12 January, 2025
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Nella tavola rotonda in corso a Sant’Antioco, stanno emergendo numerose posizioni contrarie alla realizzazione del nuovo ponte di collegamento con l’Isola, finanziato dal Piano Sulcis e prossimo ad andare in appalto, viceversa favorevoli alla realizzazione del tunnel.
Il consigliere comunale di minoranza Torello Massa, al riguardo, ha proposto l’indizione di un referendum.

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Nella tavola rotonda in corso a Sant’Antioco, stanno emergendo numerose posizioni contrarie alla realizzazione del nuovo ponte di collegamento con l’Isola, finanziato dal Piano Sulcis e prossimo ad andare in appalto, viceversa favorevoli alla realizzazione del tunnel. Per questa soluzione si sono espressi, tra gli altri, il sindaco Mario Corongiu e i consiglieri di minoranza presenti, tra i quali l’ex assessore Massimo Melis e Alberto Fois.
Un altro consigliere comunale di minoranza Torello Massa, pur convinto sostenitore della soluzione del tunnel, ha proposto l’indizione di un referendum.

Nell’edizione del TG di lunedì trasmetteremo le interviste con il coordinatore del Piano Sulcis, Tore Cherchi, e il consigliere regionale Ignazio Locci, del gruppo Forza Italia Sardegna, promotore della tavola rotonda.

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E’ in corso, presso l’Albergo Moderno di via Nazionale, a Sant’Antioco, una tavola rotonda organizzata per fare chiarezza sulle enormi potenzialità di sviluppo garantite dalla nuova infrastrutturazione dell’area portuale prospettata dal Piano Sulcis. L’obiettivo dell’iniziativa è confrontarsi, informare compiutamente i cittadini, sgomberare il campo da dubbi e fraintendimenti, mettendo in luce i vantaggi che possono assicurare i progetti contenuti nel Piano Sulcis, in termini di rilancio dell’isola di Sant’Antioco e dell’intero Sulcis Iglesiente.
In campo ci sono 40 milioni di euro per la realizzazione di nuove opere progettuali di ampia portata.
Al convegno, dal titolo “Piano Sulcis – Infrastrutture Master Plan Sant’Antioco”, partecipano, tra gli altri, il consigliere regionale di Forza Italia Ignazio Locci, i sindaci di Sant’Antioco e Calasetta, Mario Corongiu e Antonio Vigo, il coordinatore per l’attuazione del Piano Sulcis, Tore Cherchi, l’ex presidente della Regione, Antonello Cabras, oggi presidente della Fondazione Sardegna.
Partecipano, inoltre, amministratori e rappresentanti dei movimenti politici locali, imprenditori e semplici cittadini.
Nel primo intervento, il coordinatore del Piano Sulcis, Tore Cherchi, ha presentato progetti e risorse in campo per lo sviluppo dell’Isola di Sant’Antioco, ad iniziare dal nuovo ponte.
Mentre scriviamo è in corso l’intervento del sindaco di Sant’Antioco, Mario Corongiu.
Coordina i lavori il consigliere comunale Gianni Inguscio.
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Lunedì 14 marzo, a partire dalle 10.30, a Fluminimaggiore, presso la sala del Centro Culturale del comune, nell’ambito del programma di Sviluppo rurale per l’agricoltura 2014/2020, è in programma un incontro dibattito sul tema delle “Nuove opportunità per l’agricoltura del territorio”.

L’incontro verrà moderato da Vito Tizzano, direttore di Coldiretti Cagliari.

Il programma prevede le relazioni del responsabile provinciale del Centro di assistenza agricola di Coldiretti Cagliari, Giuseppe Frau sul Programma di sviluppo rurale, seguito dall’intervento del responsabile provinciale del patronato Epaca, Ignazio Pili, che parlerà delle malattie professionali.

Le conclusioni saranno affidate al presidente di Coldiretti di Cagliari, Efisio Perra.

