29 December, 2024
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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

La Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale ha iniziato l’iter per l’approvazione di una norma organica sull’attività di panificazione e la tutela dei pani tipici della Sardegna con l’audizione dei rappresentanti di Confcommercio e dell’Associazione dei panificatori della Sardegna, 

All’attenzione del parlamentino presieduto da Luigi Lotto due diverse proposte di legge: la n.93, prima firmataria Daniela Forma (Pd) e la n.290, primo firmatario Luigi Crisponi (Riformatori). «L’orientamento della Commissione – ha detto il presidente Lotto – è quello di arrivare in tempi rapidi a un Testo unico che disciplini l’attività di produzione del pane, tuteli i prodotti della tradizione, garantisca i consumatori, promuova e valorizzi le filiere produttive».

Un’iniziativa accolta con favore da Confcommercio e Associazione dei panificatori. In Sardegna sono presenti 1050 panifici che danno lavoro a oltre 4000 dipendenti con un fatturato di 300 milioni di euro. «E’ una realtà che attende da tempo una legge di settore – ha detto il presidente regionale dell’Associazione panificatori Gianmario Sechi – una norma servirà a fare chiarezza a vantaggio dei consumatori. Oggi c’è molta confusione: non si distingue più tra pane fresco e pane riscaldato, tra prodotti ottenuti con materie prime scadenti e prodotti di alta qualità».

Antonello Cesaraccio, presidente dell’Associazione dei panificatori di Sassari ha invece sottolineato la difficoltà a valorizzare le filiere produttive: «In Sardegna solo il 20% del pane è prodotto con grano sardo, il resto viene importato dai mercati esteri – ha detto Cesaraccio – non c’è materia prima sufficiente a soddisfare la richiesta, si può provare a incentivare la produzione ma occorre fare chiarezza sui ruoli e combattere il fenomeno dell’abusivismo. Gli agricoltori devono fare gli agricoltori, noi ci occupiamo di produrre il pane». Per marcare ancora di più questa distinzione, i rappresentanti dei panificatori hanno proposto di istituire l’Albo regionale dei produttori presso l’assessorato dell’Artigianato anziché dell’Agricoltura. «Siamo per il 90% imprese artigiane – ha affermato il presidente dell’Associazione dei panificatori del Sud Sardegna Gianfranco Portas – vorremmo che la nostra professionalità venisse riconosciuta ed esaltata. Il panificio nei nostri paesi non ha solo un valore economico ma anche sociale e culturale».

Soddisfazione per l’iniziativa consiliare è stata espressa anche da Gianluca Deriu, presidente della Confcommercio di Nuoro, che ha annunciato alla Commissione la presentazione di un testo scritto con le osservazioni dell’associazione di categoria alle due proposte di legge.

I primi firmatari delle due iniziative Forma e Crisponi hanno accolto con favore i suggerimenti.

«Vogliamo difendere chi opera alla luce del sole e rispetta le regole – ha detto Daniela Forma – è nostra intenzione contribuire alla diffusione della cultura del pane. I consumatori devono essere tutelati così come vanno difese le professionalità del settore. Un modo per contrastare l’abusivismo potrebbe essere quello di legare il riconoscimento della qualifica di panificatore allo svolgimento di un tirocinio formativo nei panifici».  

«Il nostro obiettivo è valorizzare l’arte bianca e i suoi imprenditori – ha detto Crisponi – è importante assicurare trasparenza al consumatore con corrette distinzioni tra pane fresco, pane preconfezionato e pane surgelato.»

I lavori della Commissione proseguiranno nel pomeriggio con le audizioni dei docenti universitari Costantino Palmas e Antonio Farris, del Direttore Generale di Laore Maria Ibba e dei rappresentanti di Cna, Casartigiani, Confartigianato, C.L.A.A.I. e Confindustria. Domani saranno invece sentite le associazioni di categoria agricole.

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Sono positivi i primi dati sulle percentuali della raccolta differenziata dei rifiuti nel Comune di Teulada.

«Con la nuova gestione – ha commentato il sindaco, Daniele Serra – il cambio di passo è evidente e ci rende ottimisti anche per il futuro.»
I dati riguardano il trimestre ottobre-dicembre 2015. A ottobre (mese di avvio della nuova gestione) la differenziata è stata pari al 52,90%. A novembre il 59,64% e a dicembre ha raggiunto il 68,80%. Nel periodo precedente si registrava il 50%.

