24 November, 2024
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L’Aula consiliare del comune di San Giovanni Suergiu ha ospitato ieri sera la presentazione del libro “L’ultima Spagna”, di Pietro Soddu, ex presidente della Regione Sardegna. L’incontro, moderato dal sindaco di San Giovanni Suergiu, Elvira Usai, ha visto la partecipazione dell’autore, dei giornalisti Giacomo Mameli ed Anthony Muroni, e del deputato del Partito Democratico Francesco Sanna.

“L’ultima Spagna” è il terzo libro di Pietro Soddu, dopo “Il Regno e l’azzardo” e “A mala gana”, sulle vicende dei sardi nella storia. «Racconta i due secoli e mezzo della Sardegna spagnola, tra il 1478 e il 1720. È proprio dopo la sconfitta di Leonardo Alagòn e la definitiva scomparsa delle ambizioni d’indipendenza che la Sardegna si può considerare a tutti gli effetti spagnola, cioè parte integrante della Spagna di allora, formata sul vecchio nucleo aragonese-catalano e dalla Castiglia, che diventerà poi egemone. Una Sardegna sempre oscillante tra autonomia e integrazione, che parla spagnolo e sardo, che si proclama nazione ma esprime piena fedeltà al re. Una storia difficile da raccontare senza introdurre qualche elemento di fantasia letteraria, secondo una libertà propria della struttura narrativa, che si fonda sulla storia, però la arricchisce di personaggi e di fatti inventati ma possibili, coerenti alla realtà anche se non esistiti».

Il dibattito si è sviluppato sulla condizione di sottomissione verso gli invasori o i potenti di turno in cui si è sempre trovata la Sardegna nell’arco dei secoli, come emerge molto bene negli spezzoni di interventi di Pietro Soddu, Anthony Muroni e Giacomo Mameli che abbiano registrato e vi proponiamo e, inevitabilmente, ha poi spaziato anche sull’attualità, sull’operato dell’attuale Giunta regionale, giudicato in termini assai negativi, indirettamente da Pietro Soddu e più direttamente da Giacomo Mameli, che ha definito la Giunta Pigliaru la peggiore dal 1948 ad oggi, ed Anthony Muroni.

Nel corso del dibattito, tra gli altri, è intervenuto il presidente dell’Unione dei Comuni del Sulcis, Gianfranco Trullu, sindaco di Perdaxius.

Pietro Soddu, nato a Benetutti il 19 giugno 1929, laureato in Legge, è stato eletto 7 volte presidente della Regione, un record difficilmente superabile, ed è stato un esponente di primissimo piano del mondo politico sardo per diversi decenni. Ha ricoperto diversi incarichi sia di partito, nella Democrazia Cristiana, sia nelle istituzioni (deputato, consigliere regionale per cinque legislature dal 1961 – a soli 32 anni – al 1983, assessore regionale della Sanità, della Rinascita, dell’Industria e delle Finanze, presidente della provincia di Sassari).

Oggi, a 87 anni, uomo di grande cultura, conserva una grande lucidità e, lasciata ormai da anni la politica attiva, si dedica alla scrittura.

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Silvio Olla.

Silvio Olla.

Ricorre oggi, 12 novembre 2016, il 13° anniversario della strage di Nassirya, nella quale vennero uccise 28 persone (19 italiani -12 carabinieri, 5 militari e 2 civili – e 9 iracheni, 140 feriti), tra le quali il sottufficiale di Sant’Antioco Silvio Olla. Alle 10.40 un’autocisterna forzò l’entrata della base Maestrale, presidiata dai carabinieri italiani del MSU (Unità specializzata multinazionale), i due uomini a bordo fecero esplodere una bomba del peso tra i 150 e i 300 kg.

Sono trascorsi tredici anni ma a Sant’Antioco e in tutta la Sardegna è sempre viva la memoria del sottufficiale del 151esimo Reggimento Fanteria della Brigata Sassari e delle altre vittime della strage.

