Nuove preoccupazioni sul futuro del progetto Eurallumina, i lavoratori chiedono chiarezza e rispetto degli impegni assunti.
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Il 29 novembre sono scaduti i 60 giorni previsti dalle norme per la verifica dal parte dell’assessorato regionale dell’Ambiente e della provincia Sud Sardegna (ex provincia di Carbonia Iglesias), delle integrazioni richieste al progetto di ripresa produttiva dello stabilimento Eurallumina.
«Dobbiamo riconoscere – si legge in una nota della Rsu Eurallumina – che a livello istituzionale, dal Governo alla Regione, compreso il Consiglio regionale che lo ha ribadito nell’incontro con la Rsu svoltosi martedì, vi è ampio sostegno affinché si arrivi all’obiettivo, ma sappiamo bene che, sui temi di questa natura, ad esprimere le valutazioni definitive sono altri soggetti per questo preposti, una marea di enti, agenzie, direzioni varie. Sono state tutte realizzate e sono operative le opere prescritte sulle bonifiche, trattamento acque di falda in autonomia, e la barriera idraulica sul sito di stoccaggio, l’Area C del Bacino è stata dissequestrata e per le Aree A e B, è prossima ad essere inoltrata la nuova istanza di dissequestro, avendo ottemperato alle prescrizioni della Magistratura, con un investimento di circa 8 milioni di euro, come certificato dai dati del Piano Sulcis.»
«Rischiare di perdere la possibilità che arrivino oltre 200 milioni di euro di investimenti, in un’area di profonda e riconosciuta crisi, come il Sulcis Iglesiente, per il primo anello della filiera dell’alluminio, il cui piano industriale prevede l’occupazione di 357 lavoratori diretti (circa 100 nuove assunzioni), 270 alla punta massima, media 205 lavoratori degli appalti per 36 mesi, 150 poi stabilizzati, oltre a 200 dell’indotto intesi come mense, servizi, trasporti, fornitori, che con il moltiplicatore economico 1 a 3, valgono oltre 1.000 posti di lavoro, e che sommati ai nuclei familiari coinvolgono 5.000 persone, sarebbe un suicidio a livello economico e sociale – aggiunge la Rsu Eurallumina -. E sin qui le cose note a tutti, mentre di un altro spinoso argomento vorremmo riferire. Ad inizio del 2016, l’Enel contattava la Rusal , proponendo la possibilità della realizzazione, di quelle sinergie, e che mai si erano potute realizzare, per la totale chiusura dell’ente elettrico.Nello specifico il trasferimento del vapore, attraverso una tubazione dalla centrale di Portovesme, allo stabilimento Eurallumina. Soluzione da tutti sempre auspicata. La mutata condizione e le difficoltà di Enel e l’interesse attivamente manifestato, avevano fatto pensare ai più (non a noi memori del passato), che potesse essere la volta buona. In primis la Rusal che ha intravisto, finalmente, una reale possibilità di attuazione. Le riunioni tecniche a Portovesme e a Roma, con il vaticinio istituzionale, hanno avuto un’accelerazione nel mese di giugno 2016, a seguito delle nostre iniziative di mobilitazione del mese di Maggio, arrivando a condividere tutti gli aspetti tecnici tanto che la progettazione si è completata positivamente. Poi, a metà novembre, il nuovo muro invalicabile: la Rusal chiede un accordo minimo per 10 anni, per ammortizzare gli investimenti, la risposta non è ancora arrivata e la data ultima indicata per la risposta è il prossimo 15 dicembre 2016. Questo dalla Rusal è considerato il minimo imprescindibile, senza questo fondamentale requisito, quanto discusso non può essere ritenuto valido per concludere l’accordo, e il tutto potrebbe saltare. A smentire anche chi, troppo ottimista, già pensava di inserire l’accordo per il cambio dalla caldaia a carbone alla tubazione, nel procedimento autorizzativo in corso. Riteniamo che bene abbiamo fatto noi, a non parlarne mai pubblicamente, non essendo mai stati chiamati ufficialmente a discuterne, per senso di responsabilità e memori del passato, cosa che avrebbe causato aspettative eccessive, poi se deluse deflagranti, e che avrebbe fatto rallentare chi, preposto alle verifiche procedurali in corso. Occorre conoscere la storia per essere come noi scettici e diffidenti…»
«Per noi la strada maestra è quella tracciata, con l’addendum del 22 novembre 2012, il protocollo d’intesa del 2015 ed il contratto di sviluppo ratificato nel luglio del 2014 e successivamente definito, per la realizzazione di un impianto di cogenerazione, ammodernamento della raffineria, gestione e messa in sicurezza del sito di stoccaggio dei residui delle lavorazioni… Se poi subentrassero diverse evoluzioni positive, saremmo i primi a plaudirle, ma sino ad allora concretezza e realismo. Noi non ne parliamo sino a fatti realizzati e ratificati…
La preoccupazione vera è che se si arriverà alle autorizzazioni, valide come via libera, la Rusal, anche indispettita per l’ennesima possibilità di accordo con Enel, poi fallita, questa volta anche clamorosamente, perché arrivata alla conclusione di una trattativa, a seguito del continuo aumentare dei costi, quasi raddoppiati dall’iniziale progetto, possa recedere dall’investimento. Una tragica sciagura, ingestibile a tutti i livelli, da cui in tanti si uscirà sconfitti, maggiormente chi ci ha sostenuto lavorando alacremente, ma che pagheranno realmente solo i lavoratori, le loro famiglie e un intero territorio, e le definitive speranze dei tanti che vedevano nella riuscita di Eurallumina, una prospettiva anche per le loro vertenze.
In conclusione la nostra posizione è questa: entro il 15 dicembre 2016 come ufficializzato presso l’assessorato dell’Ambiente, arrivi il definitivo accordo per la realizzazione del vapordotto per la durata di un contratto condiviso e sui costi complessivi riferiti alle forniture. In mancanza di questo, le procedure in corso proseguano nella tabella di marcia e al massimo entro il 15 gennaio 2017 si arrivi alla conferenza “decisoria”, sul progetto, attualmente unico in fase di approvazione.
Il tempo dei rinvii e dei temporeggiamenti è finito – conclude la Rsu Eurallumina – il regime di sostegno ai lavoratori ottenuto perché in dirittura di arrivo il progetto di ripresa produttiva, è giunto alla metà del percorso e potrebbe essere interrotto in qualsiasi momento, se questo si concretizzasse nello spazio del brevissimo tempo indicato e si arrivasse alla fine del 2018. per l’avvio delle produzioni, per raggiungere quell’obiettivo i lavori per le opere di approvvigionamento energetico in autoproduzione o da terzi, devono partire entro il primo semestre 2017. Noi non tifiamo, qui è in ballo la vita dei lavoratori e delle famiglie.»
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