22 November, 2024
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Salvatore Cicu (Forza Italia).

L’europarlamentare Salvatore Cicu (PPE).

Escludere gli investimenti per la ricostruzione post terremoto in Italia dal calcolo del deficit nazionale previsto dal Patto di Stabilità  e utilizzare tutti i Fondi UE a disposizione per aiutare le zone colpite dai sismi: queste alcune delle richieste approvate dal Parlamento europeo giovedì.

Nella risoluzione sulla situazione post terremoto in Italia, approvata per alzata di mano, il Parlamento chiede alla Commissione di adottare misure urgenti per facilitare una rapida ricostruzione dei Paesi distrutti durante i terremoti che hanno colpito l’Italia il 24 agosto, il 26 e il 30 ottobre scorsi.

Il Parlamento ha anche approvato un’altra risoluzione, redatta dall’italiano Salvatore Cicu (PPE), sulla riforma del Fondo di solidarietà UE con 589 voti a favore, 13 contrari e 42 astensioni.

Durante il suo intervento al dibattito di mercoledì sera, il relatore ha dichiarato che «in casi come questi, le Istituzioni europee devono essere sensibili, devono capire che la loro credibilità, la loro autorevolezza, dipendono anche dalla capacità di essere presenti in questi momenti e di trasferire un messaggio, appunto, di capacità di gestione». Ha poi chiesto alla Commissione di migliorare l’utilizzo del Fondo di solidarietà UE, riducendo i tempi di mobilitazione e aumentando la soglia dei pagamenti anticipati.

Il Parlamento chiede pertanto di escludere le spese relative agli interventi di ricostruzione, compresi quelli che prevedono la partecipazione dei fondi strutturali e di investimento europei (ESI) – dal calcolo del deficit nazionale, «alla luce del carattere gravissimo ed eccezionale della situazione». I deputati, inoltre, esprimono profonda solidarietà a tutte le persone colpite a vario titolo dagli eventi sismici: vittime, familiari, sfollati e tutte le autorità coinvolte nelle operazioni di soccorso.

Prevenzione

I deputati, in considerazione dell’elevata sismicità di alcune aree geografiche come quella mediterranea e del sud-est dell’Europa, invitano tutti gli Stati membri ad accelerare la ricerca in questo campo, attraverso le azioni previste dal Programma Orizzonte 2020 e ad applicare tutti gli strumenti utili alla prevenzione di vittime e danni, così da ridurre al minimo la portata potenzialmente devastante di tali eventi naturali.

Utilizzare tutte le risorse a disposizione

Il Parlamento sollecita tutte le autorità, nazionali, regionali e locali, a prestare la massima attenzione al rispetto delle norme antisismiche in fase di rilascio dei permessi di costruzione.

Nel documento, si sottolinea, inoltre, l’importanza di utilizzare tutti gli strumenti disponibili e di garantire che le risorse siano utilizzate nel modo più efficace possibile, in collaborazione con le autorità nazionali e regionali. Per questo, si ricorda anche la possibilità di utilizzare il Fondo europeo per lo sviluppo rurale (FEASR) per sostenere le aree rurali e le attività agricole colpite dal sisma.

La Commissione europea ha annunciato mercoledì sera una prima erogazione di aiuti del valore di 30 milioni di euro dal Fondo di solidarietà. La mobilitazione del finanziamento totale richiede un voto del Parlamento per essere effettiva.

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Logo Unione Europea

ln seguito all’approvazione formale del Consiglio dell’accordo in conciliazione con il Parlamento sul bilancio 2017, siglato il 28 novembre, il Parlamento europeo ha approvato il bilancio con 438 voti in favore, 194 voti contrari e 7 astensioni. Successivamente è stato firmato dal presidente Martin Schulz, rendendolo esecutivo. 

«Abbiamo raggiunto i nostri obiettivi. Il bilancio 2017 si concentra chiaramente sulle nostre priorità: stimolare la crescita, creare posti di lavoro – soprattutto per i giovani – e affrontare la crisi migratoria. Gli ulteriore 500 milioni di euro che siamo riusciti a ottenere per l’iniziativa per occupazione giovanile rappresentano un chiaro segnale all’UE ad agire. Abbiamo anche fatto il possibile per affrontare le cause profonde della migrazione», ha dichiarato il relatore per la sezione Commissione, Jens Geier (S&D, DE).

«E’ davvero deplorevole che la Commissione abbia ignorato la lettura del Parlamento e non sia riuscita ad aggiungere il punto che chiedeva di accantonare una parte dei compensi per gli ex commissari per poi liberarli a condizione che il codice di condotta fosse reso più rigoroso. Questa richiesta era stata approvata dal Parlamento a larga maggioranza e mirava a migliorare il comportamento dei commissari e, di conseguenza, l’immagine pubblica delle Istituzioni nel loro complesso», ha dichiarato il relatore per le altre sezioni, Indrek Tarand (Verdi/ALE, EE).

«La proposta – che il presidente Juncker ha recentemente inviato al presidente Schulz per migliorare il codice di condotta – di prolungare il periodo di riflessione a due anni è un passo nella giusta direzione, ma non è sufficiente, poiché gli ex commissari ricevono la loro indennità transitoria per ben tre anni», ha aggiunto.

Giovani, crescita e lavoro

Il Parlamento ha aggiunto ulteriori 500 milioni di euro al bilancio per l’iniziativa in favore dell’occupazione giovanile (YEI). Ulteriori 200 milioni di euro incrementeranno i progetti per crescita e occupazione, quali COSME (competitività delle piccole e medie imprese), il meccanismo per collegare l’Europa (CEF, finanziamento di progetti infrastrutturali), Orizzonte 2020 (progetti di ricerca) ed Erasmus+ (mobilità degli studenti).

