Il sindacato Silp Cgil interviene sulle problematiche di polizia nella gestione degli sbarchi di migranti.
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Il sindacato Silp Cgil interviene sulle problematiche di polizia nella gestione degli sbarchi di migranti. Pubblichiamo l’intervento integrale.
Ultimo sbarco: Milleduecentocinquattotto nuovi profughi sono stati soccorsi e con fatica stipati nelle improvvisate strutture di prima accoglienza sarde. Quanti giorni alla prossima emergenza?
Non è dato sapere quanti, ma sappiamo che saranno pochi. Il primo soccorso, l’identificazione e il fotos-egnalamento, sono stati drammatici per la dilatazione dei tempi dello sbarco. L’utilizzo del padiglione Crociere del Molo Ichnusa ha innegabilmente concesso un minimo di protezione ai migranti ed al personale operante ma il sistema, per causa dei numeri crescenti e degli arrivi improvvisi è al collasso. Sono passati i tempi delle recite in cui i tanti responsabili operativi, forse nell’illusione della temporaneità del fenomeno, ripetevano la litania «… nell’emergenza la ben oliata macchina della solidarietà e dell’accoglienza dei migranti funziona a dovere… etc …».
Noi vorremmo che la parola “emergenza” fosse meno abusata. Se utilizzata nella quotidiana attività di polizia la parola “emergenza” determina un’immediata contrazione dei diritti dei poliziotti. Le alluvioni e i terremoti sono sicuramente delle emergenze. Quale folle sindacalista contesterebbe nelle giornate che seguono un terremoto, gli orari di lavoro massacranti e le difficili condizioni degli operatori. Per questo la parola “emergenza” è sgradita e inadeguata. L’emergenza è salvare i profughi dall’annegamento, sfamarli, dissetarli, medicare le loro ferite, proteggere i più deboli, come i bambini e seppellire le vittime con dignità. Come poliziotti ed esperti del settore sicurezza crediamo che sia urgente organizzare meglio la gestione di queste persone nel territorio prima che, con numeri sempre crescenti, i problemi sull’ordine pubblico diventino difficilmente risolvibili. E’ bene chiarire a chi parla di noi e per noi che la cosiddetta «…macchina oliata…», è un termine fastidioso se accostato all’opera di donne e uomini sempre più stanchi, che accettano in silenzio e per dovere il rischio di contrarre malattie epidemiche, spesso operando a testa bassa, persi nella disperazione umana e nell’odore di morte. Rischi aggravati dalle inevitabili insufficienze strutturali. Abbozzi di campi profughi tipo usa e getta, dove non vi è possibilità di lavarsi e di nutrirsi in sicurezza, dove anche l’utilizzo dei bagni chimici e lo smaltimento dei rifiuti è un problema. Da evidenziare a chi anche sulla stampa, finalmente, comincia a fare i conti dei costi reali dell’accoglienza, che chi (come noi poliziotti) presta servizio durante gli sbarchi e nelle laboriose e lunghissime fasi successive è assente per giorni dal proprio posto di lavoro, determinando disagio nella popolazione residente. Quello che viviamo in ogni sbarco è la consapevolezza dell’indispensabile utilità e umanità del nostro lavoro, sensazione sempre più logorata dalla stanchezza e da un senso d’impotenza crescente. Poliziotti servitori dello Stato, chiamati a difendere la società dall’aggressività criminale che nell’emergenza continua sono costretti ad abbandonare il territorio a se stesso. Dopo anni di crisi e di tagli alle risorse, con personale ridotto ai minimi storici e avanti negli anni, dobbiamo necessariamente farci sentire: «.. abbiamo bisogno di uomini, risorse e strumenti adatti per poter far bene il nostro lavoro».
Non è nostra intenzione toccare temi propri della grande politica, e del perché un problema mondiale debba essere scaricato dal governo prevalentemente sulla Sardegna e in generale sul Sud dell’Italia, anche se nel merito come cittadini avremo da dire la nostra. Premesso che l’unica “colpa” di noi Sardi è di vivere in un’isola collocata nel mezzo del Mare Mediterraneo e che con questa colpa ci andiamo avanti dalla preistoria, nel pur difficile contesto siamo orgogliosidel nostro lavoro. Il Sindacato Italiano Lavoratori Polizia Cgil, ha nel suo DNA saldissimi principi di giustizia, tolleranza, tutela dei più deboli, rispetto delle diversità e delle minoranze, di eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, nonché l’obbligo statutario di tutelare i diritti dei lavoratori della Polizia di Stato. Tutti oramai hanno capito che l’ospitalità coinvolge e foraggia alcune economie o per alcuni diseconomie. Si comincia a leggere del costo degli sbarchi e del peso che deve essere sopportato dalla collettività. Si tratta di un argomento pericoloso in cui basta utilizzare una parola sbagliata per essere considerati razzisti e suscitare reazioni, figlie dell’intolleranza di ritorno. La gestione della sicurezza di donne, minori, bambini creano problematiche di difficile risoluzione, in cui spesso si rende necessaria una stretta vigilanza di polizia oltre che sanitaria. Fra le problematiche irrisolte l’assenza di un CIE nella regione, fatto grave che determina che gli stranieri in attesa di espulsione non possono essere vigilati in modo sicuro. Ci chiediamo, inoltre, perché tali attività siano ricadute quasi unicamente sul personale della Polizia di Stato. Solo ora nel pieno della crisi, con le nostre donne ed i nostri uomini allo stremo delle forze, si inizia timidamente a coinvolgere le altre FF. OO.
Lamberto Mereu
Cesare Acca
Segreteria provinciale Silp Cgil
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