Ricordiamo gli italiani caduti a Nassirya: Tenente Massimiliano FICUCIELLO, Luogotenente Enzo FREGOSI, Aiutante Giovanni CAVALLARO, Aiutante Alfonso TRINCONE, Maresciallo Capo Alfio RAGAZZI, Maresciallo Capo Massimiliano BRUNO, Maresciallo Daniele GHIONE, Maresciallo Filippo MERLINO, Maresciallo Silvio OLLA, Vice Brigadiere Giuseppe COLETTA, Vice Brigadiere Ivan GHITTI, Appuntato Domenico INTRAVAIA, Carabiniere Scelto Horatio MAIORANA, Carabiniere Scelto Andrea FILIPPA, Caporal Maggiore Emanuele FERRARO, Caporale Alessandro CARRISI, Caporale Pietro PETRUCCI, Dottor Stefano ROLLA, Signor Marco BECI.

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Il consigliere regionale di Forza Italia Edoardo Tocco, ha presentato una nuova interrogazione al presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru e all’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, sui gravi disagi patiti dai viaggiatori che utilizzano i traghetti della Delcomar nei collegamenti con Carloforte.

«Evidentemente, c’è più di una persona che continua a fare orecchie da mercante – attacca Edoardo Tocco -. L’appello e la denuncia che lanciai a luglio, circa l’impiego di naviglio inidoneo a Carloforte, non è stata per niente ascoltata. Per la seconda volta, nel giro di qualche mese, sono state disattese quelle che sono le chiare indicazioni espresse nel contratto di servizio tra la Delcomar e la Regione Sardegna. E’ ora che tali andazzi finiscano una volta per tutte, perché la comunità insulare di Carloforte non può sopportare disagi di questo tenore, con proteste, lunghe code e liti quotidiane agli imbarchi, oltre alle auto costantemente bagnate da acqua di mare durante la navigazione.»

«Ho presentato l’ennesima interrogazione al presidente Pigliaru e l’assessore Deiana – aggiunge Tocco – per denunciare il comportamento scorretto adottato dalla Delcomar nella sostituzione dei traghetti GB Conte ed Anna Mur causa lavori. Così, come avvenuto a luglio, vista la sosta tecnica prolungata per oltre 15 giorni, questi traghetti non sono stati sostituiti con navi di pari o superiore grado, così come prevede il contratto di servizio firmato tra le parti, ma con i traghetti minori ed quasi sessantenni La Maddalena e Arbatax. Solo per caso, ha posto un parziale tampone l’arrivo del traghetto Ichnusa da Santa Teresa di Gallura, peraltro mentre era diretto in Sicilia. L’armatore aveva anche annunciato l’arrivo di una nave più capiente, ma alla data odierna ancora non si è vista. Tutto questo ha creato e sta creando enormi disagi ai passeggeri sulla linea Carloforte-Portovesme, accentuati dalle giornate di maltempo che si stanno susseguendo.»

Secondo Tocco, la Regione, per via dell’assessorato dei Trasporti, oltre ad applicare le penali previste dal contratto, trattandosi di comportamento reiterato nel breve periodo, potrebbe intimare alla società la risoluzione del contratto in essere se tale situazione dovesse ripetersi.

«C‘è un contratto di servizio da rispettare – conclude Edoardo Tocco – in quanto la società non può fare ciò che vuole, a fronte di fior di milioni che riceve dalla Regione Sardegna per svolgere il servizio oggetto di appalto pubblico. E gli amministratori locali e regionali devono vigilare e pretendere garanzie sull’affidabilità della navi utilizzate, in quanto appare incredibile che, a distanza di tre mesi, un grande traghetto come Anna Mur sia stato fermato ben due volte da un palamito, a detta della società abbandonato lungo la sua rotta. L’utilizzo di naviglio maggiormente idoneo lungo il canale di San Pietro, appare oggi una questione da risolvere in tempi brevi e senza indugi.»  

Traghetto Delcomar copia

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Direttore artistico dell'istituto musicale Arturo Benedetti Michelangeli di Conegliano, Treviso.

Direttore artistico dell’istituto musicale Arturo Benedetti Michelangeli di Conegliano, Treviso.

Fabio Furia.

Fabio Furia.

Si chiude con una tappa a Cuglieri (Or) la serie di appuntamenti sul territorio proposti dal Conservatorio di Cagliari in occasione dell’apertura del nuovo anno accademico.

Questa sera, alle 18.00 il Coro e l’Orchestra dell’istituzione musicale cagliaritana saranno protagonisti del concerto in programma nella suggestiva basilica della Beata Vergine di Nives.