Piantagioni di carciofi

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La motovedetta CP 812 in una fotografia d'archivio.

La motovedetta CP 812 in una fotografia d’archivio.

Ieri pomeriggio la Sala Operativa dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Sant’Antioco ha ricevuto la richiesta di evacuazione medica di un marittimo indiano, imbarcato a bordo della petroliera “KARAVAS” (battente bandiera panamense) a circa 20 miglia a Ovest dell’Isola di San Pietro, per un attacco di appendicite.

A seguito delle indicazioni ricevute dal superiore Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, è stata disposto l’intervento della Motovedetta CP 812, che tempestivamente si è diretta a bordo della petroliera.

Il trasbordo del malcapitato, fortunatamente in condizioni stabili di salute avveniva in mare aperto, con le due unità messe di fianco e in assoluta sicurezza grazie alla professionalità del personale imbarcato, nonostante le avverse condizioni meteo che hanno reso complesso il recupero del marittimo.

Successivamente, diretta verso il Porto di Portovesme, la motovedetta ha assicurato a terra il marittimo dove era atteso dall’ambulanza del 118, preventivamente allertata da questo Comando, per il successivo invio presso l’Ospedale Sirai di Carbonia dove ha ricevuto le opportune cure mediche.

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L’on. Annamaria Busia (Centro Democratico) interviene ufficialmente nel dibattito sull’uso del linguaggio di genere nei documenti e negli atti della pubblica amministrazione.  Lo fa con una proposta formale presentata alla Commissione “Autonomia” del Consiglio regionale che ieri ha iniziato l’esame del disegno di legge 254 “Norme sulla qualità della regolazione e di semplificazione dei procedimenti amministrativi”.

«Il provvedimento in esame rappresenta l’occasione per consentire alla Sardegna di adeguarsi alla direttive nazionali che impongono alle pubbliche amministrazioni il dovere di utilizzare in tutti i documenti di lavoro un linguaggio non discriminatorio – sostiene Annamaria Busia – diversi comuni e alcune Regioni come l’Emilia Romagna hanno già aderito alle linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo, è ora che lo faccia anche la Sardegna.»

La proposta, valutata positivamente dagli assessori all’Industria e agli Affari Generali Maria Grazia Piras e Gian Mario Demuro, sentiti in audizione dalla Commissione Autonomia, sarà oggetto di uno specifico emendamento al D.L. 254.

«La lingua rispecchia la cultura di una società e ne è una componente fortemente simbolica, l’uso generalizzato del maschile nel linguaggio è un potente strumento di neutralizzazione dell’identità culturale e di genere – conclude Annamaria Busia – con tale disposizione anche la nostra Regione potrà adeguarsi per riconoscere, garantire e adottare un linguaggio non discriminante, rispettoso dell’identità di genere, identificando sia il soggetto femminile che il maschile in atti amministrativi e corrispondenza, denominazioni di incarichi, funzioni politiche ed amministrative.»

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E’ in programma domani, domenica 13 marzo, allo Stadio Comunale “Carlo Zoboli”, la “Festa Bianco Blu – ritorno allo Stadio”, organizzata dal Carbonia Calcio e dai “Briganti”, con la collaborazione di diverse assiociazioni e del comune di Carbonia.

Sarà una domenica allo stadio all’insegna della festa, del buon cibo, del tifo, con musica, spettacolo, le vecchie glorie del Carbonia Calcio (e non solo) e della tifoseria “I Briganti”. L’idea è quella di incontrarsi allo stadio per passare una domenica diversa, una domenica di festa e tifare la squadra del Carbonia Calcio. La “Festa Bianco Blu” vuole trasmettere un importante messaggio, dando l’esempio di uno sport “felice e gustoso”.
Il programma prevede l’ingresso allo stadio “Carlo Zoboli” alle 11.30, dove sarà offerta una degustazione a base di vari tipi di formaggi e selezione di salumi. Giochi gonfiabili a disposizione dei tifosi più piccoli con la compagnia di Minnie e Topolino. Alle 12.30 pranzo a scelta a base di pesce fritto o carne alla griglia. Bibita, vino o acqua inclusi. Dalle 11.30 alle 14.30, musica e animazione con Nando Campesi e Roberto Gessa.

