.000 abitanti (il Medio Campidano ha una popolazione complessiva di 103.000 abitanti). Sarebbe, inoltre, interessante, in merito, sapere quanti ricoveri provenienti dal resto dell’Isola vanno a San Gavino e quanti cittadini utenti del medio campidano vanno a Cagliari o ad Oristano. Quindi resta un po’ difficile da capire, giusto per fare un esempio, quali sono i 150.000 sardi dotati di tale incondizionata fiducia nel nosocomio di San Gavino.»
«La seconda, la Sardegna non è la Lombardia. Le peculiarità geografiche e demografiche dell’Isola rischiano di creare disparità di opportunità. In diversi punti del documento si cita, con molta sottigliezza, una presunta maggiore sicurezza che deriverebbe ai pazienti dalla chiusura o comunque dal ridimensionamento di piccoli ospedali con conseguente accentramento delle prestazioni negli ospedali più grandi che, avendo quindi numeri maggiori, sarebbero sempre più sicuri. Questo è un assunto che è sempre stato dato per scontato ma in realtà i dati del Programma Nazionale Esiti dell’Agenas non lo dimostrano affatto: anzi. Infine – conclude Paride Reale –, chiediamo di correggere la delibera e di modificare la classificazione dell’Ospedale CTO di Iglesias, prevedendo un Presidio di I livello. Chiediamo, altresì, che venga fermato lo scempio organizzativo in corso nella ASL 7.»
NO COMMENTS