L’appuntamento vedrà ospiti, tra gli altri, gli alunni delle scuole primarie e secondarie, e si aprirà con l’illustrazione dei diversi elementi dell’orchestra a cui seguirà un’illustrazione storico-artistica della chiesa, curata da Marco Antonio Scanu, dell’associazione Marafè.

Fiore all’occhiello del concerto, diretto da Alberto Pollesel, sarà la “Misa a Buenos Aires”, per coro, pianoforte, bandoneon e archi di Martin Palmeri, compositore, direttore d’orchestra e di coro e pianista argentino. Conosciuta anche come “Misatango, la “Misa a Buenos Aires” sarà preceduta dall’esecuzione di “Su Magnificat”, del compositore e musicologo Vittorio Montis, su testo di Antonio Pinna per coro e orchestra, e dell’esecuzione della composizione di Astor Piazzolla “Requiem ad patrem meum” per bandoneon, pianoforte e orchestra nell’arrangiamento di Matteo Casula.

Maestro del coro è Giuseppe Erdas. Mezzo soprano è Martina Serra. Al pianoforte ci sono Lorenzo Erdas e Matteo Casula. Al bandoneon c’è Fabio Furìa.

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La gestione della sanità è sempre al centro delle critiche dei Riformatori sardi alla Giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru.

«Da una parte ci sono i Comuni, che non riescono a spendere le risorse che hanno a causa delle folli regole imposte dal bilancio “armonizzato”; dall’altra le ASL hanno ampiamente sforato i tetti di spesi, senza che nessuno abbia il coraggio di analizzarne i bilanci e capire dove sono finite quelle risorse – attacca Michele Cossa, che ieri ha sfilato assieme ai sindaci sardi per sostenere la loro battaglia per avere più spazi finanziari nei bilanci -. Ci sono centinaia di milioni di euro fermi nelle casse dei comuni, e questi non possono utilizzarli per le loro comunità, costretti così a negare servizi ai cittadini e opportunità di lavoro. Il governo nazionale ha enormi responsabilità di questa situazione, ma anche la regione deve fare la sua parte anche analizzando bene i bilanci delle ASL per capire in che direzione sono andate le risorse, visto che i servizi in questi due anni sono peggiorati, malgrado l’impennata della spesa. Da una parte si strangolano i comuni – conclude Michele Cossa -, mentre nella sanità, a quel che pare, la festa continua, sia pure senza ricadute positive.»

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

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Prende il via domani, domenica 13 novembre, a Guasila, la rassegna dell’Associazione Figli D’Arte Medas “VERSI DIVERSI – donne di quotidiana poesia” dedicata al territorio della Trexenta.
Sono previsti cinque incontri che si svolgeranno in diverse sedi: Guasila; Guamaggiore; Pimentel; Senorbì e nuovamente a Guasila.

Si parlerà di Sylvia Plath: l’incontro partirà con la narrazione della sua biografia e poi si declamerà una selezione delle sue poesie. Nella seconda parte dell’incontro Gianluca Medas incontrerà due imprenditrici sarde per dialogare sul tema “Le donne e il lavoro”.
Come ultima tappa del primo incontro ci sarà la presentazione del Centro antiviolenza “Sa Reina”. La presentazione sarà a cura di Laura Cirina, presidente dell‘Associazione Progresso Donna, e Lorena Cordeddu, responsabile del centro.

Medas-foto di Giorgio Russo

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Si chiude sulle note di alcune tra le più importanti opere concepite dai figli di Johann Sebastian Bach il V Festival degli strumenti antichi organizzato dal Dipartimento di musica antica del Conservatorio di Cagliari.

L’appuntamento è questa sera, alle 21.00, quando tra le stanze del Palazzo Siotto di (Cagliari, via Dei Genovesi) risuoneranno le musiche eseguite su strumenti d’epoca dal “Duo Vanhal”, ensemble al femminile formato da Enrica Sirigu, flautista cagliaritana, e Manuela Giardina, pianista siciliana, che proporrà il concerto dal titolo: “Bach e i suoi figli”.