Alle 15.00 avrà inizio la partita Carbonia – Villacidrese, valida per la decima giornata di ritorno del campionato di Promozione regionale, al termine della quale verrà effettuata l’estrazione dei premi della lotteria, con i saluti da parte della società Carbonia Calcio, della tifoseria e delle Vecchie glorie “Bianco Blu”.

Il prezzo del biglietto è di 10 euro, comprendente antipasti, food, bibita, ingresso allo stadio e biglietto della lotteria. Prezzo per gli abbonati: 6 euro. Prezzo della sola partita: 5 euro.

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Sin dalle prime note il pubblico è stato deliziato da uno spettacolo ad altissimi livelli. Eleganza e sensualità amalgamate in un carosello di emozioni dove, strass e lustrini hanno brillato indossati da straordinari ballerini e ballerine. Una complicità, quella portata in scena dalle coppie, che ha conquistato e coinvolto gli spettatori, talmente tanto da passare dal silenzio assoluto, dove tra le note si poteva sentire il lieve rumore dei passi, allo scrosciare degli applausi.

Una tecnica ed una leggerezza che hanno visto volteggiare le ballerine una dopo l’altra, guidate da partner dalla maestria, dalla professionalità e dalla classe ricercata, in un genere di ballo che perfettamente si sposa con la passionalità avvolgente proprie di una coppia di ballerini di tango argentino.

Ed è proprio l’Argentina la madre terra dei componenti della compagnia di ballo Tango Zotto Tango, protagonisti principali Miguel Àngel Zotto e Daiana Guspero. In tutto 15 artisti che hanno ballato su musiche suonate dal vivo dall’orchestra Tango Sonos Orchestra, con la coreografia e la direzione artistica dello stesso Miguel Àngel Zotto.

Intervistato dichiara che il segreto del tango consiste nel rispettare la donna e detto da uno dei ballerini di tango più grande di tutti i tempi è sicuramente un lasciapassare. Miguel ha imparato a ballare vedendo il nonno anch’egli ballerino di tango ed il padre attore, sin da piccolo sapeva che avrebbe ballato. Pur amando tanto la sua terra ha però scelto di vivere in Italia, a Milano, dove con Daiana, sua partner nel ballo e nella vita dal 2007, ha pensato di far crescere i loro figli nella culla della storia dell’arte…patrimonio di un’Italia che forse, secondo il suo parere, non è ancora consapevole dei propri tesori.

Sfumature conturbanti quelle delineate sul palco che hanno certamente lasciato spazio al sogno di poter danzare sulle ali del vento sollevando qua e là il profumo della seduzione.

Di seguito un album di scatti della serata.

Nadia Pische

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L’avvocato tunisino Assid Abdelaziz, Premio Nobel per la pace 2015 e il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Giuseppe Giulietti, parteciperanno sabato 19 marzo, a Sassari, ad un incontro dal titolo “Il ruolo dell’Avvocatura nei cambiamenti sociali”. L’evento si aprirà alle 9.00, al Teatro Verdi, con i saluti del presidente dell’Ordine degli avvocati di Sassari, Mariano Mameli e del presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, Francesco Birocchi. Agli avvocati ed ai giornalisti che parteciperanno saranno assegnati i crediti formativi.

L’avv. Assid Abdelaziz, fa parte del cosiddetto “Quartetto per il dialogo nazionale tunisino”, un gruppo formato nell’ottobre del 2013 dall’Ordine degli avvocati e da altre tre organizzazioni della società tunisina che avevano contribuito in misura rilevante al successo della “Rivoluzione dei Gelsomini”, le grandi manifestazioni popolari che nel, 2011, misero fine a più di 20 anni di potere di Zine Abissine Ben Ali, favorendo il dialogo fra cittadini, politici e classi dirigenti.