Rifugiati e crisi migratoria

I deputati hanno inoltre previsto ulteriori 728 milioni di euro per un pacchetto volto principalmente a incrementare i fondi per la migrazione, inclusi 28 milioni di euro aggiuntivi per il sostegno a UNRWA per i rifugiati palestinesi (totale 310 milioni di euro) e 3 milioni in più per sostenere i colloqui di pace a Cipro (totale 34,8 milioni di euro).

Revisione del bilancio a lungo termine

Nel dibattito sulla revisione intermedia del bilancio a lungo termine dell’UE (quadro finanziario pluriennale 2014-2020), Ivan Korčok, per la Presidenza del Consiglio slovacca, ha promesso un pacchetto di revisione che permetta «di mobilitare oltre 6 miliardi di euro da destinare alle priorità più importanti fino alla fine di questa prospettiva finanziaria», oltre a rendere il bilancio più flessibile.

I co-relatori del Parlamento Jan Olbrycht (PPE, PL) e Isabelle Thomas (S&D, FR) hanno accolto con favore gli sforzi del Consiglio, ma hanno ricordato che la proposta è ancora in discussione fra i governi nazionali. «Il lavoro è ancora in corso, non abbiamo ancora raggiunto il nostro obiettivo», ha detto Olbrycht.

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E’ stata siglata la joint venture tra Moby e St. Peter Line, la Compagnia di navigazione russa specializzata in crociere voluta dalla città russa per promuovere il turismo sul territorio.

Il Gruppo Onorato Armatori avvia così le operazioni nel Mar Baltico, in partnership con la Compagnia russa che ogni settimana dal porto di San Pietroburgo porta i turisti nel Mar Baltico, con scalo a Helsinki, Stoccolma e Tallinn. Un business, quello delle crociere, ricco ed in continua crescita.

Il progetto industriale include anche il noleggio da parte di Moby di due navi di proprietà della St. Peter Line: la Princess Anastasia e la Princess Maria (ribattezzata Moby Dada), che svolgevano entrambe servizio sul Mar Baltico.

Achille Onorato, AD e vice presidente Moby, spiega: «Il Gruppo Onorato Armatori continua la sua espansione. Dopo l’apertura delle linee da e per la Sicilia e Malta, questa operazione andrà a rafforzare le nostre rotte già esistenti dalla Francia alla Corsica e ci consentirà di entrare in un nuovo mercato che, seppure geograficamente lontano, manterrà salde le radici nazionali e di italianità che da sempre contraddistinguono il Gruppo Moby».

Alessandro Onorato, vice presidente e consigliere delegato al commerciale di Moby, aggiunge: «Siamo orgogliosi di questa operazione con un partner locale di grande prestigio. Grazie a nuove navi, nuovi mercati e nuove opportunità il Gruppo Onorato Armatori cresce ancora, con un grande passo avanti nell’ottica di internazionalizzazione dell’azienda e portando avanti i nostri tratti distintivi, l’italianità prima di qualunque altro. Da oggi si può navigare italiano anche nel Baltico».

La Moby Dada, che ha una capacità di circa 1700 passeggeri e 500 auto sarà impiegata nel 2017 sulla linea Nizza-Bastia, andando cosi a rafforzare l’offerta di Moby sul mercato francese. La Princess Anastasia, che ha una capacità di 2500 passeggeri e 580 auto, continuerà a navigare sul Mar Baltico anche nei mesi invernali, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza operativa e dare un ulteriore impulso al turismo (soprattutto quello italiano), rafforzando il traffico internazionale e creando nuovi posti di lavoro tra servizi di bordo e a terra.

Il Gruppo Onorato Armatori, leader del trasporto marittimo passeggeri e merci in Italia, diventa con questa operazione ambasciatore del “Made in Italy” sul mercato Baltico.

La Princess Anastasia, infatti, sarà dotata di duty free con i più importanti brand nazionali di moda e cibo, trasformandosi quindi in una vera e propria vetrina sull’acqua del Belpaese e in particolare di tutti quei prodotti italiani che si distinguono per qualità, creatività, disegno, stile, colori e materiali, richiesti e apprezzati in tutto il mondo.

Oreste Romagnolo, chef e patron di Orestorante sull’isola di Ponza, tra i primi 10 migliori ristoranti di pesce in Italia, a cui è stato affidato il compito di studiare i menu di bordo, è entusiasta di questa nuova avventura: «L’idea è portare i sapori italiani nel Baltico, e sono certo che i clienti resteranno estasiati dai piatti che gli proporremo. Sarà una cucina moderna e italiana, sicuramente a base di pesce, dove si abbracceranno le migliori tradizioni. Il nostro Paese è sinonimo di qualità soprattutto nel settore dell’enogastronomia, ed anche in questo caso i sapori italiani più autentici faranno trascorrere una traversata ancora più coinvolgente ai nostri ospiti».

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Il capogruppo Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, denuncia le condizioni dei pullman Arst sulle strade del Sulcis Iglesiente.

