Gianluigi Rubiu: «Nel Sulcis Iglesiente la riconversione e la ricollocazione dei lavoratori devono viaggiare insieme».
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«Lo stabilimento Alcoa è solo l’ultimo caso della fine di un’era, con il gigante rimasto in Sardegna finché si sono assicurati prezzi calmierati sull’energia.»
Il capogruppo Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, interviene oggi sulla crisi industriale che, nel Sulcis Iglesiente, si riflette sull’emergenza lavoro. «Un territorio diventato ormai la terra dei cassintegrati, della mobilità che si allunga all’infinito, dei disoccupati – sottolinea Gianluigi Rubiu -. Un vero e proprio dramma sociale. A certificare il declino le ultime cifre, con il Sulcis che ha smarrito per strada – dal 2009 sino al giorno d’oggi – 560 milioni di fatturato, l’export crollato del 68 per cento e la perdita di 3500 posti di lavoro. Il territorio si sente tradito da promesse e impegni disattesi. L’area industriale di Portovesme è il simbolo del collasso, una desertificazione industriale senza precedenti che si è tradotta nella perdita inevitabile di posti di lavoro.»
«Ci sono poi diverse vertenze irrisolte, con le tante incognite legate al futuro delle aziende e dei lavoratori. Occorre rivedere i piani per il Sulcis. Non è pensabile continuare di questo passo. La scorsa settimana il summit su Alcoa si è concluso con l’ennesimo impegno, destinato a cadere nel vuoto senza un’azione incisiva. La giunta regionale – conclude Gianluigi Rubiu – deve pensare a rivedere la programmazione economica sul territorio garantendo la riconversione delle fabbriche e la ricollocazione dei lavoratori negli stabilimenti.»
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