Memorabile fu la giornata del 31 dicembre 2011, il “vendredi de la matraque” (il venerdì dei manganelli), quando centinaia di avvocati formarono un vero e proprio scudo umano, frapponendosi fra la popolazione che manifestava e la Polizia che, armi in pugno, voleva disperdere la manifestazione.

Oltre all’Ordine degli avvocati, ne fanno parte l’Unione generale tunisina del lavoro (UGTT), la Confederazione tunisina dell’industria (UTICA) e la Lega tunisina per la difesa dei diritti dell’uomo (LTDH).

 La Tunisia è considerata oggi l’unico paese arabo ad aver adottato un sistema democratico di governo dopo la cosiddette “Primavera araba”. E’ anche per questo che al “Quartetto per il dialogo” è stato assegnato il premio Nobel per la pace 2015.

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Il consigliere regionale Ignazio Locci, esponente del gruppo Forza Italia Sardegna, è relatore di minoranza al D.L. 297/S “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l’anno 2016 e per gli anni 2016-2018 (legge di stabilità 2016) e relativi allegati” approvato dalla Giunta Pigliaru che la prossima settimana approda in Consiglio regionale.

Riportiamo di seguito il testo integrale.

Presidente, colleghi;

la Sardegna, nonostante i proclami di questo Governo regionale, non riesce ad uscire da questa fase di recessione che dura ormai da troppo tempo.

I timidi segnali di ripresa nazionale non sortiscono alcun effetto nella nostra terra. Se poi teniamo in considerazione i giochetti fatti dal Governo nazionale con i dati della crescita del PIL, possiamo tranquillamente dire che la Sardegna è ferma al palo.

Restano catastrofici i dati della disoccupazione: secondo i numeri che fornisce la giunta nel DEF, sono oltre il doppio della media nazionale, ovvero circa il 19%. Nonostante ciò, ci troviamo di fronte alla totale assenza di politiche per il lavoro destinate ai non più giovani. A quei sardi espulsi dal mondo del lavoro, o che un’occupazione stabile non l’hanno mai ottenuta, che arrancano quotidianamente e si sentono abbandonati dalla politica. Per non parlare, poi, della disoccupazione giovanile, la cui analisi numerica mette in luce problemi strutturali in merito alle politiche per il lavoro, nonché l’incapacità del governo regionale di porre un freno ad un fenomeno che non accenna ad arrestarsi (27,7% giovani tra 15/24 anni e 34,2% se consideriamo anche la fascia fino a 29 anni).

Il grado di fiducia che i Sardi esprimono nei confronti dell’istituzione e dell’amministrazione regionale è sempre più basso (secondo le rilevazioni ISTAT del 2015, si attesta al 37%).

Altro fenomeno che oramai è senza controllo è quello dello spopolamento della Sardegna, che non riguarda più solo le zone interne ma ha investito anche le coste e le grandi Città. Denatalità e fuga delle nostre risorse umane migliori sono diventati fenomeni di cui la politica, questa politica, non vuole occuparsi.