«Servizi da terzo mondo ormai da tempo e in veloce peggioramento – dice Gianluigi Rubiu non bastano i posti a sedere per l’universo di studenti e lavoratori pendolari che quotidianamente utilizzano i mezzi. In molti paesi le corse sono state ridotte al minimo. Il costo dei biglietti e degli abbonamenti è del tutto inadeguato al servizio offerto, con bus vecchi e pericolosi. Non si è tenuto conto, nei provvedimenti attuati sulle tariffe, delle richieste degli studenti universitari che hanno auspicato un sistema di abbonamenti adeguato alle loro esigenze. Troppo alti i costi sostenuti per i viaggi verso il capoluogo e senza un modello armonico.»

L’ultimo episodio, si è verificato sulla tratta che da Musei e dintorni conduce alla Portovesme Srl. «Sulle corriere è stato necessario utilizzare gli ombrelli a causa della pioggia dentro i mezzi, con le infiltrazioni d’acqua sino ai sedili dei pullman – aggiunge Gianluigi Rubiu -. Una condizione che denota lo stato di abbandono dell’azienda di trasporti pubblici sul territorio del Sulcis Iglesiente. Le forze sociali hanno sottolineato da tempo l’esigenza di investimenti per l’ammodernamento dei mezzi che viaggiano nel Sulcis e la tutela del personale, sinora abbandonato al suo destino. Non si segnala nessun atto concreto per venire incontro a queste richieste, con un’azienda sempre più al collasso. Occorre quindi un intervento urgente della Giunta – conclude Gianluigi Rubiu – per mettere fine ai disagi quotidiani sui bus dell’Arst, con misure in grado di agevolare la mobilità sul territorio.»

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Visioni d’autore tra immortali capolavori e nuova drammaturgia per la 25ª stagione di prosa e danza 2016-17 al Teatro Centrale di Carbonia organizzata dal CeDAC, nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna, con il patrocinio ed il sostegno del comune di Carbonia.

Il programma è stato presentato dall’assessore della Cultura, Spettacolo e Turismo del comune di Carbonia, Emanuela Rubiu, e dal direttore artistico del CeDAC, Valeria Ciabattoni.

Sette titoli in cartellone – da gennaio ad aprile – per una straordinaria vetrina sul contemporaneo, dall’anteprima del visionario “Macbettu” di Alessandro Serra alle brillanti commedie su temi d’attualità, dagli intrecci fra letteratura e teatro con “Sorelle Materassi” (dal romanzo di Aldo Palazzeschi) alle moderne inquietudini de “I vicini” di Fausto Paravidino accanto alle suggestive coreografie di “George Sand” e “Indaco”.

Tra i protagonisti grandi nomi della scena, come Paolo Bonacelli, Giuseppe Pambieri e Valeria Ciangottini, eccellenti interpreti di “Classe di Ferro” di Aldo Nicolaj, Lucia Poli e Milena Vukotić con Marilù Prati – per la regia di Geppy Gleijeses – nella trasposizione delle “Sorelle Materassi” di Aldo Palazzeschi e due attori dall’irresistibile vis comica come Gianluca Ramazzotti ed Antonio Cornacchione per la scoppiettante “Ieri è un altro giorno!” – di Sylvain Meyniac e Jean François Cros.

Sotto i riflettori anche Fausto Paravidino – uno degli artisti più interessanti del panorama teatrale italiano – autore, regista e interprete dell’intrigante affresco de “I vicini” mentre l’eclettico Alessandro Serra firma un’inedita versione del “Macbeth” di William Shakespeare fra apparizioni di streghe e fantasmi e la musica aspra del logudorese (nel cast rigorosamente al maschile Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino, Leonardo Tomasi).

Focus sulla danza contemporanea con “George Sand – Uomo e libertà” di Astra Roma Ballet/ARB – un raffinato ritratto d’artista con l’étoile Sabrina Brazzo ed il primo ballerino Andrea Volpintesta e le coreografie di Sabrina Massignani e “Indaco” di RBR DanceCompany con la regia di Cristiano Fagioli e Gianluca Giangi Magnoni, magico racconto per quadri sul dialogo uomo-natura tra geometrie di corpi in movimento e giochi di luce.

La stagione di prosa e danza a Carbonia è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna con il patrocinio ed il sostegno del MiBACT/ ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Regione Sardegna, e del comune di Carbonia, con il contributo della Fondazione di Sardegna e con l’importante supporto di Sardinia Ferries, che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio da e per l’Isola.

Al termine della conferenza stampa, abbiamo intervista Valeria Ciabattoni, direttore artistico del CeDAC.

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Il Gruppo Granarolo rappresenta uno dei più importanti operatori dell’industria alimentare in Italia; Granarolo è, infatti, il 4° player nella graduatoria dei principali gruppi del settore food interamente italiani. Nato nel 1957 da una piccola cooperativa situata alle porte di Bologna, il Gruppo Granarolo conta oggi 15 stabilimenti dislocati sul territorio nazionale e circa 2.100 dipendenti. 

All’interno del Gruppo ruoli, capacità, attività e conoscenze tecnico-specialistiche sono ordinate e raccolte in un sistema professionale che supporta e orienta il lavoratore in funzione degli obiettivi attesi dall’organizzazione, dell’area professionale e del suo livello di responsabilità. La formazione all’interno del Gruppo coinvolge in modo trasversale tutti i livelli e le famiglie professionali e si distingue in formazione permanente, che supporta il team nelle tappe fondamentali del percorso di lavoro, e formazione ad hoc, che nasce da specifiche esigenze spesso legate a repentini mutamenti di scenario.

Il gruppo Granarolo è sempre alla ricerca di…

L’articolo completo è consultabile nel sito  http://www.diariolavoro.it/lavoro_granarolo.html .