«Un incremento netto del 16% in così poco tempo e considerata la fase di “rodaggio”, ci pare un risultato decisamente incoraggiante – ha aggiunto Daniele Serra -, che premia soprattutto gli sforzi degli addetti ai lavori e il grande senso civico dimostrato dai cittadini ai quali va il mio personale ringraziamento e l’invito a continuare in questa direzione. Ricordo che quanto più si riesce a differenziare ed abbattere la percentuale di secco indifferenziato, tanto più si va incontro alle premialità.»
«Il meccanismo della premialità scatta al superamento della soglia del 70% e prevede l’abbattimento in maniera progressiva dei costi di conferimento in discarica e quindi il costo complessivo da prevedere nel bilancio comunale. Il risparmio ottenuto potremo utilizzarlo sia per migliorare il servizio (ad esempio creare nuove isole ecologiche, videosorvegliarle, sostituire i bidoni, acquistare buste, etc.) sia, ancora più importante, per ridurre il costo della bolletta agli utenti.
Naturalmente i risultati sono ancora parziali e occorrerà aspettare almeno le statistiche medie annuali per avere un dato assestato che tenga conto anche del periodo estivo nel quale da sempre si riscontrano le criticità maggiori e per il quale stiamo ragionando su interventi specifici.
Se il trend sarà confermato le economie si potranno programmare nell’anno successivo. Dobbiamo avere ancora un po di pazienza – ha concluso Daniele Serra -, ma come si dice chi ben comincia…»

Daniele Serra giuramentoMunicipio Teulada 139 copia

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Consiglio regionale 16

Il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno, con i voti della maggioranza di centrosinistra, che certifica la chiusura della “Vertenza entrate” con lo Stato.

L’accordo sulla “Vertenza entrate” si chiude per sempre dopo 10 anni e diventa una legge certa, con regole scritte e precise che valgono per la Sardegna e per lo Stato e che riconoscono pienamente tutto quanto rivendicato grazie all’approvazione delle norme di attuazione dell’articolo 8 dello Statuto – quello che elenca tutte le entrate che spettano alla Sardegna incluse quelle oggetto del contenzioso – da parte della Commissione paritetica Stato-Regione per l’attuazione dello Statuto speciale. Adesso l’ultimo sigillo spetta, attraverso una presa d’atto, al Consiglio dei ministri.

«Abbiamo mantenuto la promessa fatta ai nostri cittadini chiudendo definitivamente una vicenda rimasta in sospeso troppo a lungo – commenta il presidente Francesco Pigliaru -. Era tempo di archiviare un lavoro cominciato nel 2006, quando emerse una situazione di completa disattenzione nell’applicazione dello Statuto della Sardegna. E adesso, in pochissimo tempo e lavorando duramente, la nostra Giunta ha chiuso definitivamente la partita. L’abbiamo chiusa per sempre: voglio infatti ricordare che non solo abbiamo finalmente definito una quantificazione certa delle entrate dovute alla Sardegna, ma grazie anche all’impegno della Commissione paritetica abbiamo scritto e concordato regole che chiudono la vertenza e danno certezza assoluta per il futuro. Questo significa che, se nel 2006 ottenemmo la scrittura di un articolo 8 molto più favorevole per il nostro regime delle entrate, oggi grazie a quelle regole – che accolgono in pieno tutte le nostre richieste – nessuno potrà mai più mettere in dubbio i nostri diritti”.»

Il presidente Pigliaru evidenzia poi la novità contenuta nell’articolo 2, ovvero la possibilità di inversione del gettito fiscale. «Significa che, dopo un accordo con l’Agenzia delle Entrate, la parte delle compartecipazioni erariali che spetta alla Sardegna non sarà più versata a Roma per poi tornare nell’Isola ma resterà direttamente e immediatamente disponibile nelle casse regionali».
La vicenda è iniziata nel 2006 con l’accordo Soru-Prodi che, recepito nella legge 296, modificava l’articolo 8 dello Statuto riconoscendo alla Regione nuove e maggiori entrate tributarie. Lo Stato, grazie a quell’accordo, aveva riconosciuto alla Sardegna, con una nuova formulazione statutaria, 5 miliardi e 800 milioni circa di entrate a regime dal 2010. Ma il percorso non era concluso: erano rimaste infatti in sospeso – rivendicate dalla Sardegna ma non riconosciute dallo Stato durante tutta la precedente legislatura, non essendo state approvate le norme di attuazione – alcune voci sulle quali non si riusciva a trovare un metodo condiviso di quantificazione, e cioè Ires maturata, giochi, riserve matematiche, redditi di capitale. A dicembre scorso queste voci sono state invece pienamente riconosciute e saranno per sempre versate nelle casse della Sardegna, garantendo assoluta sicurezza sulle entrate finora controverse, circa 130 milioni di euro all’anno, e il riconoscimento di tutti gli arretrati, 900 milioni di cui 300 già versati a gennaio 2015, i primi che la Sardegna è riuscita a incassare dal 2010. Un altro importante risultato è che lo Stato non potrà tenere per sé le riserve erariali della Sardegna per fare cassa, se non in caso di eventi eccezionali e imprevedibili, un terremoto per esempio, che rendano necessario ricorrere a risorse straordinarie.

