Si è svolto oggi, al Lazzaretto di Cagliari, il convegno “Lavoro e Giustizia minorile: percorsi di inclusione”.
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Buone pratiche, ulteriori margini d’intervento, criticità. Si è analizzato ciascuno di questi aspetti nel convegno “Lavoro e Giustizia minorile: percorsi di inclusione”, che si è tenuto oggi al Lazzaretto di Cagliari. L’iniziativa, organizzata dall’assessorato regionale del Lavoro in collaborazione con il Centro di Giustizia minorile di Cagliari, ha messo a confronto rappresentanti istituzionali, esperti e operatori che lavorano a contatto con i ragazzi presi in carico dal circuito della giustizia minorile, per fare il punto sugli interventi messi in campo sul territorio sardo con il contributo della Regione, prendendo spunto dal Protocollo d’intesa stipulato lo scorso 9 maggio a Cagliari proprio tra l’Assessorato e il Centro di Giustizia minorile.
«Da tempo l’assessorato collabora con il Tribunale dei minori e con il Dipartimento della giustizia minorile – ha detto l’assessore Virginia Mura -. Avvertiamo la comune necessità di dare risposte a ragazzi che non dobbiamo lasciare indietro nonostante abbiano un percorso difficile, anzi soprattutto per questo. Parliamo di giovanissimi – aggiunge l’assessore del Lavoro – che hanno incontrato l’ambito penale e la giustizia minorile. L’impegno delle istituzioni deve essere di operare insieme per dar loro una seconda possibilità, ma la giornata di oggi è stata importante anche perché ha iniziato a coinvolgere il mondo imprenditoriale. C’è bisogno di chi dà lavoro per offrire nuove chances a chi vuole riscattarsi. Vogliamo richiamare la responsabilità sociale del tessuto produttivo, in modo da poter offrire percorsi di inclusione a questi giovani.»
Nel corso della mattinata la dirigente del Centro di giustizia minorile per la Sardegna, Isabella Mastropasqua, ha presentato il libro-inchiesta di cui è coautrice “Lavori In-Giusti – Indagine sul lavoro minorile nel circuito della Giustizia penale”. Il volume, realizzato in collaborazione con Save the Children, individua una correlazione piuttosto precisa tra ‘lavoro precoce’, spesso vero e proprio sfruttamento, e devianza minorile. La ricerca dimostra come il 70% dei giovanissimi che finiscono nelle maglie della giustizia hanno incrociato il “lavoro precoce”, il 40% addirittura prima dei quattordici anni di età e l’11% entro gli undici anni. Il lavoro insomma, che è forse la massima forma di inclusione sociale, da questi ragazzi, provenienti da contesti familiari e sociali problematici, spesso viene invece associato a situazioni che hanno già incrociato e da cui sono stati respinti. Nel libro si dà anche conto della buona pratica avviata in Sardegna con la collaborazione tra istituzioni, sfociata nell’estensione del “Tirocinio atipico” e fatta propria, come buona pratica, dalla Conferenza Stato–Regioni.
Nel corso della mattinata sono intervenuti la Presidente del Tribunale per i minorenni di Cagliari Marinella Polo, il senatore Ignazio Angioni (componente della Commissione Lavoro) e Piergiorgio Pirisi, educatore del Centro di Giustizia minorile per la Sardegna. Il convegno ha anche ospitato le storie di realtà che si occupano del reinserimento lavorativo dei ragazzi presi in carico dal sistema della giustizia minorile penale (le cooperative Elan, Lariso ed Eugo Sardegna) e le testimonianze dirette, a tratti toccanti, di alcuni ragazzi che hanno avuto problemi con la giustizia e che ora stanno trovando riscatto attraverso la possibilità di imparare un mestiere.
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