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Domani, 2 dicembre, alle 10.30, il Partito dei Sardi presenterà, nella saletta delle conferenze stampa del Consiglio regionale, le sue proposte per risolvere la situazione del precariato in Sardegna, attraverso specifiche iniziative consiliari.

Interverranno all’incontro il capogruppo Gianfranco Congiu e gli altri consiglieri del partito.

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Martedì 6 dicembre, Giorgio Mancosu, dottore di ricerca in diritto dell’attività amministrativa informatizzata e della comunicazione pubblica dell’università di Cagliari e fellow dell’Accademia italiana del codice di internet, interviene alle giornate accademiche organizzate dall’università Sorbona nell’ambito del summit mondiale Open government partnership.

L’ Open government partnership è un’iniziativa multilaterale lanciata nel 2011 da otto paesi fondatori (Brasile, Indonesia, Messico, Norvegia, Filippine, Africa del Sud, Regno Unito e Stati Uniti), che s’impegna a promuovere la trasparenza e l’integrità dei governi nonché l’impiego delle nuove tecnologie per facilitare la loro apertura. Ad oggi conta settanta paesi, oltre a numerosi rappresentanti della società civile. L’Italia ha ufficialmente aderito all’Open government partnership il 5 settembre 2011.

Giorgio Mancosu interviene sulle recenti novità che in Italia hanno investito il diritto all’informazione pubblica e che aprono nuove prospettive di “cittadinanza aumentata” e di innovazione.

«Grazie alle virtuose interazioni tra il filone normativo della trasparenza e quello del riutilizzo dell’informazione pubblica, si moltiplicano e si rafforzano – spiega Mancosu, operativo al Servizio prevenzione corruzione e trasparenza nella direzione Reti e servizi informatici dell’ateneo di Cagliari, guidata da Gaetano Melis – le leve giuridiche in grado di supportare l’estrazione di porzioni sempre più consistenti di patrimonio informativo pubblico e ciò costituisce al contempo un’opportunità e una sfida tanto per i mediatori dell’informazione, quanto per i cittadini e le amministrazioni pubbliche.»

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L’assessorato dei Trasporti ha pubblicato l’avviso di selezione per titoli e colloquio per il conferimento di incarichi professionali di collaborazione non subordinata per la gestione e rendicontazione dei progetti finanziati nell’ambito del Programma di cooperazione Italia – Francia Marittimo 2014-2020.
Questi i requisiti specifici richiesti ai candidati:
– diploma di laurea rilasciato secondo il vecchio ordinamento, oppure laurea specialistica o magistrale;
– esperienza di almeno 24 mesi nella gestione e rendicontazione di progetti cofinanziati nell’ambito del programma Italia – Francia Marittimo 2007-2013, comprovata da contratti sottoscritti con pubbliche amministrazioni;
– conoscenza del francese scritto e orale, livello C2 del Quadro europeo di riferimento per le lingue, attestato da certificazione.
Gli esperti selezionati avranno il compito di fornire il supporto tecnico al Servizio per le infrastrutture e, in particolare, svolgere le seguenti attività:
– gestione del partenariato e predisposizione di ogni comunicazione nella doppia lingua;
– gestione dei rapporti con l’Autorità di Gestione e con il Segretariato tecnico del Programma;
– monitoraggio, rendicontazione delle spese sostenute nell’ambito di progetti comunitari a valere sul Programma Interreg Italia-Francia Marittimo;
– predisposizione e gestione di tutti i rapporti finanziari e di monitoraggio fisico ed amministrativo di competenza del capofila, da redigere nella doppia lingua;
– stesura di atti amministrativi propri dei procedimenti delle pubbliche amministrazioni (delibere, determinazioni, convenzioni/lettere d’incarico, etc.);
– sviluppo di procedure in coerenza con le piste di controllo definite dal P.O. Italia – Francia Marittimo;
– predisposizione degli atti amministrativi e tecnici relativi ai bandi di gara per l’affidamento di servizi e lavori e forniture;
– assistenza tecnica al Servizio per le Infrastrutture, la pianificazione strategica e gli investimenti nei trasporti finalizzata allo sviluppo e gestione di sistemi informativi atti a promuovere le attività nelle aree interessate dal progetto e traduzione delle stesse, dove richiesto, in lingua francese;
– assistenza alla gestione delle commesse di competenza dell’Assessorato;
– organizzazione dell’informazione e degli eventi promozionali e predisposizione dei documenti necessari nella doppia lingua;
– partecipazione agli incontri di partenariato, stesura dei verbali in italiano e francese, cura delle interlocuzioni con i partner di progetto, etc.;
– revisione delle traduzioni dei prodotti del progetto;
– attività di redazione di nuove proposte di progetto nell’ambito degli avvisi pubblicati dall’Autorità di Gestione del Programma Interreg Marittimo di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia Marittimo.
Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro le ore 8.00 del 12 dicembre 2016 tramite l’indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) trasporti@pec.regione.sardegna.it .

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Si è svolto sabato scorso 26 novembre, nel salone della Sezione di Storia Locale di Carbonia della Grande Miniera di Serbariu, il convegno “In ricordo di Antonio Puggioni, dirigente politico e sindacale nelle istituzioni”.

L’evento, organizzato dall’Associazione Amici della Miniera, con il patrocinio del comune di Carbonia, rientra in un programma che prevede il ricordo di alcune figure che hanno avuto ruoli di rilievo nella storia della città, del territorio del Sulcis Iglesiente e dell’intera Sardegna.