L’opera di recupero delle due musiciste si focalizza, in particolare, su Wilhelm Friedemann Bach, del quale verranno eseguite tre delle sue dodici Polacche; Johann Christian Bach, con la Sonata V in Re maggiore dall’op. XVI per flauto traverso e fortepiano; ma soprattutto sul repertorio di Carl Philipp Emanuel Bach, uno dei più talentuosi e conosciuti  tra i ventuno figli del compositore tedesco. Di quest’ultimo si potranno apprezzare le esecuzioni di ben tre sonate: due per flauto traverso e fortepiano e una per flauto traverso solo.

Uno spettacolo nato al termine di un percorso comune di ricerca e sperimentazione, partito tra i banchi del Mozarteum di Salisburgo, una tra le massime università musicali a livello internazionale.

Le opere dei grandi nomi della musica classica, tra cui proprio i figli di J.S. Bach, vengono riproposte su strumentazione originale di quegli anni, in modo da offrire allo spettatore un’esperienza del tutto simile a quella degli ascoltatori dell’epoca.

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Domani, domenica 13 novembre, la Bottega dei Teatranti presenterà al Teatro delle Saline, a Cagliari, nell’ambito della rassegna “Famiglie a teatro”, “La rivolta delle fiabe” di Lucia Dore, regia di Rosario Morra, con Lucia Dore, Antonello Foddis e Zeppe Salaris; musiche di Lucia Dore, scenografie di Roberta Sotgiu, tecnico audio/luci di Stella Iodice, costumi di Franca Galli. Una produzione Akròama T.L.S.

“La rivolta delle fiabe” la si può sintetizzare, definendola un tentativo di proporre ai bambini quello che una volta era normale fare, di leggere le fiabe.

La scena è ambientata in una libreria che è costretta a chiudere, poiché oggi i bambini non comprano più i libri scritti per loro. All’improvviso, il libraio, si imbatte nei personaggi delle fiabe che solo momentaneamente hanno lasciato i loro racconti, per dar vita ad una protesta sulla mancanza di interesse che i bambini mostrano per la lettura delle fiabe.

Sono i bambini che rendono vivi i personaggi delle fiabe. Infatti essi stanno morendo perché i bambini non le leggono più. Dice la fata turchina, in un dialogo con il libraio, «i bambini non sognano più ad occhi aperti, non sperano più in un mondo incantato, dove l’immaginazione diventa cosciente».

La soluzione la rivela lo specchio magico al grillo parlante che insieme ai bambini rimetterà tutto al proprio posto.

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Per combattere la povertà non servono più soldi ma migliori servizi. Perché la povertà raccontata dai poveri è ben diversa da quella immaginata dalle amministrazioni, che pure investono cifre poderose (in Sardegna la spesa pro capite è di 108 euro, a fronte dei 38 euro di media nazionale) per raccogliere però risultati parziali, se non insoddisfacenti. È il risultato della ricerca “Le trappole della povertà in Sardegna: soluzioni e strategie”, realizzata dalla Fondazione Zancan su commissione del Centro di Servizio per il Volontariato “Sardegna Solidale” e presentata ieri a Cagliari nel corso di un incontro svoltosi nell’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna.

La ricerca si è basata su 52 interviste ad altrettante famiglie povere sarde, ed è stata integrata da due focus group a cui hanno partecipato esperti, volontari ed amministratori. Il risultato è un quadro inedito del fenomeno perché «anche in Sardegna si continuano a fare politiche contro la povertà senza sentire i maggiori esperti: cioè i poveri», ha affermato Giampiero Farru, presidente di Sardegna Solidale.

La domanda di partenza è stata: quali sono i principali fattori legati alla condizione di povertà, soprattutto di lunga durata, delle famiglie?

Ogni famiglia ha indicato in media tre criticità e la prima (richiamata con una percentuale del 95 per cento) è stata l’assenza di un lavoro, seguita da problemi legati all’abitazione (65 per cento) e alla salute (58 per cento). «È evidente dunque che una semplice erogazione finanziaria non risolve assolutamente la gran parte dei problemi connessi alla povertà, che è un fenomeno generato da fattori concomitanti che dunque necessita di una molteplicità di azioni», ha spiegato il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato.

Con la seconda domanda è stato chiesto alle famiglie di indicare gli interventi, forniti da soggetti pubblici o privati, che li hanno aiutati maggiormente.