Ad oggi, nonostante l’approvazione da parte della Commissione paritetica e del Consiglio regionale dello schema di norme di attuazione dell’articolo 8 dello Statuto speciale, la situazione finanziaria regionale si manifesta precaria e insufficiente rispetto alle innumerevoli questioni da affrontare. Gli “accantonamenti” disposti dallo Stato sulle compartecipazioni ai tributi erariali spettanti alla Sardegna, pari anche per quest’anno a  ben 682 milioni di euro, unitamente all’obbligo di rispettare gli equilibri di bilancio, condizionano pesantemente la capacità di spesa della Regione. Il quadro di maggiori risorse che sarebbe dovuto discendere dall’accordo Soru – Prodi del 2006 e che avrebbe dovuto assicurare anche le risorse necessarie per far fronte ai nuovi oneri della sanità, del trasporto pubblico locale e della continuità territoriale, non si è mai compiutamente realizzato. E questo, vuoi da una parte per la mancata immediata e integrale attuazione da parte statale del nuovo regime finanziario, vuoi, per altro verso, a causa dei limiti sempre più stringenti alla capacità di spesa regionale imposti nel corso degli anni attraverso lo strumento del patto di stabilità interno. La situazione, tuttavia, nonostante gli ingiustificati entusiasmi manifestati dalla maggioranza per l’approvazione delle citate norme di attuazione – in attesa peraltro di essere ancora recepite in un decreto legislativo – risulta destinata a peggiorare ulteriormente nel corso del 2017. La legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità 2016), articolo 1, comma 680, ha infatti stabilito in ben 3.980 milioni di euro per l’anno 2017 e in 5.480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019, il concorso alla finanza pubblica per il complesso delle Regioni e delle Province autonome.

Stando così le cose, il contributo che i Sardi sono chiamati ancora una volta a garantire per il rientro dal debito pubblico nazionale è troppo alto, e deve essere rimesso in discussione anche alla luce delle funzioni aggiuntive attribuite alla Regione nel campo sanitario (LEA aggiuntivi, farmaci innovativi, integrazione contratti collettivi nazionali) che comportano altissimi costi aggiuntivi e per i quali lo Stato sta, invece, riconoscendo maggiori trasferimenti alle regioni a statuto ordinario. Ma ai Sardi, inutile sottolinearlo, non spetta nulla. Per garantire maggiori spazi finanziari, dunque, occorre pretendere dallo Stato una riduzione degli accantonamenti imposti alla Sardegna attraverso un tavolo tecnico che preveda tempi certi di risoluzione.

La mancata restituzione da parte dello Stato della cifra di almeno 250 milioni trattenuti a titolo di accantonamento sulle compartecipazioni ai  tributi erariali, espone seriamente i Sardi al rischio dell’aumento della pressione fiscale regionale, per adesso soltanto scampata grazie ai subdoli calcoli elettorali fatti dai partiti del centrosinistra. Per altro verso, sottrae importanti risorse che potrebbero essere destinate per attuare importanti politiche di fiscalità di sviluppo.

Altri due elementi che condizionano fortemente lo sviluppo della Sardegna, sono i costi della spesa sanitaria (circa 3,35 miliardi di euro, ben oltre il 40% del totale della spesa), e i servizi generali a gestione finanziaria, ovvero i costi fissi che ammontano ormai a 1,599 miliardi di euro, circa il 22% del totale della spesa prevista nel bilancio.

Sulla riqualificazione della spesa sanitaria noi siamo convinti che andrebbe fatta molta attenzione, distinguendo tra spesa improduttiva o, ancora peggio, di discutibile virtuosità (che va assolutamente aggredita), e spesa effettivamente destinata ai servizi sanitari e farmaceutici, che va invece difesa e migliorata (e su questo versante non siamo per niente convinti della bontà del piano di rientro della spesa sanitaria varato recentemente dalla giunta).

Le spese fisse della Regione (quelle obbligatorie, per intenderci), vengono subite dalla politica, considerate scontate e non esiste una strategia volta al ridimensionamento. Non vi è nemmeno un processo culturale di moralizzazione della spesa. Siamo certi che sia possibile recuperare da queste due grandi voci di spesa non meno del 5/7% da destinare allo sviluppo, alla solidarietà e all’istruzione e valutiamo l’ammontare in circa 250 milioni di euro.

Per stare a questo disegno di legge, registriamo come anche in questa sessione di bilancio si confermino nei proclami i condivisibili obiettivi della programmazione unitaria (peraltro sempre esistita), di cui alla delibera di giunta n. 19/9 del 27.05.2014 e seguenti,  i quali dovrebbero tendere a una prospettiva di sviluppo intersettoriale e una visione coordinata delle azioni da intraprendere, con lo scopo di evitare sovrapposizioni e duplicazioni della spesa e, soprattutto, di provare ad integrare in un’unica strategia la spesa di derivazione regionale e statale con quella delle fonti comunitarie.