I lavori, coordinati dalla prof.ssa Anna Lai, sono stati aperti da Mario Zara, presidente dell’Associazione Amici della Miniera. Il ricordo di Antonio Puggioni è stato affidato prima alla proiezione di un’intervista realizzata nel 1985 dagli studenti della scuola media Zanella e poi agli interventi degli ospiti, il primo dell’ex sindaco Antonangelo Casula che ha ricostruito la lunga esperienza di vita, in particolare quella politica e sindacale, di Antonio Puggioni (alleghiamo il testo integrale).

Don Amilcare Gambella, parroco della chiesa di San Ponziano, si è soffermato sul rapporto di Antonio Puggioni con la chiesa, in particolare con due parroci che hanno segnato la storia della città di Carbonia, Don Vito Sguotti e Don Luigi Tarasco; Giampaolo Cirronis, giornalista e direttore del periodico “La Provincia del Sulcis Iglesiente” ha parlato del suo rapporto con Antonio Puggioni che, negli ultimi due anni e mezzo della sua vita (è scomparso il 24 agosto 1998), ha curato una rubrica del periodico, sulla storia politica e sindacale della città e del territorio, con un occhio di riguardo sul ruolo della chiesa; l’ex sindaco Antonio Saba ha parlato brevemente del suo rapporto di amicizia e di impegno politico con Antonio Puggioni; Salvatore Figus, operatore culturale, si è soffermato sui rapporti dei giovani iscritti al PCI con Antonio Puggioni, uomo di punta del partito fin dagli anni giovanili; e, infine, il senatore Francesco Macis, ha ricostruito l’impegno di Antonio Puggioni nelle istituzioni, in particolare in Consiglio regionale, dove ha lavorato al suo fianco per alcuni anni.

In conclusione, è stato dato spazio al pubblico presente in Aula ed è intervenuto il figlio Antonello (presenti anche le due figlie, Cristina ed Annamaria, mentre la moglie non se l’è sentita di partecipare) che ha ringraziato tutti per l’iniziativa in ricordo della figura del padre.

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L’intervento di Antonangelo Casula

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IN RICORDO DI ANTONIO PUGGIONI –  DIRIGENTE POLITICO SINDACALE E DELLE ISTITUZIONI. Intervento di Antonangelo Casula, Carbonia 26 novembre 2016.

Il presidente dell’Associazione Amici della Miniera, Mario Zara, ha illustrato le modalità relative allo svolgimento della nostra conversazione odierna dedicata al ricordo di Antonio Puggioni.

Il filmato che abbiamo appena visto e le immagini che lo ritraggono nel lungo arco della sua vita privata e  politica, fanno rivivere un emozione particolare, che rende ancora più interessante e piacevole questo incontro.

Il titolo assegnato a questa iniziativa, Antonio Puggioni – dirigente politico, sindacale e delle Istituzioni, richiede un particolare impegno a partire dalla mia introduzione, nella quale vorrei insieme alla ricostruzione del suo profilo pubblico prevalentemente conosciuto, contribuire a portare alla luce aspetti meno noti della sua vicenda politica, personale ed umana.

Antonio Puggioni nasce a Scano Montiferro, nell’attuale provincia  di Oristano, il 14 giugno del 1927 e  si trasferisce all’età di dodici anni, nel 1939 insieme alla famiglia, a Carbonia.

Il 1 aprile del 1942, non ancora quindicenne, viene assunto dalla Società Carbonifera Sarda in qualità di aiuto meccanico.

Nel gennaio1943 si arruola presso la Scuola militare di Pola (in quel periodo l’Istria apparteneva ancora all’Italia) nel Corpo Reale Equipaggi Marittimi come allievo motorista navale.

Il 9 settembre dello stesso anno (il giorno successivo all’annuncio dell’armistizio) viene fatto prigioniero dai tedeschi a Pola e la mattina del giorno successivo il 10 settembre, viene liberato dai partigiani di Tito a Passino presso Trieste, nello stesso anno viene fatto prigioniero nella periferia di Trieste e liberato per una seconda volta da una formazione di partigiani italiani.

A dicembre del ’43, rifugiato a Sant’Orso in provincia di Vicenza, viene arruolato nella Brigata Partigiana- Martiri della Val Leogra – Battaglione Ramina Bedin.

L’esperienza partigiana, per quanto mi risulta è una vicenda della sua vita nota a pochi, dura sino alla conclusione del conflitto e a giugno del 1945 fa ritorno in Sardegna, a Carbonia, dove viene riassunto nella miniera di Nuraxeddu per essere successivamente trasferito nel 1946 nell’officina meccanica della miniera di Serbariu.

Eletto prima nella Commissione Interna, diviene nello stesso anno segretario del Comitato di coordinamento delle commissioni interne  della miniera, membro della segreteria della Lega dei Minatori e infine componente dell’Esecutivo della Federazione provinciale dei minatori diretta per lungo tempo da Martino Giovannetti, il padre di Daverio.

Diviene nell’arco di pochi anni, al fianco di Velio Spano, Renato Mistroni, Antonio Sellitti, Pietro Cocco, Marco Giardina, e di tanti altri, uno dei principali dirigenti della classe operaia di Carbonia e del Sulcis.

E’ uno dei protagonisti della battaglia dei 72 giorni conclusasi il 18 dicembre del 1948a 10 anni dalla fondazione della Città, data che possiamo considerare – la citazione non è mia  ma la ritengo molto appropriata  data della rinascita morale della Città.