Il confronto con lo Stato ha avuto un’accelerata nell’ultimo anno, con un lavoro costantemente condiviso con Palazzo Chigi, il ministero dell’Economia e delle Finanze e la Ragioneria dello Stato, e con il sostegno del Consiglio regionale che nella vicenda ha sempre avuto un ruolo importante.

«Non è stato facile ma alla fine abbiamo portato a casa il massimo: abbiamo ottenuto tutto quanto avevamo chiesto, non un solo euro in meno, compresa la rateizzazione degli arretrati in 4 anni e non in 10 dei 900 milioni di arretrati – sottolinea l’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci -. Dalla nostra parte avevamo le norme con la sentenza della Corte Costituzionale del 2012 e un Governo da subito disponibile al confronto. Poi certo è servita una paziente e a tratti dura contrattazione politica, ma alla fine il risultato ci premia, anzi premia la Sardegna e i sardi. Perché vengono riconosciuti i diritti di tutti i sardi e perché adesso abbiamo certezza delle nostre risorse che potranno essere utilizzate in totale autonomia dalla Regione per migliorare la qualità della vita dei cittadini, rafforzare e cogliere nuove opportunità di sviluppo e lavoro. È un risultato storico, concreto, che cancella qualunque incertezza per il presente e per il futuro.»

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Il presidente della Regione Francesco Pigliaru, accogliendo le richieste dei sindaci, ha convocato i primi cittadini del Sulcis Iglesiente e i sindacati per discutere delle problematiche relative alle vertenze ancora aperte. Lo stato di avanzamento del Piano Sulcis, illustrato nei giorni scorsi dal coordinatore Salvatore Cherchi e con una dote di 620 milioni di euro, è un fatto positivo e molto importante per il territorio e i suoi abitanti. A oggi restano ancora aperte vertenze importanti come quella dell’Alcoa, dell’Eurallumina e dell’ex Ila alle cui risoluzioni è legato il futuro di migliaia di lavoratori. Come rimarcato da tempo dagli stessi sindaci, è necessario predisporre un cronoprogramma per affrontare i diversi argomenti.

Per questo motivo, e mettendo al bando qualsiasi tipo di eventuale e ipotetico spirito campanilistico, come rappresentanti delle due città capoluogo rimarchiamo la necessità di istituire immediatamente un tavolo permanente di lavoro.

Giuseppe Casti sindaco di Carbonia e presidente Consiglio autonomie locali

Emilio Gariazzo sindaco di Iglesias

Giuseppe Casti, Maria Marongiu ed Emilio Gariazzo

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Il Consiglio regionale ha approvato la proposta di regolamento n. 4 (Cocco Pietro e più) “Modifiche al regolamento di attuazione della legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23 (Sistema integrato dei servizi alla persona). Trasformazione delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, approvato con decreto del Presidente della Regione n. 3 del 2008”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la proposta di modifica, sottoscritta da tutti i capigruppo, del regolamento di attuazione della legge regionale 23/2005 (Sistema integrato dei servizi alla persona). La proposta, a seguito dell’approvazione della legge regionale 32/2015 (Disposizioni in materia di sanità pubblica. Prime misure per la copertura delle perdite pregresse), prevede che “le funzioni, il patrimonio ed il personale delle Ipab che svolgevano prevalentemente servizi socio-sanitari siano trasferite alle Asl competenti per territorio, scorporandone l’attività sociale che, con relative funzioni e personale, sarà invece ricollocata presso i Comuni”.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha protestato perché la terza commissione ha lavorato senza i consiglieri di minoranza e la seduta, a suo giudizio, non è valida anche perché si è svolta in un orario che si è sovrapposto a quello del Consiglio.