Il 95 per cento delle famiglie ha ottenuto contributi, il 69 aiuti di prima necessità e il 29 per cento assistenza abitativa. Servizi di orientamento e sostegno, agevolazioni sui servizi per bambini/ragazzi e assistenza domiciliare hanno riguardato rispettivamente il 27, 23 e 13 per cento delle famiglie.

A fornire questi aiuti sono stati nell’11,7% dei casi familiari o amici (e quasi due terzi di questi aiuti sono stati contributi a sostegno del reddito del nucleo), nel 33,1% enti privati (associazioni, organizzazioni di volontariato), e nel 55,2% enti pubblici di vario livello. In questo caso, circa tre quarti degli aiuti sono stati contributi economici diretti (erogazioni di sostegno al reddito, contributi per lavori socialmente utili, pensioni e indennità di invalidità) o indiretti (contributi per visite mediche e farmaci, per affitto o utenze).

Ma come le famiglie hanno valutato gli aiuti ricevuti? Su una scala da uno a cinque, il livello medio di utilità degli aiuti ricevuti è quasi 3,7. Ma non tutti gli interventi sono stati ritenuti ugualmente utili. Paradossalmente, ai contributi economici e ai beni materiali di prima necessità le famiglie hanno attribuito un livello di utilità più basso (tra 3,5 e 3,6), mentre al sostegno fornito in forma di prestiti agevolati è associato il massimo livello di utilità (punteggio medio 5,0), seguiti dai servizi di assistenza abitativa (4,7), orientamento/sostegno psicosociale e assistenza sociosanitaria (4,5), servizi di assistenza domiciliare (3,9) e accoglienza residenziale (3,6). «Se i servizi di microcredito sono i più apprezzati significa che le persone vogliono restituire le risorse ricevute – ha spiegato Vecchiato – segno che l’assistenzialismo non è ineluttabile ma è generato dalle politiche messe in campo».

Per quanto riguarda invece gli aiuti non ricevuti, le famiglie hanno individuato 152 aiuti di cui avrebbero avuto bisogno (e l’85,5% delle famiglie ha citato almeno un aiuto mancato). Il 71 per cento delle famiglie ha lamentato l’assenza di servizi per il lavoro, il 60 di contributi e il 20 di assistenza abitativa.

Ma non tutti gli aiuti “mancati” hanno pesato ugualmente sulle famiglie in difficoltà.

Il livello massimo di gravità è stato associato alla mancanza di sostegno socio educativo (dopo-scuola per i figli), supporto psicologico o informativo, assistenza sanitaria, sociosanitaria e domiciliare, agevolazioni sul credito.

Di poco inferiore (4,9) è il livello medio di gravità attribuito al mancato sostegno per la frequenza di servizi educativi e percorsi scolastici dei figli (servizi di trasporto e mensa scolastica, borse di studio, agevolazioni per nidi).

4,7 è il livello medio di gravità associato alla mancanza di servizi di orientamento e intermediazione al lavoro.

Minore è invece la gravità media attribuita al mancato ricevimento di contributi economici (4,5) e beni materiali di prima necessità (4,2).

Sotto questo aspetto, sono significative alcune voci raccolte nel corso della ricerca.

I servizi per l’impiego non ti rispondono… tutti vogliono persone con esperienza, ma se non ti fanno fare neppure un tirocinio… (Int. 21)

Mi sono rivolta a enti o associazioni solo quando mi sono trovata alle strette, e ho sempre chiesto il meno possibile… spesso mi sono trovata di fronte a persone che mi hanno umiliata… lo vedo anche in comune… come si permettono di etichettare, di non portare rispetto… non tutti son così, ma alcuni sì, e danno molto fastidio… non so, è una questione di approccio iniziale: gli aiuti ci sono, ma il modo con cui vengono fatte queste cose fa la differenza… (Int. 29)

Parlo solamente del problema di mio figlio, lo Stato cioè non esiste… la Asl diciamo non esiste… un colloquio faceva ogni due mesi perché c’era una neuropsichiatra che doveva seguire mille bambini… [I servizi per il figlio] non ci sono stati, assenti, irreperibili. [Quanto grave è stata la mancanza da uno a cinque?] Dieci si può scrivere? (Int. 37)