Non mi dilungherò, soprattutto per ragioni di tempo, su queste importanti vicende, essendo abbastanza  note ai più e sulle quali proprio Antonio ci ha lasciato importanti e dettagliate testimonianze, raccolte in una serie di articoli pubblicati sulla Provincia del Sulcis Iglesiente a cura di Giampaolo Cirronis e che saranno oggetto proprio di una sua successiva testimonianza nel corso di questo dibattito e saranno riprese certamente da Antonio Saba, con il quale ha condiviso insieme ad un’amicizia durata una vita, tutti i momenti cruciali della storia politica della nostra città.

Ancora giovanissimo, parliamo di un ragazzo di 21 anni è già protagonista in una temperie di lotte particolarmente difficili – mi riferisco alla battaglia per la sopravvivenza della città – che in tanti a quei tempi avrebbero voluto cancellare dall’atlante di geografia.

Inizia, dunque, al fianco di tanti altri protagonisti, un percorso di formazione  di quadro dirigente – come si usava dire allora  della vita politica e sindacale del Bacino Minerario, nel gennaio del 1949 viene inviato a Bologna al primo corso semestrale del P.C.I. presso la Scuola di partito in via dei Bottieri, al suo ritorno a Giugno viene eletto segretario della Lega dei minatori e segretario della Camera del Lavoro,  inoltre viene eletto nel Comitato Federale del  PCI della Federazione di Cagliari, a quei tempi non vigeva la regola dell’incompatibilità tra incarichi politici e sindacali.

Nel 1950 iniziano – chiamiamoli così – i primi inconvenienti del mestiere, viene arrestato per adunata sediziosa, corteo non autorizzato e aggressione delle forze dell’ordine, liberato dopo cinque mesi e condannato a dieci mesi con il beneficio della condizionale.

Viene sottoposto ad altri tre processi e di nuovo arrestato nel 1951, ne da conto anche l’avvocato Umberto Giganti anch’egli recluso in seguito ai fatti del 1948 in una lettera alla moglie Ina datata 9 febbraio 1951, contenuta nel libro “ La prigionia di un sogno” a cura di sua figlia Pia Giganti, dalla quale riporto testualmente: «Pelessoni è stato in causa ieri. E’ stato condannato a due anni di reclusione ma è uscito perché la pena gli è stata condonata. Puggioni è stato invece arrestato, per quella montatura della Cassa operaia, e si trova qui. Temo che dovrà rimanerci per un pezzo.»

Questa era la sorte comune per tanti dirigenti comunisti, socialisti di allora i tempi del “famigerato”  commissario Pirrone e della polizia di Scelba.

Il già citato Umberto Giganti, uscito dal carcere e rieletto in Comune, nella qualità di assessore anziano, subentrerà nel 1953/4 a Pietro Cocco nell’esercizio delle funzioni di sindaco, il quale fu destinatario di un provvedimento di sospensione dalle sue funzioni emanato dal prefetto di Cagliari.

La vita non era semplice a quei tempi in politica, sia nel sindacato che nelle istituzioni.

Puggioni viene eletto in Consiglio comunale per la prima volta nel maggio del 1952, assume l’incarico di assessore delle Finanze e del Bilancio e nel novembre dello stesso anno nominato Ispettore regionale degli Enti locali del PCI.

Nell’anno successivo, il 1953, viene nominato vicesindaco del comune di Carbonia.

Il 27 maggio del 1956 alle elezioni amministrative, viene riconfermato consigliere comunale.

L’attività politica e sindacale si intreccia con quella amministrativa e per riprendere un filo cronologico, nel 1954 viene nominato responsabile di zona del PCI e membro  della segreteria provinciale di Cagliari.

Nel 1957 viene chiamato insieme a Giovanni Lai e Girolamo Sotgiu a far parte della segreteria regionale del PCI in una fase che possiamo definire senza alcun eufemismo, di transizione.

Siamo in una fase successiva al terremoto del 1956, del quale ricordiamo la successione di avvenimenti storici sulla scala internazionale: il XX Congresso del PCUS con il rapporto segreto di Kruscev, l’invasione dell’Ungheria da parte delle truppe del Patto di Varsavia, VIII Congresso del PCI.

In questo quadro, in questi anni, nel PCI in Sardegna si afferma la segreteria di Renzo Laconi con  un conseguente ridimensionamento del ruolo di Velio Spano e del quadro dirigente di partito che a lui faceva riferimento, soprattutto del Bacino Minerario.

Antonio Puggioni era come la prevalenza del gruppo dirigente di Carbonia e del Sulcis, particolarmente legato a Velio Spano.

L’esito personale di questa fase politica per Puggioni può essere riassunto nella nota locuzione latina: Promoveatur ut amoveatur (sia promosso affinché sia rimosso).

Quindi dopo il matrimonio nel 1958 con Nilde Lampis compagna per tutta la sua vita, nel 1959 su incarico della direzione nazionale del partito, parte in incognito insieme alla consorte per l’Unione Sovietica, con un  passaporto intestato ai coniugi Calvi.

Il 1959 si presenta come un anno di svolta significativo nella vicenda personale e politica di Puggioni.

Il 28 aprile una prima tappa a Berlino orientale, in una città non ancora divisa dal muro, a maggio a Praga sino ad agosto dello stesso anno e, da questa data sino ad aprile del 1961, a Mosca.

Questa esperienza si rivelerà comunque molto importante, a partire dagli aspetti squisitamente politici, ed gli consentirà di entrare in contatto con personalità eminenti del movimento comunista internazionale; quindi si ritrova prima a Radio Praga al fianco di Aldo Tolomelli (divenuto in seguito senatore dell’Emilia) e di Francesco Moranino che vi svolgeva un attività di coordinamento squisitamente politico.

