17 November, 2024
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I Riformatori sardi hanno presentato oggi una proposta di legge nazionale sulle fondazioni bancarie.

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I Riformatori sardi hanno presentato oggi una proposta di legge nazionale sulle fondazioni bancarie. «Con la nostra iniziativa vogliamo affermare il principio di separazione fra la politica e la governance delle fondazioni bancarie e del sistema creditizio, il modo migliore per restituire credibilità sia alla politica che al mondo del credito ed operare concretamente nell’interesse dei cittadini» ha detto il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni presentando la proposta di legge nazionale, di un solo articolo, per la quale ha auspicato »un ampio consenso in Consiglio regionale e la dovuta attenzione di Parlamento nazionale e Governo che, su questa materia, sono alle prese con problemi di non poco conto».

«La proposta di legge nazionale – ha affermato il consigliere Michele Cossa – colma certamente un vuoto del nostro ordinamento ed interviene inoltre a correggere una evidente stortura, nel senso che la separazione fra attività politico-amministrativa e ruoli di governo nel credito si applica all’ultimo dei consiglieri comunali ma non a chi ha ricoperto cariche di ben altra levatura. In questo senso è emblematica la vicenda della Fondazione Sardegna, che di fatto è il feudo di una corrente del Pd; rispetto a questo la politica continua a fare finta di niente, senza nemmeno accorgersi che quella Fondazione assegna più contributi della Regione e degli Enti locali, e bisognerebbe andare a vedere chi sono i beneficiari.»

I Riformatori sardi hanno anche illustrato il contenuto di una interrogazione sulla vendita dei dati genetici di 13.000 sardi, già appartenenti alla società Shardna sottoposta a procedura fallimentare. «Non siamo certamente quelli del No a tutto – ha chiarito Cossa – e non abbiamo niente in contrario alla funzione dei privati nella ricerca scientifica, siamo però molto perplessi sul fatto che la Regione non abbia nulla da dire, nemmeno sul ruolo che, nella stessa ricerca, potrebbero avere le università sarde».

«A nostro giudizio bisogna distinguere – ha concluso il capogruppo Attilio Dedoni – fra la vicende della società e quelle di un prodotto così particolare e sensibile come il patrimonio genetico dei sardi, riteniamo che intanto ci sia da tutelare la privacy dei donatori ed il loro consenso informato ma, soprattutto, siamo convinti che sia profondamente sbagliato escludere la Sardegna, senza un progetto, dagli orizzonti della ricerca scientifica mondiale di eccellenza.»

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