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Il sindaco di Villamassargia, Debora Porrà, ha inviato una lettera aperta al ministro della Sanità Beatrice Lorenzin, sul progetto informativo del Piano nazionale per la fertilità: campagna di comunicazione e “Fertility day”. Riportiamo il testo integrale.
Questa lettera a Lei cordialmente indirizzata, ministra Beatrice Lorenzin, nasce per assolvere un dovere morale che sento come rappresentante dei miei concittadini del comune di Villamassargia, senza alcuna distinzione di genere, a proposito del tema in oggetto. Sono una sindaca di 33 anni e finora nella mia vita, in ordine cronologico ma non di importanza, ho conseguito un titolo di studio accademico, ho un lavoro e sono madre di una bambina di 4 anni. Mia figlia si chiama Rossa, proprio come uno dei tre colori che porto sul petto quando indosso la fascia ufficiale, in cui ho sempre creduto e di cui ho un profondo rispetto, al punto di scegliere di diventarne servitrice per la durata del mio mandato di amministratore pubblico.
Le scrivo, gentile ministra Lorenzin, per farLe sentire la voce di un popolo che ha tanti bisogni, tra cui quello di essere capito e riconoscersi nei discorsi di chi governa. Le parole sono sempre importanti, poiché se nei piani ministeriali esprimono premessa ed efficacia di misure che poi diventano reali, nelle campagne di comunicazione, poi, hanno il potere di veicolare messaggi di progresso o regressione. Ad esempio, nel Sulcis Iglesiente, le guardie mediche verranno ridotte, gli ospedali chiudono e con essi i reparti di maternità, come quello della vicina città di Iglesias. Ma la riduzione dei servizi sanitari sul nostro territorio, che viene imposta senza che i cittadini e gli Enti locali abbiano strumenti concreti per impedirlo, viene chiamata razionalizzazione. Ottima la parola, pessimo il significato che peggiora la qualità della vita delle persone. Tra gli obiettivi del mio mandato amministrativo c’è l’apertura di un asilo nido comunale, visto che attualmente dalla nascita ai 3 anni non esistono servizi dedicati nel nostro comune. Dopo un anno di ricerche in lungo e in largo, è stato appurato che oggi non ci sono risorse né statali né regionali per finanziarne sia le opere che la gestione. Faremo tutto con gli esigui fondi di bilancio, ma lo faremo perché in gioco c’è la qualità della vita della nostra comunità e la sua economia. Le mamme e i papà di Villamassargia, a prescindere dalla loro età, incontrano tutti gli stessi problemi di conciliazione fra i tempi familiari e quelli lavorativi. Quando il lavoro c’è. E se non si forniscono questi servizi di supporto al lavoro si deve rinunciare, il lavoro si ridimensiona e con esso si mortifica la capacità produttiva di uomini e donne, insieme alla fiducia nel futuro. Quando il lavoro non c’è, diventare genitori comporta ulteriori difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, da un lato, ed estreme difficoltà da parte dell’Ente comunale a dare sostegno per via dell’esiguità degli strumenti a disposizione dei servizi sociali.
Per questo, leggere dal Suo Piano nazionale per la fertilità, gentile ministra Lorenzin, frasi del tipo “l’attuale denatalità mette a rischio il welfare“, quando possiamo dimostrare che è vero esattamente il contrario (l’assenza di un welfare adeguato non incoraggia la natalità), oppure “una società che ha scortato le donne fuori di casa, aprendo loro le porte nel mondo del lavoro sospingendole, però, verso ruoli maschili”, “un allontanamento dal desiderio stesso di maternità” e, infine, “la crescita del livello di istruzione per le donne ha avuto come effetto sia il ritardo nella formazione di nuovi nuclei familiari, sia un vero e proprio minore investimento psicologico nel rapporto di coppia, per il raggiungimento dell’indipendenza economica e sociale” sono frasi ancora più offensive degli slogan della campagna pubblicitaria da Lei promossa. Senza soffermarmi troppo, desidero evidenziare almeno un messaggio fondamentale: la responsabilità demografica del nostro Paese non può essere tutta sulle spalle delle donne italiane, o allo stesso modo degli uomini italiani (che non leggo essere citati o non compaiono nelle immagini delle pubblicità): loro subiscono le attuali politiche per la famiglia e del lavoro dello Stato e, fortunatamente, esercitano il diritto di una scelta consapevole sia di non avere figli che di averne, sia di partorirli che di adottarli. Viva la libertà personale. Viva il rispetto delle scelte. Viva le parole belle della lingua italiana che, purtroppo, sono assenti nella comunicazione del “Fertility Day”, come amore, famiglia e cultura. Il bene comune, più che la fertilità, sarebbe che tutti avessero le stesse opportunità per effettuare delle scelte non condizionate dal bisogno. Nella prossima campagna di comunicazione vorrei l’immagine delle opportunità per donne e uomini e nessuna clessidra, cicogna o smiles tra i piedi. Abbiamo bisogno di altro.
Distinti Saluti.
Il sindaco di Villamassargia
Debora Porrà