Ebbene, dopo due anni di governo Pigliaru, possiamo affermare che è sicuramente stata fabbricata una grande montagna di carta: delibere su indirizzi di linee guida di strategie empiriche che nella realtà non hanno prodotto risultati apprezzabili (ce lo dicono gli indicatori economici pocanzi richiamati). E non esiste nemmeno quella valutazione “ex ante” delle ricadute e degli effetti che sono determinati dalla spesa pubblica regionale; valutazione che avete sempre sbandierato insieme ai vostri quaderni di Harvard come necessaria, ma che evidentemente avete perso di vista. Non esistono nemmeno relazioni della performance (vedi alla voce amministrazione trasparente).

Questa finanziaria farà pagare ai sardi il prezzo della visione politica miope e talvolta strabica di una giunta che non riesce a comprendere le necessità della società sarda. Tanto che vi è una evidente percezione negativa della vostra azione di governo.

Sulle vostre strategie e programmi prioritari in merito a scuola, università e lavoro, è sufficiente leggere il DEF per capire che dobbiamo avere pazienza e attendere.

Forse è il caso che questo governo regionale si sintonizzi, se ci riesce, con le reali esigenze dei Sardi. In particolare con quelle di chi ancora oggi, con coraggio, abita i nostri piccoli Comuni, le nostre periferie, e guarda ormai senza speranza allo strapotere cagliaritano.

Come centrodestra abbiamo il dovere di proporre altro: un’alternativa credibile a questo governo. E lo facciamo partendo dalla manovra di bilancio  in discussione, contrapponendo questa visione sempre più tecnocratica e accademica a una politica più umana, più autonoma, più sociale e più vicina alla Sardegna reale. E, dunque:

Semplificazione – su questo fronte va aperto subito un confronto politico (non sulla piattaforma “Sardegna partecipa” qui nel Consiglio regionale), e dobbiamo farlo con estrema urgenza. Lo sviluppo sta morendo sotto il peso della burocrazia.

Famiglia – non possiamo accontentarci del “bonus bebè” del governo nazionale ma dobbiamo garantire sostegno alle giovani coppie, incentivandole a far nascere bambini con un sostegno nelle spese necessarie al percorso di crescita da 0 a 6 anni. Un assegno di € 200,00 al mese per ogni figlio ci sembra adeguato.

Lavoro – sono certamente necessarie misure volte a creare immediata occupazione sia sul modello dei vecchi cantieri verdi, sia su quello passato di “Sardegna fatti bella”. Ma sono altresì necessari interventi strutturali a sostegno della piccola e media impresa con particolare attenzione al mondo dell’artigianato; e quando dico artigianato intendo muratori, falegnami, idraulici, meccanici, elettricisti, sartorie, ciabattini, fabbri. Servono interventi specifici a sostegno dei costi del lavoro e delle produzioni. Se sostenuto e incoraggiato, questo mondo fatto di imprese familiari e individuali, può contribuire seriamente a risolvere il problema della disoccupazione giovanile, aiutando a ricostruire concetti di società e solidarietà che stiamo perdendo.

Zona Franca al consumo – noi non ci accontentiamo dei porti franchi così come definiti e individuati nella norma nel 1998: vogliamo invece che tutto il territorio Sardo stia fuori dal territorio doganale dello Stato. E anche su questa scommessa ci giochiamo il futuro di questa terra. L’atteggiamento di superbia e di fuga da questo tema, denota la vostra dipendenza politica da logiche esclusivamente romane.

Presenteremo emendamenti in coerenza con questi quattro punti, con la convinzione che possiamo migliorare la manovra di bilancio e, soprattutto, con la certezza che si possa offrire ai sardi una politica più attenta alle reali esigenze.