Il presidente Ganau ha ricordato che il lavoro della commissione (l’unica ad aver lavorato per poter avviare il percorso della finanziaria) si è limitato all’esame delle cosiddette “norme intruse” ed ha chiarito che si è trattato di un equivoco.

Il consigliere Alberto Randazzo di Forza Italia ha osservato che a suo avviso manca il numero legale.

Il presidente ha riposto che i lavori possono proseguire.

Aprendo la discussione sul provvedimento all’esame del Consiglio, il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha ripercorso il contenuto delle questioni all’attenzione dell’Aula, cioè «la completa attuazione della legge dopo l’approvazione della legge 32/2015 e la considerazione della situazione di difficoltà in cui versano i lavoratori delle strutture; per risolvere questa complessa vicenda maggioranza ed opposizione hanno formulato due proposte sostanzialmente identiche e quindi è opportuno oggi arrivare ad una soluzione definitiva con la condivisione di tutti i capigruppo, perché altrimenti i tempi si allungherebbero a dopo la finanziaria».

Il consigliere Marco Tedde di Forza Italia ha confessato di aver temuto a lungo «per le sorti di questo regolamento ed anche ieri quando è mancato il numero legale; il consigliere Lotto ha ragione, bisogna evitare un inutile allungamento dei tempi e dare attuazione alla legge 32 votata dal Consiglio, che va a sanare una situazione incancrenita, con 200 lavoratori (oltre l’indotto) che attendono risposte ed hanno 6 mensilità arretrate». La fondazione San Giovanni Battista deve assolutamente essere salvata e non ci sono alternative, ha concluso Tedde, «ed il regolamento ha lo scopo di prevenire ed evitare ulteriori battute d’arresto».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato, a differenza di Tedde, «che è utile riflettere sulle scelte che si fanno tenendo presente l’interesse dei lavoratori ma anche il pubblico interesse». La natura di questa Ipab, ha ricordato, «è sempre stata ibrida ed ora non può continuare a svolgere servizi perché la sua condizione patrimoniale non lo consente, è impraticabile sciogliere una Ipab trasferendo beni e personale su un comune unico e quindi non resta che ricollocare le sue attività nell’ambito della Asl del territorio; prediamo atto del fatto che regolamentiamo meglio questo contesto e chiediamo all’assessorato di gestire queste attività in modo che non si producano difficoltà simili a quelle del passato».

Il consigliere Salvatore Demontis, dopo aver ribadito la sua convinzione che «la pubblica amministrazione non deve essere un polmone occupazionale» ha assicurato che non è questo il caso, perché la legge obbliga a sottoporre tutte le Ipab ad un processo di trasformazione. Alcune soluzioni prospettate non erano sostenibili, ha continuato Demontis, «a cominciare dalla trasformazione in Asp perché sarebbe stato necessario istituire nuove specialità, incrementare il personale ed adeguare le strutture; non resta dunque che l’estinzione e le modifiche apportate al regolamento intervengono proprio su questo, trasferendo funzioni e personale alla Asl». Infine, ha concluso Demontis, «va ringraziato l’assessorato ha trovato una buona soluzione nel senso che si utilizzano fondi nazionali per la soppressione dell’Ibap per circa 3 milioni annui, andando a costituire una disponibilità complessiva di 16 milioni di euro».

L’assessore delle Sanità Luigi Arru, a nome della Giunta, ha ricordato la complessità della vicenda del San Giovanni Battista di Ploaghe, dove la stessa analisi del commissario ha evidenziato la presenza sia di criticità che prospettive all’interno dello sviluppo delle cosiddette “cure intermedie”. La riforma, ha sostenuto, «dovrebbe trovare nuovo impulso anche in questa modifica del regolamento, che consente la collocazione del personale presso la Asl e non presso il comune, in considerazione sia della natura delle prestazioni sono socio sanitari che della presenza di pazienti dell’ex ospedale psichiatrico». L’assessorato, ha aggiunto Arru, «ha fatto una valutazione attenta del piano industriale che dovrà inserirsi nelle attività della Asl e nell’ottica del nuovo modello gestionale previsto dalla riforma, con attenzione ai costi ed allo sviluppo delle cure intermedie, ancora in oggi accentrate in modo del tutto improprio sulla rete ospedaliera».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha chiesto il voto segreto sul passaggio ad articoli, che il Consiglio ha comunque approvato con 31 voti favorevoli e 10 contrari. Subito dopo l’Aula ha approvato anche i 3 articoli del provvedimento.