Moranino ex capo partigiano della Val d’Ossola era espatriato dall’Italia in ragione di una sentenza relativa a fatti dolorosi avvenuti nel corso della guerra partigiana e culminati in una sua condanna per la quale fu fatto decadere (prima circostanza nel Parlamento repubblicano) dall’incarico parlamentare.

Nell’URSS inizia a lavorare nella redazione italiana di Radio Mosca, nella quale anche la moglie Nilde trova occupazione nel lavoro di segreteria.

Questa esperienza, si rivelerà nel tempo fruttuosa, poiché oltre a consentire una importante confidenza con gli strumenti di comunicazione e l’attività di una redazione giornalistica, ne affinerà in meglio il   linguaggio, che come lo ricordiamo tutti, riusciva ad essere diretto, chiaro e semplice.

Chi ha avuto modo di ascoltare Puggioni sia in occasioni pubbliche, che in conversazioni private, sicuramente ne avrà apprezzato la proprietà di linguaggio, la capacità di scandire tempi e toni in maniera sempre molto efficace.

A Mosca risiede in un piccolo appartamento presso l’Hotel Ucraina ed entra subito in contatto con personalità del mondo sovietico moscovita, ma anche con una presenza italiana importante, tra le quali mi  preme segnalare quella con il “mitico” Giovanni Germanetto, giunto nell’URSS nel 1922, autore di un famoso libro “Le memorie di un barbiere” e insieme a Paolo Robotti “Trent’anni di lotte dei comunisti italiani”.

Frequenta e stringe amicizia con Giulia Schucht, la moglie di Antonio Gramsci, e con sua sorella Eugenia.

Di quello stesso periodo è l’amicizia Maurizio Ferrara corrispondente dell’Unità da Mosca (che successivamente sarà direttore de l’Unità), sua moglie Marcella che fu collaboratrice nella segreteria di Palmiro Togliatti.

In quelle circostanze Nilde si trovò più volte a prendere in braccio l’allora piccolo Giuliano, che diventerà noto a tutti noi per la militanza in un altro schieramento.

Sono anni in cui maturano una serie di rapporti sul piano politico ed umano con dirigenti nazionali che si recano a Mosca, tra i quali Nilde mi ha segnalato tra tutti, quello con Pietro Ingrao.

Inoltre, c’è una frequentazione molto importante per tutti gli avvenimenti di carattere culturale che si svolgevano attorno alla residenza dell’Hotel Ucraina e, infine dulcis in fundo, la frequentazione costante della vita culturale moscovita e del Teatro Bolscioi.

Sono anni importanti e prima di venire assegnato a nuova funzione in Polonia, nell’aprile del 1961 – alla quale oppone un diniego – l’esperienza si conclude con il rientro repentino a Carbonia, preceduto da un breve intervallo a Berlino Est che dura da aprile a luglio e con un intervallo romano dove vengono ricevuti insieme ad altri compagni provenienti da analoghe esperienze, da Palmiro Togliatti.

Nel luglio del 1961, appena rientrato a Carbonia, assume l’incarico di segretario del Comitato cittadino del PCI ed eletto nella segreteria della federazione del Sulcis, appena costituita al fianco di Licio Atzeni che è stato il primo segretario della federazione del PCI del Sulcis.

Una breve notazione, Licio Atzeni era il padre del noto e indimenticato scrittore Sergio Atzeni ed era la figura che ha ispirato il personaggio principale del libro “Il figlio di Bakunin” dal quale ha preso spunto per l’omonimo film,  il regista cinematografico Gianfranco Cabiddu.

Alle elezioni amministrative del novembre 1964 viene rieletto consigliere comunale, in una consiliatura nella quale si succedono due sindaci Antonio Saba ed Aldo Lai, quest’ultimo alla guida di una coalizione di centro sinistra in sintonia con il quadro politico nazionale di quella stagione politica, ma questa esperienza si conclude in modo traumatico con l’arrivo del commissario prefettizio, dottor Pandolfini se la memoria non mi inganna che amministrerà la Città sino alle elezioni del 17/18 novembre del 1968.

Antonio Puggioni viene eletto in questa tornata e rieletto consigliere alle elezioni amministrative del novembre del 1973 e siederà in Consiglio comunale sino alle elezioni del giugno 1979, in una consiliatura che, per ragioni di allineamento elettorale nazionale, dura sei e non cinque anni come previsto.

Riprendendo il filo dell’impegno politico a luglio del 1965 viene nominato Segretario della Federazione del PCI del Sulcis e nel 1969 viene eletto consigliere regionale nella VI Legislatura e riconfermato  nel 1974 VII legislatura nell’incarico di consigliere regionale che si concluderà nel 1979.

Su questo punto, quello dell’esperienza nel Consiglio regionale mi limito  a questa enunciazione poiché abbiamo chiesto al senatore Francesco Macis che è stato suo collega nei banchi del Consiglio, di tracciare nel suo intervento un profilo significativo dell’esperienza politica e istituzionale  condotta come legislatore.

Nel 1981, dopo un incarico di breve durata nel Comitato di gestione dell’USL n° 17 di Carbonia, Antonio Puggioni lascia tutti gli incarichi per dedicarsi ad attività private.

