Tagli cesarei, il Policlinico Duilio Casula si conferma eccellenza italiana.
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In linea con la media nazionale e decisamente meglio della media sarda. Anche la comparazione sui parti cesarei primari conferma la qualità delle cure e dell’assistenza dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari e della sua Clinica di Ostetricia e Ginecologia diretta dal professor Gian Benedetto Melis. Nel report del piano nazionale esiti, la struttura del Policlinico Duilio Casula ha una percentuale di tagli cesarei primari del 26.24% contro il 32,6 per cento della media sarda. Un risultato eccellente celebrato questi giorni a Cagliari da Michael Robson del National Maternity Hospital di Dublino, autore della classificazione utilizzata in tutto il mondo e ospite d’onore al Corso teorico pratico sul ricorso al taglio cesareo”, organizzato presso il Policlinico dalla dottoressa Alessandra Meloni con il professor Gian Benedetto Melis in occasione del Congresso nazionale “Dalla cura all’aver cura della donna nell’Universo tecnologico della Ginecologia e Ostetricia”, che ha portato a Cagliari, luminari e scienziati più importanti d’Italia e d’Europa, con la collaborazione della professoressa Piera Poletti e del professor Salvatore Dessole.
«Il corso – hanno spiegato Gian Benedetto Melis e Alessandra Meloni – ha offerto l’opportunità ai partecipanti di cogliere appieno il significato e il valore della Classificazione in 10 gruppi di Robson dalla stessa voce del suo ideatore. Michael Robson ha sottolineato l’importanza di considerare le categorie dei tagli cesarei come punto di partenza nella comprensione dei processi e degli eventi che conducono al taglio cesareo e che i cardini dell’assistenza si fondano sulla qualità e la sicurezza. Qualità e sicurezza sono ciò cui aspirano gli operatori e i cittadini, direttamente correlati agli outcomes cioè la guida dei processi di cura ed umanizzazione.»
Michael Robson ha inoltre raccomandato, come proposto nella dichiarazione dell’OMS del 2015, che il numero dei tagli cesarei non debba più essere considerato in sé, troppo alto o troppo basso, ma sia necessario valutarne gli esiti. La classificazione consente la comparazione dei dati della propria attività con quelli precedenti e futuri, relativi allo stesso punto nascita, a punti nascita di diverse aree geografiche e dalla cui analisi possono emergere differenze epidemiologiche, culturali e gestionali. Classificare i tagli cesarei secondo una classificazione universale non significa, dunque, solo identificare delle categorie ma adottare un diverso modo di pensare.
Dal confronto con Antonello Antonelli, coordinatore del Servizio Qualità dell’assessorato della Salute e dei Servizi sociali della Regione, conclude Alessandra Meloni, «è emersa l’assoluta importanza dell’uniformità, accuratezza e qualità dei dati come base per ottenere risultati comparabili, che rispettino la realtà clinica e che consentano un audit continuo sulla modalità del parto e sulla salute materna e neonatale».
Michael Robson si è complimentato con il gruppo di lavoro per la passione, la competenza ed il gioco di squadra emersi durante il corso.
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