Prima del voto finale, intervenendo per dichiarazione di voto, il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha espresso parere favorevole, sottolineando la positiva conclusione «di un lavoro iniziato ad avvio legislatura mettendo in campo tutti gli strumenti necessari e dialogando costruttivamente con i colleghi della maggioranza; ora siamo arrivati all’obiettivo superando la situazione insostenibile di 200 dipendenti da 6 mesi senza stipendio».

Voto favorevole anche da parte dell’Udc che, con Peppino Pinna, ha ricordato che «finalmente si mette fine all’annoso problema del S. Giovanni Battista e soprattutto alla difficilissima situazione dei lavoratori e dei creditori».

Per il gruppo di Sdl Anna Maria Busia si è espressa invece in modo contrario. E’un pasticcio legislativo, ha detto, «aggravato dal fatto che non si capiscono cifre e dati finanziari di questa operazione sbagliata, né si conosce quanto del nuovo gettito fiscale andrà a finire al San Giovanni Battista e non ad altri lavoratori della Sardegna». Bisognava rispettare il percorso previsto per la trasformazione dell’Ipab in Asp, ha detto, «ed inserire il nuovo soggetto nel quadro della riprogrammazione dell’assistenza sanitaria, invece si è voluto procedere in maniera nefasta, contro tutte le disposizioni normative in materia, ribadisco il mio “no” ad una decisione scellerata che aumenta la spesa sanitaria, dopo aver aumentato le entrate attraverso le tasse».

Per il Pd Salvatore Demontis, favorevole, ha ribadito che «l’assessore ha individuato una soluzione corretta e sostenibile, il ricorso a finanziamenti nazionali per la soppressione dell’Ipab è l’unica strada percorribile, oltre che inattaccabile da ogni punto di vista».

Il consigliere di Forza Italia Antonello Peru, favorevole, ha messo l’accento sul fatto che «si chiude un percorso iniziato da tempo con lavoratori, sindacati e politica, un percorso che dimostra che quando c’è unità le soluzioni si trovano e a questa soluzione hanno creduto assessore, maggioranza ed opposizione, per salvare una struttura che fornisce 400 prestazioni giornaliere ad alta professionalità in un territorio sofferente». Chiediamo ancora all’assessore, ha concluso Peru, «un ulteriore sforzo per assicurare ai lavoratori che da sei mesi non percepiscono stipendio il pagamento delle spettanze maturate».

A nome del Pd la consigliera Rossella Pinna ha annunciato un voto favorevole sofferto ma ponderato «che chiude una vicenda complessa durata oltre 10 anni con un provvedimento cui hanno lavorato con determinazione Giunta e Consiglio». E’vero che la struttura, ha affermato, «si doveva mettere in sicurezza molto tempo fa ma non c’erano soluzioni percorribili, così come non ce ne sono state per quella di “Guspini per la vita”, chiusa nell’indifferenza generale nella precedente legislatura, determinando una sofferenza notevole per il territorio; ora voto a favore perché certe sciagure non si ripetano, ricordando però che ora mettere mano alla riapertura del centro riabilitazione di Guspini».

Il consigliere di Cps Antonio Gaia ha annunciato invece la sua astensione, pur ringraziando l’assessore per l’impegno profuso e condividendo i problemi dei dipendenti della struttura. Però, ha osservato, «i problemi vanno risolti secondo la legge e non contro, con questo provvedimento stiamo decretando il passaggio di aliquote consistenti di personale alla pubblica amministrazione senza concorso, creando fra l’altro un precedente gravissimo condivisibile sul piano politico ma sbagliato sul piano legislativo».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha annunciato il voto contrario del gruppo, «non sul merito del provvedimento perché riaffermiamo la solidarietà ai lavoratori del S. Giovanni Battista ed altri nella medesima situazione, ma per l’iter compiuto che secondo noi non è completo e corretto; non conosciamo i numeri di questa operazione di accorpamento e non sappiamo nulla del piano industriale e per questo avevamo chiesto altri approfondimenti». Ora ci chiediamo e chiediamo ai sardi, ha continuato Desini, «se dopo aumento della tasse queste risorse incideranno sui risparmi della spesa sanitaria e se è giusto trasferire i lavoratori, senza concorso, da un istituto privato alla pubblica amministrazione;voteremo contro perché vogliamo tutelare gli interessi generali della collettività e non provocare un precedente che provocherà altri problemi nel futuro».

