Ignazio Locci (FI): «Il bando regionale destinato ai giovani per il primo insediamento in agricoltura presenta forti perplessità».
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«Criticità per i giovani aspiranti agricoltori e perplessità su alcune scelte adottate dall’assessorato regionale dell’Agricoltura segnano la recente Misura 6.1 del PSR Sardegna 2014-2020, che garantisce aiuti all’avviamento di imprese destinati ai giovani per il primo insediamento in agricoltura.»
Lo sostiene in una nota Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna.
«Innanzitutto partiamo dalle tabelle del bando, che rispecchiano un concetto arretrato di agricoltura, in quanto non tengono conto delle opportunità di impiego delle nuove tecnologie (come il super intensivo) che oggi consentirebbero l’introduzione di colture (olivo, mandorlo, melograno, ciliegio, etc.) nei cui mercati la Sardegna non è competitiva. Eppure la nostra terra, a partire dalle condizioni climatiche, si presterebbe agevolmente a certe coltivazioni e ad aggredirne i relativi mercati. Guardiamo poi ai requisiti di ammissibilità (Insediamento per la prima volta in un’azienda agricola in qualità di capo dell’azienda) che impone al giovane agricoltore di non essere stato titolare di partita IVA per l’attività agricola oltre i 6 mesi precedenti alla presentazione della domanda. Un requisito che rappresenta una vera assurdità. Sarebbe molto più logico inserire la possibilità di essere titolare di partita iva da non più di 5anni. Si tenga conto che l’ultimo bando di insediamento risale al 2012: chi ha avuto svariate esigenze ha dovuto aprire una partita iva e ora, suo malgrado, si trova impossibilitato ad accedere al bando.
L’impressione – aggiunge Ignazio Locci – è che si stia dando importanza a colture la cui rilevanza in realtà è stata pompata per ragioni politiche, forse perché frutto di qualche contrattazione sottobanco con importanti agenzie di rappresentanza del mondo degli agricoltori. Ma così facendo si ignorano i tempi moderni, gli attuali mercati a disposizione e le conseguenti opportunità di sviluppo. Presupposti sbagliati in partenza che non assicurano le condizioni utili a creare sviluppo e nuovi insediamenti agricoli.»
«Tuttavia, c’è sempre tempo per modificare gli aspetti del bando che, anziché favorire un nuovo sviluppo, tarpano le ali ai potenziali agricoltori. Forse sarebbe il caso che l’assessorato dell’Agricoltura prendesse spunto da quello che è stato fatto in Puglia, Sicilia, Calabria. Anche perché – conclude Ignazio Locci – talvolta copiare le buone pratiche, facendo un bagno di umiltà, può essere salutare per tutti: aiuta a fare meglio e sgombera il campo dai dubbi sul fatto che si stia dando spazio alle solite lobby dell’agricoltura, senza invece guardare alle realtà nostrane.»