L’ultima parte dell’intervista alle famiglie ha cambiato prospettiva, secondo l’idea guida del welfare generativo per cui la lotta alla povertà non può prescindere dall’idea che “non posso aiutarti senza di te”. Il 73 per cento delle famiglie ha così affermato di essere pronta a mettere a disposizione della comunità (vicini di casa, associazioni di volontariato, parrocchia ecc.) le proprie risorse o capacità. «In questo ambito il volontariato può fare molto – ha spiegato Vecchiato – facendo incontrare offerta e domanda, tenuto conto che le famiglie hanno espresso un giudizio positivo sull’importanza del ruolo delle associazioni di volontariato nel sostenere le famiglie povere, attribuendo un punteggio medio pari a 4,1».

Al termine della presentazione (a cui hanno preso parte anche il presidente del Comitato promotore del Csv Sardegna Solidale don Angelo Pittau, il  direttore regionale della Caritas don Marco Lai, il presidente del Co.Ge. Sardegna Bruno Loviselli, il consigliere regionale Luca Pizzuto ed il responsabile del Servizio Studi e Ricerche di Caritas Sardegna Raffaele Callia), sono state premiate le associazioni partecipanti al concorso “Poveri per sempre?”, promosso da Sardegna Solidale per far emergere le strategie contro la povertà messe in campo dal volontariato nei vari territori. Alla premiazione sono intervenuti Vittorio Pelligra (docente di Politica Economica Università di Cagliari), Gianni Concas (volontario Mensa del Viandante) e Linda Migliaccio (Presidente del Gruppo Volontariato Vincenziano Sardegna).

 

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Arrivano buone notizie per la soluzione dei problemi dell’approvvigionamento idrico nei comuni del Sulcis Iglesiente. Sono strati sbloccati, infatti, ulteriori quattordici milioni di euro per l’acquedotto Sulcis. L’amministratore unico Alessandro Ramazzotti ha firmato la determina per l’affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva dell’opera fondamentale per risolvere le criticità legate all’approvvigionamento idrico soprattutto nel Basso Sulcis. L’intervento riguarda la realizzazione della nuova dorsale Nord-Sud dell’acquedotto e si aggiunge ai lavori da 21 milioni di euro del primo lotto, già appaltato, per la realizzazione della dorsale centrale e alla diramazione tra Santadi e Masainas, già realizzata, con un ulteriore investimento di tre milioni di euro. Complessivamente, infatti, Abbanoa sta investendo circa 40 milioni di euro per l’intero schema acquedottistico del Sulcis.

La procedura di affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva consentirà di mandare in tempi brevi l’appalto per realizzare due tratti di acquedotto fondamentali per complessivi 14 milioni e 200mila euro. Il primo riguarda la diramazione dalla dorsale centrale a partire da Narcao e fino al partitore di Santadi: circa sette chilometri e mezzo di condotte. E’ qui che si innesta il tratto già realizzato fino a Masainas dal quale dipendono tutte le diramazioni per il Basso Sulcis. Il secondo tratto (quasi otto chilometri di condotte), invece, riguarda Carbonia: dalla galleria di Perdaxius al partitore di Serbariu da cui si diramano i rami nord (verso Portoscuso) e ovest (verso San Giovanni Suergiu) dell’acquedotto.

Alla galleria di Perdaxius arriverà la nuova dorsale centrale che partirà dal potabilizzatore di Bau Pressiu. Le opere, per un importo complessivo di circa 21 milioni di euro, sono già state appaltate. Trattandosi di un appalto integrato, l’impresa aggiudicatrice ha prima di tutto concluso la progettazione definitiva ed esecutiva. Sono stati acquisiti tutti i parere dagli enti preposti e ora il progetto finale è all’attenzione dell’Ente di governo d’Ambito per il via libera definitivo che consentirà di avviare i lavori.

Saranno raddoppiate le vasche d’accumulo al potabilizzatore e ciò consentirà di avere maggiore disponibilità di risorsa idrica per tutto il Sulcis con particolare benefici soprattutto per il Basso Sulcis dove è necessario effettuare chiusure notturne dell’erogazione nel periodo estivo. Dall’impianto di Bau Pressiu partirà il nuovo tratto di acquedotto che sarà lungo quasi venti chilometri e arriverà alla galleria di Perdaxius.