Il consigliere del Pd Luigi Lotto, favorevole, ha ringraziato i colleghi della maggioranza e dell’opposizione per aver deciso di metterci la faccia e portare in porto questo provvedimento ed ha poi esteso il ringraziamento anche alla Giunta all’assessore ed agli uffici che hanno costruito il percorso. Stiamo chiudendo l’ultima Ipab della Sardegna, ha osservato, «dopo le altre che avevamo sistemato proprio con la legge regionale 23/2005 e siamo andati più volte a Ploaghe a dare solidarietà ai lavoratori dicendo che bisognava andare oltre; oggi dobbiamo fare una scelta consapevole, coerente con le norme dello Stato e della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, contrario, ha parlato di un «papocchio realizzato, non per la condizione dei lavoratori ma perché non si tratta di una risposta seria, dato che quattro anni fa la struttura ha ricevuto ben 25 milioni ma nessuno ci ha detto come sono stati spesi, ed ora arriva anche il passaggio del personale alla Asl». Le fughe in avanti, ha protestato Dedoni, «non agevolano la soluzione dei problemi e ricordo ai consiglieri regionali che se non c’è voto contrario si paga anche il solido perchè l’astensione non basta; abbiamo fatto una cosa non chiara senza prospettive di sviluppo e crescita ed una operazione di politica clientelare, andando anche a danno di privati che non hanno mai vissuto alle spalle della Regione».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda (Prc) ha fatto un parallelismo tra la situazione discussa ieri in Consiglio, vertenza Alcoa, e il caso del San Giovanni Battista di Ploaghe. L’esponente della maggioranza ha preannunciato voto favorevole sul provvedimento: «Per dare fiducia all’assessore della Sanità sull’efficacia del nuovo piano industriale della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe».

Il capogruppo di Daniele Cocco (Sel) ha annunciato voto a favore ed ha ricordato al drammatica situazione degli operatori e delle loro famiglie, nonché l’assenza di certezze nel percepire le retribuzioni. «Davanti a questi lavoratori – ha concluso l’esponente della maggioranza – abbiamo assunto impegni che oggi onoriamo dando una soluzione definitiva a un problema decennale».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che il regolamento in via di approvazione è frutto di una sintesi tra due proposte, una della maggioranza e una della opposizione, è dà soluzione ad una situazione non più sostenibile per i lavoratori del San Giovanni Battista. L’esponente della minoranza ha inoltre spiegato che i 25 milioni di euro stanziati dalla precedente Giunta, sono serviti per risanare il debito contributivo della fondazione e non potevano dunque risolvere i problemi di funzionamento e gestione della struttura di Ploaghe. «Votiamo a favore – ha concluso Pittalis – perché oggi gi si dà un assetto definitivo al San Giovanni Battista e lo facciamo convintamente perché ricociamo alla struttura importanza e ruolo strategico».

Posto in votazione il testo finale del regolamento è stato approvato con 34 sì 10 no e 3 astenuti.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

 

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Blocco stradale 2 copia Blocco stradale 1 copia

Sono oltre un migliaio i manifestanti che hanno partecipato alla giornata di mobilitazione popolare organizzata dalla Cisl del Sulcis Iglesiente e da varie associazioni, i movimenti delle Partite Iva, studenti, artigiani e commercianti, per richiamare l’attenzione di politica e istituzioni nei confronti di un territorio stremato dalla crisi e dalla disoccupazione.

Fin dal primo mattino, ancora prima dell’alba, hanno bloccato la Strada Statale 130 alle porte di Iglesias e nei pressi di Siliqua, hanno rallentato il traffico lungo la SP 2 all’ingresso di Villamassargia e sulla SS 195 alle porte di Sant’Anna Arresi, dove transitavano i mezzi militari della base di Teulada. Con bandiere dei quattro mori (come previsto, non sono state esposte né bandiere di partito né delle organizzazioni sindacali), striscioni e fischietti, i manifestanti hanno occupato la sede stradale, fermando il traffico, e sdraiandosi per terra. La protesta si è svolta in un clima sereno e, nonostante i disagi che hanno dovuto sopportare per raggiungere le loro destinazioni, molti automobilisti hanno manifestato comprensione, consapevoli dei problemi all’origine della protesta.