Come avete avuto modo di constatare, nella mia esposizione, ho cercato di seguire un ordine cronologico preciso  nel segnare il percorso della vita di Puggioni e a questo proposito devo dirvi che, mi è stato di particolare aiuto, proprio un suo scritto autografo nel quale ha segnato le tappe più significative delle esperienze della sua vita terrena che si è conclusa con la sua morte avvenuta a Carbonia il 24 agosto del 1998.

Una vita costellata da un impegno politico molto assorbente che però non gli ha impedito di essere molto presente nella vita familiare come marito e nell’educazione dei tre figli, Antonello, Cristina ed Annamaria che lo ricordano come un padre affettuoso e attento.

Vorrei aggiungere qualche ricordo personale del rapporto che ho intrattenuto personalmente con Antonio e qualche valutazione di carattere politico.

Una delle sue caratteristiche principali era costituita dalla capacità di dialogo e di intessere rapporti sul piano personale, sia con il mondo esterno, mi riferisco al dialogo con le altre forze politiche che con quello interno al proprio partito.

Assegnava al tema del rapporto con le persone un grande valore e questo era un suo grande pregio.

Una dialettica votata sempre alla ricerca dei punti d’incontro e di unione  soprattutto quando le distanze tra le posizioni in campo  rischiavano di diventare incolmabili.

Una capacità non certo unica, ma abbastanza rara, il saper mantenere in vita il filo del dialogo anche nelle situazioni di maggiore difficoltà.

Non fu mai un uomo di rottura, ma di dialogo, anche su piano sociale, lo testimoniano i rapporti con l’Azienda Mineraria, tra i minatori e nel rapporto con il clero e la sfera religiosa.

A questo proposito, mi preme ricordare il suo rapporto ed il ricordo affettuoso che aveva di don Vito Sguotti, che è stata una figura importante nella storia della Città, ben al di là della sua funzione di Sacerdote, quello con don Luigi Tarasco, cappellano dell’Ospedale Sirai, con i quali ha condiviso alcuni dei passaggi difficili dei primi anni di vita di Carbonia e, in ultimo, nella seconda metà degli anni ‘80, con fra Nazareno da Pula, con don Amilcare Gambella, che lo ricorderà nell’intervento successivo al mio, anni nei quali si era riavvicinato anche dal punto di vista spirituale alla fede e alla Chiesa.

Era inoltre animato da una curiosità culturale ed intellettuale non comune, per le vicende del Bacino Minerario e della sua classe operaia, era un lettore vorace e sempre impegnato nella ricerca di documenti.

Per questa sua attitudine alla ricerca ed all’accumulo di carte, atti, documenti, fotografie, pubblicazioni ,era avvertito come un pericolo, lo dico simpaticamente, soprattutto nelle sezioni di partito.

Questa tenacia gli ha consentito di acquisire e conservare un patrimonio documentale di grande rilievo del quale troviamo già da tempo, un significativo riconoscimento con delle citazioni in pubblicazioni di carattere nazionale, quali: “Carbosarda”, a cura di Giuseppe Are e Marco Costa, nella collana Mondi Operai nell’Italia del Novecento;

Ricordo di aver ricevuto da lui in dono, copia originale del Piano Levi, copia dell’Atto costitutivo della Società delle miniere di Iglesias, stipulato a Parigi nel 1867.

In questo lavoro era particolarmente scrupoloso ed aveva metodo e questo è stato tra gli altri, uno dei  tratti moderni della personalità di Puggioni sui quali intendo soffermarmi, perché sono un coniugato di sensibilità e lungimiranza insieme.

Tra le sue attività, delle quali mi aveva parlato e di cui ebbi modo di prendere visione, c’è un’interessante rassegna biografica di figure che hanno segnato la storia della città di Carbonia attraverso le lotte, la quotidianità, l’impegno istituzionale e religioso delle quali ha tracciato un ritratto di grande valore per la nostra memoria collettiva: Renato Mistroni, Silvio Lecca, Don Vito Sguotti, Pietro Cocco, Marco Aurelio Giardina, Giorgio Carta, Francesco Piga Onnis, Giuseppe Cabua, Claudino Saba e moltissimi altri.

Questo lavoro testimonia una grande sensibilità e la volontà di non disperdere un patrimonio di conoscenze e di memorie il cui valore culturale, sociale ed antropologico è di un’importanza inestimabile per tutti noi.

Devo aggiungere che proprio su questa traccia l’indimenticato compagno ed amico Sergio Usai, alla guida dell’associazione “La nostra storia – Le nostre radici”, si era impegnato a proseguire in un analogo lavoro di implementazione riguardante figure importanti della città e del mondo dello sport cittadino, che è bene tenere presente in memoria.

In ultimo, mi avvio a concludere, voglio esprimere il mio sincero apprezzamento per l’organizzazione di questa  conversazione.

Non è questa la prima occasione in cui l’associazione “Amici della Miniera” dedica un’iniziativa in ricordo di personalità che si sono distinte nella nostra comunità, segnalo quella dedicata alla figura di Silvio Lecca alcuni anni orsono, altre analoghe ci saranno in futuro, a partire dalla prossima in programma, dedicata alla figura di Aldo Lai.

E’ quindi doveroso apprezzare ed elogiare il proposito dell’associazione e di Mario Zara che la dirige,  perché rimanga così forte e determinata la volontà di restituire alla memoria collettiva una piena e completa evidenza di protagonisti della nostra comunità cittadina, qual è stato Antonio Puggioni.

Nel concludere il mio intervento, vorrei ringraziare l’associazione, per avermi concesso l’onore ed il piacere di contribuire a farlo insieme a tanti altri amici e compagni intervenuti a questa iniziativa.

Antonangelo Casula

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