Quella odierna è la prima giornata di una lotta che nelle prossime settimane, nelle intenzioni degli organizzatori, verrà estesa a tutte le altre zone della Sardegna in cui si vivono analoghe situazioni di crisi.

«Ma se è giusto che i cittadini ci spronino a lavorare ancora meglio per l’obiettivo di ricostruire il disastrato tessuto economico sulcitano, noi abbiamo soprattutto il dovere di ricordare e sottolineare quanto di buono è stato fatto in questi due anni per colmare il ritardo sul piano Sulcis accumulato dall’inettitudine del precedente governo di centrodestra, un governo sostenuto anche da tanti che hanno promosso o partecipato alla protesta di oggi.»

A dirlo è Pietro Cocco, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale e sindaco di Gonnesa.

«Con la Giunta guidata da Pigliaru, che nei prossimi giorni incontrerà amministratori e sindacati rappresentativi di tutto il territorio e di tutti i cittadini – aggiunge Pietro Cocco -, il Piano Sulcis si è rimesso in moto: i ritardi dovuti al pregresso ancora condizionano il percorso, ma basta scorrere le delibere della giunta di questi ultimi mesi per vedere come sia stato dato impulso a tutti i progetti, grazie anche all’interlocuzione costante e positiva con il Governo nazionale.»

«Intendo esprimere la mia solidarietà, e quella del mio partito – ha detto Luca Pizzuto, consigliere regionale e coordinatore regionale di Sinistra Ecologia Libertà –, ai manifestanti che hanno deciso di attuare questa forma dura di protesta. Estendo questo gesto anche a tutti coloro che, pur non condividendo la forma e le modalità decise per la manifestazione, si trovano a vivere un disagio che nel territorio del Sulcis Iglesiente sta raggiungendo apici e livelli forse mai conosciuti.

La mia personale vicinanza politica e umana, e l’impegno mio e del mio partito a farsi portavoce presso le istituzioni di questa condizione, va a tutti i lavoratori del polo industriale di Portovesme, agli artigiani, agli agricoltori, agli studenti, ai disoccupati, alle donne e ai giovani laureati che si vedono troppo spesso costretti a dover abbandonare la propria terra alla ricerca di un lavoro. Due cose però ci lasciano perplessi riguardo alla mobilitazione di oggi: in primo luogo riteniamo necessario non dividere il fronte del lavoro. La manifestazione di oggi viene definita come “mobilitazione di tutto il popolo del Sulcis” quando invece importanti organizzazioni sindacali, e pezzi di esse, insieme a centinaia di lavoratori che tengono aperte le proprie attività, non hanno aderito. L’unità del territorio e del mondo del lavoro, in questa fase – ha concluso Luca Pizzuto -, è la prima cosa da preservare, la più importante.»

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Biblioteca comunale Carbonia

Sabato 6 febbraio, alle ore 10.00, presso la Biblioteca comunale di viale Arsia (Parco Villa Sulcis), si terrà la presentazione della Guida bibliografica – calendario: “Nati per Leggere e Nati per la Musica in Sardegna – anno 2016.

La manifestazione è organizzata dal comune di Carbonia, dal Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis (SBIS), dalla ASL 7 di Carbonia Iglesias, dall’assessorato regionale ai Beni Culturali e da Nati per Leggere e Nati per la Musica.

Parteciperà all’incontro una rappresentanza del gruppo di lavoro che ha contribuito alla realizzazione della Guida. Saranno presenti bibliotecari, pediatri, esperti di letteratura per l’infanzia, psicologi e librai.

L’incontro non prevede una scaletta di interventi, poiché vuole favorire la libera espressione di tutti coloro che avranno il piacere di condividere competenze e esperienze maturate  in ambito professionale e/o familiare.

Sarà anche l’occasione per raccogliere suggerimenti e spunti di riflessione sulla Guida, che saranno di grande utilità per i gruppi di lavoro che si costituiranno per curarne le edizioni future.

Tutti i partecipanti riceveranno in dono una copia della guida.

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Palazzo della Regione 1
Il piano di reclutamento del personale regionale terrà conto dei vincoli che derivano dalla normativa nazionale, dando corso, prima di tutto, alla mobilità del personale proveniente da altre pubbliche amministrazioni. Lo ha spiegato oggi l’assessore regionale del Personale, Gianmario Demuro. L’assessore ha chiarito che «una quota di almeno il 50% dei nuovi ingressi nel sistema Regione deve essere riservato, per legge, a personale in arrivo da altre pubbliche amministrazioni».«Il calcolo della capacità assunzionale – ha aggiunto Gianmario Demuro – è stato effettuato tenendo conto delle percentuali del turn-over ammesso nel pubblico impiego, calcolato sul dato della cessazione dal servizio nel triennio 2012-2015 (320 unità) e della previsione 2016-2017 stimata in ulteriori 70 unità. Occorre dunque coprire vuoti dell’organico e, contestualmente, far fronte alle mutate esigenze gestionali attraverso l’acquisizione delle figure professionali qualificate di cui il Sistema Regione ha maggiormente bisogno. Tutto questo nella piena consapevolezza di come ciò vada conciliato con la valorizzazione delle professionalità esistenti.»

«A questo proposito – ha concluso l’assessore del Personale – sarà a breve sottoposto alle organizzazioni sindacali un questionario finalizzato alla realizzazione della banca dati delle competenze, condizione indispensabile per avere un quadro esauriente dei profili professionali all’interno del Sistema Regione. Inoltre si sta alacremente lavorando per concludere la fase di esame delle istanze di mobilità interna del personale, presentate da circa 260 dipendenti di ruolo dell’amministrazione e degli Enti.»

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Search engine friendly contentDopo l’approvazione delle legge di riforma degli Enti locali, le province sarde si preparano all’imminente passaggio di testimone. Questa mattina l’assessore Cristiano Erriu ha incontrato il commissario della Provincia di Cagliari, Franco Sardi, e gli amministratori straordinari delle Province di Sassari, Nuoro, Oristano, Olbia Tempio, Carbonia Iglesias, Ogliastra e Medio Campidano (rispettivamente Guido Sechi, Sabina Bullitta, Massimo Torrente, Giovanni Antonio Carta, Giorgio Sanna, Maria Gabriella Mulas e Tiziana Ledda). Nel ringraziarli per il lavoro svolto nel corso del 2015, l’assessore Erriu ha chiesto loro un ulteriore impegno per arrivare in modo condiviso a dare attuazione alla riforma.

«Adempimenti urgenti e indispensabili – ha detto l’assessore Erriu – e che richiedono un impegno da parte degli otto amministratori, in una fase che ci condurrà presto al nuovo assetto istituzionale. I servizi nei territori resteranno in piedi esattamente come in passato: in questa fase di transizione non ci sarà nessun disagio per cittadini e imprese.»

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Giorgio Oppi

Resto sorpreso della reazione piccata dell’illuminato onorevole Gianpiero Scanu in merito ad una mia semplice constatazione dei fatti, che ribadisco:  al Mater Olbia non è partita neanche la telemedicina così come avevano annunciato a partire dal primo dicembre 2015. A tal proposito allego la mia interpellanza in merito, indirizzata sia al presidente della Regione sia all’assessore della Sanità. In essa riaffermo che la domanda di autorizzazione per la telemedicina non è mai stata inoltrata e quindi assieme a tutta una serie di problematiche preesistenti, il solo avvio dell’ospedale di certo non potrà avere le tempistiche così imminenti come il suddetto “illuminato” va dicendo oramai da qualche anno. Ribadisco poi un concetto: non provo nessuna soddisfazione né godimento (anzi!) nel constatare che le promesse fatte su quest’ospedale ed i tappeti rossi che sia a Roma che in Sardegna alcuni si sono affrettati a stendere, ad oggi non sono stati ripagati con uguale moneta.

Voglio solo ricordare che il 2018 si avvicina rapidamente e i “250 posti letto in deroga” che il Governo Renzi ha accordato alla regione Sardegna proprio per accreditare il nuovo ospedale privato di Olbia, una volta scaduti andranno a gravare il già pesantissimo bilancio della sanità sarda. Oppure come temo, il costo di quei posti letto, circa 54 milioni di euro all’anno, sarà ricavato dai tagli alla sanità privata sarda, procurando la morte per asfissia di tante imprese private che generano da sempre  reddito e tributi nell’isola.

In conclusione, inviterei l’illuminato che parrebbe avere grandi entrature con i proprietari di questo ospedale, ad evitare altri proclami come quello dei 1.000 ricercatori da assumere perché la cosa è a dir poco risibile, sia per il numero sia per i costi che avrebbero.

Giorgio Oppi 

Consigliere regionale UDC